Corso di Religione

SIKISMO

LA RELIGIONE
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Princìpi fondamentali Khanda : simbolo che rappresenta il potere creativo universale. Al centro c'è una lama a due tagli, simbolo del potere onnipotente del Creatore; il cerchio simboleggia l'infinito; le due lame all'esterno stanno per l'equilibrio spirituale e temporale dell'universo.

Il Sikhismo si ispira ad alcuni princìpi dell' Induismo e dell' Islam , pur essendo una religione autonoma e a sé stante.
  1. Dall'Induismo trae la credenza nella trasmigrazione delle anime (samsara) e degli effetti delle azioni sulle vite successive (karma). L'obiettivo ultimo è di interrompere il ciclo delle rinascite , tranne che la liberazione non è vista come un annullamento del sé, bensì come una congiunzione con Dio, che è Uno e indivisibile. Tale congiunzione si ottiene tramite la fede in Dio e il retto comportamento .
  2. Come i musulmani, i sikh credono che Dio abbia creato il mondo e che la Sua volontà governi ogni cosa.
  3. Nelle cerimonie Sikh sia gli uomini che le donne possono officiare e leggere il Libro Sacro. Nelle occasioni più solenni il Libro viene letto da un Granthi un cerimoniere che fa anche da sagrestano dei luoghi di culto, Gurdwara (tempio del luogo natale del Guru Gobind).

Il Libro Sacro viene onorato come fosse un vero Guru, una persona. Viene tenuto su di un trono, manji, sotto un baldacchino e di notte viene deposto in un repositorio ricoperto di speciali tessuti decorati, rumalas.

Mentre si legge il libro si ondeggia su di esso una piuma, chauri, la sacra piuma fatta di peli di coda di bue tibetano oppure, più normalmente oggi, di fibre artificiali. Il gesto simboleggia quello dei servitori dell'Imperatore che lo rinfrescavano durante i viaggi (processione) o nelle sedute importanti. Questi gesti sono naturalmente gesti simbolici che esprimono la venerazione per la Parola Rivelata di Dio.

Il trono su cui siede il Libro sacro viene venerato come simbolo sacro: davanti ad esso i fedeli depositano le loro offerte in denaro o cibo e ad esso non voltano mai le spalle. Il Libro è scritto nel dialetto medievale hindi usato dai poeti che comprende vocaboli punjabi, persiani e sanscriti.Il contenuto fondamentale del Libro è la salvezza dalle rinascite o liberazione mediante la fede nel Nome Divino : Nam.

" Il Nome, Nam, abita dentro ciascuno, come pure la Parola senza suono della Verità, anahad Shabad: dunque perché cercare al di fuori quanto può essere trovato al nostro interno?

Senza il vero nome di Dio ogni lettura rituale del libro è senza senso : " L'unico Tempio che conta è quello dentro di noi" [ Guru Granth Sahib 152]. 
Per gli indù Dio si rende manifesto e accessibile in molti modi, ma specialmente nei templi e nei luoghi di pellegrinaggio.

Al contrario il Guru Nanak affermò che il culto dei templi e i pellegrinaggi possono facilmente trasformarsi in vuoti ritualismi. Incoraggiò piuttosto i suoi discepoli a cercare Dio dove può essere trovato sempre , cioè non in edifici esteriori, ma dentro il proprio essere.  



La maggioranza dei Sikh tiene in casa un manuale religioso , Gutka , che contiene i passi principali del Libro Sacro per la fede quotidiana. L'insegnamento del Guru Nanak è fondamentale.

Egli non aveva molta fiducia nei guru delle varie religioni dell'India , diceva che molti si definivano tali solo per carriera, prestigio o denaro. «Vi è chi canta inni religiosi senza conoscere Dio... vero guru è colui che mangia quello che ha guadagnato lavorando onestamente e dà del suo ai bisognosi: lui solo conosce la vera via verso la vita» [Adi Granth 1245)

Guru Nanak insegna che
:
--Dio è senza qualità (nirguna), ed è insieme creatore, sostegno e distruttore della vita.
--Se queste caratteristiche di Dio fanno parte della tradizione induista (la Trimurti), è sotto l'influenza  dell'Islam che Nanak ripete: «C'è un solo Dio»,
--e insiste sul fatto che Dio non può prendere forma umana.
--Pertanto, non c'è posto nel sikhismo per incarnazioni divine o avatarti.
-- Dio, creatore, è egli stesso l'autore della dualità (dvaita) e dell'illusione (Maya), in cui l'uomo rimane intrappolato divenendo così soggetto al ciclo delle reincarnazioni.
La Salvezza Lo scopo dell'uomo è sfuggire al ciclo delle rinascite , divenendo uno con Dio. Per ottenere questo scopo, tre cose sono principalmente necessarie:
  • Anzitutto, nessuno può ottenere la liberazione senza l'intermediazione di un guru. Dopo il decimo guru, il sikhismo (almeno nella sua corrente principale) non ritiene più necessario un guru vivente, sostituito dagli insegnamenti dei primi dieci guru e dei loro predecessori contenuti nell'Adí Granth ( il libro sacro ,il vero guru per il tempo presente).
  • In secondo luogo è necessario vivere una vita morale - evitare i vizi, rendere servizio alla comunità e ai poveri, lavorare onestamente, combattere quando è necessario con coraggio, astenersi dall'adorazione degli idoli e dalle pratiche superstiziose -, mentre non è necessario l'ascetismo (un aspetto della devozione indù rifiutato con forza dal fondatore).
  • In terzo luogo, quotidianamente occorre un «ricordo» di Dio, sotto forma di ripetizione del suo nome (nam) anche attraverso il canto di inni (kirtan). A chi medita, particolarmente nelle prime ore del mattino, Dio si rivela come musica, luce e via di liberazione.
Iniziazione alla religione Khalsa significa, letteralmente, «puro», e identifica il sikh che ha partecipato a una cerimonia di battesimo condotta da cinque sikh battezzati. Il 30 marzo 1699 il decimo guru Gobind Singh aveva infatti battezzato i primi cinque sikh, e si era fatto battezzare da loro. Per essere sikh non è necessario essere «battezzato» (esistono non-khalsa sikh ), ma la khalsa è considerata il segno della dedizione totale alla fede.

Le 5 k Ad essa si accompagnano i «segni fisici della fede» (che sono più che simboli): le cinque «k» , cioè 

1-- kesh (capelli lunghi raccolti in un turbante, obbligatorio per gli uomini e talora usato anche dalle donne), 

2 -- kangha (il pettine, segno di capelli raccolti in modo ordinato, a differenza della crescita «libera» e disordinata degli asceti induisti)


3-- kara (un braccialetto di ferro, che rappresenta il controllo morale nelle azioni e il ricordo costante di Dio), 





4 -- kacha (mutande o sottovesti di tipo allungato, simbolo dell'autocontrollo e della castità)  

5-- kirpan (spada cerimoniale, di cui oggi si sottolinea che è un simbolo religioso di fortezza e lotta contro l'ingiustizia, non un'arma)

Nel corso degli anni, si sono consolidate nella comunità sikh anche una serie di pratiche che ne definiscono l'identità, particolarmente con riferimento ai khalsa sikh. I khalsa sikh (e anche alcuni non-khalsa) usano come cognome, o aggiungono al cognome, Singh per gli uomini e Kaur per le donne.

La struttura religiosa. --tutti gli esseri umani sono uguali di fronte a Dio (dunque viene rifiutato il sistema castale):
--questo principio implica l'abolizione del clero (ogni sikh può leggere il Guru Granth Sahib, a casa o al tempio)
--e la parità tra uomo e donna (le donne possono guidare la congregazione in preghiera e diventare "leonesse della fede" al pari degli uomini).
--contrario a ogni forma di ascetismo, al celibato, al formalismo dei rituali e al culto delle immagini,
--il Sikhismo invita i propri seguaci a raggiungere un equilibrio tra gli obblighi spirituali e quelli temporali.
--La condivisione dei beni è ritenuta una parte importante della vita quotidiana.
--I khalsa sono guerrieri, oltre che credenti e capifamiglia,
--e credono nella legittimità della "guerra santa", intesa come strumento per combattere le ingiustizie.
5--Chi entra nei khalsa è tenuto a portare sempre con sé le "cinque k":
kesh (capelli mai tagliati: chi se li taglia è un rinnegato);
kacha (pantaloncini corti),
kirpan (pugnale),
kara (bracciale di ferro) e kanga (pettine).

Rapporti con le altre religioni Sebbene il Sikhismo sia molto critico nei confronti di altre religioni, i guru hanno sempre dichiarato di credere nella libertà religiosa in quanto ciò che più conta è la condotta morale che l'individuo mantiene nel corso della sua vita terrena e la sua fede in Dio (o in un principio di divinità). Ciò significa che, per il Sikhismo, persone di religioni diverse possono raggiungere la salvezza dell'anima pur rimanendo all'interno della propria religione. Nella pratica, tuttavia, la storia dei sikh è stata segnata dal conflitto con i musulmani e con gli induisti.



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