Corso di Religione

Mondialità



DOPO LA CHIESA OCCIDENTALE E QUELLA ORIENTALE
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Cristo non s’è fermato al XXI secolo. di Philip Jenkins storico delle religioni-Corriere della Sera- 3-2-2005

" .. Per evitare una nuova epoca di crociate e di jihad i leaders politici dovranno rivolgere alle religioni la stessa attenzione che hanno sempre dedicato ai giacimenti petroliferi. Stiamo attualmente attraversando, in tutto il mondo, un momento di trasformazione nella storia dellà religione. Negli ultimi cinque secoli o giù di lì la storia del Cristianesimo si è intrecciata in modo inestricabile con quella dell'Europa e delle civilizzazioni d'Oltreoceano di derivazione europea, soprattutto quelle del Nordamerica.

Fino a tempi recenti, la stragrande maggioranza dei cristiani si trovava in nazioni di popolazione bianca e questo consentiva ai teorici di parlare con compiacimento e arroganza di una civilizzazione «cristiana europea».

D'altro canto, gli scrittori radicali consideravano il Cristianesimo come il braccio secolare dell'imperialismo occidentale. Molti tra noi condividono lo stereotipo del Cristianesimo quale religione dell'«Occidente» o, per usare un'altra popolare metafora, del Nord del mondo. Si tratta insomma di una religione che si dichiara apertamente come la religione dei ricchi.

Per adottare la frase che una volta veniva usata per indicare l'elettorato americano sempre più conservatore degli anni Settanta, lo stereotipo vuole che i cristiani siano non-neri, non-poveri e non-giovani. Se questo è vero, allora la crescente secolarizzazione dell'Occidente può solo significare che il Cristianesimo è alla fine dei suoi giorni. A livello globale, la fede del futuro dovrà essere l'Islam.


Nel secolo passato, tuttavia, il centro di gravità si è inesorabilmente spostato verso Sud: in Africa, Asia e America Latina. Già oggi le più grandi comunità cristiane del pianeta si trovano in Africa e America Latina.

Se vogliamo raffigurarci un tipico cristiano contemporaneo dobbiamo pensare ad una donna che vive in un villaggio della Nigeria o in una favela brasiliana. Qualsiasi cosa possano credere gli europei e i nordamericani, il cristianesimo gode di ottima salute nel Sud del mondo; non solo sopravvive, ma si espande.


È il momento della «Terza Chiesa», dopo quella occidentale e orientale.
L'Africa in un secolo è passata da 10 a 360 milioni di fedeli. Il cristianesimo dovrebbe godere di un boom mondiale nel nuovo secolo, ma la grande maggioranza di credenti non sarà bianca, né europea, né euroamericana. Secondo l'accreditata World Christian Enciclopedia -Oggi ci sono circa due miliardi di cristiani, che costituiscono circa un terzo della popolazione totale del pianeta. La maggior parte, pari a circa 560 milioni di persone, si trova ancora in Europa. L'America Latina; però, viene subito dopo, con 480 milioni. L'Africa ha 360 milioni di cristiani, l'Asia 313 milioni. Nel Nordamerica ci sono circa 260 milioni di credenti.

Se estrapoliamo queste cifre e compiliamo una proiezione per l'anno 2025 - supponendo che non vi siano grandi variazioni in più o in meno a seguito delle conversioni - allora avremmo 2,6 miliardi di cristiani : di questi, 633 milioni vivrebbero in Africa, 640 milioni in America Latina e 460 milioni in Asia. L'Europa, con i suoi 555 milioni, finirebbe al terzo posto. Sarebbero Africa e America Latina a contendersi il titolo di continente più cristiano. In quell'anno, inoltre, si raggiungerebbe un'altra pietra miliare, perché questi due continenti conterrebbero, messi insieme, metà dei cristiani del pianeta.

Nel 2050 solo circa un quinto dei tre miliardi di cristiani del mondo sarebbero non-ispanici bianchi. Presto l'espressione «un cristiano bianco» comincerebbe a suonare come un curioso ossimoro, leggermente sorprendente, tipo «un buddhista svedese». Persone così esistono, ma nel termine è implicito un pizzico di eccentricità.


L'idea che il Cristianesimo stia letteralmente «andando' verso Sud» non è poco familiare, almeno agli studiosi di religione. Si tratta di un tema che viene affrontato spesso in Europa, dove gli affari africani sono più seguiti che negli Stati Uniti. Già negli anni Settanta, di questo cambiamento globale si discuteva nelle ben note opere di studiosi europei come Andrew Walls, Edward Norman e Walbert Buhlmann, e il tema veniva consacrato con la sua inclusione nella «World Christian Encyclopedia», pubblicata per la prima volta nel 1982.

Fu Buhlmann che coniò l'espressione «la Terza Chiesa», basata sull'analogia con «Terzo Mondo». L'espressione suggerisce come il Sud rappresenti una nuova tradizione, paragonabile per importanza alle Chiese occidentali e orientali del passato. Grazie alla sola Africa, ad esempio, il numero di cristiani è aumentato in modo stupefacente, passando dai l0 milioni del 1900 ai 360 milioni del 2000.


Se il mondo religioso, il vecchio Cristianesimo, è così sprezzante in merito a questi cambiamenti epocali, non è sorprendente che i commentatori laici li ignorino ampiamente. Nessuno, per esempio, ha posto la domanda essenziale, e cioè cosa veramente si intenda parlando di «civiltà occidentale», quando quelli che .un tempo erano i suoi crociali aspetti religiosi sono ora difesi soprattutto al di fuori dell'Occidente.

Una fondamentale eccezione è il libro di Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, una delle analisi più lette delle attuali tendenze globali, che rivolge molta attenzione al cambiamento dei modelli religiosi. Anche Huntington, tuttavia, sottovaluta la forza crescente del Cristianesimo.

Ritiene che la percentuale dei cristiani in rapporto alla popolazione globale diminuirà in modo rilevante nel nuovo secolo e che la loro religione sarà soppiantata dall'lslam: «Alle lunghe (...) trionferà Maometto». Ma è tutt'altro che probabile che nel 2020 o giù di lì l'Islam sia la religione più diffusa, come suggerisce Huntington; Il Cristianesimo avrà ancora un forte ruolo guida, e a quanto oggi possiamo prevedere nel futuro manterrà la sua posizione.

Nel 2050 nel mondo ci dovrebbero essere circa tre cristiani ogni due musulmani. Dunque, circa il 34% della popolazione mondiale sarà cristiana, grosso modo come al momento culminante dell'egemonia europea, nel 1900.


Ma come si presenterà la nuova sintesi cristiana?
Un fatto ovvio è che, almeno per il futuro prevedibile, i membri di una Chiesa dominata dal Sud saranno probabilmente tra i più poveri del pianeta, in marcato contrasto con il più antico mondo dominato dall'Occidente. Per questa ragione, dagli anni Sessanta alcuni cristiani occidentali hanno cominciato ad aspettarsi che la religione dei loro fratelli del Terzo Mondo sarebbe stata ferventemente liberale, attivista, e anche rivoluzionaria, secondo il modello costituito dalla teologia della liberazione.

Secondo questa visione, il nuovo Cristianesimo penserà principalmente a deporre i potenti dai loro troni, attraverso l'azione politica o la lotta armata. Fin troppo spesso, tuttavia, queste speranze si sono dimostrate illusorie. Frequentemente, le voci provenienti dal Terzo Mondo che parlano di liberazione appartengono di fatto a ecclesiastici istruiti in Europa nel Nordamerica, e le loro idee hanno esercitato solo uno scarso richiamo a livello locale.

I cristiani dell'emisfero meridionale non evitano l'attivismo politico, ma preferiscono impegnarsi solo in base ai loro criteri. Al momento presente, la differenza immediatamente più evidente tra le Chiese vecchie e quelle nuove è che i cristiani del Sud sono molto più conservatori, per quanto concerne sia le credenze che a dottrina morale. Le denominazioni che trionfano in tutto il Sud del mondo sono fortemente tradizionaliste, o perfino reazionarie, secondo gli standard delle nazioni economicamente avanzate.

Le Chiese che hanno avuto l'espansione più sensazionale nel Sud del mondo erano cattoliche romane, del tipo tradizionalista e fideistico, oppure erano sette del protestantesimo radicale, evangeliche e pentecostali. In verità, questo atteggiamento conservatore può ben spiegare perché il Cristianesimo del Sud trovi cosi poca considerazione nel nordamerica e in Europa. Raramente gli esperti occidentali apprezzano il carattere ideologico delle nuove chiese.

In certi Paesi dominano profezie,esorcismi, visioni oniriche: una sensibilità religiosa vicina a quella del Medioevo. I cristiani del Sud del mondo mantengono un fortissimo orientamento verso il soprannaturale e sono molto più interessati alla salvazione personale che alle politiche radicali. Queste Chiese più recenti predicano una profonda fede personale e l'ortodossia, il misticismo e il puritanesimo della comunità, tutti caratteri che si fondano su chiare fonti scritturali.

I loro messaggi sembrano, a un occidentale, semplicisticamente carismatici, vìsionari e apocalittici. Secondo questa concezione del mondo, la profezia è una realtà quotidiana, mentre le guarigioni tramite la fede, gli esorcismi e le visioni oniriche sono tutte componenti fondamentali della sensibilità religiosa. Nel bene e nel male, le Chiese dominanti del futuro potrebbero avere molto in comune con quelle del Medioevo o della prima epoca moderna europea.

Se osserviamo le Chiese dell'Africa e dell'America Latina vediamo che hanno moltissime esperienze in comune. Stanno infatti attraversando fasi simili di crescita e sviluppando, indipendentemente l'una dall'altra, visioni del mondo, sociali e teologiche, simili. Entrambe si trovano inoltre ad affrontare problemi analoghi, di razza, di acculturazione, di come fare i conti con le rispettive eredità coloniali.

Tutte queste sono questioni emisferiche comuni che separano in modo fondamentale le esperienze delle Chiese del Nord e di quelle del Sud. Data la vivace attività di studio e la fiorente spiritualità che caratterizzano sia l'Africa che l'America Latina, inevitabilmente ci sarà un periodo di reciproca scoperta. Quando questa inizierà — quando, non se — l'interazione dovrebbe lanciare una nuova epoca rivoluzionaria nella religione mondiale.

Anche se molti vedono il processo di globalizzazione come un'altra forma dell'imperialismo americano, sarebbe buffo se una prima conseguenza fosse un crescente senso di identità tra i cristiani del Sud. Una volta che questo asse sarà stabilito, cominceremo davvero a parlare di un nuovo Cristianesimo, che ha la sua base nell'emisfero meridionale.

Il conflitto tra cristiani e musulmani può in realtà costituire una delle più strette analogie tra il mondo cristiano che esisteva un tempo e quello che deve ancora venire.

Non meno dei cristiani, anche i musulmani verranno trasformati dagli epocali eventi demografici dei prossimi decenni, con il passaggio del primato, per quantità di popolazione, ai due Terzi Mondi. Le comunità musulmane e cristiane cresceranno entrambe all'interno degli stessi Paesi. In base alle recenti esperienze fatte in giro per il mondo — in Nigeria e in Indonesia, nel Sudan e nelle Filippine — ci troviamo di fronte alla probabilità che la crescita della popolazione sarà accompagnata da forti rivalità, da lotte per le conversioni, da tentativi contrastanti dì rendere operativi dei codici morali tramite le leggi secolari. Che si tratti di musulmani o di cristiani, lo zelo religioso può facilmente trasformarsi in fanatismo.

Alcune lotte possono ben provocare guerre civili, che potrebbero a loro volta divenire conflitti internazionali, Un simile sviluppo è molto probabile, quando una delle ideologie rivali è condivisa appassionatamente da un Paese confinante, o da un'alleanza internazionale di orientamento religioso. Attraverso il mondo musulmano, molti credenti si sono mostrati desiderosi di combattere per la causa intemazionale dell'Islam con molto più entusiasmo di quanto ne dimostrano a favore di una singola nazione. Mettendo insieme queste diverse tendenze, abbiamo una mescolanza cangiante, che potrebbe ben provocare guerre e conflitti terribili.

In tutto il mondo, le tendenze religiose dispongono del potenziale sufficiente a dare una diversa forma alle realtà politiche, a un livello che non ha l'uguale dall'epoca del sorgere del moderno nazionalismo. Anche se possiamo immaginare un certo numero di futuri possibili, lo scenario peggiore comporterebbe un'ondata di conflitti religiosi tale da ricordare il Medioevo, una nuova epoca di crociate cristiane e di jihad islamici.

Immaginate il mondo del XIII secolo dotato di testate nucleari e di antrace. Nel prepararci a questa prospettiva, è necessario per lo meno essere sicuri che i nostri leader politici e i nostri diplomatici rivolgano alle religioni, e alle frontiere tra le diverse religioni, almeno la stessa attenzione che hanno sempre dedicato alla distribuzione dei giacimenti petroliferi.

Per quanto strano possa sembrare, forse la necessità più pressante riguardo al futuro è quella di riconoscere, ancor più che altre religioni enormemente diffuse, il mondo stranamente poco familiare del nuovo Cristianesimo. Il Cristianesimo del Sud, la «Terza Chiesa», non è solo una versione trapiantata della familiare religione dei più antichi Stati cristiani: il nuovo cristianesimo non è un'immagine speculare di quello vecchio. E un'entità autenticamente nuova e in fase di sviluppo. Quanto differente sia dai predecessori rimane da vedere.

I cristiani africani e latinoamericani sono persone per cui le benedizioni del Sermone della Montagna del Nuovo Testamento hanno una rilevanza diretta, inconcepibile per gran parte dei cristiani delle società del Nord.

Quando Gesù diceva ai «poveri» che erano beati, la parola che usava non indicava una condizione di relativa deprivazione, ma una povertà totale, o una miseria estrema. La grande maggioranza dei cristiani del Sud (e in misura maggiore, di tutti i cristiani) sono davvero poveri, affamati, perseguitati, e perfino disumanizzati. L'India ha una tradizione che si adatta perfettamente alla parola di Gesù: il termine dalit, che letteralmente significa «schiacciati» o «oppressi».

E così che i cosiddetti intoccabili di quel Paese ora hanno deciso di descriversi; il significato della frase biblica potrebbe ben essere tradotto così: siano benedetti gli intoccabili. Quando Ì cristiani americani vedono le immagini della fame africana, come gli infernali scenari dell'Etiopia degli anni Ottanta, sono davvero in pochi a rendersi conto del fatto che le vittime non sono accomunate a loro solo da un senso di comune umanità, ma in molti casi dalla stessa religione. Sono cristiani che muoiono di fame.

Per il pubblico cristiano medio, i passaggi del Nuovo Testamento che parlano della fermezza da adottare di fronte alle persecuzioni pagane hanno scarsa rilevanza immediata, forse quanto le immagini di trebbiatura o mietitura in un ambiente campestre. Alcuni fondamentalisti immaginano che le persecuzioni descritte abbiano qualche probabilità di verificarsi nel futuro, magari durante i giorni detta fine del mondo. Ma per milioni di cristiani del Sud, non c'è questo bisogno di scavare alla ricerca di arcani significati. Milioni di cristiani nel mondo vivono di fatto in costante pericolo di persecuzione o conversione forzata da parte dei governi o di qualche milizia locale.

Dove si vive nell'oppressione e nella miseria, le parole di Gesù «beati i poveri» hanno un significato che noi abbiamo perduto .

Considerare il Cristianesimo come un fenomeno planetario, non solo Occidentale, rende impossibile leggere il Nuovo Testamento allo stesso modo una seconda volta. Il Cristianesimo che vediamo se passiamo attraverso questo esercizio sembra davvero una bestia molto esotica, intrigante, eccitante, e un po' spaventosa.

Il Cristianesimo si sta insomma diffondendo in modo sorprendente tra i poveri e Ì perseguitati, mentre si atrofizza tra i ricchi e gli agiati. Usando la tradizionale visione marxista della religione come oppio delle masse, si incorrerebbe nella tentazione di trarre la conclusione che la religione ha veramente un collegamento con il sottosviluppo e i sistemi culturali pre-moderni, e che scomparirà con il progredire della società.

Questa conclusione sarebbe tuttavia superficiale, perché certi tipi di Cristianesimo pieni di entusiasmo si stanno affermando tra i professionisti e i gruppi che hanno un orientamento altamente tecnologico, in particolare intorno all'area del Pacifico e negli Stati Uniti.

Però la distribuzione dei moderni cristiani potrebbe ben mostrare che la religione ha una migliore affermazione quando prende con molta serietà quel profondo pessimismo riguardo al mondo secolare che caratterizza il Nuovo Testamento. Se non è proprio una fede basata sull'esperienza della povertà e della persecuzione, allora almeno considera queste cose degli elementi normali e prevedibili della vita.


Questa visione non è derivata da un complesso ragionamento teologico, ma è piuttosto una lezione che viene dall'esperienza vissuta. . Senza dubbio il Cristianesimo può affermarsi attraverso questo esercizio sembra davvero una bestia molto esotica, intrigante, eccitante, e un po' spaventosa.

Il Cristianesimo si sta diffondendo in modo sorprendente tra i poveri e i perseguitati, mentre si atrofizza tra i ricchi e gli agiati.
Usando la tradizionale visione marxista della religione come oppio delle masse, si incorrerebbe nella tentazione di trarre la conclusione che la religione ha veramente un collegamento con il sottosviluppo e i sistemi culturali pre-moderni, e che scomparirà con il progredire della società.

Questa conclusione sarebbe tuttavia superficiale, perché certi tipi di Cristianesimo pieni di entusiasmo si stanno affermando tra i professionisti e i gruppi che hanno un orientamento altamente tecnologico, in particolare intorno all'area del Pacifico e negli Stati Uniti.

Però la distribuzione dei moderni cristiani potrebbe ben mostrare che la religione ha una migliore affermazione quando prende con molta serietà quel profondo pessimismo riguardo al mondo secolare che caratterizza il Nuovo Testamento. Se non è proprio una fede basata sull'esperienza della povertà e della persecuzione, allora almeno considera queste cose degli elementi normali e prevedibili della vita.

Questa visione non è derivata da un complesso ragionamento teologico, ma è piuttosto una lezione che viene dall'esperienza vissuta. Senza dubbio il Cristianesimo può affermarsi anche in altri contesti, anche dove c'è pace e prosperità, ma forse lì la sua affermazione diventa più difficile, come difficile è passare attraverso la cruna di un ago.

La Bibbia nel futuro dell' Europa card. C.M. Martini- Corriere della sera , Luglio 2002.

Ecco in sintesi l'intervento del cardinale Carlo Maria Martini al convegno «Cristianesimo e democrazia nel futuro dell'Europa» organizzato a Camaldoli dalla rivista «II Regno».

Sono lieto di poter intervenire a questo incontro di studio di Camaldoli, che rappresenta uno dei pochi luoghi e momenti di riflessione del nostro tempo in cui ci si sforza di ripensare in maniera aperta e sema pregiudizi il tema dell'agire politico nel contesto europeo e. mondiale con un rigoroso riferimento alla Parola di Dio.

Il mio intervento vuole sottolineare appunto una delle premesse fondamentali per questo ripensamento. Esso si riallaccia a un "sogno" che avevo espresso durante il secondo Sinodo dei vescovi europei: il sogno cioè che attraverso una familiarità sempre più grande degli uomini e delle donne europee con la Sacra Scrittura, letta e pregaia da soli, nei gruppi e nelle c-omunilà, si ravvivasse quella esperienza del fuoco nel cuore che fecero i due discepoli sulla strada di Emmaus.

E aggiungevo che, anche per la mia esperienza,. mi sentivo certo che la Bibbia letta e pregata in particolare dai giovani, sarebbe stata il libro del futuro del continente europeo. Parlando di cristianesimo mi riferisco qui in generale a tutte le Chiese cristiane presenti in Europa, prescindendo per il momento dal problema ecumenico. Alcuni problemi esistenziali sono infatti comuni in Europa un po' a tutte le confessioni. Sottolineo tra i molti i quattro in particolare.

1- Il primo potrebbe essere descritto come la frammentazione o la parcellizzazione della vita. Essa è causata dalle diversità tra luogo di residenza, luogo di studio, luogo di lavoro, luogo di svago, con una conseguente dispersione degli orari familiari, come pure dalla molteplicità delle appartenente.In Europa sono sempre meno i luoghi dove si conduce un tipo di vita contrassegnati dalla stabilità e dalla omogeneità delle relazioni. Tale frammentazione opera una divisione nella vita che la rende più faticosa. Per questo la gente e sempre più nervosa, stanca, divorata dalla fretta, bisognosa di stimoli e di eccitazioni crescenti.

2. In secondo luogo il cristiano europeo vive convivenze logoranti e dirompenti. L'Europa non si può ritenere del tutto secolarizzata, specialmente in alcune regioni permangono ambiti e luoghi vitali con residui più o meno importanti di cristianesimo, Tuttavia viviamo un po' tutti in una mistura di ambiti che confondono e smarriscono molte persone.

3. Appartenenze parziali, soggettivismo ed ecletticismo. Per comprendere questa terza caratteristica, utilizzo l'immagine dell'albero. Ci sono Ì cristiani della linfa, i cosiddetti impegnati, coloro che partecipano abbastanza da vicino alle iniziative della parrocchia. Ci sono i cristiani del midollo, che frequentano la messa con qualche regolarità, che contribuiscono magari economicamente alle necessità della Chiesa. però non collaborano direttamente alla costruzione della comunità.

Ci sono poi i cristiani della corteccia, che vivono marginalmente rispetto alla comunità cristiana. In numero crescente ci sono gli allontanati della prima generazione, cioè coloro che sono stati educati cristianamente ma da tempo hanno abbandonato la Chiesa. Ci sono infine i lontani della seconda generazione, pure in crescendo, che non sono stati educati cristianamente, non hanno mai avuto alcun contatto serio con la Chiesa e per lo più non sono neppure battezzati.

4. Un quarto aspetto è di origine più recente. Esso non riguarda soltanto il dialogo ecumenico, che in Europa ha segnato in questi ultimi decenni grandi progressi ed è uno dei fattori che contribuiscono al risveglio spirituale dell'Europa e alla capacità di dialogo a livello europeo e mondiale, ma si riferisce al fatto nuovo della presenza in Europa di un numero sempre più grande di seguaci di altre religioni, soprattutto musulmani. Il problema della capacità di convivenza, del dialogo reciproco, della collaborazione e del rispetto per le varie religioni, della ricerca di valori comuni si pone dunque sèmpre più fortemente, se vogliamo evitare o la ghettizzazione di questi gruppi o lo scontro di religioni e di civiltà.

È in questo quadro che emerge il significato e l'importanza educativa della sacra Scrittura per il futuro del continente europeo. Una delle esperienze che maggiormente mi hanno accompagnato in questi anni è che la Bibbia può essere a buon diritto considerata come il grande libro educativo dell'umanità. Ma come valorizzare in pratica questa potenza educativa della Bibbia e farla giungere alia gente sempl ce, alle grandi masse anche nelle nostre metropoli, aiutandole a superare le difficoltà sopra de scritte della frammentazione del la vita, delle convivenze dirom penti, delle difficoltà del dialogo interculturale e in terreligioso?

Per quanto riguarda la mia esperienza pastorale, esprimo la seguente rispostai tra i mezzi che possono maggiormente aiutare i cristiani che vivono nel mondo contemporaneo a raggiungere quell'unità di vita e quella capacità di orientamento che è premessa a un vivere sociale costruttivo, v'è certamente l'esercizio paziente, metodico, tendenzialmente quotidiano della lectio divina. Con il termine lectio divina intendo la capacità di mettersi di fronte una pagina della Scrittura per leggerla in spirito di fede e di preghiera, cosi da smascherare le insidie della mentalità contemporanea e giungere a leggere tutte le realtà secondo la mente e il cuore di Dio.

Mi preme tuttavia insistere sul fatto che non è lectio divina il solo prendere ogni tanto in mano, da soli o in piccoli gruppi, qualche pagina della Bibbia, La lecito è un esercizio ordinato, metodico, non casuale, fatto in un clima di silenzio di preghiera, con una lettura idealmente continua di tutta la Bibbia.

Nel mondo occidentale ci troviamo in un contesto pubblico che prescinde da Dio, in cui il mistero di Dio è quasi assente nei segni esteriori della vita della società. Siamo minacciati da un'aridità interiore che rischia di soffocare le coscienze, di non lasciar più emergere nell'esperienza quotidiana il senso e il gusto del Dio vivente. Solo se alimentiamo la nostra fede con un contatto personale con la Parola, riusciremo a passare indenni attraverso il deserto spirituale della società contemporanea.

Vorrei da ultimo ancora ricordare l'importanza della familiarità dei cristiani con la Scrittura per affrontare il dialogo interreligioso e inlerculturale. Tutta la Scrittura è pervasa da questo dialogo, perché essa racconta la storia del popolo di Dio che è entrato via via in contatto con nuove culture e correnti di pensiero e in parte le ha assorbite, in parte ha operato su di esse un discernimento illuminante.

Un atteggiamento dialogante, rispettoso e insieme cosciente dei propri valori e delle proprie certezze è dunque quell'atteggiamento che la Scrittura promuove e che e tanto necessario per un dialogo fruttuoso in Europa con le altre religioni e con le altre culture. Vorrei anche sottolineare come, per esperienza personale, anche il dialogo con i non credenti, che ho proposto in questi anni a Milano con la cosiddetta «cattedra dei non credenti» ci ha fatto comprendere che il terreno della Bibbia è quello di più facile confronto anche con coloro che non credono in Dio o che sono in qualche modo in ricerca.

Ritengo dunque che la sacra Scrittura sia davvero il libro del futuro dell'Europa

Carlo Maria Martini.


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