Corso di Religione

EBRAISMO

 
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GLI EBREI OGGI
Gli ebrei oggi Source : Le religioni in Italia cesnur.org

Secondo le stime degli esperti, nel 1991 la popolazione ebraica  era  nel mondo di 14 milioni circa così suddivisi:  
Israele   3.717.000
America   6.278.000 per la maggior parte residenti negli Stati Uniti. Gli ebrei d'America rappresentano circa il 64% degli ebrei della diaspora .
Asia   3.979.000
Europa      2.307.000 circa 500.000 dei quali risiedono in Francia.
Russia    430.000 fino al 1991 dopo la liberalizzazione dei visti, molti sono ritornati o si accingono a tornare in Israele ed è difficile, al momento, sapere con certezza quanti sono rimasti.
ltalia       32.000

Le comunità più numerose sono quelle di Roma, con circa 15.000 membri, e di Milano con circa 10.000 membri.
Oggi gli ebrei italiani iscritti alle 21 Comunità del paese sono meno di 30.000 su una popolazione di 57 milioni. Quasi la metà vivono a Roma, meno di 10.000 a Milano. Gli altri sono sparsi in Comunità definite "medie" (Torino, Firenze, Trieste, Livorno, Venezia) o "piccole".
Le varie Comunità, ognuna delle quali retta da un Consiglio eletto dagli iscritti, sono riunite nell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha sede a Roma e le rappresenta nei rapporti con il Governo e con le Istituzioni pubbliche.  L’Unione provvede poi al coordinamento delle esigenze culturali e cultuali delle Comunità ebraiche e al sostegno di quelle più piccole.

Malgrado i molti problemi, malgrado la crisi demografica, l'ebraismo italiano resta vivo e vivace e rappresenta, in seno alla società circostante, un elemento di stimolo, di riflessione e di confronto.

L'ebraismo attuale consiste di due componenti storico-etniche, con differenze fra loro: i sefarditi, di origine mediterranea e gli ashkenaziti, di origine centro-europea .

Le credenze e le pratiche fondamentali dei due gruppi sono le stesse, anche se è vero che certe usanze e certi elementi del culto differiscono, tanto che nei paesi dove la comunità è numerosa coesistono sinagoghe sefardite e sinagoghe ashkenazite.

Tuttavia, dove la comunità è piccola, non è raro vedere sefarditi e ashkenaziti riunirsi in un'unica sinagoga, il che mostra bene che non si tratta di fedi diverse.

Più complesso è il discorso per le tre principali "correnti" dell'ebraismo moderno, che si mostrano divise soprattutto negli Stati Uniti dove rappresentano, rispettivamente, il 10%, il 32% e il 38% degli ebrei affiliati a sinagoghe, anche se le proporzioni si rovesciano se si considera, invece dell'affiliazione, la frequenza almeno mensile :
- ortodossi,
- conservativi
- riformati.

L'ebraismo riformato è nato in Germania nel secolo scorso, ma ha trovato il suo manifesto negli Stati Uniti con la Piattaforma di Pittsburgh del 1885, in cui si dichiara l'intenzione di rifiutare tutto quanto non sia "adatto alle vedute e alle abitudini della civiltà moderna" nelle cerimonie come nella dottrina e nella morale.

In Germania i riformati avevano adottato il tedesco in luogo dell'ebraico nelle cerimonie, l'uso dell'organo, paramenti "sacerdotali" per i rabbini e così via. In America i riformati pongono l'accento soprattutto sulla "americanizzazione" dell'ebraismo.

Contro i riformati si schierano fin dalla prima metà dell'Ottocento gli ortodossi, che insistono sull'ispirazione divina sia della Torah sia del Talmud e sulla necessità di evitare di "diluire" la fede nel compromesso con la modernità.

Se uno dei padri fondatori del movimento ortodosso - il rabbino di Francoforte Samson Raphael Hirsch (1808-1868) - accetta la scienza moderna, pure affermando che in caso di conflitto è la Torah a dovere prevalere (e da lui nasce la corrente detta neo-ortodossa), altri vedono nella scienza profana un pericolo per l'integrità della fede.

Tra riformati e ortodossi si colloca la corrente "intermedia" dei conservativi (per relazione alla corrente ortodossa, la traduzione italiana "conservatori" non rende la tendenza piuttosto "progressista", anziché "conservatrice", del movimento, pur se la traduzione del termine ebraico massortim sarebbe "tradizionalisti"; alcuni suggeriscono perciò la versione "conservativi"), che mantiene l'uso della lingua classica, la legge del Sabato e altri aspetti dell'ebraismo tradizionale, per cui professa la più grande venerazione, senza tuttavia considerare la tradizione come una realtà immutabile - come invece fanno le correnti ortodosse -, quanto piuttosto un corpus che deve confrontarsi dinamicamente con il contesto socioculturale moderno "

Moni Ovadia: sono ebreo ma fuori dalla Comunità Il œManifesto 8 novembre 2013

Lunedì scorso tramite un'intervista chiestami dal Fatto Quotidiano, ho dato notizia della mia decisione definitiva di uscire dalla comunità  ebraica di Milano, di cui facevo parte, oramai solo virtualmente, edesclusivamente per il rispetto dovuto alla memoria dei miei genitori.

A seguito di questa intervista il manifesto mi ha invitato a riflettere e ad approfondire le ragioni e il senso del mio gesto, invito che ho accolto con estremo piacere. Premetto che io tengo molto alla mia identità  di ebreo pur essendo agnostico.

Ci tengo, sia chiaro, per come la vedo e la sento io. La mia visione ovviamente non impegna nessun altro essere umano, ebreo o non ebreo che sia, se non in base a consonanze e risonanze persua libera scelta.

Sono molteplici le ragioni che mi legano a questa «appartenenza». Una delle più importanti è lo splendore paradossale che caratterizza l'ebraismo: la fondazione dell'universalismo e dell'umanesimo monoteista èprima radice dirompente dell'umanesimo tout court èattraverso un particolarismo geniale che si esprime in una œelezione dal basso.

Il concetto di popolo eletto è uno dei più equivocati e fraintesi di tutta la storia.

Chi sono dunque gli ebrei e perchè vengono eletti? Il grande rabbino Chaim Potok, direttore del Jewish Seminar di New York, nel suo «Storia degli ebrei» li descrive grosso modo così : «Erano una massa terrorizzata e piagnucolosa di asiatici sbandati. Ed erano: Israeliti discendenti di Giacobbe, Accadi, Ittiti, transfughi Egizi e molti habiru, parola di derivazione accadica che indica i briganti vagabondi a vario titolo: ribelli, sovversivi, ladri, ruffiani, contrabbandieri. Ma soprattutto gli ebrei erano schiavi e stranieri, la schiuma della terra».

Il divino che incontrano si dichiara Dio dello schiavo e dello Straniero. E, inevitabilmente, legittimandosi dal basso non può che essere il Dio della fratellanza universale e dell'uguaglianza.

Non si dimentichi mai che il «comandamento più ripetuto nella Torah sarà : " Amerai lo straniero! Ricordati che fosti straniero in terra d'Egitto! Io sono il Signore! " L'amore per lo straniero è fondativo dell'Ethos ebraico.

Questo «mucchio selvaggio» segue un profeta balbuziente, un vecchio di ottant'anni che ha fatto per sessant'anni il pastore, mestiere da donne e da bambini. Lo segue verso la libertà  e verso un'elezione dal bassoche fa dell'ultimo, dell'infimo, l'eletto èavanguardia di un processo di liberazione/redenzione.

Ritroveremo la stessa prospettiva nell'ebreo Gesù: «Beati gli ultimi che saranno i primi» e nell'ebreo Marx: «La classe operaia, gli ultimi della scala sociale, con la sua lotta riscatterà  l'umanità  tutta dallo sfruttamento e dall'alienazione».

Il popolo di Mosè fu inoltre una minoranza. Solo il ventiper cento degli ebrei intrapresero il progetto, la stragrande maggioranza preferì la dura ma rassicurante certezza della schiavitù all'aspra e difficile vertigine della libertà . Dalla rivoluzionaria impresa di questi meticci «dalla dura cervice», scaturì un orizzonte inaudito che fu certamente anche un'istanza di fede e di religione, ma fu soprattutto una sconvolgente idea di società  e di umanità  fondata sulla giustizia sociale. Lo possiamo ascoltare nelle parole infiammate del profeta Isaia

Il profeta mette la sua voce e la sua indignazione al servizio del Santo Benedetto che è il vero latore del messaggio: «Che mi importa dei vostri sacrifici senza numero, sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso dei giovenchi. Il sangue di tori, di capri e di agnelli Io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i Miei Atri? Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio, noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità . I vostri noviluni e le vostre feste io li detesto, sono per me un peso sono stanco di sopportarli.Quando stendete le mani, Io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, Io non ascolto. Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova».( Isaia I, cap 1 vv 11- 17).

Il messaggio è inequivocabile. Il divino rifiuta la religione dei baciapile e chiede la giustizia sociale, la lotta a fianco dell'oppresso, la difesa dei diritti dei deboli. Un corto circuito della sensibilità  fa sì che molti ebrei leggano e non ascoltino, guardino e non vedano. Per questo malfunzionamento delle sinapsi della giustizia, i palestinesi non vengono percepiti come oppressi, i loro diritti come sacrosanti, la loro oppressione innegabile.

Qual'è il guasto che ha creato il corto circuito. Uno smottamento del senso che ha provocato la sostituzione del fine con il mezzo. La creazione di uno Stato ebraico non è stato più pensato come un modo per dare vita ad un modello di società  giusta per tutti, per se stessi e per i vicini, ma un mezzo per l'affermazione con la forza di un nazionalismo idolatrico nutrito dalla mistica della terra, sì che molti ebrei, in Israele stesso e nella diaspora, progressivamente hanno messo lo Stato d' Israele al posto della Torah e lo Stato d'Israele, peressi, ha cessato di essere l'entità  legittimata dal diritto il internazionale, nelle giuste condizioni di sicurezza, che ha il suo confine nella Green Line, ed è diventato sempre più la Grande Israele, legittimata dal fanatismo religioso e dai governi della destra più aggressiva.

Essi si pretendono depositari di una ragione a priori. Per questi ebrei, diversi dei quali alla testa delle istituzioni comunitarie, il buon ebreo deve attenersi allo slogan: un popolo, una terra, un governo, in tedesco suona: ein Volk, ein Reich, ein Land. Sinistro non è vero? Questi ebrei proclamano ad ogni piè sospinto che Israele è l'unico Stato democratico in Medio Oriente. Ma se qualcuno si azzarda a criticare con fermezza democratica la scellerata politica di estensione delle colonizzazioni, lo linciano con accuse infamanti e criminogene e lo ostracizzano come si fa nelle peggiori dittature.

Ecco perchè posso con disinvoltura lasciare una comunità  ebraica che si è ridotta a questo livello di indegnità , ma non posso rinunciare a battermi con tutte le mie forze per i valori più sacrali dell'ebraismo che sono poi i valori universali dell'uomo.


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