Corso di Religione

MITI  E RITI

LA SAPIENZA RELIGIOSA
         


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Miti e sapienza I Miti  sono narrazioni che si riferiscono a quel genere di verità che non sono le spiegazioni del mondo ma i significati  del mondo .

Il mito non pretende di spiegare le cose ma di raccontare la jerofania del significato delle cose, la loro verità, il  loro valore  ; significato, valore, verità che viene collocata nell'ambito dell'assoluto, dell'immutabile , perciò del sacro .



Se un mito parla della origine o creazione del mondo o del suo ordinamento , esso ci vuole comunicare il significato attuale del mondo ; significato che è connesso al " principio del mondo ".

Questo nesso è intuibile nella contemplazione di una jerofania , una rivelazione.

Se un mito ci parla della origine o creazione dell'uomo esso ci vuole comunicare il significato attuale dell'uomo nel mondo, il senso dell'esistenza umana.

Senso che
l'autore del mito, il saggio, ha scoperto in relazione ad una rivelazione.

Nel mito egizio di Toth viene raccontata l' Origine della scrittura " : in realtà è il racconto della jerofanìa del significato della scrittura che si è rivelato ad un saggio che la contemplava.

Il mito è decisamente più adatto ad esprimere la complessità del mondo e della vita che non il discorso scientifico.

Anche Gesù non parlava agli uomini spiegando il mondo e 'aldilà : egli comunicava loro significati, verità, valori attraverso racconti strategici, in particolare le parabole ( o enigmi come venivano anche chiamate ).

I significati, le verità del mondo e dell'aldilà non sono evidenti, ma nascosti e per comprenderli non servono le spiegazioni, è necessario  contemplare le cose andando in un altro mondo guidati dal saggio che le ha scoperte nelle rivelazioni.

Il mondo del mito è un mondo virtuale, strategico, letterario , che sollecita la coscienza (intelletto, ragione, volontà) ma soprattutto sollecita l'intuizione e l' anima stessa.

Mito e mistero.
La mistica.
" ...il mito rivela una struttura del reale  inaccessibile all'apprendimento  empirico razionalistico.." (***) ,

Le esperienze del sacro avvengono nella coscienza ma rimandano ad una ulteriorità, qualcosa che non appartiene all'ordine naturale .

Esiste , oltre cha una dimensione collettiva e storica del sacro anche una dimensione interiore del sacro in cui più che verso valori collettivi il sacro attiene ad una ricerca di valori all'interno di se stessi.

E questa è la via mistica al sacro.


C' è un sacro fatto di valori collettivi che fanno sì che una civiltà abbia certi pilastri sui quali essere edificata, poi c'è un'altra dimensione del sacro, che è la dimensione mistica (= che riguarda il mistero, della vita, del mondo, della morte, dell'uomo, etc ) che non è tanto in relazione a valori collettivi quanto a valori  individuali, che in qualche misura staccano l'individuo dalla collettività.

Il mistico ( =colui che indaga il Mistero nella propria interiorità )  tende al colloquio con il mondo sovrumano , soprannaturale,  si stacca dal mondo per dedicarsi alla ricerca di un assoluto, un sacro che sia anche salvezza dal male del mondo .


Il sacro, nella mistica , è linguaggio del Mistero  .

" Certe esperienze religiose superiori identificano il sacro con l'intero universo. Per molti mistici , il Cosmo, nella sua integrità, forma una jerofanìa. " (**)

Il " tempo intermedio o immaginale" H.Corbin ha studiato la mistica sciita .

" ...Il MONDO INTERMEDIO ( nella mistica sciita: barzakh ) è il nucleo tra la faccia esteriore delle cose, cioè il Mondo corruttibile , la materia (nella mistica sciita ‘alam-hissi ) e la faccia interiore, cioè il MONDO SPIRITUALE , lo spirito (nella mistica sciita : jabarut ).

Il mondo intermedio è il MONDO ANIMICO . Il mondo intermedio appartiene ad un TEMPO INTERMEDIO , ILLUD TEMPUS , ( nella mistica araba sciita: ‘alam al-mithal ) che è pieno di significati.

animtemp
E' il tempo dell'anima, il tempo immaginalis, " quel tempo, in principio" , il tempo dei miti. Nella mistica sciita questo mondo immaginale, intermedio è tipizzato dalla angelologia.

L’Angelo è il custode dell’anima , il paradigma di ogni Simbolo. L'angelo è il messaggero di Dio. E' l'anima che "parla" dei significati che solo gli dèi conoscono. L'uomo normale vede il mondo materiale, il saggio ascolta la sua anima , il suo angelo custode, entra nel mondo intermedio e comprende i significati profondi del mondo , quelli del mondo incorruttibile, spirituale.

Gli  sciiti esprimono il mondo intermedio, animico, angelico, anche attraverso  una TOPOLOGIA MISTICA (=spazio sacro che conserva la morfologia degli esseri ) e attraverso un TEMPO SACRO.

I mistici sciiti stessi vivono un TEMPO CICLICO, ripetibile, negatore della usura dell’essere, della corruttibilità,un tempo che conserva una forma discorsiva della temporalità: in illo tempore, in quel tempo, "in principio" .

E' un tempo capace di reminescenza, memorializzazione, ridondanza, è un tempo eterno. E' l' Età dell'Oro, il Tempo dei Miti. I racconti sciiti situano in questo mondo intermedio anche una zona o dimensione di ombra che l'anima simbolizza come " male".

L’homo religiosus che vive nel mondo getta le sue radici nella negatività, nell’ombra, prende coscienza del male, della morte, si rivolge al mondo della Luce e lì trova forza, fede , alleanza. Tutto cio' si svolge nella sua dimensione spirituale : l'anima..."

(*)

Mistica e sapienza Il sacro non è un momento del divenire storico della coscienza ma è elemento della struttura stessa della coscienza umana  .

L'anima dell'uomo , la capacità dell'Io umano di percepire i mondi dello spirito, appartiene a qualcosa di intermedio tra la materia e lo spirito :

- è immersa nel MONDO INTERMEDIO,
- è immersa nel TEMPO INTERMEDIO o IMMAGINALE.

Quando si esprime usa espressioni come " in quel tempo " "in principio"  etc.

L'anima parla continuamente all'uomo disvelando nella sua coscienza intuitiva i significati originari delle cose attraverso la narrazione del suo MONDO INTERMEDIO e del suo TEMPO INTERMEDIO.

Colui che conosce questi significati possiede il senso delle cose , il sapore della vita, è diventato "saggio", "sapiente".


Il sapiente racconta di questo senso, di questi significati attraverso i simboli dei miti

Ogni persona è in grado di cogliere intuitivamente il significato dei simboli religiosi perchè lo trova in se stesso senza bisogno di mediazioni, im-mediatamente.Tutti comprendono  i simboli religiosi e i miti perchè tutti possiedono già nella loro anima gli archetipi del mondo.

Nei miti, le parole , sono jerofanie dei numi ( le thotès , centri del sacro) sono cioè manifestazioni delle divinità nascoste nell' anima.

Attraverso i miti , i saggi che hanno contemplato le rivelazioni scoprendone significati nascosti, possono raggiungere l'anima degli ascoltatori : per mezzo dei simboli che giocano nel linguaggio mitologico essi sollecitano e fanno " rivivere" gli archetipi nascosti nell'inconscio profondo facendo intuire i significati fondamentali del mondo e delle cose.

L' homo religiosus universalmente ha scoperto i significati del mondo e di sè attraverso la jerofania. Questa scoperta è parte di una contemplazione, di un vissuto religioso profondo e una manifestazione simbolica di questo  vissuto religioso : i miti.

Il mito perciò non va mai inteso come una narrazione immaginaria prodotta dall'ingenuità umana ( come spesso vengono considerate le fiabe,le leggende,etc. ), né come un rivestimento letterario della realtà (come le epopee, le saghe ecc. .) ma come un documento del sacro , una jerofanìa, il disvelamento di verità.
Mito e affabulazione" ...Si è spesso parlato di debolezza dei primitivi dal punto di vista della teoria (= povertà concettuale ). Anche se così fosse (e moltissimi osservatori la pensano diversamente), troppo spesso si è dimenticato che il pensiero arcaico non procede esclusivamente per concetti o elementi concettuali, ma si serve anche e anzitutto di simboli.

Gli stessi ..  simboli vengono «maneggiati» secondo una logica simbolica. Di conseguenza, l'apparente povertà concettuale delle culture primitive non implica l'incapacità di teorizzare; dipende invece dal fatto che quelle culture fanno capo a uno stile di pensiero del tutto diverso dallo «stile» moderno, che è basato sugli sforzi speculativi ellenici.

Ora noi siamo in grado di individuare, anche nei gruppi meno evoluti dal punto di vista etnografico, un insieme di verità, integrate in modo coerente in un sistema, in una teoria  . Questo insieme di verità non forma soltanto una Weltanschauung (= visione del mondo e della vita) , ma anche un'ontologia pragmatica (= conoscenza dell'essere delle cose e della loro funzione significativa ) (potremmo anche dire soteriologica) (= salvifica), nel senso che, con l'aiuto di quelle «verità», il primitivo tenta di salvarsi integrandosi nel reale.

D'altra parte, la vita religiosa di qualsiasi gruppo umano nella sua fase etnografica contiene sempre un certo numero di elementi teorici (simboli, ideogrammi, miti cosmogonici e genealogici ecc.).... queste «verità» sono considerate ierofanie dagli uomini delle culture arcaiche. Non soltanto perché rivelano modalità del sacro, ma anche perché, con l'aiuto di tali «verità», l'uomo si difende contro l'insignificante, il nulla; in breve, sfugge alla sfera del profano.."
(***)


(*) AA.VV. Trattato di antropologia del sacro . JacaBook
(**) M.Eliade Trattato di storia delle religioni .conclusione
(***) M.Eliade Trattato di storia delle religioni .cap 5.

(****) M.Eliade Trattato di storia delle religioni .cap 11.

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