Corso di Religione

MITI  E RITI

LA MITOPOIESI
         


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Il Tempo Del tempo si sono sempre occupati i filosofi .

Parmenide
(550-450 a.C.) Il tempo non esiste, è pura illusione. L'essere è ingenerato, immobile ed eterno. Se infatti fosse nel divenire e perciò nel tempo, implicherebbe il non-essere, cosa del tutto assurda dal momento che il passato non è più, mentre il futuro non è ancora… "Intorno alla natura".

Platone (428 347 a. C.) Il tempo nasce insieme al cielo ed è misurato dagli astri. I movimenti circolari dei pianeti sono l' "immagine mobile dell'eternità" e, come una sorta di immenso orologio cosmico, scandiscono e danno ordine al divenire del mondo.. "Timeo".

Aristotele (384-322 a. C.) Il tempo è indissolubilmente legato al movimento: in un universo immobile e senza una mente che la misuri, la dimensione della temporalità non potrebbe esistere. Il mondo è eterno e perciò sia il tempo che il movimento sono infiniti. "Fisica".

time

Agostino
(354-430) L'opinione della temporalità è l'anima. E' dall'interiorità dell'uomo, infatti, che il tempo deriva la sua natura fuggevole e inafferrabile. Esso, infatti, non misura il divenire delle cose esterne, bensì il distendersi e il ripiegarsi della coscienza in quanto memoria e attesa. "Confessioni".

Gottfried Wilhelm Leibniz
(1646-1716) Il tempo, così come lo spazio, è una realtà ideale e non oggettiva. Esso è infatti un "ens rationis", cioè un fenomeno che nasce in conseguenza della successione delle cose. Se non esistessero le creature, la temporalità sarebbe rimasta soltanto un'idea di Dio. "Discorso di metafisica".

Immanuel Kant (1724-1804) Il tempo è affatto qualcosa di oggettivo e assoluto, bensì una proprietà umana. Esso è una categoria innata della mente che rende possibile la conoscenza: la temporalità organizza le percezioni sensibili e fa in modo che queste giungano all'intelletto "Critica della ragion pura".

Friedrich Nietzsche
(1844-1900) Il tempo non ha né inizio né fine. Presenta una natura ciclica. Tutto ciò che accade è destinato a ripetersi, sempre uguale, all'infinito. L'eternità, dunque, è simile a un sentiero ricurvo. Guai, però, a disperarsene: bisogna amare la vita come se ogni suo attimo fosse irripetibile. "Così parlò Zarathustra".

Martin Heidegger
(1889-1976) L'uomo, il tempo e il mondo non sono pensabili come tre entità distinte l'uomo infatti, più che avere tempo, "è" il tempo, nel senso che la temporalità è ciò che rende possibile e sostiene il suo essere nel mondo. Non si dà esistenza alcuna se non nel tempo "Essere e tempo".

Il tempo è un tema che tocca anche le scienze  . Le scienze hanno dovuto procedere attraverso due linee, l'eternità e il tempo .

La fisica dinamica vede identificarsi il divenire e l'eternità : "Come il pendolo perfetto oscilla intorno alla sua posizione d'equilibrio, così il mondo retto dalle leggi della dinamica si riduce ad immutabile affermazione della propria identità".  ;

La termodinamica invece afferma che : "l'universo è l'evoluzione progressiva verso uno stato di equilibrio caratterizzato dal livellamento di tutte le differenze. Il pendolo, qui, ha cessato di essere perfetto e l'attrito lo destina all'immobilità dell'equilibrio." ( cf.: I. Prigogine Isabelle Stengers: "Tra il tempo e l'eternità").

La percezione del tempo è illusoria: la fisica quantistica è in grado di descrivere i fenomeni fondamentali facendo a meno della variabile tempo.

Il tempo sacro o jerofanico " ...Abbiamo nel " sacro " una categoria concettuale  che ci permette di avere una visione unitaria dei fenomeni religiosi , ma in realtà esistono tante concezioni del sacro quante sono le culture.

Ogni civiltà ha la sua idea di sacro, ha le sue cose sacre: il sacro è un prodotto culturale che varia da contesto a contesto. Ogni cultura poi ha una sua storia e con il divenire storico muta anche la nozione di sacro all'interno di ogni cultura.

Così dicasi per la percezione e cognizione del tempo : essa è diversa nelle varie culture e nelle diverse epoche storiche.

Nella lingua greca il tempo è Kronos ( ritmo astronomico) ma anche Kairòs ( tempo opportuno, qualificato) . Il tempo greco si pensa come tempo ciclico: un eterno ritorno. Non c'è un inizio, non ci sarà una fine , il tempo è una ruota che gira : Panta Rei = Tutto passa e tutto ritorna .

La prospettiva semitica, che s'incontra anche nella trama degli eventi biblici, è una prospettiva lineare: il tempo si va costruendo di momento in momento, di istante in istante : c'è stato un inizio , c'è il presente, ci sarà una fine . 

In molte culture arcaiche il tempo non era percepito come qualcosa di omogeneo : un giorno può essere fausto o infausto, un'ora del giorno può essere fausta o infausta, una stagione, un periodo dell'anno, della vita, etc.
Il tempo non aveva solo la dimensione cronologica , astronomica, ma un'altra dimensione in cui è propizio o meno propizio, fausto o infausto, etc.

Questa seconda dimensione è la dimensione in cui il tempo diventa rivelatore di " altro" dal suo semplice scorrere.
I " tempi qualificati, ( kairoi ): significativi " vengono valorizzati dalle culture staccandoli dal tempo ordinario e collocandoli nell'ambito del sacro ; i ritmi e i cicli cosmici, l'inizio delle stagioni, le fasi lunari, etc. possono diventare così tempi rivelatori di senso, di significati, diventano jerofanie.

L'espressione " tempo jerofanico" o tempo del sacro , stando ai documenti del sacro, può significare cose diverse. In generale si può dire che
...qualsiasi tempo è aperto ad un tempo sacro, in altre parole può rivelare ...l'assoluto,...il soprannaturale, il sovraumano, il sovrastorico."  (***)
Il tempo mitico: in illo tempore
In molte culture arcaiche l'universo è una "casa" che gli dèi custodiscono per tutti gli esseri viventi attraverso l'atto creativo primordiale.

L'azione degli dèi verso il mondo consiste nel farlo esistere, impedirgli di sparire; attivare costantemente l'atto principiante : questa azione è chiamata universalmente creare.

Il mondo è qualcosa che, mancando l'azione continua creativa degli dèi, sparirebbe.
Il tempo dell' atto creativo o creazione , il tempo del principio delle cose , il tempo dei significati è un tempo sacro, anzi è l'origine dello stesso significato del tempo.L'esistere delle cose nel tempo ordinario altro non è che la ripetizione  di un tempo sacro , di quel tempo  che non è solo un periodo che precede il tempo cronologico, ma è uno stato primordiale di tutte le cose : Tutto ha origine in quel tempo, in illo tempore, in principio, en archè , bereshit, etc. Il significato del mondo ( attuale ) si trova in " quel tempo" in cui è stato creato.

" ..... In illo tempore", " in principio " è il tempo mitico cioè il tempo di cui parlano tutti quei racconti che chiamiamo miti." Questo periodo è «creatore», nel senso che allora, in illo tempore, avvenne la creazione e l'organizzazione del Cosmo nonché la rivelazione , a opera degli dèi, o degli antenati, o degli eroi civilizzatori, di tutte le attività archetipali.

In illo tempore nell' epoca mitica, tutto era possibile. Le «specie» allora non era ancora fissate, e le forme erano «fluide». Il ricordo di questa fluidità ha sopravvivenze perfino nelle tradizioni mitologiche elaborate ; nella mitologia greca, ad esempio, l'epoca di Urano, quella di Kronos ecc.

D'altra parte, la stessa fluidità delle «forme» costituisce, all'estremità opposta del tempo, una delle sindromi dell'eschaton, del momento in cui la «storia» avrà fine e il mondo intero comincerà a vivere in un tempo sacro, nell'eternità «Allora il lupo abiterà con l'agnello e il leopardo giacerà con capretto ecc. » (Isaia, II, 6 sgg.) Allora « nec magnos metuent arme leones», «le mandrie non temeranno più i grandi leoni» (Virgilio: Egloga IV, 22). " (***).


l'Ordine del mondo C.Levi-Strauss

" Ogni cosa sacra deve essere al suo posto ", dice con molta profondità ogni sciamano. Proprio questo rende una cosa sacra, poiché se la sopprimesse, sia pure con il pensiero, tutto l'ordine dell'universo, crollerebbe.

Essa contribuisce dunque a mantenerlo, occupando il posto che le spetta. In questi termini l'antropologo Claude Lévi-Strauss definisce il sacro:   "E' sacro ciò che attiene all'ordine dei mondi, ciò che garantisce questo ordine".

Ernesto De Martino, storico delle religioni che ha indagato la sfera del sacro in relazione all'uomo ci dice che "Il sacro garantisce un ordine: l'ordine del mondo e l'ordine dell'uomo."

Cultura e Mito Il significato di una cosa o di un evento è qualcosa sta "oltre", aldilà della cosa stessa : è qualcosa che si stacca dalla percezione o esperienza della cosa stessa.

Quando all'uomo si rivela il significato di qualcosa, gli si rivela una ulteriorità, c'è una jerofanìa di senso. Questo disvelamento o rivelazione del senso delle cose avviene nella attività della contemplazione : l'uomo contempla il mondo , la storia , le rivelazioni e da esse gli si rivelano significati, valori, verità.

Il significato-valore che si rivela all'uomo viene staccato dalle cose stesse e dagli eventi e collocato nell'ambito del sacro, nel tempo sacro, " in principio" , attraverso racconti strategici : miti, metafore, analogie. parabole, etc.




Per far comprendere i significati delle cose che non sono evidenti nell'osservazione della natura e della storia e che il saggio ha scoperto nella sua contemplazione delle rivelazioni egli costruisce racconti strategici  che collocano i significati nel tempo delle origini , il tempo della creazione, il tempo in cui prendono senso tutte le cose. Questi racconti trasmettono il significato delle cose , la loro verità, il loro valore universale ; sono racconti sacri e per questo li troviamo nei libri sacri delle religioni.

Il Mito nell'uso comune, è sinonimo di qualcosa di falso o inventato ; in realtà il mito è una delle più grandi conquiste dell'umanità; i miti sono i principali strumenti intellettuali della creatività religiosa attraverso i quali l'uomo di tutti i tempi ha fissato il senso, la verità, il valore delle cose, ciò che dà senso e ordine, verità, realtà al mondo. Tutte le culture -in modo del tutto autonomo- hanno prodotto miti. Questo dato universale ci dice che il mito appartiene alla costituzione stessa dell'uomo: si puo' dire che il mito nasca con l'uomo.

Mito e valori. La Tradizione.demartinoErnesto De Martino

I miti fissano nel tempo incorruttibile, eterno, il tempo mitico appunto , i significati // i valori del mondo.

Nella cultura egizia troviamo- tra gli altri -il mito della scrittura che attribuisce la sua invenzione al dio Toth : in realtà non è della origine ma del valore della scrittura, della sua verità che ci vuol parlare il saggio che lo ha scritto. Così nella cultura greca, nella Bibbia , nella civiltà giapponese, cinese, etc.
Attraverso i miti ed altri racconti strategici i saggi di tutte le culture hanno costruito un " universo di verità , di significati , di valori " nei quali tutti gli appartenenti a quella cultura si riconoscono. Questo universo viene trasmesso di generazione in generazione e costutisce la Tradizione. Il Sacro non è necessariamente legato alla dimensione religiosa, si può coniugare anche alla dimensione puramente civile del vivere: noi diciamo che la Costituzione è sacra, per dire che  è inviolabile , che è a fondamento del nostro vivere civile in questo particolare momento della nostra storia, che non può essere mutata a piacimento pena la disgregazione della collettività italiana.

L'uomo appartiene alla natura, ma si distacca dalla natura per creare cultura , e quando crea cultura crea ordine.

M.Eliade : 

" I documenti del sacro stanno a dire: " Io mi sono staccato dal piano puramente animale e ho creato qualcosa di più, ho creato dei valori". In natura non esistono valori : questi valori che io ho scoperto li faccio  sacri, cioè li pongo al riparo da ogni possibilità di cambiamento, perché senza quei valori l'ordine culturale non ha senso. "
(***)
.

Per significare il suo distacco dalla natura come creazione di un ordine,  l'uomo crea cose sacre.

Secondo Lévi-Strauss la prima regola che l'uomo si dà è proprio nel campo della sessualità, è il tabù  dell'incesto: il tabù è una proibizione assoluta, immutabile che rimanda perciò alla sfera dell'ordine assoluto, del sacro.

Il tabù dell'incesto è quella norma, sacra , perciò intangibile, che vieta matrimoni e rapporti sessuali tra consanguinei.

Tutti i libri sacri , le Tradizioni sacre delle culture contengono racconti sacri che tramandano i valori, le verità sulle quali si costruisce quella cultura o civiltà.

Dice ancora DeMartino:

" La Tradizione riguarda  l'ordine del mondo e dell'uomo ; è un deposito di valori, che da senso alla esistenza collettiva, che la difende dal rischio del caos, dall'angoscia del nonsenso e perpetua un ordine antico e inviolabile ... Il sacro riguarda  l'ordine dell'uomo : è una  "produzione culturale" che ha una dimensione collettiva, cioè che concerne il sistema di valori  che è alla base della esistenza di una qualsiasi civiltà "

Il sacro  diventa cultura: pratiche e convinzioni che l'uomo utilizza per conferire senso e valore all'esistenza ".

I Dieci Comandamenti  esprimono il sacro del il popolo ebraico : primi tre riguardano il rapporto tra l'uomo e Dio e  gli altri sette riguardano i rapporti tra gli uomini: non uccidere, non rubare , etc.

Questi sono valori sacri ovvero immutabili ; non  possono essere negoziati , pena la de-creazione della collettività ebraica .
Mito e attualita'tr Il senso delle cose è nelle origini, in senso religioso, al tempo primordiale, al tempo in cui tutto si è formato . In queste origini, è collocato il sistema di valori che conferisce senso alla vita di una cultura.

I valori non solo acquistano qualcosa che li mette al riparo dal potersi dileguare all'improvviso, ma diventano, in quanto sacri, una verità per tutti e in questo modo costituiscono un linguaggio valido per tutti.

 Quando la vita di una determinata collettività muta radicalmente, i miti precedenti che le davano un senso non sono più riconosciuti da tutti e vengono considerati falsi semplicemente perché non sono più attuali, esprimono verità e valori che non sono più riconosciuti come universali e perciò sacri .

La collettività allora deve aggiornare il proprio sistema di valori, la propria Tradizione :  si sanciranno i nuovi significati, i nuovi valori e si creerànno altri miti che li collocheranno nella sfera del sacro . In questo modo la Tradizione si trasmette ed insieme si rinnova.


Il sacro non è qualcosa che è sempre uguale a se stesso e quindi contrario al progresso: il sacro  dà certezze perché presenta valori solidi, verità, ma è anche divenire di valori, nascita di nuovi valori che devono sempre essere sanciti, considerati validi per tutti e quindi resi sacri.

Ogni generazione di fatto contempla il suo mondo e la sua storia alla ricerca di modelli di esistenza che producano bene per sè e per tutti. Per scoprirli essa deve ricontemplare  il mondo e le rivelazioni  finchè ancora si rivelino le verità che contengono e che danno senso e valore alla esistenza. Poi dovranno esprimerle come modelli di vita per l' attualità.


Il sacro è qualcosa che accompagna il progresso, perché progredire significa creare nuovi valori e quindi aver bisogno di nuove cose sacre, che grantiscano il senso, l'ordine del mondo e della storia.

Per questo è necessaria una azione costante delle culture di rinnovamento della propria " piattaforma di valori" : ogni generazione deve ritornare continuamente alla jerofanìa dei significati, a Quel Tempo, il Tempo dei miti, in particolare deve ri-contemplare continuamente le rivelazioni. Mito e globalizzazione L'uomo attraverso il sacro opera il distacco natura-cultura : è il passaggio da una dimensione puramente animale dell'uomo ( natura) a una dimensione di superamento dell'animalità ( cultura) .

Quando una comunità, una cultura fa diventare la natura un valore, la porta sul piano della cultura e del sacro.

Ed è quello che noi troviamo in molte civiltà che impropriamente definiamo " primitive" perchè scarsamente tecnologizzate e molto legate al loro ambiente naturale.

Conoscere i significati del proprio ambiente naturale ( le proprietà delle piante, degli animali, dei ritmi atmosferici e cosmici, etc.) significa collocare alcuni "tipi" di queste cose nell'ambito del sacro.

Una pianta della foresta che ha rivelato proprietà curative è una jerofanìa di un significato, di una proprietà singolare, di una forza nascosta.

L'Occidente, nella storia, quando si è rapportato a culture diverse è sempre stato mosso da intenti di sopraffazione. Basti ripensare ai secoli di colonizzazione, con tutto quello che ha comportato: sterminio, razzia, schiavitù,etc..

Sono pagine di storia ancora grondanti di orrore : basta il termine "colonialismo" per evocare tutto un percorso all'insegna della sopraffazione dell'altro.

Quando avviene un incontro tra la nostra sacralità e una sacralità diversa, che noi magari consideriamo " arcaica" deve essere necessariamente uno scontro che porti al predominio dei nostri valori sacri a scapito del sacro altrui ?

Noi oggi possiamo edificare un cultura della nuova mondialità , nella misura in cui trasformiamo completamente il rapporto tra culture.

L'oggi, la contemporaneità chiama tutti ad una nuova sensibilità per l'altro, per il diverso. Tutti sono chiamati a porsi e proporsi sul piano dialogico, un piano che è molto difficile, proprio perché i nostri valori , il nostro sacro, non coincidono con i valori degli altri, il sacro altrui. Trovare la possibilità di essere noi stessi e rispettare contemporaneamente gli altri, è possibile, è certamente possibile, ma richiede una grande tensione etica e culturale che non può fare a meno di conoscere il sacro in tutte le sue forme culturali.

Mito, quel che vive dal paleolitico alla genetica . Ha ideato gli dei e le dittature. Oggi guarda oltre l' uomo .Torno Armando- (31 ottobre 2005) - Corriere della Sera

" ...Che cosa è il mito? La domanda l' abbiamo rivolta alcuni giorni or sono in una brasserie di Place de la Sorbonne a Parigi al massimo esperto dell' argomento, Julien Ries . Ha insegnato per decenni all' Università di Lovanio, ha scritto una montagna di libri e due importanti escono ora in Italia per la Jaca Book: Il mito e il suo significato (pp. 288, euro 19) e Il mito. Il suo linguaggio e il suo messaggio attraverso le civiltà (pp. 242, euro 70).

Ries, un giovanotto di 85 anni, ha anche fatto il parroco per mezzo secolo in un paesino del Belgio. Noi cerchiamo il mito in ogni momento, sovente senza accorgercene; lo mescoliamo ai sogni, il più delle volte ci ancoriamo a esso per agire. Questa strana dimensione che non riesce a morire, che vive in forme adattate al tempo che lo evoca non è filosofia, né un insegnamento morale o religioso, è qualcosa di più e non diventa mai polvere. Forse è un cordone ombelicale che corre nei millenni e che ripercorriamo con le emozioni ogni volta che cerchiamo un significato.

Ries suggerisce: «Il mito ha marcato la vita dell' uomo del Paleolitico e del Neolitico, della Grecia e continua nell' era dell' ingegneria genetica. Sovente parliamo di miti per il progresso o per l' economia ma a sproposito, perché è qualcosa che risale al sacro delle origini. La parola mito è inflazionata, e ormai non indica più il mito. Quelli che la televisione crede di proporre durano qualche giorno». Ries asserisce che si possono individuare tre grandi età del mito.

Le prime manifestazioni cominciano nelle grotte, senza il supporto della scrittura. Sono di almeno 40 mila anni. L' homo sapiens le ha elaborate con le iniziazioni per la gioventù che celebravano le origini del clan. Si incontrava il mito grazie agli sciamani e noi oggi conosciamo frammenti di quel mondo, i mitogrammi, una documentazione soprattutto animale. Dopo arrivano i miti delle origini. Cominciano a essere scritti. Nascono tra i Sumeri e i Babilonesi, poi giungono in Egitto: tutti raccontano una storia sacra. È con essi che si chiude la prima fase.

La seconda comincia in Grecia. Omero ed Esiodo (quest' ultimo visse tra l' VIII e il VII secolo a. C.) giocano un ruolo molto importante. Ries precisa: «Gli dei greci hanno plasmato la civilizzazione dell' Occidente», ovvero costruito la nostra visione del mondo. Il mito spiega e interpreta la realtà, è discusso dai filosofi, contamina l' intelligenza, respinge nel silenzio talune dimensioni e altre le esalta. Non sempre è positivo, anzi.

La seconda fase è breve e densa, determinante per le nostre concezioni sacre. La terza la stiamo ancora vivendo: è quella della secolarizzazione. «Si può far cominciare - nota Ries - con Evemero». Questo scrittore greco, vissuto nel III secolo avanti Cristo, amico del sovrano macedone Cassandro, viaggiò molto e fu autore di un' opera intitolata Scritto sacro. Di essa ci sono giunti miseri frammenti. Se volessimo prestar fede a Diodoro Siculo, dovremmo credere che Evemero raggiunse un' isola dell' Oceano Indiano - chiamata Pancaia o Panchea - dove viveva un popolo felice che praticava la comunanza dei beni.

Qui egli scoprì che Urano, Crono e Zeus, considerati divinità, altro non erano che tre antichi sovrani dell' isola. Così nacque l' «evemerismo», la teoria secondo la quale gli dei furono in passato re o eroi, successivamente divinizzati per le imprese compiute. Non vi sono dunque, per Evemero, esseri celesti, ma tutti ebbero un corpo come noi. La sua iconoclastia continua ancora.

Alla domanda: «Quali sono i miti che condizionano la politica di oggi?», Ries replica: «Ce ne sono due». E aggiunge: «Il nazismo e il comunismo». Il primo è legato al sangue, al concetto di razza superiore; il secondo nasce dalla radice giudaico-cristiana ed è la ricerca dell' uomo giusto, identificato da Marx nel proletario. «Da una parte c' è la lotta di razza, dall' altra quella di classe», precisa Ries. Sono i due estremi che condizionano le nostre scelte. Poi ricorda il debito di Marx nei confronti della Bibbia (il Manifesto è influenzato dal testo del profeta Daniele) e come le sue idee abbiano radici sacre.

Soffermandosi sul nazismo, invece, Ries parla di un Dizionario delle religioni progettato in Germania negli anni ' 30 e rimasto manoscritto. In esso - lo conosce bene, anche se non è mai stato pubblicato - le idee di Gobineau e di Dumezil vengono applicate sino a individuare società antiche in cui gli uomini d' arme detenevano il sacro. «Il prete dispare, la guerra diventa espressione divina», sottolinea. E poi infinite altre cose.

Con Ries si percorrono sentieri fascinosi in cui ci si perde, dove si scopre una traccia, un riflesso, un dettaglio vissuto, forse da vivere. Così, quando respingiamo gli «altri» e ci sentiamo dententori della civiltà e dei «valori», abbiamo già scelto (magari) inconsciamente il nostro mito. La società contemporanea, che spera di combattere le idee riconducibili al sangue e all' uomo superiore, pur tra mille contraddizioni cercherà intanto, sul versante opposto, la giustizia o le leggi giuste, qualcosa che risponda all' altra domanda delle sue origini.
"

(***) M.Eliade Trattato di storia delle religioni


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