Corso di Religione

 Radicalismo - pag. 1
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ISLAM
         


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La storia dell'Islam dopo Maometto

Alla morte di Muhammad, che non aveva lasciato alcuna indicazione relativa alla sua successione, la sopravvivenza dell'islam si dovette in parte a Omar, compagno del profeta, che investendo Abu Bakr dell'autorità prima detenuta da Muhammad, diede origine alla figura del  califfo,  halif , ovvero del "vicario" del profeta. 

Omar stesso, dopo la morte di Abu Bakr, divenne califfo e a lui spettò, come già ad Abu Bakr, la direzione politico-religìosa delle genti che avevano aderito all'islam nonché la direzione dell'espansione militare del nascente impero musulmano.

Scismi Il blocco unitario dei primi fedeli si sfaldò ben presto, dando origine ad alcune confessioni molto vicine all'ortodossia e ad altre che possono essere ormai considerate quasi estranee ai principi fondanti il credo musulmano.

La prima divisione risale al periodo iniziale del califfato e si dovette proprio alle tensioni causate dal problema della successione di Muhammad.

Di fatto nell'islam dei primi secoli, dal momento che il potere califfale implicava il possesso dell'autorità religiosa e di quella politica, ogni scisma ebbe carattere religioso, ma origine o finalità politiche.

Non i primi, ma i più numerosi ad allontanarsi dalla sunna (=Tradizione), furono i seguaci di Ali, il quarto califfo, nonché cugino e genero del profeta: essi ritenevano che il califfato dovesse rimanere all'interno del clan di Muhammad, in quanto depositario della scintilla della rivelazione divina, e quindi si ribellarono all'usurpazione" del siriano Muawiyya, fondatore della dinastia Omayyade.

Nacque così la scia, il partito di Ali, la cui storia fu insanguinata da persecuzioni e massacri che radicalizzarono definitivamente il suo distacco dal resto della comunità dei credenti.

Sunna
e scia differiscono per molti aspetti, ma la loro opposizione non va cercata in un rifiuto della tradizione da parte sciita o nel disprezzo della figura di Ali da parte sunnita.

Al contrario, gli sciiti considerano se stessi più fedeli alla tradizione di ogni altro musulmano e si reputano possessori della vera sunna. La differenza fondamentale concerne la figura del califfo: nel mondo sciita (che oggi è maggioritarìo in Iran, mentre in Iraq, Libano e Siria costituisce una significativa minoranza) è preferibile parlare di imam, nome che, di fatto, indica semplicemente colui che guida la preghiera ma che, nella scia, designa il discendente di Muhammad che deve guidare la comunità.

L'imam sciita, a differenza del califfo, è infallibile, non può peccare e detiene un sapere sovrumano. Per questo gli sciiti sostituiscono all' igma', ovvero il consenso della comunità (uno dei cardini della sunna), l'autorità dell'imam. 

La scia ha una sorta di clero gerarchizzato (senza una vera consacrazione), unico caso nel mondo islamico, la cui figura più eminente è quella dell' ayatollah, il "segno di Dio".

La dottrina relativa all'imamato subì nei secoli numerose rielaborazioni tali da frantumare la comunità sciita in numerosi gruppi: il nucleo più significativo è quello "duodecimano", chiamato così perché ammette, dopo Ali, dodici imam legittimi, a partire dall'ultimo dei quali, misteriosamente scomparso, comincia la gaybah, l'occultamento dell' imam supremo, il cui spirito però sopravvive e di cui si attende il ritorno.

-MINIATURA TURCA-XIV SECOLO-MAOMETTO ASSISTE ALLA DECAPITAZIONE DI EBREI DA LUI STESSO CONDANNATI A MORTE.

Come accennato, la scia generò a sua volta numerosi altri scismi, mentre nel corso dei secoli altre divisioni portarono fratture in seno alla sunna. Bisogna però ricordare che, attualmente, l'islam sunnita assorbe circa il 90% dei fedeli, alla scia spetta una percentuale intorno al 9%, mentre i restanti gruppi hanno una diffusione davvero limitata. 

Dopo i primi quattro califfi, in seguito a gravi lotte intestine che furono tra l'altro all'origine della Scia, prese il potere il governatore della Siria dando origine alla dinastia omayyade (661-750), che spostò la capitale a Damasco, rendendo questa città il nuovo centro della vita politica e culturale.

Agli Omayyadi fece seguito la dinastia Abbaside (750-1258), che conquistò il potere con un vero e proprìo colpo di stato. Anch'essi di origine araba, gli Abbasidi estesero la presenza dell'islam fino l'India e trasportarono in Iraq il loro centro di potere fondando a Baghdàd la nuova capitale.

Fin dall'inizio dell'impero abbaside, tuttavia, si andarono formando le dinastie indipendenti. Prima queste l'emirato di Cordova (Spagna), dove avevano trovato rifugio l'unico omayyade superstite alla strage perpetrata dagli Abbasidi durante il colpo di mano che li portò al potere. Seguì la dinastia Tulunidi (868-905) estese il proprio potere Egitto e Siria.

Dopo il mille ci fu la prima grande ondata di popoli provenienti dall'Asia interna: i turchi Selgiuchidi, tribù Oguz islamizzata nel X secolo. Queste genti, oltrepassato il Turkestan, dilagarono per le regioni orientali della Persia (1037) la Mesopotamia (1055) l'Asia Minore (1071) Siria (1094), creando serie di potentati locali. I Selgiuchidi hanno occupato un posto rilevante nella storia, non solo come conquistatori, ma anche come avversari dell'occidente.

Fu contro la barriera da essi creata intorno alla Terra Santa che si mosse la prima crociata, causando un incontro/scontro tra oriente e occidente che durerà per alcuni secoli. I nuovi capi di stirpe turca, benché islamizzati, presero il nome di sultani (coloro che detengono il potere) per mantenere la distinzione con l'autorità propria del califfo in quanto successore di Muhammad, che continuava a esistere a Baghdad.

La seconda ondata di popoli dall'Asia centrale è quella dei mongoli che, all'inizio del XIII secolo, si rìversò sui paesi islamici orientali. Sotto Gengis Khan (morto nel 1227) sorse un potentissimo impero, che si estese per gran parte dell'Asia. 



Nel 1258 Baghdad cadde sotto la pressione mongola, provocando nel mondo islamico uno choc paragonabile a quello provocato dalla notizia della caduta dell'Impero Romano d'occidente.

Il secondo grande conquistatore fu Timur (1336-1405), conosciuto in occidente come Tamerlano (corruzione di Timur Lank, cioè Timur lo Zoppo).

Discendente da una piccola stirpe turca, la sua forza fu costituita da un esercito prevalentemente iraniano. La Transoxiana (Turkmenistan), la Persia, la Mesopotamia caddero sotto il suo dominio; con la vittoria sul sultano ottomano Bayazid, assoggettò parte dell'Asia Minore ed estese il suo dominio anche lungo i confini dell'India settentrionale.

Tamerlano morì nel 1405 durante la campagna per la conquista della Cina.

Mentre i Selgiuchidi e i Mongoli penetrarono nelle terre islamiche in veste di conquistatori, gli Ottomani, Oguz anch'essi di dinastia turca, già in Anatolia, presero il potere verso la fine del XIII secolo.

Ma sotto Uthman (Osman), che diede il nome alla dinastia, iniziarono, dopo la caduta dell'impero dei Selgiuchidi, una rapida campagna di conquiste, nel corso della quale eliminarono gli emirati che, costituitisi nel frattempo, rivaleggiavano fra loro, avanzarono verso l'Anatolia nord-occidentale e scelsero come residenza Bursa, antica città termale (1326).

La vittoriosa campagna ottomana proseguì a occidente nei Balcani, e nel 1326 la loro capitale fu trasferita ad Adrianopoli (Edirne). Infine con Muhammad Il, detto al-Fatih ("il conquistatore" di Costantinopoli, 1543), ebbe inizio quell'ascesa, durata quasi quattro secoli, che doveva fare di questo popolo una potenza mondiale e di Costantinopoli (oggi Istanbul) un nuovo centro politico e culturale.

L'Impero degli Ottomani raggiunse la sua massima ampiezza sotto Solimano (1520-1566), famoso in Occidente come "il magnifico", onorato nella tradizione turca come il Grande Legislatore.

Estese l'impero dall'Ungheria alla Mecca, dal Cairo ai confini della Persia, dominando con la sua flotta l'Africa settentrionale e spingendosi fino a Vienna.

Dopo Solimano l'impero cominciò una lentissima, ma inesorabile decadenza.

Durante la prima guerra mondiale troviamo il sultano (che per altro aveva assunto nel 1876 il titolo di califfo) schierato con la Germania e l'Austria. La sconfitta inflitta dagli alleati agli Imperi centrali segnò anche la fine dell'Impero Ottomano, cui seguì, nel 1922, l'abolizione del sultanato ottomano e, due anni dopo, quella del califfato a opera dei Giovani Turchi guidati da Mustafa Kernal, detto Atatúrk, il padre della Turchia moderna.

Sunniti e sciiti

GLI ARABI ESPUGNANO SIRACUSA

L'Islam si presenta diviso in due gruppi sorti dopo la morte di Maometto: i Sunniti e gli Sciiti.

I Sunniti costituiscono la stragrande maggioranza degli islamici e sono presenti in Arabia, in Africa, in Pakistan e nei paesi Medio-orientali (Iran escluso). Essi ritengono che l'eredità spirituale di Maometto sia passata ai successori, i Califfi, degni di tale onore per fedeltà al suo insegnamento e per esemplarità di vita.

Gli Sciiti vivono prevalentemente in Iran e nello Yemen. Essi ritengono che Maometto abbia nominato un successore, un imam, nella persona del cugino ALI' (656-651 d.C.). Le doti spirituali di Maometto passarono, ereditariamente, ad Alì, ai suoi figli e via via alle generazioni successive. La successione degli imam avviene per consanguineità.

Nonostante la duplice suddivisione, l'osservanza della dottrina religiosa è abbastanza uniforme, pur con alcune differenze.

Marabutti Negli ambienti rurali e nelle piccole città l'osservanza della legge coranica è scrupolosa. Molto diffusa tra il popolo è la venerazione di "santi" locali, i marabutti il cui intervento è richiesto in molteplici occasioni: per guarire dalle malattie, per benedire i matrimoni, per accrescere la fede personale.

Nelle grandi città si sono sviluppate delle tendenze più aperte al dialogo col mondo occidentale, a una più libera e personale interpretazione del Corano e della Tradizione. Gli islamisti  moderati e liberal  considerano la 1^ fase della vicenda di Maometto quella originale e più autentica.

Essi dunque mettono in evidenza il  fondamento religioso e spirituale dell'Islam   e sono aperti alla integrazione nell'islam di valori di altre culture.

Sufi Il movimento del Sufismo poi ha sviluppato l'aspetto propriamente mistico dell' Islam e  ritiene che non siano assolutamente necessarie tutte le pratiche rituali per esprimere la propria fede in Allah e conseguire la salvezza, mentre lo sono 
- la conversione del cuore, 
- la spiritualità, 
- l'amore sia verso Dio che verso il prossimo, 
- il disinteresse. 

Il digiuno e le preghiere giornaliere, se compiuti segretamente e con vera adesione interiore, danno i massimi frutti spirituali.

Musulmani fondamentalisti e musulmani liberali
Per un musulmano religione e politica sono indissolubili. Coloro che invece propendono per una separazione dei due piani sono i cosiddetti musulmani liberali, ma essi sono visti dalla maggioranza come musulmani solo di nome, il loro islam suscita dubbi, anche perché molti non sono praticanti.

I liberali sostengono che nel Corano e nella Vita di Maometto vi sono state due tappe , la prima è quella del periodo della Mecca (gli anni 610-622), la seconda è quella del periodo di Medina (gli anni che arrivano fino al 632, data della morte di Maometto).

Se si analizzano le fonti, secondo tale interpretazione, nel periodo della Mecca si nota che il discorso è più spirituale che politico.

Il discorso di Maometto appare fondato sull'annuncio dell'unicità di Dio, su quello del giudizio finale che attende tutti dopo la morte (giudizio in base al quale ciascuno sarà ricompensato con il cielo o punito con l'inferno) ed infine sul richiamo alla giustizia sociale, alla solidarietà verso i poveri.

Questo sarebbe l'islam originario, il più autentico secondo i liberali, l'idea primaria così come appare rivelata a Maometto.

A Medina invece si sarebbe sviluppato un islam politico, perché le circostanze storiche hanno condotto Maometto a creare un sistema sociale, ad organizzare l'esercito, fare guerre, ecc.

La dottrina relativa a tale periodo, per i liberali, sarebbe dunque secondaria, non necessaria, valida per quelle circostanze storiche particolari e non universalmente.

Una simile interpretazione è contestata dagli - islamisti fondamentalisti, che dicono che proprio il secondo è il vero islam, mentre il primo, quello della Mecca, era condizionato dal fatto che Maometto non era del tutto libero di esprimere il suo progetto, aveva dovuto fare delle concessioni.

Quando a Medina lui ha avuto pieno potere, quando non era più attaccato dai Meccani, allora si è visto il vero progetto, che è un progetto socio-politico, militare e religioso.

Tra queste due tendenze è la seconda ad aver prevalso.

Coloro che considerano la 1^ fase come quella autentica sono aperti  al dialogo e al confronto con altri sistemi valoriali e religiosi ( i musulmani liberali)

Coloro che considerano la 2^ fase come quella autentica  predicano un fondamento religioso, politico sociale e militare dell'Islam ( fondamentalisti ).  Essi si oppongono a qualsiasi tentativo di rinnovamento o reinterpretazione della Tradizione ( integristi).

Questo appare oggi a tutti gli studiosi islamisti come l'attuale volto dell' Islam
.


Lo stato islamicofonte:Wikipedia

".. Fin dai primi tempi dell'Islam, sono numerosi i governi fondati "islamici", a partire dal primo califfato della storia dell'Islam, quello fondato dallo stesso profeta Maometto, per proseguire con tutte le forme di governo sottoposte all'autorità di un califfo, una figura, quest'ultima, il cui significato è "successore" di Maometto.

Tuttavia, il termine "stato islamico" ha assunto connotazioni più specifiche in epoca contemporanea, a partire dal XX secolo. Il concetto moderno di stato islamico è stato articolato e promosso da ideologi come Abu l-A'la al-Maududi, l'ayatollah Ruhollah Khomeini, Israr Ahmed, e Sayyid Qutb.


Come le precedenti nozioni del califfato, lo Stato islamico così inteso ha le sue radici nella legge islamica ed è modellato sull'esempio del potere di Maometto.

Tuttavia, a differenza dei governi retti dai califfi, che erano forme di dispotismo imperiale o di monarchie (in arabo: malik), la nozione moderna di stato islamico può essere compatibile e incorporare istituti politici più moderni, o comunque estranei a tali tradizioni, come le elezioni e il diritto di voto, il potere parlamentare, il potere di revisione giurisdizionale, la sovranità popolare.

Nel XX e XXI secolo, sono molti gli esempi di paesi musulmani che hanno incorporato la sharia, in tutto o in parte, nei loro ordinamenti legali. Alcuni paesi musulmani, invece, hanno statuito l'Islam come religione di stato nelle loro costituzioni, ma non applicano la legge islamica nei loro sistema giurisdizionale.

Gli stati islamici possono essere distinti, in base alla loro forma costitutiva, in monarchie islamiche o in repubbliche islamiche. Esempi di repubblica islamica includono l'Iran, il Pakistan, la Mauritania e il Gambia. .."


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