Piccolo Corso Biblico

MATRIMONIO EBRAICO



Il matrimonio nella Mishnah e nel Talmud(di Rav  E.Toaff)

Introduzione:
Contemporaneamente alla Torah, legge scritta, come complesso normativo della vita ebraica, fu tramandata presso il popolo ebraico la legge orale.

Questa, chiamata piu' tardi Mishnah, costituisce quell'insieme di norme ed insegnamenti che fin dall'antichita' venivano trasmessi e studiati oralmente.

Per vari secoli i maestri della Mishnah o tannaiti, arricchirono e rielaborarono questo vasto materiale di norme giuridiche-religiose-sociali. Con l'aggravarsi della situazione politica e spirituale del popolo ebraico, a causa del dominio di Roma, si senti' la necessita' di riordinare e mettere per iscritto quest'enorme e voluminosa mole di tradizioni.

Colui che diede un ordinamento definitivo della legge orale e che con l'aiuto dei sui discepoli ne preparo' una redazione scritta, fu Rabbi' Yeuda' Ha-Nasi', detto il principe, verso la fine del II secolo d.e.v.

Subito dopo la sua redazione, la Mishnah divenne il testo classico che fu oggetto di studio nelle accademie palestinesi e babilonesi. La Mishnah, con le interpretazioni e le discussioni dei nostri maestri, definite con il nome di Ghemarah (studio, conclusione), fu all'origine del Talmud. A questa opera enciclopedica parteciparono piu' di quattromila maestri, denominati Amorai'm, per circa tre secoli (dal 200 d.e.v. Al 500 d.e.v.).

Per quanto riguarda le origini e la storia della redazione del Talmud, esse furono simili a quella della Mishnah. Gli insegnamenti e le discussioni degli Amorai'm furono prima tramandati oralmente per alcuni secoli ed in seguito si avverti' la necessita' di ordinarli in forma scritta.
Il Talmud, riconoscendo l'importanza fondamentale della donna e della famiglia, assegna loro un ruolo rilevante, ruolo che e' considerato ancora piu' notevole in relazione alle condizioni della donna nelle altre societa' contemporanee.

Le norme riguardanti il matrimonio vennero cosi' ad arricchirsi di nuove interpretazioni, di nuovi insegnamenti e di nuove regole. Sia i maestri della Mishnah che del Talmud contribuirono a dare un nuovo volto e un nuovo ordinamento alle regole matrimoniali. Sotto nessuno aspetto la donna e' ritenuta inferiore all'uomo ed anche se le attivita' di essa differiscono da quelle del suo compagno, queste attivita' non hanno assolutamente minor valore per il benessere della societa' e della famiglia stessa.

L'importanza e l'onore che i nostri maestri del Talmud attribuirono alla donna sia nella vita matrimoniale che in quella sociale appaiono davvero straordinari. Il matrimonio e' inteso dai nostri rabbini non solo come l'unione tra l'uomo e la donna al fine di procreare, ma soprattutto come il completamento naturale dell'uomo stesso.

Leggiamo nel Talmud:


Disse Rabbi' Eleazar: ogni uomo che non ha una donna non e' un uomo (completo), come e' detto: maschio e femmina furono creati e chiamo il loro nome uomo.

L'importanza della procreazione nel matrimonio ci viene insegnata dai dottori del Talmud in modo diretto e assoluto. Chi non adempie a questa norma e' considerato come l'omicida:

Ben Azai soleva dire: Chiunque non si occupi (del precetto) di procreare e' come se versasse sangue e venisse a disprezzare l'immagine di D-o, come e' scritto: chiunque sparge il sangue dell'uomo, il suo sangue sara' sparso dall'uomo, poiche' a immagine di D-o egli ha fatto l'uomo. E voi crescete e moltiplicatevi, prolificate sul paese e riempitelo.

Tutte le gioie e le benedizioni che solo una moglie puo' procurare, sembrano negate all'uomo che vive senza una donna al proprio fianco. Infatti troviamo scritto:

Disse Rabbi' Tanchum a nome di Rabbi' Chanilai: ogni uomo che non ha una donna e' privo di gioia, di benedizione e di bene. Senza gioia come e' scritto: e gioirai tu e la tua casa(casa intesa come moglie). Senza benedizione come e' scritto: e faro' posare la benedizione sulla tua casa. Senza bene come e' scritto: non e' bene che l'uomo sia solo.

I nostri maestri hanno spiegato che ogni qualvolta troviamo scritto nella bibbia la parola casa questa e' sempre da intendersi come moglie.

Hanno altresi' spiegato che il gran sacerdote, nel sacro giorno del Kippur, non poteva svolgere le sue funzioni se non era ammogliato:


Ed espiera' le colpe per se' stesso e per la sua casa.

Nel testo la sua casa e' da intendersi la casa di Israele; ma i maestri hanno spiegato la sua famiglia e soprattutto la propria moglie.

Prendere moglie e' cosa talmente importante che i nostri maestri hanno stabilito che si possa addirittura vendere un Sefer Torah per affrontare le spese di un matrimonio.
Disse Rabbi' Jochanan a nome di Rabbi' Meir:


non e' permesso vendere un Sefer Torah altro che per studiare o per sposare una donna... cio' si impara dal versetto: D-o non creo' (la terra) per nulla, ma la formo' per essere abitata.

Il matrimonio deve essere ben ponderato da parte dello sposo ed e' addirittura sconsigliato quando l'uomo non sia in grado di mantenere la propria moglie in modo adeguato. Il Talmud cosi' spiega i seguenti versetti:

... Chi ha costruito..., ... Chi ha piantato una vigna..., ... Chi si e' fidanzato...

Con queste parole la Torah insegna la via corretta che si deve seguire:
L'uomo costruisca una casa, pianti una vigna e dopo sposi una donna.


Anche Salomone con la sua saggezza ha detto:


Prepara fuori il tuo lavoro, approntalo nel campo e dopo costruisci una casa. Prepara fuori il tuo lavoro si intende la casa; approntalo nel campo si riferisce alla vigna; e poi costruisci la tua casa si intende (sposando) una donna.

La scelta della propria donna deve essere fatta con molta cautela, in modo da essere sicuri del passo che si sta compiendo senza fretta.
Disse Rav Papa' :


. . . Esita nello scegliere la donna.

E troviamo ancora nel Talmud:

Cosi' disse Rav Yeuda' a nome di Rav: e' proibito all'uomo di sposare una donna senza che l'abbia vista, forse potrebbe trovare in lei dei difetti e gli diventerebbe ripugnante

Mentre la Torah dice:

Ed amerai il tuo prossimo come te stesso.

In ogni caso e' consigliato di sposarsi in giovane eta'. Nelle massime dei padri (cap.V, 26), Yeuda' figlio di Temah raccomanda di sposarsi a diciotto anni. Secondo alcuni maestri questa eta' viene ricavata dal versetto che, riferendosi al gran sacerdote, afferma:

E lui, una donna vergine dovra' prendere.

Apparentemente la parola e lui (in ebraico veu') sembrerebbe superflua: ma analizzando il valore numerico delle lettere di cui e' composta, si ottiene il numero diciotto che sono appunto gli anni in cui e' consigliato il matrimonio.

In un altro trattato del Talmud ci viene spiegato che finche' il padre ha influenza sul proprio figlio, lui stesso ha il dovere di farlo sposare:


Disse Rava' a Rabbi' Natan figlio di Amni': fino a che la tua mano e' sul collo di tuo figlio (cioe' fino a che tuo figlio ascolta le tue parole) devi trovargli una moglie, dall'eta' di sedici anni fino ai ventidue anni e c'e' chi dice dai diciotto ai ventiquattro anni. Cio' si impara dal versetto insegna al ragazzo secondo la via per lui.

Questa frase e' da intendersi nel senso che il padre ha il dovere di dare una moglie al proprio figlio, in conformita' con le sue esigenze.

Come abbiamo detto, il padre ha l'obbligo di trovare una moglie adatta per suo figlio o un marito per sua figlia:


Prendete moglie e generate figli e figlie; scegliete mogli per i vostri figli e date marito alle vostre figlie in modo che generino figli e figlie; fate in modo di aumentare e di non diminuire.

Questo concetto viene ampiamente approfondito nel Talmud.
Troviamo scritto, sempre nello stesso trattato:


Disse Rava' e cosi' veniva insegnato nella scuola di Rabbi' Ismaele: fino all'eta' di venti anni (del ragazzo) il santo benedetto egli sia sta a vigilare a che l'uomo sposi una donna, pero', se trascorsi i venti anni non si e' sposato viene maledetto.

E' assolutamente vietato all'uomo sposarsi per denaro o per qualsiasi altro interesse materiale. Infatti la mancanza di amore fra i genitori avra' conseguenze negative per i figli,come e' scritto:

Disse Rabba' figlio di Rav Ada' a nome di Rav: chiunque sposi una donna per denaro avra' dei figli che saranno disonesti, come e' detto: nel signore hanno peccato perche' hanno generato figli stranieri.

Cio' vuol dire che chi non si sposa Leshem shamaim (a gloria di D-o, per scopi sacri) e' come se peccasse nei confronti del signore, generera' figli che si allontaneranno dalla retta via e saranno per lui come degli stranieri. Scopo del matrimonio, come abbiamo gia' detto, e' quello di allevare una famiglia e insegnare i principi della Torah ai propri figli. Viene quindi consigliato allo sposo di unirsi con la figlia di un maestro, o al padre della ragazza di maritare sua figlia con un dotto.
Troviamo infatti scritto nel Talmud:


Hanno insegnato i nostri maestri: l'uomo deve vendere tutto cio' che ha, per sposare la figlia di un saggio maestro o per maritare sua figlia ad un saggio maestro. Cio' e' come l'esempio di acini d'uva (che si uniscono) ad acini d'uva e la cosa e' buona e gradevole.

Quanto alle ragazze, rientrava tra i doveri del padre assicurare loro un marito quando erano ancora giovani. Il versetto:

Non profanare tua figlia per farne una prostituta,

Si applicava al padre;

Che tarda nel combinare un matrimonio per sua figlia quand'essa e' gia' nella eta' conveniente, o addirittura la fa sposare ad un vecchio.

Comunque al padre era proibito maritare la figlia quando questa fosse ancora troppo giovane.
Impariamo sempre dal Talmud:


Un uomo consacri (alle nozze) sua figlia quando e' ragazza.

Da qui si deduce che e' vietato maritare una ragazza che non ha raggiunto ancora la puberta'.
Disse Rav Yeuda' a nome di Rav, secondo altri invece a nome di Rabbi' Eleazar:


e' proibito ad un uomo maritare sua figlia quando questa e' ancora piccola e fino a che lei non cresca e dica: questo (ragazzo) io desidero.

La ragazza sposata durante la minore eta', raggiunto il dodicesimo anno, aveva il diritto di rifiutare il matrimonio senza bisogno del divorzio.

I kiddushin
L'idea del matrimonio e' definita dai maestri del Talmud con il termine di kiddushin (santificazione).

Oltre a consacrare, la parola kidde'sh ha il significato di destinare. L'uomo cioe', mediante il matrimonio, destina esclusivamente a se' la donna da lui presa in moglie, la quale diventa severamente proibita a qualsiasi altro uomo.

La terminazione plurale (kiddushin) significa che si riferisce a matrimoni in generale, o forse va spiegata col fatto che si tratta di una doppia determinazione, sia del marito rispetto alla moglie che di questa rispetto al primo.
Leggiamo nella Mishnah:


La donna viene comprata (cioe' consacrata dal marito) in tre modi ed ella si acquista (cioe' si libera da questo vincolo) in due modi...

Su questo primo brano la Ghemarah si pone varie interrogativi; ecco il primo:
Come mai qui viene insegnato con la frase: la donna viene acquistata (cioe' si usa il termine acquistare) ed invece li' (all'inizio del capitolo II di Kiddushin) viene insegnato l'uomo consacra? (usando dunque l'espressione consacrare).

Per il fatto che (nel primo capitolo) si vuole insegnare (che con la parola acquistare e' da intendersi con) denaro; e con il denaro da dove? (e cioe': da dove impariamo che la donna viene acquistata per mezzo di esso?) Si impara (come analogia di espressione, dal termine) prendere come il campo di Efron.

Qui e' detto (a proposito della consacrazione) quando un uomo prende una donna e li' e' detto (riguardo il campo di Efron il chittita): ti ho dato i soldi per il campo, prendili da me. (cosi' come impariamo che prendere il campo di Efron e' da intendersi con denaro, per analogia anche il prendere una donna per consacrarla avviene per mezzo di denaro).

Questo prendere e' da intendersi come acquistare. Infatti e' scritto: il campo che Abramo aveva acquistato. Questo concetto si impara anche dal versetto: con denaro acquisteranno i campi. (dato che la Mishnah vuole insegnarci che la consacrazione della donna avviene per mezzo del denaro, per questo motivo) e' scritto la donna si acquista. (a questo punto si obbietta di nuovo:) venga insegnato anche li' (nel II capitolo) in cui e' scritto l'uomo consacra, cambiando l'espressione con l'uomo acquista.

A questa domanda si risponde: la Mishnah all'inizio si esprime con parole della Torah (a proposito della donna si acquista), mentre dopo (e cioe' quando si dice l'uomo consacra) si esprime con il termine dei maestri del Talmud. (ci si chiede ancora:) qual e' il motivo di questa espressione dei nostri maestri? (e cioe' che il prendere una donna e' chiamata consacrazione? La risposta e' questa): perche' il marito consacrandola la rende proibita al mondo intero come un oggetto sacro del santuario...

Perche' allora non viene insegnato:

l'uomo acquista la donna?

perche' avrei potuto dire:
anche contro la sua volonta' (puo' essere acquistata dal marito). Per questo e' scritto: la donna si acquista; con la sua volonta' (la consacrazione ha valore), contro la sua volonta' no.

Anche Labano rispondendo ad Eliezer, il quale aveva richiesto Rebecca sua figlia come moglie per Isacco, cosi' replica: Chiamiamo la ragazza ed informiamoci dalla sua bocca.

I nostri maestri hanno sconsigliato di consacrare una donna tramite il rapporto sessuale (fino al punto da rendere proibito questa forma). Questa unione e' considerata immorale, dato che doveva avvenire in presenza di due testimoni ed anche perche' questo rapporto poteva essere interpretato come una forma di prostituzione. Troviamo in Kiddushin:

Rav si oppone a colui che consacra per la strada, o con il rapporto, o senza intermediari.
Se si trasgrediscono queste disposizioni, la consacrazione ha in ogni caso valore legale, ma i trasgressori vengono puniti con la fustigazione.


I maestri del Talmud hanno altresi' stabilito che la consacrazione ha valore solo tra correligionari, come troviamo scritto:

Da dove impariamo (che la consacrazione non ha valore) con una straniera? Come e' scritto nella Torah: non ti sposerai con loro.

Logicamente anche il rapporto incestuoso e' considerato privo di qualsiasi valore.una volta concluso l'accordo tra i fidanzati vi era la consuetudine di offrire un banchetto con parenti ed amici in casa di lei. Il fidanzato usava fare dei regali alla sua compagna, in alcuni luoghi questo avveniva prima dei Kiddushin, in altri subito dopo.

Abbiamo spiegato precedentemente che il Moha'r, cioe' la dote che l'uomo dava ai genitori di lei, e' stabilito dalla legge in cinquanta sicli d'argento. Nel periodo della Mishnah, la ragazza poteva essere fidanzata a titolo di consacrazione con denaro corrispondente al valore di una peruta' o superiore. Il valore di una peruta' corrispondeva ad un ottavo di un asse italiano d'argento, che corrisponde al peso di un mezzo grano di frumento.

Normalmente il periodo del fidanzamento durava un anno e questo per dare modo ai fidanzati di conoscersi e soprattutto di prepararsi nel modo migliore al matrimonio. Infatti:


Si da' alla ragazza dodici mesi da quando e' richiesta dal suo uomo, per provvedere a se stessa. Cosi' come si accorda alla donna, lo si accorda anche all'uomo per provvedere a se stesso.

In questi dodici mesi la fidanzata rimaneva in casa dei suoi genitori e le era proibito avere rapporti con il proprio fidanzato, anche se la consacrazione dei due era avvenuta con il congiungimento. L'unione tra i due fidanzati era permessa solo dopo la celebrazione dei Nissujn.

Tale celebrazione avveniva quando il marito portava la sua donna nella propria abitazione, si univa a lei (iihud) e la destinava a se consacrandola. Questa unione e' detta ingresso nella Chuppa'h (camera nuziale). Solo allora la donna veniva considerata sua moglie completamente, con tutti i diritti e doveri che ne derivavano.


La Chuppa'h
La Chuppa'h rappresenta simbolicamente la coabitazione degli sposi, in sostituzione del loro appartarsi.

Questo appartarsi e' la condizione principale per la validita' del matrimonio. Nel Talmud non troviamo una definizione precisa riguardante il baldacchino e alcune regole vengono ricavate da racconti e usi narrati dai nostri maestri.

La Chuppa'h veniva allestita in casa del fidanzato in una apposita stanza riservata agli sposi. Per il primogenito era il padre stesso a costruirgli una casa e gli faceva un baldacchino all'interno

In un altro trattato troviamo scritto che il padre costruiva per ogni figlio una stanza nuziale, in modo che il figlio potesse rimanere ad abitare con lui e non presso i suoceri. Sotto la Chuppa'h gli sposi rimanevano a festeggiare il loro matrimonio per sette giorni insieme con i loro parenti e non vi era altra gioia piu' grande di questa.

Vi e' su questo argomento un'interessante discussione: Disse Rabbi' Abba' figlio di Zavda' a nome di Rav:

io sposo, coloro che lo accompagnano e tutti i partecipanti alla Chuppa'h sono esonerati (dal festeggiare il precetto) delle capanne per tutti e sette i giorni (del banchetto nuziale). Qual e' il motivo? perche' questi vogliono rallegrarsi del matrimonio. E si obbietta: se e' cosi', che mangino e si rallegrino nella Sukka'. Si risponde: non vi e' gioia altro che nella Chuppa'h. Allora che mangino nella Sukka' e si rallegrino nella Chuppa'h! cio' non e' possibile perche' non c'e' gioia altro che dove si banchetta.

E' talmente importante associarsi alla gioia degli sposi, quando questi si uniscono sotto la Chuppa'h, che addirittura e' permesso sospendere lo studio della Torah per unirsi ai festeggiamenti.

Si racconta che un giorno il re Agrippa trovandosi a transitare nelle vie della citta', si era fermato per far passare un corteo di sposi, questa cosa fu elogiata dai maestri.

Sia il fidanzamento che il matrimonio venivano accompagnati da benedizioni. Il formulario che attualmente viene usato e' lo stesso che troviamo scritto nel Talmud. Sempre sullo stesso trattato vi e' un interessante discussione sul fatto che per le benedizioni degli sposi occorra il Minian:


Disse Rav Nacman: disse Huna' figlio di Nata'n: da dove si impara che per le benedizioni degli sposi ci vogliono dieci persone? Come e' detto: ‘e prese dieci persone dagli anziani della citta' e disse sedete qui. disse Rabbi' abbia: la fonte delle benedizioni si impara da quest'altro passo: in gruppo benedite il signore D-o dalla fonte di Israele.

Questo verso vuole insegnarci che con un gruppo composto da almeno dieci persone si benedice il signore e la fonte di Israele sono gli sposi con i loro figli.

La Ketubah I maestri del Talmud hanno stabilito che lo sposo consegni alla propria donna la Ketubah al momento delle nozze.

La Ketubah e' un documento scritto in cui sono formulati gli obblighi, soprattutto di natura economica e patrimoniale, che il marito assume nei confronti della moglie per tutta la durata del matrimonio. La Ketubah stabilisce anche l'impegno del marito riguardo al mantenimento, al vestiario e al debito coniugale. Secondo Abbaie' il motivo per cui vi e' l'obbligo della Ketubah e' che la donna non deve risultare per il marito troppo leggera (cioe' poco serio il dovere del matrimonio) e l'uomo possa poi ripudiarla con facilita'.

La condizione principale scritta nella Ketubah e' l'impegno che lo sposo assume di dare in dote alla sua compagna duecento zuzim, corrispondenti alle cinquanta monete d'argento stabilite dalla Torah. Se la donna e' vedova o divorziata la dote che le spetta e' di cento zuzim. Tutti i beni del marito sono costituiti in garanzia del pagamento di questa somma, che le verra' comunque concessa nel caso che divorzi o rimanga vedova. Il marito ha la facolta' di aggiungere alla somma stabilita quanto piu' gli aggrada. In ogni caso la cifra non poteva essere inferiore a quella stabilita dai maestri, pena l'invalidita' del matrimonio, considerato in questo caso come un atto di prostituzione.

La Ketubah ha ricevuto, dopo varie stesure la sua forma completa grazie a Shimon Ben Shetach. Nella Ketubah si stabilisce una disciplina anche per i beni della moglie (nedunia'h): anche se questi rimanevano in possesso di lei, il marito poteva goderne tuttavia i frutti. Presso alcune comunita' vi era l'uso di non scrivere la Ketubah, ma anche in questi casi lo sposo aveva l'obbligo del contratto nuziale (dato che queste erano condizioni imposte dal tribunale rabbinico). In ogni caso e' proibito all'uomo stare con la propria donna senza Ketubah, anche un'ora soltanto.

Secondo i maestri del Talmud la Ketubah ci viene comandata dalla Torah stessa:
Nel caso che il padre rifiutasse di accordargliela, egli (lo sposo) dovra' pagare la somma fissata (con un contratto) per la dote delle vergini.


Il matrimonio nel Midra'sh Introduzione Il termine Midra'sh deriva dalla radice dara'sh, che ha il significato di cercare, investigare e quindi spiegare il significato di una parola o di un passo biblico.

La parola Midra'sh compare gia' due volte nella bibbia con il significato di libro, opera scritta.
Nel libro delle cronache e' detto:

E il resto dei fatti di Avia' e le sue vie e le sue parole, sono scritte nel Midra'sh del profeta Iddo'.

Sempre nello stesso libro, si rimanda ad un Midra'sh del libro dei re, per quanto riguarda la storia dei figli di Joas re di Giuda, della raccolta di denaro da loro fatta e della ricostruzione del tempio. I due esempi lascerebbero intendere che, nell'epoca di composizione delle cronache (intorno al 300 a.e.v.), era gia' apparsa una prima letteratura midrashica, la quale veniva assunta come fonte.

Il Midra'sh si sviluppa in due forme ben distinte, una, limitata all'interpretazione legale, normativa e casistica della scrittura, denominata Halacha', l'altra, Haggada'h, volta a spiegare il testo biblico con l'ausilio di leggende, di racconti, di allegorie e di riflessioni morali.

Il primo termine deriva dal verbo hala'ch ed indica letteralmente il cammino, il procedere, cioe' descrive le regole di condotta che l'ebreo deve seguire nei suoi rapporti con il signore e con il prossimo.

Nel pensiero del cassuto l'Halacha' designa l'insieme degli elementi giuridici della dottrina giudaica, come via da percorrere conformemente ai precetti della Torah. Tutte le norme che l'Halacha' elaborava erano collegate al testo sacro e considerate come da esso generate. Per quelle norme che non potevano essere connesse al testo, si faceva riferimento ad una legge oralmente trasmessa da Moshe' sul Sinai. (Halacha' Le-Moshe Mi-Sinai)

Con l'altro termine, Haggada'h, (dal verbo higghid, dire, narrare) si intendono in senso lato racconti, sentenze morali, detti sapienziali, omelie, narrazioni storiche, mitiche o leggendarie. Vengono indicati come haggadici tutti gli elementi non legali (non halachici) dell'esegesi midrashica.

Le due componenti non sono in ogni caso in contrasto, bensi' si integrano e si completano tra di loro. L'Haggada'h realizza e definisce il discorso della Halacha', rendendola piu' vicina e comprensibile all'intelletto e al sentimento umano.

Il Midra'sh ha origini antichissime, gia' nella bibbia si possono trovare vari esempi. Il nome No'ach, che significa quiete, riposo, lo si fa derivare dalla parola nacha'm che significa consolare. Ha uno sviluppo consistente in epoca ellenistica e in quella romana, si consolida nella Mishnah e nel Talmud e viene infine redatto per iscritto, nelle forme a noi pervenute, in eta' medievale.

La cronologia midrashica, con le sue incertezze, si puo' dividere in tre successioni:
  • Periodo degli scribi, dal 400 a.e.v. Al 10 d.e.v.
  • Periodo dei tannaiti, fino a circa il 220 d.e.v.
  • Periodo degli ammoraiti, fino a circa il 500 d.e.v.

Successivamente all'epoca tannaitica e alla redazione finale del Talmud babilonese, la produzione midrashica continuo' nel medioevo fino alla fine del periodo dei Gheonim (1040 d.e.v) ed oltre. Molte opere che sono alla base di movimenti mistici, per esempio lo Zohar, possono essere considerate veri e propri Midrashim. Quattro furono i metodi esegetici usati dai nostri maestri, indicati dalle iniziali della parola parde's (paradiso)

  • Pescia't (semplice): interpretazione letterale.
  • Re'mez (allusione): interpretazione allegorica.
  • Dara'sh (investigare): interpretazione omiletica.
  • Sod (mistero): interpretazione esoterica.

Queste le opere piu' estese di letteratura midrashica: il Midra'sh Rabba' (il grande Midra'sh) che e' un commento haggadico sulla Torah e sulle cinque Meghilloth, compilato nel periodo che va dal V al X secolo; il Tanchuma', interpretazioni di tipo omiletico sulla Torah, scritto da un dottore palestinese, Tanchu'm Bar Abba', vissuto verso la fine del IV secolo; la Pesikta', scritta da Rav Kaana', sulle feste e sui sabati segnalati, redatta nel VI secolo.

Infine abbiamo il Sefer Ha-Iashar, storia da Adamo fino all'epoca dei giudici, redatto nell'Italia meridionale fra l'XI ed il XII secolo ed il Tanna' Debe-Eliahu', considerato la perla della letteratura haggadica (redatto anch'esso nell'Italia meridionale nella seconda meta' del secolo x e basato su fonti precedenti). La grande importanza che hanno avuto per i nostri maestri sia la vita matrimoniale che la donna nell'ambito familiare, spiega la ragione dei numerosi Midrashim riguardanti questi argomenti.


Il matrimonio nel Midra'sh Haggada'h e nel Talmud

Troviamo scritto nella bibbia:

Chi ha trovato una donna, ha trovato del bene,

E in un altro passo:

Io trovo la donna piu' amara della morte.

Questi versi vengono cosi' commentati nel trattato di Berachot:
Quando in Erez-Israel un uomo sposava una donna gli si diceva: Mazza' (ha trovato) o Mozze'? (io trovo). (facendo chiaro riferimento hai due passi suddetti).


Il verbo mazza' implica l'azione soggettiva dell'uomo alla ricerca del bene, invece nella parola mozze' e' il soggetto che riflette su determinate situazioni, sia negative che positive, in cui viene ha trovarsi. Apparentemente questi due versetti sembrano in contraddizione tra loro.

I nostri maestri propongono la seguente interpretazione: quando l'uomo dopo aver trovato la donna della propria vita le dedica tutte le proprie attenzioni e non ne cerca altre, allora si puo' affermare che quest'uomo ha trovato il bene della sua vita. Al contrario, se rivolge il suo pensiero verso altre donne, rimarra' insoddisfatto del suo modo di vivere e per lui la donna diverra' alla fine piu' amara della morte stessa.

Era convinzione comune che i matrimoni venissero stabiliti dal signore ancor prima della nascita degli sposi. Infatti troviamo scritto:


Disse Rav Yeuda' a nome di Rav:quaranta giorni prima della formazione del feto, una voce celeste esce (in giro per il mondo) e dice: la figlia di costui (sposera' il figlio) di quest'altro.

Con questa parabola un'altra fonte midrashica affronta cosi' il problema:

Una matrona romana interpello' Rabbi' Iossi', figlio di Calafta', dicendogli: in quanti giorni il santo benedetto egli sia ha creato l'universo? Gli disse: in sei giorni, com'e' scritto: poiche' in sei giorni ha fatto il signore il cielo e la terra. Lei soggiunse: e che fa da allora fino adesso?

Il rabbino le rispose:

il santo benedetto egli sia sta combinando matrimoni, unendo la figlia di questo con il figlio di quest'altro ... ed e' questa la sua occupazione? Rispose la matrona, anch'io posso fare la stessa cosa, possiedo moltissimi schiavi e moltissime schiave, in pochissimo tempo potrei accoppiarli. Se ai tuoi e' cosa facile, rispose il rabbino, per il santo benedetto egli sia, e' difficile quanto dividere il mar Rosso. Detto cio' se ne ando'. Che fece la matrona? Riuni' mille schiavi e mille schiave, li pose in fila ed indico' ad ognuno il compagno da prendere e li sposo' tutti in una sola notte. Il giorno dopo gli schiavi si presentarono dinanzi alla matrona, chi con la testa ferita, chi con un occhio pesto, chi con un braccio rotto e chi con una gamba rotta. Cosa vi e' successo? Domando' la padrona. Una schiava disse: io non voglio costui; e un altro schiavo disse: io non voglio costei. La matrona mando' a chiamare il rabbino e gli disse: non c'e' D-o come il vostro e la vostra Torah e' vera, cio' che mi dicesti e' proprio giusto. Il rabbino cosi' rispose: non ti avevo forse detto che se la cosa e' facile ai tuoi occhi, e' invece difficile al santo benedetto egli sia come dividere il mar Rosso . Come e' detto: Il signore fa dimorare i solitari in casa e fa uscire i prigionieri con forza. Cosa significa con forza? (ba'cosharot), bechi (con pianto) e shirot (con canti). Chi accetta il decreto di D-o (sposando un donna destinatagli), a lui si riferisce con canti, chi non accetta questa volonta' (si sposera') con pianto.

Ez-yosef cosi' spiega il versetto su indicato:

Fa dimorare i solitari in casa (si riferisce a coloro che accettano la volonta' di D-o); il signore prende l'uomo solo e la donna sola, li fa sposare e li fa dimorare insieme in un'altra casa. Fa uscire i prigionieri con la forza (si intende all'uomo che non accetta il decreto divino); il signore li fa uscire dalle loro case come prigionieri e contro la loro volonta' li fa sposare. Chi esegue il volere di D-o ed e' contento di sposarsi, intona canzoni di gioia, viceversa chi non vuole, piange.

Vi e' ancora un altro Midra'sh che ci narra come le scelte matrimoniali siano manovrate dal signore:

Si racconta, a proposito del re Salomone, che aveva una figlia bellissima e non ve ne era un'altra come lei in tutto il paese di Israele. Il re scruto' fra gli astri per sapere chi avrebbe sposato e gli fu rivelato che lo sposo di sua figlia sarebbe stato un povero, fra i piu' poveri di Israele. Cosa fece il re Salomone? Costrui' una torre altissima nel mare, circondata tutta intorno dalle acque, prese sua figlia e la mise in questa torre insieme a settanta eunuchi fra gli abitanti di Israele a farle da guardia.

La torre era priva di entrata, in modo che nessuno potesse accedervi e la riempi' di abbondanti provviste. In quel periodo vi era un povero ebreo, nudo, scalzo, affamato ed assetato, che girovagava di notte per le vie del paese. D'improvviso vide una carogna di un bue abbandonata in un campo e si infilo' tra le sue costole per ripararsi dal freddo. Mentre il poveretto stava dormendo, venne un grosso uccello, afferro' la carogna e la porto' fin sopra il terrazzo della grande torre che aveva fatto costruire il re Salomone.

Quando spunto' l'alba, la ragazza, come era solita fare tutti i giorni, usci' dalla camera per fare una passeggiata sul terrazzo. Subito vide il povero ragazzo. Chi sei? gli chiese, da dove vieni? Il ragazzo rispose: sono un ebreo e vengo da Acco, un grosso uccello mi ha portato fin qui! cosa fece la ragazza? Lo prese, lo condusse nella sua camera, lo lavo', lo vesti', lo rifocillo' ed improvvisamente apparve bellissimo come nessun altro ragazzo in tutto Israele. La ragazza se ne innamoro' con tutto il cuore e con tutta l'anima.

Il ragazzo era intelligente, acuto e dotto. La figlia del re gli disse: vuoi consacrarmi come moglie? e lui rispose: certo! cosa fece allora il ragazzo? Si tolse del sangue, con una parte di esso scrisse la Ketubah e il rimanente glielo dono' come dote. La consacro' dicendo: D-o oggi e' testimone del nostro matrimonio insieme agli angeli Michael e Gavriel.

Dopo un po' la ragazza rimase incinta. Vedendola in queste condizioni gli eunuchi le dissero: sembra che tu sia incinta! la ragazza rispose: si, infatti lo sono. Questi le chiesero sbalorditi: e con chi e' successo? e la ragazza rispose: cosa importa a voi?

Un grande spavento travolse tutti gli anziani. Mandarono a chiamare il re Salomone il quale prese subito una nave e, raggiunta la torre, fu messo al corrente dell'accaduto. Il re chiamo' sua figlia chiedendogli ragione del fatto. La fanciulla cosi' rispose: il santo benedetto egli sia mi ha portato un ragazzo bello, buono, studioso e dotto, il quale mi ha consacrato in moglie. Il ragazzo fu fatto chiamare ed in presenza del re, mostro' la Ketubah che aveva scritto con il sangue. Il re chiese informazioni sui genitori del ragazzo, sulla sua famiglia e da quale citta' provenisse. Allora il re intui' da queste risposte, che era proprio lui lo sposo indicato dagli astri, rimase contento di tutto cio' e disse: benedetto il signore che da' la donna all'uomo.

Dalla bibbia stessa impariamo che e' la volonta' di D-o a decidere l'unione tra un uomo e la sua donna:

Disse Rav a nome di Rabbi' Reuven Istroboli: dal Pentateuco, dai profeti e dagli agiografi impariamo che e' D-o ad unire un uomo ed una donna.

Dal Pentateuco come e' detto:

Risposero Labano e Betuel e dissero: dal signore e' uscita la cosa
(nella quale fu stabilito il matrimonio tra Isacco e Rebecca).

Dai profeti:

E suo padre e sua madre non sapevano che dal signore fu decisa (a proposito di Sansone che voleva sposarsi con una donna filistea, nonostante il parere contrario dei genitori).

Dagli Agiografi, come e' detto:

La casa e la ricchezza sono eredita' paterna, ma dal signore riceviamo una donna saggia.

Spiega Ez-Yosef:

Non per un caso, sposiamo un donna buona e saggia, ma per grazia di D-o.

E' interessante notare la parte finale di questo Midrash:

A volte e' lui che va verso la sua sposa, altre volte e' la sposa ad andare incontro a lui.

Riguardo Isacco, e' la sua donna che le viene incontro, come e' detto:

'guardo' e vide che i cammelli venivano'
(insieme a Rebecca).

In quanto a Giacobbe, e' lui stesso ad andare verso la sua donna. Come e' scritto:

e usci' Giacobbe da Beer-Sheva.

In ogni modo la preghiera dell'uomo poteva influire sulla volonta' divina, anche per la scelta concernente il sesso del nascituro. Tuttavia ognuno sposa la donna che si merita, come e' sostenuto nel seguente brano:

Disse Rav Shemuel figlio di Isacco: quando Resh Lakish apri' (il libro) di Sota' cosi' disse: non si fa sposare un uomo altro che per le sue azioni, come e' detto: poiche' non faro' posare lo scettro di malvagita' sulla sorte dei giusti, affinche' i giusti non siano indotti a stendere le loro mani sull'iniquita'.

Secondo Maarsha' lo scettro non e' altro che la famiglia, infatti un uomo sposa una donna secondo i principi morali della sua famiglia. La parola beavlata', (iniquita') si riferisce invece alla sua donna (beulata')

Questo passo vuole quindi insegnarci che un uomo onesto sposera' una donna onesta e viceversa.

Di solito il grande amore dell'uomo era per la prima moglie, come appare nel seguente brano:


Disse Rabbi' Jochanan: quando ad un uomo muore la prima moglie e' come se venisse distrutto il sacro tempio durante la sua vita. Come e' detto: o uomo, ecco io prendo da te la cosa piu' desiderabile ai tuoi occhi come punizione, non farai lutto, non piangerai e non sgorgheranno piu' le tue lacrime.

Dato che, l'uomo non trova soddisfazione altro che per la sua prima moglie, secondo Maarsha', il dolore che ne prova e' talmente grande ed inconsolabile che e' simile a quello della distruzione del santuario.
Ed e' scritto ancora:

E la mattina parlavo al popolo e mia moglie mori' di sera.

Troviamo inoltre:

Ed ecco io distruggero' il mio santuario, superbia della vostra forza, desiderio dei vostri occhi.


Leggiamo nel Talmud:

Disse Rabbi' Alecsanderi: quando la moglie di un uomo muore e questo e' ancora in vita, il mondo per lui si oscura,come e' detto, la luce si oscurera' nella sua tenda e il suo lume si spegnera' su di lui.
La sua tenda non e' altro che sua moglie,la quale emana verso il suo uomo luce di gioia e di felicita'.

Impariamo sempre dal Talmud:


Ha insegnato Rav Yeuda' a Rav Izchak suo figlio: un uomo non trova altra soddisfazione altro che nella sua prima moglie. Come e' scritto: sia benedetta la tua fonte d'acqua e rallegrati con la donna della tua giovinezza.


L'uomo deve avere la massima considerazione e stima per la propria donna. Cosi' ci insegnano i nostri maestri:

Chi ama sua moglie come se' stesso, la onora piu' di se' stesso, indirizza i suoi figli e le sue figlie sulla retta via e li fa sposare subito dopo la puberta', a lui si riferisce il versetto, e saprai che la pace e' nella tua tenda.

Il motivo per cui deve onorare sua moglie piu' di se stesso, comprandole vestiti e cose simili, e' perche' la donna deve indossare abiti piu' seri e meno appariscenti rispetto a quelli dell'uomo (Nimuke'-Yosef) ed anche perche' la donna e' piu' criticabile rispetto all'uomo per il suo abbigliamento.

Troviamo scritto in un altro trattato:

Disse Rabbi' Chelbo': l'uomo sia sempre attento all'onore di sua moglie, dato che nessuna benedizione puo' esservi nella casa di un uomo, altro che per merito della propria moglie'. Come e' detto: ed Abramo ebbe del bene per grazia di lei. Ed era questo che usava dire Rava' ai figli (della citta') di Mechoza': onorate le vostre mogli perche' queste vi arricchiscono.

Il concetto di amore verso la propria donna viene arricchito dal seguente insegnamento:

L'uomo mangi e beva meno di quanto i suoi mezzi gli permettano; secondo i suoi mezzi per vestirsi e onori sua moglie e i suoi figli piu' di quanto i suoi mezzi gli permettano, dato che questi dipendono da lui, mentre egli dipende da colui che parlo' ed il mondo fu.

Il seguente Midra'sh ci insegna in che modo la donna puo' influire sulla vita sociale e matrimoniale dell'uomo:

Avvenne ad un uomo pio sposato con una donna pia. Dopo anni di matrimonio, non avendo figli, decisero di divorziare. L'uomo sposo' una donna malvagia ed egli stesso divenne malvagio, la donna sposo' un uomo malvagio e lo cambio' in un uomo pio. Tutto dipende dalla donna.


E' interessante notare come Anaf-Yosef suggerisca in questo Midrash un'altra ipotesi:

L'uomo sposi una seconda donna senza divorziare dalla prima, in modo da poter rispettare in ogni caso il precetto della procreazione. Si obbietta: anche se la donna non ha l'obbligo di osservare il suddetto comando e' tenuta comunque a rispettarlo se e' in condizioni di procreare, cosi' come ha scritto Rabbenu Nissim z.l.

La donna rappresenta per l'uomo un dono prezioso, dato direttamente da D-o, come troviamo scritto:

Un giorno un imperatore romano disse a Rabban Gamliel: il vostro D-o e' un ladro, come e' scritto: 'e il signore D-o fece cadere un profondo sonno sull'uomo e, mentre dormiva, prese una delle sue costole disse la figlia di Rabban Gamliel: dai a me la possibilita' di rispondergli! cosi' disse la figlia all'imperatore: dammi per favore una guardia! per quale motivo chiese l'imperatore? E lei disse: dei ladri sono venuti da noi questa notte, hanno preso un vaso d'argento e ne hanno lasciato uno d'oro. Disse l'imperatore: magari venissero da noi tali ladri tutti i giorni. Allora lei cosi' rispose: non e' stata forse una cosa bella per il primo uomo, al quale e' stata presa una costola e gli e' stata data una donna per servirlo ed amarlo?.


Leggiamo in Kiddushin:

Perche', si domanda Rabbi' Shimon, nella Torah e' scritto, quando un uomo prende una donna e non e' scritto invece, quando una donna si fa prendere da un uomo? Perche' e' consuetudine dell'uomo cercare una donna, mentre non e' uso della donna cercare un uomo. L'esempio e' paragonabile ad un uomo che ha perso un oggetto, chi va a cercarlo? Il padrone va alla ricerca della sua cosa perduta.


Spiega chiaramente il Rashi' in questo trattato, che l'oggetto smarrito non e' altro che una delle sue costole con cui D-o formo' la prima donna. Ha insegnato Rabbi' Akiva':


Quando un uomo ed una donna vivono in pace ed amore, la presenza divina e' su di loro. (infatti se prendiamo la seconda lettera della parola wya (uomo) e la uniamo alla terza lettera della parola hwa (donna) formiamo la meta' del nome tetragammato di D-o); se invece la coppia vive in modo sbagliato il proprio rapporto matrimoniale, allora il fuoco li divorera' e il santo benedetto egli sia allontanera' il suo nome da loro. (in ebraico wa fuoco e' l'equivalente delle parole wya e hwa alle quali mancano le lettere del nome di D-o).

top

home

DISCLAIMER. Si ricorda - ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n. 62 - che questo sito non ha scopi di lucro, è di sola lettura e non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare" : gli aggiornamenti sono effettuati senza scadenze predeterminate. Non può essere in alcun modo ritenuto un periodico ai sensi delle leggi vigenti né una "pubblicazione"  strictu sensu. Alcuni testi e immagini sono reperiti dalla rete : preghiamo gli autori di comunicarci eventuali inesattezze nella citazione delle fonti o irregolarità nel loro  uso.Il contenuto del sito è sotto licenza Creative Commons Attribution 2.5 eccetto dove altrimenti dichiarato. Navigando nel sito se ne accetta la   PRIVACY POLICY