Corso di Religione



REINCARNAZIONE
Storia e sociologia del concetto di reincarnazione.
         


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Fonti storiche della dottrina della rinascitaTra gli autori occidentali più antichi che trattano di questa dottrina vi è Erodoto (484-425 a.C.) che ne parla nel secondo Libro delle Storie, con queste parole:

"... gli Egiziani sono stati i primi ad affermare che l'anima dell'uomo è immortale; che alla morte del corpo essa entra tosto in un altro animale, allora nascente. Che che dopo essere passata successivamente per tutte le specie di animali della terra, dell'aria e dell'acqua, penetra nuovamente nel corpo di un uomo, nel momento in cui esso nasce: e compie questo suo ciclo nello spazio di tremila anni. Di questa dottrina, come fosse propria, si sono valsi anche alcuni autori greci..." .

Appare perciò evidente gli Egiziani credevano nella rinascita e nella metempsicosi. Di questa dottrina, comunque, se ne sono appropriati alcuni autori greci, tra cui Platone ed Empedocle, che, a loro volta, la diffusero nel mondo greco-romano. Tertulliano,cristiano, dal canto suo, ne parla dicendo:

"Quale valore ha oggi l'antica dottrina menzionata da Platone (cfr. Fedone) sulla migrazione delle anime; come esse si dipartono da qui e vanno ivi e poi ritornano passando per la vita e poi si dipartono nuovamente da questa vita e ritornano presto alla morte? Alcuni sostengono che quest'è una dottrina di Pitagora, mentre Albino (contemporaneo di Galeno 130-200 d.C.) sostiene che quest'è un insegnamento divino dovuto forse a Ermete Trismegisto..." .

Pertanto possiamo affermare con certezza che gli antichi Egizi conoscevano e insegnavano la dottrina della rinascita, certamente in modi diversi al popolo ed agli Iniziati.


Per trovare delle fonti ancor più remote dobbiamo recarci in India, dove ne troviamo ampi cenni nei Veda, uno dei testi religiosi che risale a circa 2000 anni a.C. Va però considerato che questi insegnamenti furono tramandati a voce per moltissimo tempo, la stesura dei Veda, pur essendo abbastanza recente, non deve perciò far supporre che tale insegnamento risalisse soltanto a quella data.

Il testo dei Veda che maggiormente sviluppa la dottrina della rinascita è il Codice del Manù Manavadharmashastra, specialmente nel Libro XII dove troviamo ben 126 paragrafi in cui vengono descritti premi e castighi relativi ad una vita in relazione alle altre vissute in precedenza. Questo trattato, ancor oggi, rappresenta, per gli Indù un testo fondamentale di regole civili e religiose. Studiandone il contenuto appare chiaro come sia servito di ispirazione anche per creare la legislazione greca, quella persiana ed anche la romana. Il paragrafo 40 dice:

«le anime dotate di bontà conseguono la natura divina; quelle dominate dalle passioni, ottengono la condizione umana; le anime precipitate nell'oscurità, sono avvilite allo stato di animali... Circondate dall'oscurità, manifestantesi sotto un'infinità di forme, a causa delle loro precedenti azioni, tutti questi esseri sono dotati di una coscienza interiore: sentono il piacere e il dolore. Sono così stabilite da Brahma, fino ai vegetali, le trasmigrazioni, che hanno luogo in questo mondo orribile, che si auto distrugge senza tregua...» .

Coloro che non vogliono più rinascere dovrebbero studiare attentamente i passi seguenti:

"Considera attentamente le trasmigrazioni degli uomini, cagionate dalle loro azioni colpevoli; la loro caduta nell'inferno ed i tormenti che sopportano nella dimora di "Yama": la separazione di quelli che si amano e la unione con quelli che si odiano; la vecchiaia che fa sentire i malanni, le malattie che li affliggono; lo spirito vitale che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura umana e le trasmigrazioni di quest'anima in diecimila milioni di matrici. Le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle loro iniquità e la felicità inalterabile che essi invece provano nella contemplazione dell'essere divino che conferisce ogni virtù..."

"Dandosi alla meditazione più profonda, l'asceta osservi il cammino dell'anima attraverso diversi corpi, dal grado più alto fino al più basso, cammino che stentano a intravvedere coloro il cui spirito non è stato perfezionato dai Veda..." . Altri notevoli passi del Codice di Manù alludono non solo chiaramente alla dottrina della rinascita, ma indicano la ragione delle vicende del destino umano e il modo come l'uomo può emanciparsi dalla sua condizione mortale: "Ogni atto del pensiero, della parola, del corpo, porta un buon o cattivo frutto: dalle azioni degli uomini risultano le loro differenti condizioni..." (10).

"L'essere dotato di ragione consegue una ricompensa od una punizione per gli atti dello spirito, nello spirito; per quelli della parola, negli organi della parola; per gli atti corporei nel suo corpo..." .
"Colui che è dotato di questa vista sublime, non è più incatenato dalle sue opere, ma colui che è privo di questa vista perfetta, è destinato a rinascere in questo mondo"

"Quando gli uomini delle quattro classi, senza una necessità urgente, deviano dai loro particolari doveri, passano nei corpi più vili e sono ridotti in schiavitù sotto i loro nemici.."
"L'uomo considerando con il suo spirito che queste trasmigrazioni dell'anima dipendono dalle virtù o dai vizi, diriga sempre il suo spirito verso la virtù..."
. Manavadharmashastra

Qualcosa ancor meglio definito lo possiamo trovare nello Samannapalasutta, dove sta scritto:

"Il monaco purificato con mente chiara dirige la sua mente verso il ricordo ed il riconoscimento dei suoi precedenti modi di esistenza e richiama alla sua mente i suoi vari destini delle vite precedenti: prima una vita, poi due vite ... fino a cinquanta vite, poi a mille vite e a centomila vite. Poi richiama alla sua mente le epoche di molte creazioni del mondo, poi le epoche di molte distruzioni del mondo... La ero io, quello era il mio nome, a quella famiglia ho appartenuto, questo era il mio rango, questa era la mia occupazione, tali erano le gioie e le sofferenze che ho avuto, così fu la mia esistenza, morendo ancora una volta venni in esistenza nuovamente altrove. In questo modo il monaco ricorda le caratteristiche ed i particolari dei suoi vari destini dei tempi passati...".

Troviamo anche questo brano interessante anche nel Mundakaupanishad:

"Chi si crea dei desideri con la sua mente, nasce di nuovo a cagione dei suoi stessi desideri" . Anche nella Bhagavad Gita, che possiamo considerare come il Vangelo degli Induisti (circa V secolo a.C.) si trovano dei riferimenti molto chiari: "Come per il corpo dell'anima incarnata vi è il sopraggiungere dell'infanzia, della gioventù e della vecchiaia, così vi è per l'anima di prendere un altro corpo, su questo punto il saggio non è perplesso". ."Al termine di molte vite, l'uomo saggio viene a Me dicendo 'Vasudeva è tutto', ma tale Mahatma è difficilissimo a trovare" . "Come l'uomo deponendo i vecchi abiti ne prende altri nuovi, così lo spirito spogliando i vecchi corpi, entra in altri nuovi..." .

Tertulliano (160-240 d.C.), uno dei più antichi Padri della Chiesa, combatteva la dottrina della metempsicosi intesa come possibilità che l'anima umana potesse trasmigrare negli animali e, nel suo Apologetico, tratta l'argomento della resurrezione in modo molto esteso, leggiamo le sue parole:

"Se un filosofo afferma, come Laberio, seguendo l'opinione di Platone, che un uomo deriva da un mulo, da una serpe o da una donna e se con abilità dialettica adduce tutti gli argomenti per la comprova di una simile tesi, non otterrà forse consenso e susciterà fede in altri? ... se invece il cristiano assicura che un uomo morto, ritornerà uomo e che Caio diventerà Caio, sarà subito cacciato dal popolo ... se vi è qualche Mente che presiede al ritorno delle anime in altri corpi, perché non si dovrà credere che essa trasmigra nella sua stessa sostanza, consistendo nel ripristinare in essere ciò che uno era? Obietterete: le anime dopo aver mutato corpo, non sono più quelle di prima... Ma posso addurre un argomento più solido a nostra difesa sostenendo che è molto più degno di fede che da un uomo debba ritornare un uomo, un Tizio da un Tizio, purché rimanga uomo e che la stessa qualità di un'anima sia restituita nella sua stessa natura, benché sotto altre apparenze ... la luce ogni giorno si accende e si spegne, le tenebre si diradano e poi ritornano, le stelle scompaiono e ricompaiono, le stagioni ove finiscono, ricominciano, i frutti si consumano e ritornano, i semi non risorgono più fecondi se non si corrompono e disfanno: tutte le cose col perire si conservano, tutte le cose con la morte risorgono..." .

Origene (186-253 d.C.), considerato come uno studioso assai serio, credeva nella rinascita e venne scomunicato proprio per questo motivo. In numerosi suoi scritti troviamo esposto il suo punto di vista su questa dottrina, nella sua nota opera Contra Celsum afferma al riguardo:

"Non è forse più conforme alla ragione credere che ogni anima per certe misteriose ragioni (parlo secondo l'opinione di Pitagora, Platone ed Empedocle) sia introdotta in un corpo, secondo i suoi meriti e le sue azioni passate?..." .

Anche S. Girolamo, in una lettera che scrisse ad Arito, parla della rinascita dicendo:

"Se esaminiamo il caso di Esaù, potremo trovare che egli fu condannato a causa dei suoi antichi peccati in un peggior corso di vita..." Ed in un'altra occasione, scrivendo a Demetriade dice: "... la dottrina della trasmigrazione era insegnata segretamente ai pochi fino dai tempi antichi, come una verità tradizionale, che non si doveva divulgare..." .

S. Agostino dimostra di essere al corrente di questa dottrina quando nel Civitate Dei egli dice:

"Certi gentili asserivano che nella rinascita degli uomini avviene quello che i Greci chiamano palingenesi... essi insegnano che avviene l'unione della stessa anima e corpo ogni 440 anni..." . Nelle Confessioni, invece, lo ritroviamo mentre esclama: "Quando, Oh, Signore, ho io peccato? Quando ero nell'utero di mia madre o prima che io fossi? La mia infanzia seguirà ad altra età già morta? o prima ancora? E dove e chi io fui? Ho io peccato o i miei genitori?..." .

Ruffino stesso, in una lettera diretta a S. Anastasio, afferma:

" ... che questa credenza era comune tra i primi Padri della Chiesa ... " . Un'altra conferma di quanto tale dottrina fosse diffusa la ritroviamo anche nelle parole del vescovo Nemesio quando, nella sua preziosa opera De Natura Hominum, afferma: "Tutti i Greci credono che l'anima sia immortale e ritengono che questa passi da un corpo all'altro ... " .

Nella Pistis Sophia, che rappresenta l'unico Vangelo gnostico tuttora esistente, attribuisce al Salvatore le seguenti parole:

"... ma colui che ha peccato una, due o tre volte, la sua anima sarà rigettata e rinviata nel mondo, secondo la forma dei peccati che ha commesso...".

Questo testo viene citato da Epifanio (320-402) e da altri Padri della Chiesa.

Anche nella Cabala ebraica, conosciuta per la saggezza del suo contenuto, troviamo degli accenni alla rinascita, nello Zohar, per esempio, sta scritto:

" ... tutte le anime sono soggette alle prove della trasmigrazione ... esse devono sviluppare tutte le perfezioni... e se non hanno adempiuto a questa condizione durante una vita, devono incominciare una seconda, una terza, fino a quando ... sono atte alla unione con Dio ... " .

H.Ch. Puech, un noto studioso francese, studiò a lungo la dottrina dei manichei e ne riassunse il loro punto di vista sulla rinascita con queste parole:

"Se l'uomo riesce a conservare il perfetto distacco dopo la morte, la sua anima raggiungerà definitivamente ... la sua patria luminosa, il regno del Padre... nel caso contrario, a meno che non avesse commesso peccati gravi che lo portano alla dannazione immediata, sarà condannato, come nella concezione indiana, a rinascere o ad essere travasato nei corpi successivi, allo scopo di percorrere altri cicli dolorosi del samsara " .


Storia e sociologia (Gruppo di ricerca Pascal Thomas in  Reincarnazione, si o no ? - Ediz. Paoline )

" .. Nell'antica Grecia Omero non conosce la trasmigrazione delle anime.
Si ritrova a partire dal IV secolo nell 'Orfismo e nei Pitagorici.           
Si teorizza su basi scientifiche che la credenza sia giunta in Grecia ed in Egitto dall'India.
Naturalmente integrandosi con le due culture.

La rinascita

Nelle religioni orientali come l' induismo e il buddhismo si parla di rinascita per descrivere la visione mistica di qualcosa ( contenitore karmico
) che passa da una esitenza individuale ( vegetale, animale, umana, extraterrestre, etc) ad altre esistenze successive e di reincarnazione per indicare la nuova nascita di un una Coscienza che ha già raggiunto il Paradiso (o il Nirvana).

La dottrina della rinascita, conosciuta anche con altri termini come reincarnazione, trasmigrazione delle anime, metempsicosi (o, più accuratamente, metensomatosi, "passaggio da un corpo a un altro"), palingenesi (dal greco, letteralmente, "cominciare di nuovo"), riguarda la rinascita del Sé , o individualità cosciente , psiche, mente personale, in una serie di incorporazioni fisiche e preternaturali, che sono normalmente umane o animali ma in alcuni casi sono divine, angeliche, demoniache, vegetative, o astrologiche».

I  Veda  , i più antichi testi sacri dell' Induismo non contengono una chiara dottrina sulla rinascita. Assomigliano molto alla Iliade ed Odissea di Omero. Dottrine sulla rinascita compaiono nell Upanishad (testi di commento dei Veda che risalgono presumibilmente al l'VII-VII sec a. C.).

Alcuni storici Indù sostengono che tale credenza sia stata importata da popoli estranei all'India, appartenenti a culture precedenti a quelle Indouropee. Quali? L'Ipotesi è molto fragile.

. Di fatto le uniche culture oggi che custodiscono rivelazioni che fanno riferimento alla reincarnazione sono quelle legate all'induismo e al buddhismo, seppure con differenze a volte incolmabili. Perché, nella Grecia antica, la reincarnazione che non fa parte delle conoscenze omeriche appare in seguito, nell'orfismo di Pítagora, in Platone e in Plotino e, nella cultura romana, in Virgilio, ìn Orazio e in Ovidio?. Qui non possiamo addentrarci in ricerche storiche molto complesse. Ma alcune linee di interpretazione si impongono chiaramente:

a) Una cultura accoglie la reincarnazione, se per caso non l'aveva presa in considerazione fin dall'inizio, quando, al suo interno, l'individuo emerge dalla comunità come una realtà personale, dotata di libertà, di responsabilità e quindi di un valore unico.

Questo significa l'orfismo della Grecia antica e questo esprimono le Upanishad e la BliagavadGita in India.

Il problema da risolvere concretamente è quello della salvezza: come mantenere le norme della città o della tradizione salvaguardando la possibilità di realizzare la propria vocazione personale? Come assumere il passato e ciò che esso ha di colpevole o dì non compiuto senza essere schiacciati dal peso dei rimorsi e del male? Come essere spirituali nell'opacità del corpo?

Possìamo dire che nella Bibbia una domanda del genere è affrontata da Ezechiele, durante l'esilio; in lui, tuttavia, la risposta non parla di reincarnazione, ma di un nuovo dono di Dio, di un cuore nuovo e dì uno spirito nuovo che vengono da Dio stesso. Perché questa risposta e non la risposta della reincarnazione? Per il momento mettiamo da parte il problema, per riparlarne quando affronteremo il caso particolare della Bibbia.

b) Una cultura accoglie la reincarnazione quandosente il bisogno di un « supplemento d'anima », di un rinnovamento spirituale e religioso, poiché le forme religiose e spirituali ereditate appaiono formali o troppo convenzionali.

Questo sìgnificano l'orfismo e il neoplatonismo in Grecia, e la stessa cosa è avvenuta, in India, nelle Upanishad, con la loro insistenza sulla devozione (bhakti). Possiamo pensare che una situazione del genere sia ancora significativa per alcuni europei « post cristiani », che cercano una nuova spiritualità in grado di ravvivare in loro una tradizione cristiana assopita o ormai troppo standardizzata.

c) Una cultura accoglie la reincarnazione quando viene a contatto con un'altra cultura portatrice di tale credenza.

Questo suppone che la cultura «reincarnazionista» sia, se non, dominante, almeno ritenuta forte e vitale, e quindi seducente. Sembra che la reincarnazione sia entrata nella Grecia antica proveniente dall'India. Nell'India stessa, le Upanishad e la Bhagavad Gita possono (forse) aver accolto il tema della reincarnazione rifacendosi a tradizioni antiche, anteriori , di tipo dravidico.

Nell'Europa contemporanea, il fascino dell'Asia ha certamente il suo peso nell'importanza che alcuni attribuiscono alla credenza in questione. Naturalmente in questi processi di acculturazione non esiste un modello unico. Possiamo solo ritenere che una cultura sia tanto più permeabile a un messaggio proveniente dall'estero, se già al suo interno mette in discussione il passato e assiste a quell'emergere dell'individuo dì cui abbiamo parlato.

d) Una cultura accoglie la reincarnazione quando in essa si sviluppa il sapere e si accresce la conoscenza di tipo positivo o scientifico.

E' forse il caso di Pitagora nella Grecia antica: originario del Medio Oriente, questo filosofo matematìco venne a conoscenza della reincarnazione tramite il suo ambiente d'origine. Nello stesso tempo riscontrò in questo tema una certa convergenza con dati astronomici e forse astrologici. Per alcuni europei di oggi la situazione è analoga. Sono desiderosi di spiegare fenomeni strani da essi ritenuti certi, i quali sembrano portare verso la reincarnazione.

Nello stesso tempo, scorgono una convergenza tra questa credenza e una concezione evoluzionista o anche panteista (= il divino sparso ovunque nel cosmo) del mondo. e) Una cultura o una religione che accoglie la reincarnazione integra quindi questa credenza per motivi che potremmo dire  « progressisti » e in questo senso la nuova credenza non significa un regresso a un eventuale arcaismo ma piuttosto un passo avanti nella comprensione dell'esistenza umana.

Ma ecco l'equivoco: è possibile che l'assunzione della reincarnazione da parte di una tradizione spirituale o religiosa sia il sintomo positivo di un desiderio di progresso, ma questo non significa che la credenza sia necessariamente fondata.

Questa, d'altronde, è l'ambiguità di qualsiasi progressismo. .. "


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