Corso di Religione

         


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La Fioritura del cristianesimo e
Celebrazione Eucaristica a Fuju-Cina popolare

Il 1500 Segna un grande progresso nella diffusione del cristianesimo, ma molto sovente con metodi tutt'altro che evangelici. Spagnoli e portoghesi sterminano intere popolazioni, distruggono civiltà riducendo in schiavitù coloro che riescono a sconfiggere.

Il più delle volte mascherano la loro sete di potere e di denaro affermando di voler portare il cristianesimo agli "infedeli". Si battezza con superficialità e larghezza, senza preoccuparsi affatto di lasciare una vera libertà di scelta. Lo stesso avviene per gli schiavi deportati dall'Africa.

Il 1600 I gesuiti, i domenicani e i francescani  sono all'opera in molte regioni asiatiche, sulle orme del grande Francesco Saverio, che un secolo prima aveva lavorato soprattutto in India e in Giappone.

Nelle Filippine sbarcano i domenicani, in India il Gesuita p. Roberto de Nobili sperimenta, tra mille difficoltà, nuovi metodi per adattare il messaggio cristiano alla mentalità, agli usi, alla filosofia indiana; un altro gesuita, il p. Antonio de Andrade varca, nel 1624, i confini del Tibet, dove resta per sei anni. Frattanto le missioni in Cina progrediscono fra alterne vicende
Le "missioni"
Nell'America del Sud, i missionari si oppongono, spesso con molta decisione, ai metodi disumani usati dai dominatori europei nei confronti delle popolazioni locali. I gesuiti ottengono di iniziare un tipo veramente originale e nuovo di attività sociale e missionaria: i governi concedono loro di fondare delle specie di "stati", chiamati reducciones (riduzioni), in cui possono organizzarsi insieme alla popolazione locale, come desiderano.

La prima di queste reducciones sorge nel 1610; un secolo e mezzo dopo se ne contano già 33, distribuite su un vasto territorio, con un totale di circa 300 mila indiani. La vita di queste comunità è regolata molto democraticamente, per quei tempi: si elegge un presidente della repubblica, la proprietà dei beni è comune, la giornata lavorativa è di sei ore, i giorni di lavoro settimanale cinque.

Queste straordinarie comunità vivono fra continue difficoltà e opposizioni da parte di chi vorrebbe sfruttare gli indiani anziché aiutarli; alla fine, purtroppo. tutto verrà distrutto con l'espulsione dei gesuiti nel 1768.

Nel 1700 America del Nord e del Sud, Asia, Africa, Oceania sono percorse da missionari di vari ordini religiosi che, a volte, compiono veri prodigi di adattamento e di coraggio. Ma nel 1789 scoppia la rivoluzione francese che provoca una battuta d'arresto nell'opera missionaria: la Francia è, infatti, una delle nazioni che più s'impegna nel campo dell'evangelizzazione, ma ora è sconvolta dalla guerra civile, dalla persecuzione religiosa, dalle guerre napoleoniche e poi dalla restaurazione.

Anche gli altri paesi europei vengono tutti più o meno gravemente coinvolti in questa grande avventura che vede mescolarsi fatti positivi e di progresso con altri senza dubbio dannosi e dolorosi.

Dopo la pausa segnata dai fatti connessi con la rivoluzione francese, il secolo XIX vede un deciso rilancio delle missioni. I governi locali (soprattutto Inghilterra, Francia, Germania, Olanda) assumono un atteggiamento di neutralità o di benevolenza nei confronti dei missionari, che fra il 1850 e il 1940 ottengono praticamente via libera in quasi tutta l'Africa, l'India, l'Indocina.

Nascono in varie nazioni, e anche in Italia, alcuni istituti che si pongono come unico fine l'invio di personale nelle terre di missione affiancandosi agli antichi ordini religiosi (in Italia sono il PIME di Milano e Roma, i Comboniani di Verona, i Saveriani di Parma e i Missionari della Consolata di Torino).

Gli esploratori europei si spingono nell'interno del continente africano; alcuni, come il famosissimo Livingstone, sono missionari essi stessi, altri aprono la strada ai missionari che si avventurano fra popolazioni ancora sconosciute. 

Anche i rapporti con i musulmani sono finalmente mutati e i cristiani tentano presso di loro, con poca fortuna, la presentazione pacifica dell'annuncio cristiano. Dove invece gli sforzi missionari raggiungono risultati a volte straordinari è presso le popolazioni animiste dell'Africa "nera".

Dall'oriente all'occidente del continente si formano comunità cristiane fiorenti.

Naturalmente tutto ciò avviene non senza difficoltà e a volte in mezzo a pericoli derivanti dal clima e dalle ostilità degli uomini. Le giovani Chiese, come già quelle dei primi tempi del cristianesimo, affrontano le prime persecuzioni e contano i loro primi martiri: cosii avviene nell'Uganda, nell'impero dell'Annam (penisola indocinese), in Cina, Corea ecc.

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