Corso di Religione

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ZOROASTRISMO
La terra dei " re" magi ?
         


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La "Terra dei magi" Giudic 9,37 Gaal riprese a parlare e disse: «Ecco gente che scende dall'Ombelico della terra e una schiera che giunge per la via della Quercia dei Maghi »

Secondo Erodoto, storico greco del secolo V a. C., i magi (o Maghi) erano una tribù dei Medi.

Nel descriverne le caratteristiche, a parte altri aspetti, egli ce li presenta come esperti in astrologia, nell'interpretazione dei sogni e nella magia, che da essi prende nome.

A giudicare da tutti gli elementi in nostro possesso, al tempo dell'impero dei Medi (secolo VII a. C.), i magi erano una casta sacerdotale ereditaria sul tipo di quella dei bramini indù.

Il nostro termine «magi» è una traslitterazione del greco magos, che a sua volta deriva dal persiano magu, magavan, con il significato di «partecipe dell'alleanza, dei doni sovrumani».

Erano sacerdoti incaricati del culto del fuoco, presente in Iran da tempo immemorabile . Il fuoco rappresentava una sorta di concretizzazione, una vampata del dio Sole in terra. Per questo motivo una rete di pire ricopriva l'intero territorio dell'Iran.

La loro fiamma splendeva sulla cima delle montagne, nella parte più interna dei santuari nella quale solo il sacerdote poteva accedere tre o cinque volte al giorno, e nel focolare domestico.

Nell'accostarsi al fuoco, particolarmente a quello delle montagne e dei santuari, il sacerdote era tenuto a coprirsi la bocca con un panno per evitare di contaminarlo.

Esiste una influenza della cultura iranica sulla spiritualità ebraica ?
Il tema è stato ampiamente trattato in : M. Buber-"A Zoroastrian Origin to the Sefirot ?" in Sh. Shaked and A. Netzer, eds., Irano-Judaica 3 (Jerusalem: Ben Zvi, 1994), 17-33.

Zoroastrismo e cristianesimoLa visita dei Magi

Mat 2,1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». 7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella
8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.




Non è specificato se i tre Magi erano sacerdoti Zoroastriani . Nella cultura ellenistica la Parola Magi veniva fatta risalire al sanscrito mahat, in greco mega in latino magnus, cioè grande. In quell'epoca la parola indicava in genere indovini ed astrologi Caldei.

Nel racconto evangelico i Magi sono dei goym cioè gentili, non-ebrei, che, a differenza del popolo ebraico riconoscono ed adorano Gesù come un "astro" nuovo nato nell'universo, un re universale.

Questo fatto storico viene interpretato nelle scritture cristiane in funzione profetica e teologica.


Abbiamo visto sorgere la sua stella : visto , in che modo? Visto in una visione estatica, profetica, sciamanica, o visto nelle osservazioni astrologiche?

I racconti popolari cristiani li hanno voluti re , fratelli fra loro e più tardi la devozione ha voluto vedere nei tre rè magi i rappresentanti delle tre razze umane in antico conosciute: le bianca, la gialla e la nera, che rendono omaggio al cristianesimo.

I Magi li ritroviamo nei vangeli apocrifi : -  nel Protovangelo di Giacomo, l'apocrifo più antico citato da Origene (+ 254) si parla di Magi senza specificarne il numero.

«...abbiamo visto una stella grandissima che brillava tra queste altre stelle e le oscurava, così che le stelle non si vedevano e per questo abbiamo capito che un re era nato per Israele e siamo venuti ad adorarlo»

- nel Vangelo dell'infanzia arabo-siriaco, segnalato da H. Sike nel 1697, che viene fatto risalire almeno al VI - VII secolo :

Ora avvenne che, quando il Signore Gesù nacque a Betlemme di Giudea, ai tempi del rè Erode, dall'Oriente vennero a Gerusalemme dei magi, come aveva predetto Zaratustra* , e avevano con sé, come doni, oro, incenso e mirra; ed essi lo adorarono e gli offrirono Ì doni.

Allora santa Maria prese una di quelle fasce e come in contraccambio la diede loro, che l'accettarono da lei con grande riconoscenza.In quello stesso istante apparve loro un angelo, sotto forma di quella stella che prima era stata loro guida nel viaggio: ed essi se ne andarono, seguendo l'indicazione della sua luce, finché giunsero alla loro patria.


Si raccolsero allora intorno ad essi i loro rè e principi, domandando che cosa mai avevano visto e avevano fatto, in che modo erano andati e ritornati, e che cosa avevano portato con sé.

Ed essi mostrarono quella fascia che santa Maria aveva loro regalata. Perciò celebrarono una festa; accesero il fuoco, secondo la loro usanza, lo adorarono, e vi gettarono sopra quella fascia. Il fuoco l'avvolse e la accartocciò; ma, spentosi il fuoco, estrassero la fascia tale quale era prima, come se il fuoco non l'avesse nemmeno toccata.

Perciò essi si misero a baciarla, a mettersela sugli occhi e sul capo, dicendo: Questo è senza dubbio la verità: che si tratta di un grande prodigio, perché il fuoco non ha potuto bruciarla ne consumarla! Quindi la presero e con grandissima venerazione la riposero tra i loro tesori.


Molti elementi della leggenda relativa alla nascita di Gesù (la grotta, i magi, la stella cometa, la persecuzione di un re cattivo, la verginità della madre, si trovavano nelle leggende di altri dèi, soprattutto di Krishna, di Mitra e dei Sanshyant ( messia) del mazdeismo. Riguardo a questi ultimi, appunto, c'era una profezia attribuita a Zarathustra .

- nel " Vangelo dell'infanzia armeno".

Apocrifo in lingua armena, tradotto da padre Isaia Daietsi ( monaco benedettino mechitarista, una congragazione benedettina di origina armena residente nell'isola di S.Lazzaro a Venezia dal 1717 che conservava e conserva tutt'ora due manoscritti) e pubblicato a Venezia nel 1898.

L'ipotesi più accreditata fa risalire il testo all'epoca cristiana nestoriana , tra il 428 e il 431 d.C. I Nestoriani , perseguitati come eretici si erano rifugiati in Armenia, Arabia e Persia. Essi sostenevano la doppia natura umana e divina di Gesù, poi affermatasi come dottrina della Chiesa Universale.

cap V vers.9 ss
«...9 Quando l'angelo aveva portato la buona novella a Maria era il 15 di Nisàn, cioè il 6 aprile, un mercoledì, alla terza ora.10. Subito un angelo del Signore si recò nel paese dei Persiani, per avvertire i rè magi che andassero ad adorare il neonato. E costoro, guidati da una stella per nove mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui la vergine diveniva madre. In quel tempo il regno dei Persiani dominava per la sua potenza e le sue conquiste su tutti i rè che esistevano nei paesi d'oriente, e quelli che erano i re magi erano tre fratelli; il primo, Melkon, regnava sui Persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli Indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli Arabi.Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre. Essi avevano affrettato il passo e si trovarono là al tempo preciso della nascita di Gesù....»
cap 11° sez 1 vers.1.
«..Giuseppe e Maria rimasero con il bambino in quella grotta, nascostamente e senza farsi vedere, perché nessuno ne sapesse niente.Ma tré giorni dopo, il 23 di Tèbeth, cioè il 9 gennaio, ecco che i Magi d'Oriente, i quali erano partiti dal loro paese, mettendosi in marcia con un folto seguito, arrivarono nella città di Gerusalemme, dopo nove mesi.

Questi rè dei Magi erano tré fratelli: il primo era Meikon, rè dei Persiani, il secondo Gaspar, rè degli Indi, e il terzo Balthasar, rè degli Arabi '. I comandanti del loro corteggio, investiti della suprema autorità, erano dodici*. I drappelli di cavalleria che li accompagnavano comprendevano dodicimila uomini: quattromila per ciascun regno. Tutti venivano, per ordine di Dio, dalla terra dei Magi, dalle regioni d'Oriente, loro patria. Infatti, allorché l'angelo del Signore ebbe annunciato alla vergine .

Maria la notizia che la rendeva madre, come abbiamo già riferito, nello stesso istante essi furono avvertiti dallo Spirito Santo di andare ad adorare il neonato. Essi pertanto, messisi d'accordo, si riunirono in uno stesso luogo, e la stella, precedendoli, li guidava, con i loro seguiti, fino alla città di Gerusalemme, dopo nove mesi di viaggio.


2. Essi si accamparono nei pressi della città e vi rimasero tré giorni, coi rispettivi principi dei loro regni. Benché fossero fratelli figli di uno stesso rè, marciavano al loro seguito eserciti di lingua molto differente.Meikon, il primo rè, aveva mirra, aloè, mussolina, porpora, pezze di lino, e i libri scritti e sigillati dalle mani di Dio.

Il secondo, il rè degli Indi, Gaspar, aveva, come doni in onore del bambino, del nardo prezioso, della mirra, della cannella, del cinnamomo e dell'incenso e altri profumi.Il terzo, il rè degli Arabi, Balthasar, aveva oro, argento, pietre preziose, zaffiri di gran valore e perle fini.


3. Quando tutti furono giunti nella città di Gerusalemme, l'astro che li precedeva celò momentaneamente la sua luce. Essi perciò si fermarono e posero le tende. Le numerose truppe di cavalieri e i loro rè si dicevano l'un l'altro: - E adesso che facciamo? In quale dirceione dobbiamo camminare?

Noi lo ignoriamo, perché una stella ci ha preceduti fino ad oggi, ma ecco che è scomparsa e ci ha lasciati nelle difficoltà.I Magi si dissero l'un l'altro: - Andiamo ad informarci nei riguardi di questo bambino e a chiedere dove si trova esattamente, cosi dopo potremo proseguire il nostro viaggio.Tutti dissero all'unanimità: «Si, avete ragione»

..... da Erode...
Dissero i Magi: - La testimonianza che noi possediamo non viene ne da uomo ne da altro essere vivente. È un ordine divi-
no, concernente una promessa che il Signore ha fatto in favore dei figli degli uomini, che noi abbiamo conservato fino ad oggi. E dov'è questo libro, che solo il vostro popolo possiede, ad esclusione di tutti gli altri? - domandò Erode.

I Magi risposero: - Nessun altro popolo lo conosce, ne per sentito dire, ne per conoscenza diretta. Solo il nostro popolo ne possiede la testimonianza scritta. Quando Adamo dovette lasciare il Paradiso, e Caino ebbe ucciso Abete, il Signore Iddio diede ad Adamo, come figlio della consolazione, Seth, e con lui questo documento scritto, chiuso e sigillato dalle mani di Dio
.

Seth lo ricevette da suo padre e lo trasmise ai suoi figli, e i suoi figli ai loro figli, di generazione in generazione. E fino a Noè essi ricevettero l'ordine di custodirlo con somma cura. Noè lo diede al figlio Sem, e i figli di questo ai propri figli, i quali come lo ricevettero lo trasmisero ad Abramo, ed Abramo lo affidò al sommo sacerdote Melchisedec, e per questa via giunse al nostro popolo ai tempi di Ciro, rè della Persia.

I nostri antenati l'hanno deposto in una sala, con grande onore, e cosi è pervenuto fino a noi, che, avendo ricevuto questo scritto, abbiamo conosciuto in anticipo la nascita del nuovo monarca, figlio dei rè d'Israele.


12. Allorché Erode ebbe inteso queste cose, la rabbia lo prese al cuore e disse: — Non vi lascerò partire di qui, finché non mi avrete mostrato tutto ciò che avete con voi! — E ordinò di arrestarli con la forza.

Ed ecco, all'improvviso, il palazzo, nel quale viveva una grande moltitudine di persone, fu scosso: dai quattro lati le colonne caddero abbattute e tutto l'edificio crollò. Una folla immensa che si trovava di fuori, fuggì di là; quelli che erano all'interno dell'edificio furono stesi morti in numero di sessantadue individui, grandi e piccini.

22. Infine il rè Meikon, preso il libro del Testamento, che egli aveva in eredità dai suoi antenati, come già abbiamo detto, lo portò in dono al bambino, dicendo: — Ecco lo scritto, in forma di lettera, che tu hai lasciato in custodia, dopo averlo chiuso e sigillato. Prendi, e leggi il documento autentico che tu stesso hai scritto.

Questo è il documento il cui testo scritto era stato conservato in plico segreto e che i Magi non avevano mai osato aprire ne dare a leggere a qualche sacerdote, ne far conoscere al popolo*, perché essi non erano degni di divenire i figli del Regno, essendo destinati a rinnegare e a crocifiggere il Salvatore.

23. Or dunque, quando Adamo dovette lasciare il Paradiso e Caino ebbe ucciso Abele, siccome Adamo era afflitto per la morte del figlio più che per aver dovuto lasciare il Paradiso, il Signore Iddio fece nascere ad Adamo il figlio della consolazione, Seth.

E come dapprima Adamo aveva voluto diventare un dio, Dio stabili di diventare uomo, per l'abbondanza della sua misericordia e del suo amore verso il genere umano- Egli fece promessa al nostro primo padre che, tramite suo, avrebbe scritto e sigillato di propria mano una pergamena, a caratteri d'oro, con queste parole: -

Nell'anno 6000, il sesto giorno (della settimana), io manderò il mio figlio unico, il Figlio dell'uomo, che ti ristabilirà di nuovo nella tua dignità primitiva. Allora tu, Adamo, unito a Dio nella tua carne resa immortale, potrai, come noi, discernere il bene dal male.

24,25. I Magi adorano Gesù, poi avvertiti da un angelo ripartono per il loro paese, senza tornare da Erode (Protovangelo XXI 4).

[Si tratta della Rivelazione di Seth. La leggenda di un messaggio segreto, trasmesso da Adamo al figlio Seth, ebbe molto credito in antico tra gli gnostici, e forse il cenno più remoto che abbiamo di essa è nel Libro della Rivelazione di Adamo al figlio Seth di recente scoperto nella Biblioteca gnostica copta di Nag Hammadi ancora sotto studio.

Nella letteratura neotestamentaria greco-latina la notizia appare la prima volta nel V secolo. Essa si trova ,tra l'altro nell'apocrifo Discesa all'Inferno al cap. III . Prima della resurrezione Gesù scende nel Regno dei Morti e con lui Giovanni:

« Avendo Giovanni cosi ammonito coloro che erano nell'inferno, il primo creato, il progenitore Adamo, che aveva ascoltato, disse a suo figlio Seth: — Figlio mio, desidero che tu dica agli antenati del genere umano e ai profeti dove ti mandai quando venni sul punto di morire.E allora Seth disse: — Ascoltate, profeti e patriarchii .

Una volta mio padre Adamo, il primo creato, caduto in punto di morte, mi mandò a rivolgere preghiera a Dio, proprio sulla porta del Paradiso, che mi facesse accompagnare da un angelo fino all'albero della misericordia e che io potessi prendere di là olio* e ungere mio padre, perché si riavesse dalla sua malattia.


Cosi io feci, e dopo la mia preghiera venne un angelo del Signore e mi disse: «Che cosa desideri, Seth? Desideri l'olio che cura i malati" o l'albero che produce tale olio, per l'infermità di tuo padre? Questo non si può trovare adesso.

Va' dunque da tuo padre e digli che quando saranno trascorsi, dalla creazione del mondo, cinquemila cinquecento anni, allora scenderà sulla terra l'unigenito Figlio di Dio fatto uomo, ed egli stesso lo ungerà con questo olio, ed egli risorgerà, e con l'acqua e con lo Spirito Santo purificherà lui e i suoi discendenti, e allora guarirà da ogni malattia. Ma ora non è possibile che questo avvenga».Udendo queste parole, i patriarchi e i profeti si rallegrarono grandemente.»


La leggenda viene nominata ancora nel V secolo , in un commento non eretico a Mt 2,1-12, l'Opus imperfectum In Matthaeum, hom. II 2 (MIGNE, P.G-, LVI, 638):

«Audivi quosdam rererentes de quadam scriptura etsi non certa tamen non destruentendem, sed potius delectante: quoniam erat gens sita in ipso principio Orientis, iuxta Oceanum, apud quos ferebatur quaedam scriptura inscripta nomine Seth, de apparitura hac stella, quae per generationes studiosorum hominun, patribus referentibus filiis suis habebatur deducta...»

I Magi li ritroviamo infine nel Vangelo dello pseudo Matteo , redatto tra l'VIII e il IX secolo , ripreso dal Protovangelo di Giacomo. ]

"Abbiamo tutti bisogno del coraggio dei Magi..."
di Benedetto XVI -Epifania 2008 -omelia

" ..Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi Cristo, luce del mondo, e la sua manifestazione alle genti. Nel giorno di Natale il messaggio della liturgia suonava così: “Hodie descendit lux magna super terram", oggi una grande luce discende sulla terra (Messale Romano). A Betlemme, questa “grande luce” apparve a un piccolo nucleo di persone, un minuscolo “resto d’Israele”: la Vergine Maria, il suo sposo Giuseppe e alcuni pastori. Una luce umile, come è nello stile del vero Dio; una fiammella accesa nella notte: un fragile neonato, che vagisce nel silenzio del mondo... Ma accompagnava quella nascita nascosta e sconosciuta l’inno di lode delle schiere celesti, che cantavano gloria e pace (cfr Luca 2,13-14).

Così quella luce, pur modesta nel suo apparire sulla terra, si proiettava con potenza nei cieli: la nascita del Re dei Giudei era stata annunciata dal sorgere di una stella, visibile da molto lontano. Fu questa la testimonianza di “alcuni Magi”, giunti da oriente a Gerusalemme poco dopo la nascita di Gesù, al tempo del re Erode (cfr Matteo 2,1-2).

Ancora una volta si richiamano e si rispondono il cielo e la terra, il cosmo e la storia. Le antiche profezie trovano riscontro nel linguaggio degli astri. “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Numeri 24,17), aveva annunciato il veggente pagano Balaam, chiamato a maledire il popolo d’Israele, e che invece lo benedisse perché – gli rivelò Dio – “quel popolo è benedetto” (Numeri 22,12).

Cromazio di Aquileia, nel suo commento al Vangelo di Matteo, mettendo in relazione Balaam con i Magi; scrive: “Quegli profetizzò che Cristo sarebbe venuto; costoro lo scorsero con gli occhi della fede”. E aggiunge un’osservazione importante: “La stella era scorta da tutti, ma non tutti ne compresero il senso. Allo stesso modo il Signore e Salvatore nostro è nato per tutti, ma non tutti lo hanno accolto” (ivi, 4,1-2). Appare qui il significato, nella prospettiva storica, del simbolo della luce applicato alla nascita di Cristo: esso esprime la speciale benedizione di Dio sulla discendenza di Abramo, destinata ad estendersi a tutti i popoli della terra.

L’avvenimento evangelico che ricordiamo nell’Epifania – la visita dei Magi al Bambino Gesù a Betlemme – ci rimanda così alle origini della storia del popolo di Dio, cioè alla chiamata di Abramo.

Siamo al capitolo 12 del Libro della Genesi. I primi 11 capitoli sono come grandi affreschi che rispondono ad alcune domande fondamentali dell’umanità: qual è l’origine dell’universo e del genere umano? Da dove viene il male? Perché ci sono diverse lingue e civiltà?


Tra i racconti iniziali della Bibbia, compare una prima “alleanza”, stabilita da Dio con Noè, dopo il diluvio. Si tratta di un’alleanza universale, che riguarda tutta l’umanità: il nuovo patto con la famiglia di Noè è insieme patto con “ogni carne” .

Poi, prima della chiamata di Abramo, si trova un altro grande affresco molto importante per capire il senso dell’Epifania: quello della torre di Babele. Afferma il testo sacro che in origine “tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole” (Genesi 11,1). Poi gli uomini dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra” (Genesi 11,4). La conseguenza di questa colpa di orgoglio, analoga a quella di Adamo ed Eva, fu la confusione delle lingue e la dispersione dell’umanità su tutta la terra (cfr Genesi 11,7-8). Questo significa “Babele”, e fu una sorta di maledizione, simile alla cacciata dal paradiso terrestre.

A questo punto inizia la storia della benedizione, con la chiamata di Abramo: incomincia il grande disegno di Dio per fare dell’umanità una famiglia, mediante l’alleanza con un popolo nuovo, da Lui scelto perché sia una benedizione in mezzo a tutte le genti (cfr Genesi 12,1-3).

Questo piano divino è tuttora in corso e ha avuto il suo momento culminante nel mistero di Cristo.
Da allora sono iniziati gli “ultimi tempi”, nel senso che il disegno è stato pienamente rivelato e realizzato in Cristo, ma chiede di essere accolto dalla storia umana, che rimane sempre storia di fedeltà da parte di Dio e purtroppo anche di infedeltà da parte di noi uomini.


La stessa Chiesa, depositaria della benedizione, è santa e composta di peccatori, segnata dalla tensione tra il “già” e il “non ancora”. Nella pienezza dei tempi Gesù Cristo è venuto a portare a compimento l’alleanza: Lui stesso, vero Dio e vero uomo, è il Sacramento della fedeltà di Dio al suo disegno di salvezza per l’intera umanità, per tutti noi.

L’arrivo dei Magi dall’Oriente a Betlemme, per adorare il neonato Messia, è il segno della manifestazione del Re universale ai popoli e a tutti gli uomini che cercano la verità.
È l’inizio di un movimento opposto a quello di Babele: dalla confusione alla comprensione, dalla dispersione alla riconciliazione. Scorgiamo così un legame tra l’Epifania e la Pentecoste: se il Natale di Cristo, che è il Capo, è anche il Natale della Chiesa, suo corpo, noi vediamo nei Magi i popoli che si aggregano al resto d’Israele, preannunciando il grande segno della “Chiesa poliglotta”, attuato dallo Spirito Santo cinquanta giorni dopo la Pasqua.


L’amore fedele e tenace di Dio, che mai viene meno alla sua alleanza di generazione in generazione, è il “mistero” di cui parla san Paolo nelle sue lettere, anche nel brano della Lettera agli Efesini poc’anzi proclamato nella messa. L’Apostolo afferma che tale mistero “gli è stato fatto conoscere per rivelazione” (Efesini 3,2) e lui è incaricato di farlo conoscere.

Questo “mistero” della fedeltà di Dio costituisce la speranza della storia. Certo, esso è contrastato da spinte di divisione e di sopraffazione, che lacerano l’umanità a causa del peccato e del conflitto di egoismi.


La Chiesa è, nella storia, al servizio di questo “mistero” di benedizione per l’intera umanità. In questo mistero della fedeltà di Dio, la Chiesa assolve appieno la sua missione solo quando riflette in se stessa la luce di Cristo Signore, e così è di aiuto ai popoli del mondo sulla via della pace e dell’autentico progresso.

Infatti resta sempre valida la parola di Dio rivelata per mezzo del profeta Isaia: “Le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te” (Isaia 60,2). Quanto il profeta annuncia a Gerusalemme, si compie nella Chiesa di Cristo: “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere” (Isaia 60,3).

Con Gesù Cristo la benedizione di Abramo si è estesa a tutti i popoli, alla Chiesa universale come nuovo Israele che accoglie nel suo seno l’intera umanità.

Anche oggi, tuttavia, resta in molti sensi vero quanto diceva il profeta: “nebbia fitta avvolge le nazioni” e la nostra storia. Non si può dire infatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro. I conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale.

C’è bisogno di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti. “Questa grande speranza può essere solo Dio... Non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano” ("Spe salvi", n. 31): il Dio che si è manifestato nel Bambino di Betlemme e nel Crocifisso-Risorto.

Se c’è una grande speranza, si può perseverare nella sobrietà. Se manca la vera speranza, si cerca la felicità nell’ebbrezza, nel superfluo, negli eccessi, e si rovina se stessi e il mondo. La moderazione non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità. È ormai evidente che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile.

Per questo c’è bisogno di uomini che nutrano una grande speranza e possiedano perciò molto coraggio: il coraggio dei Magi, che intrapresero un lungo viaggio seguendo una stella, e che seppero inginocchiarsi davanti a un Bambino e offrirgli i loro doni preziosi. Abbiamo tutti bisogno di questo coraggio, ancorato a una salda speranza. Ce lo ottenga Maria, accompagnandoci nel nostro pellegrinaggio terreno con la sua materna protezione. Amen!
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