Corso di Religione





         


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Tra morte,  (auto) giudizio e Paradiso la Chiesa Cattolica da sempre ha creduto che vi sia

- solo per UOMINI e DONNE SPIRITUALI, discepoli e discepole di Gesù che sono morti "in grazia di Dio" cioè nella FEDE  e nella vita di evangelizzazione , ma che non sono giunti al compimento nel loro Essere -

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uno stato ultraterreno intermedio dell'Essere in cui vengono estinti tutti gli attaccamenti a sè ed alle cose del mondo , prima di sorgere al Cielo : il PURGATORIO
Alberto Maggi: La forza della fede dopo la morte di un caro. 9 gennaio 2015 Tv2000.it

GIOVANNI PAOLO II UDIENZA GENERALE - Mercoledì, 4 agosto 1999

Il purgatorio: necessaria purificazione per l’incontro con Dio

Nella sua Catechesi del 4 agosto, il Pontefice ha spiegato che cos’è il purgatorio: «Per quanti si trovano in condizione di apertura a Dio, ma in un modo imperfetto, il cammino verso la piena beatitudine richiede una purificazione, che la fede della Chiesa illustra attraverso la dottrina del “purgatorio”» 1. Come abbiamo visto nelle due precedenti catechesi, in base all’opzione definitiva per Dio o contro Dio, l'uomo si trova dinanzi a una delle alternative: o vive con il Signore nella beatitudine eterna, oppure resta lontano dalla sua presenza.

Per quanti si trovano in condizione di apertura a Dio, ma in un modo imperfetto, il cammino verso la piena beatitudine richiede una purificazione, che la fede della Chiesa illustra attraverso la dottrina del “Purgatorio” (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1030-1032).

2.Nella Sacra Scrittura si possono cogliere alcuni elementi che aiutano a comprendere il senso di questa dottrina, pur non enunciata in modo formale. Essi esprimono il convincimento che non si possa accedere a Dio senza passare attraverso una qualche purificazione. Secondo la legislazione religiosa dell'Antico Testamento, ciò che è destinato a Dio deve essere perfetto. In conseguenza, l'integrità anche fisica è particolarmente richiesta per le realtà che vengono a contatto con Dio sul piano sacrificale, come per esempio gli animali da immolare (cfr Lv 22,22) o su quello istituzionale, come nel caso dei sacerdoti, ministri del culto (cfr Lv 21,17-23).

A questa integrità fisica deve corrispondere una dedizione totale, dei singoli e della collettività (cfr 1 Re 8,61), al Dio dell’alleanza nella linea dei grandi insegnamenti del Deuteronomio (cfr 6,5). Si tratta di amare Dio con tutto il proprio essere, con purezza di cuore e con testimonianza di opere (cfr ivi, 10,12s). L’esigenza d’integrità s’impone evidentemente dopo la morte, per l’ingresso nella comunione perfetta e definitiva con Dio. Chi non ha questa integrità deve passare per la purificazione.

Un testo di san Paolo lo suggerisce. L’Apostolo parla del valore dell’opera di ciascuno, che sarà rivelata nel giorno del giudizio, e dice: “Se l’opera che uno ha costruito sul fondamento [che è Cristo] resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco” (1 Cor 3,14-15).
3.Per raggiungere uno stato di perfetta integrità è necessaria talvolta l’intercessione o la mediazione di una persona. Ad esempio, Mosè ottiene il perdono del popolo con una preghiera, nella quale evoca l’opera salvifica compiuta da Dio in passato e invoca la sua fedeltà al giuramento fatto ai padri (cfr Es 32,30 e vv. 11-13).

La figura del Servo del Signore, delineata dal Libro di Isaia, si caratterizza anche per la funzione di intercedere e di espiare a favore di molti; al termine delle sue sofferenze egli “vedrà la luce” e “giustificherà molti”, addossandosi le loro iniquità (cfr Is 52,13-53,12, spec. 53,11).

Il Salmo 51 può essere considerato, secondo la visuale dell’Antico Testamento, una sintesi del processo di reintegrazione: il peccatore confessa e riconosce la propria colpa (v. 6), chiede insistentemente di venire purificato o “lavato” (vv. 4.9.12.16) per poter proclamare la lode divina (v. 17).

4.Nel Nuovo Testamento Cristo è presentato come l’intercessore, che assume in sé le funzioni del sommo sacerdote nel giorno dell’espiazione (cfr Eb 5,7; 7,25) Ma in lui il sacerdozio presenta una configurazione nuova e definitiva. Egli entra una sola volta nel santuario celeste allo scopo d’intercedere al cospetto di Dio in nostro favore (cfr Eb 9,23-26, spec. 24). Egli è Sacerdote e insieme “vittima di espiazione” per i peccati di tutto il mondo (cfr 1 Gv 2,2).

Gesù, come il grande intercessore che espia per noi, si rivelerà pienamente alla fine della nostra vita, quando si esprimerà con l’offerta di misericordia ma anche con l’inevitabile giudizio per chi rifiuta l'amore e il perdono del Padre. L'offerta della misericordia non esclude il dovere di presentarci puri ed integri al cospetto di Dio, ricchi di quella carità, che Paolo chiama “vincolo di perfezione” (Col 3,14).


5. Durante la nostra vita terrena seguendo l'esortazione evangelica ad essere perfetti come il Padre celeste ( Mt 5,48-48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste ) siamo chiamati a crescere nell'Amore per trovarci saldi e irreprensibili davanti a Dio Padre,  "al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi" ( 1 Ts 3,12 Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi, 13 per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.)

D'altra parte, siamo invitati a  "purificarci da ogni macchia della carne e dello spirito"  (2 Cor 7,1). In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio perché l'incontro con Dio richiede una purezza assoluta. Ogni traccia di attaccamento al male deve essere eliminata; ogni deformità dell'anima corretta.

La purificazione deve essere completa, e questo è appunto ciò che è inteso dalla dottrina della Chiesa sul purgatorio.
Questo termine non indica un luogo, ma una condizione di vita.
Coloro che dopo la morte Vivono in uno stato di purificazione sono già nell'Amore di Cristo, il quale li solleva dai residui dell'imperfezione

(cfr Conc. Ecum. di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1304; Conc. Ecum. di Trento, Decretum de iustificatione: DS 1580; Decretum de purgatorio: DS 1820).
Occorre precisare che lo stato di purificazione non è un prolungamento della situazione terrena

, quasi fosse data dopo la morte un'ulteriore possibilità di cambiare il proprio destino. L'insegnamento della Chiesa in proposito è inequivocabile ed è stato ribadito dal Concilio Vaticano II, che così insegna:
"Siccome poi non conosciamo né il giorno né l'ora ( della nostra morte ) , bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso della nostra vita terrena  (cfr Eb 9,27), meritiamo con Lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori, dove  'ci sarà il pianto e lo stridore dei denti'  (Mt 22,13 e 25,30)" (Lumen gentium, 48).cfr 1 Gv 3,3 Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. 3Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.CUCC 1032 Un ultimo aspetto importante che la tradizione della Chiesa ha sempre evidenziato, va oggi riproposto: è quello della dimensione comunitaria. Infatti coloro che si trovano nella condizione di purificazione sono legati sia ai beati che già godono pienamente la VITA eterna sia a noi che camminiamo in questo mondo verso la casa del Padre . Come nella vita terrena i credenti sono uniti tra loro nell'unico Corpo mistico, così dopo la morte coloro che vivono nello stato di purificazione sperimentano la stessa solidarietà ecclesiale che opera nella preghiera, nei suffragi e nella carità degli altri fratelli nella fede. La purificazione è vissuta nel vincolo essenziale che si crea tra coloro che vivono la vita del secolo presente e quelli che già godono la beatitudine eterna.Il Purgatorio - teologieTrascrizione di una catechesi radiofonica di Padre Livio Fanzaga teologo, direttore di radiomaria.it . source : holy.harmoniae.com/novissimi_purgatorio.htm

" Entriamo innanzitutto nella problematica del purgatorio che, benché sia una realtà appena accennata dalla Bibbia, è tuttavia molto viva nella coscienza dei fedeli sia di fede cattolica sia di fede ortodossa (che concorda con la Chiesa Cattolica circa l'esistenza del purgatorio e nel definirne l'obiettivo che è quello di completare la purificazione non ancora compiuta in questa vita).

Una negazione consistente e sempre più decisa nei confronti del purgatorio è invece venuta dalla chiesa protestante a partire da Lutero, e in questa negazione da parte dei protestanti sono messi in gioco alcuni principi fondamentali della riforma protestante ed in particolar modo il primato della Bibbia (il libro dei Maccabei, nel quale si parla esplicitamente del purgatorio (
non dicono così gli esegeti contemporanei n.d.r.) , è infatti un libro che non viene incluso nel canone dei protestanti) ma soprattutto contraddice la concezione luterana della giustificazione del peccatore.

Il concetto di giustificazione: differenze tra cattolici e protestanti
Secondo Lutero l'uomo, sia pure con l'aiuto della grazia, non può pervenire ad uno stato di giustizia che sia una purificazione e una nuova creazione interiore. Secondo Lutero lo stato di santità è qualcosa che ci viene imputato dall'esterno da Dio e non un qualcosa che viene conseguito nel cuore umano. Per cui, secondo Lutero, la giustificazione potremo definirla come un rivestimento esterno da parte di Cristo e non un processo di spiritualizzazione e di santificazione interiore .Una volta che Cristo ha perdonato il peccatore, una volta che Cristo ha imputato al peccatore la sua giustizia che Cristo stesso cia ha ottenuto in croce, ebbene, quel peccatore è santo agli occhi di Dio anche se nel medesimo tempo ha ancora le radici del peccato. Per cui nel momento della morte il Padre vede il peccatore rivestito nella giustizia di Cristo e pertanto secondo Lutero l'uomo non ha bisogno del purgatorio.
Secondo il concetto di giustificazione elaborato nel Concilio di Trento il processo di giustificazione si identifica invece col processo di purificazione del cuore: il cuore umano prima si libera dal peccato mortale, poi dai peccati veniali e quindi da quelle radici del male che vengono chiamate dai teologi " concupiscenza ", ossia quella spinta al male e all'egoismo che rimangono in noi anche in seguito del battesimo. Il processo di purificazione e di giustificazione secondo l'angolatura cattolica è un processo di bonifica interiore: si muore all'uomo vecchio e cresce in noi l'uomo nuovo, l'uomo nello Spirito Santo, l'uomo che non vive più secondo la carne ma secondo lo Spirito, e il culmine di questo processo di giustificazione è la capacità di amare Dio sopra ogni cosa.

Secondo la teologia cattolica chi non porta a termine questo processo di purificazione, di restaurazione dell'immagine di Dio nel proprio cuore in questa vita, ossia colui che muore con una debole capacità di amare, proprio perché è chiamato nella visione beatifica ad amare Dio con un atto di amore perfetto, ha bisogno di questo processo di completamento della purificazione.

Quello che divide i cattolici dai protestanti riguardante l'esistenza del purgatorio non è soltanto il fatto che la Chiesa privilegia rispetto ai dati biblici quella che è stata la tradizione da sempre della Chiesa fin dai primi tempi del culto dei morti e della preghiera per i morti, ma è il concetto stesso di purificazione che secondo i protestanti non avviene come processo interiore, ma esiste una imputazione al peccatore della giustizia di Cristo per cui il peccatore, pur rimanendo con la sua spinta al male, viene perdonato da Dio e accolto in paradiso subito dopo la morte. Per i cattolici invece questa giustizia è qualcosa che deve tradursi in una ricostituzione dell'immagine di Dio nel cuore umano.
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