La sacra "Scrittura" Secondo l'Ebraismo sul Sinai Dio "scrive" con il suo dito sulle tavole la sua
Parola. Esce dalla sua immaterialità e sceglie di essere presente
nel mondo con la sua "scrittura".
Dicono i rabbini ebrei: se così si
può
dire , Dio si incarna come parola- scrittura".
Secondo loro l'alfabeto ebraico è una " scrittura"
creata da Dio : così come Egli ha creato le montagne , i fiumi,
etc. Egli ha creato la scrittura. La Parola-scittura di Dio è il
suo modo di essere visibile-per-l'uomo.
Una catena che va da Mosè a circa il 200 a.C. trasmette la "parola
scritta".
Su che cosa veniva scritta la Parola?Un
materiale da scrittura molto diffuso era un pezzo di ceramica opaca che
teneva con facilità l'inchiostro, l' ostraca (termine
latino). Il tipo di scrittura più resistente era quello su pietra
, erano incisioni fatte con una "penna" di ferro. Un'altra forma
molto resistente all'usura del tempo era l'incisione con una punta , lo stiletto, su
tavolette di argilla fresca che poi veniva fatta essiccare. Gli appunti provvisori
erano fatti incidendo con lo stiletto una tavoletta di legno spalmata di
cera . La scrittura poteva essere cancellata lucidandola con il lato smussato
dello stiletto.
Le pergamene
I latini chiamavano membrana un prodotto animale di pelle di pecora
o capra. antilope o altri animali simili, che veniva rasata e raschiata
e poi usta come materiale da scrittura. Questo particolare materiale
da scrittura veniva associato ad una città tipica della sua produzione,
Pergamo, città dell'Asia Minore , e chiamato pergamena. Quando
la membrana era fatta con pelle di vitello allora veniva chiamata
vello.
Il papiro Il Papiro è una pianta erbacea dagli alti fusti a canna che cresce
lungo i corsi d'acqua o ai bordi delle paludi il cui midollo interno
veniva estratto ed essiccato in striscie piatte. Quando erano essiccate
venivano disposte fianco a fianco fino a formare uno strato (un foglio).
Sul primo strato ne veniva posto un secondo e i due venivano incollati
insieme. Il risultato era una specie di foglio da scrittura. In Egitto
l'uso del papiro come materiale di scrittura risale al 3000 a.C. e dalla
fine del 12° secolo a.C. veniva esportato in grandi quantità in
Fenicia. La pianta veniva chiamata dai Greci, byblus, dalla città fenicia
in cui l'acquistavano, Byblos.
Il rotolo [biblos o biblion] Molti di questi fogli potevano essere uniti l'uno all'altro per il
bordo e formare una lunga striscia che veniva poi avvolta su un apposito
supporto chiamato in greco biblos o biblion. Di norma
il biblos veniva scritto da un solo lato : quello in cui le striscie
di papiro correvano orizzontali e sulle quali era più facile scrivere.
Il biblos veniva poi fissato a due bastoni detti capitoli, uno all'inizio
ed uno alla fine che servivano per arrotolarlo e svolgerlo. Cosi' il biblos veniva
chiamato anche semplicemente rotolo . C'era naturalmente un limite alla
lunghezza del biblos di un rotolo . Il rotolo veniva scritto in colonne.
Sul bordo ogni rotolo portava una specie di etichetta con il titolo dell'opera
e il nome dell' autore. Un certo numero di rotoli poteva essere conservato
in un contenitore cilindrico che i romani chiamavano capsa.
Il plurale di biblion= rotolo, libro è biblia. La
raccolta di tutti i rotoli o scritti o libri del popolo di Dio era conosciuta
dai cristiani di lingua greca con il nome generico di biblia, libri,
rotoli.
Bibbia rende nella lingua italiana la parola Biblia ed è una
parola tipicamente cristiana che si riferisce alle Scritture
sacre cristiane , che non sono solo Il Nuovo Testamento ma includono
anche le scritture sacre ebraiche , l'Antico Testamento .Così che
per estensione i cristiani applicano la stessa parola , Bibbia,
anche alle sole Scritture ebraiche : la Bibbia ebraica. Gli Ebrei
in realtà non chiamano Bibbia le loro scritture
sacre : ma usano diverse parole : la Torah, la Legge, la Legge
e i Profeti ( espressione usata anche da Gesù) , la Legge
i Profeti e gli Scritti, Le Scritture .etc.
La scrittura Le pergamene erano molto più resistenti dei biblia di
papiro ed anche più costose e venivano usate per scritti importanti.
Molte scritture cristiane antiche erano su peragemena. Sul papiro e sulla
pergamena si scriveva con penna e inchiostro. L'inchiostro, detto semplicemente
nero, era in genere composto di polvere di carbone, gomma ed acqua. Altri
inchiostri avevano additivi.
La Bibbia Ebraica -Fonti Essendo la Bibbia un Libro antico, in origine veniva
manoscritto. Le Bibbie che vengono pubblicate oggi si basano sugli studi
molto complessi che vengono fatti sui manoscritti a disposizione. I manoscritti
sono dunque le fonti principali delle Bibbie che noi leggiamo oggi.
Rotoli antichissimi della
Torah
I manoscritti della Bibbia Ebraica sono distinguibili in base
al materiale del supporto e alla forma del supporto.
In base al materiale del supporto possono essere:
-papiri, ricavati dall'omonima pianta.
-pergamene, cioè scritti su pelle di pecora
o altro animale conciata.
In base alla forma supporto possono essere:
-rotoli: il testo è scritto su su più colonne
su una lunga striscia orizzontale, solo su un lato, per essere letto
va avvolto in un senso o nell'altro. Nelle sinagoghe ebraiche i libri
della Torah sono su rotoli.
-codici: cioè propriamente libri formati da
singoli fogli puntati su un fianco e scritti in entrambi i versi. Tale
sistema soppiantò tra il II-V secolo i rotoli: il codice è più maneggevole,
più facile da consultare (si legge senza bisogno di utilizzare
due mani, resta aperto da solo), i riferimenti sono fatti in modo più semplice
numerando le pagine, contiene più testo rispetto al rotolo essendo
scritto su entrambi i lati.
La scarsità di manoscritti ebraici è dovuta alla particolare
riverenza riservata ai rotoli dagli scribi, per la quale si
eliminavano tutti quelli che possedevano il minimo difetto, anche dovuto
all'invecchiamento. La copiatura era però svolta con estrema accuratezza,
in modo da consentire una trasmissione del testo estremamente affidabile.
Il testo Masoretico Nella fissazione stabile e definitiva del testo biblico
ebraico fondamentale è il lavoro dei rabbini detti masoreti che
produssero il testo ufficiale detto appunto " masoretico" .
Rotolo
dell' Esodo II sec a.C.
Furono attivi per un ampio lasso di tempo che va dal II sec. a.C. al
1425 d.C., particolarmente fiorenti nel IX sec. d.C, nelle sedi di Tiberiade,
Gerusalemme e Babilonia. Erano suddivisi in varie scuole rivali, tra
le quali la predominante risultò quella di Tiberiade di Aaron
Ben Moses Ben Asher (+ circa 960 d.C.).
I masoreti fecero l'enorme sforzo di comparare i testi di tutti i manoscritti
biblici conosciuti allo scopo di creare un testo unico. La versione che
ne derivò è detta testo masoretico (TM).
I masoreti inserirono anche vocali al testo, visto che i testi originali
erano formati soltanto di consonanti. Queste aggiunte hanno implicato
a volte anche l'interpretazione di quanto era scritto, in quanto alcune
parole avevano significati differenti a seconda della vocale usata.
I testimoni più autorevoli prodotti dai masoreti sono:
- Codice del Cairo, datato 895-896 d.C., probabilmente
trascritto da Moses ben Asher, padre di Aaron ben Asher, il principale
dei masoreti. Contiene solamente i libri dei Profeti;
- Codice di Aleppo (A), datato 925-930 d.C., è il
codice esistente più antico e ampio, sebbene non completo
(manca quasi tutta la Torah e diversi Scritti), frutto anch'esso
della scuola masoretica di Aaron Ben Asher;
- Codice di Leningrado b19A (Codex Lenigradensis,
L). Come appare dal colophon dello stesso testo, risale
al 1008-1009 d.C. L’autore, Samuele Ben Giacobbe, dichiara
di averlo copiato da un manoscritto originale di Aaron Ben Asher.
Per la sua interezza, autorevolezza e disponibilità di
consultazione, è stato per secoli di riferimento per la
compilazione delle varie bibbie ebraiche, manoscritte prima e
poi stampate. Attualmente è conservato nella città russa
di San Pietroburgo (già Leningrado, donde il nome).
Circa le fonti dell'Antico Testamento ebraico, i testimoni più antichi
sono
i Rotoli del Mar Morto
, ritrovati nel 1947, che contengono
frammenti più o meno ampi di tutti i testi della Bibbia ebraica.
Nel complesso risalgono a un ampio periodo che va dal 250 a.C. circa
al 68 d.C. Il ritrovamento di tali manoscritti ha rappresentato una grande
scoperta archeologica: prima del 1947 non si possedevano manoscritti
anteriori al IX sec. d.C. I testimoni del testo masoretico sono risultati
sostanzialmente concordi coi Rotoli del Mar Morto.
La Bibbia Ebraica Tratto
dal Lubavitch News numero 50- Tradotto da Sabrina Fadlun- © Copyright
1998 - 2007 Chabad.it עברי
Il Sefer Il Sefer Torà, Rotolo della Legge, contiene il
Pentateuco, ovvero i Cinque Libri di Mosè: un insieme di storia,
legge, riti simbolici e guida morale, che inizia con la Creazione e
traccia l'evoluzione dei popolo Ebraico da Abramo fino alla schiavitù in
Egitto, l'Esodo, la donazione della Torà sul Monte Sinai, ed
i 40 anni di peregrinazione nel deserto fino alla morte di Mosè.
Sebbene anche in alcuni passaggi delle altre due maggiori
sezioni della Bibbia Ebraica, i Profeti e le Sacre Scritture, vi siano
testi da leggere in sinagoga, questi non sono paragonabili per importanza
o santità al Pentateuco.
E' attraverso le parole dei Pentateuco che la Rivelazione
Divina viene descritta ed il Volere Divino viene comunicato. E' dal
Pentateuco che proviene lo spirito dei patriottismo Ebraico, la sua
autenticità, l'ispirazione e l'impeto ed è da tale fonte
che viene delineata la missione di Israele e la sua ideologia religiosa.
La santità unica dei Pentateuco è inoltre
espressa dal profondo rispetto dei Libri della Torà scritti
a mano in conformità con norme scrupolose ed accurate relative
alla preparazione ed alla stesura dei manoscritto. Tali norme sono
state codificate in un speciale passaggio dei Talmud scritto più di
1.200 anni fa al quale ci si attiene minuziosamente ancora ai giorno
d'oggi.
Immunità agli Errori di Scrittura
Numerose leggi forniscono indicazioni su come la Torà sia
riuscita a non subire modfiche dovute alla moltitudine di inevitabili
infiltrazioni e riproduzioni di errori, versioni varianti, ed anche
interpretazioni o letture, tutte quante facenti parte delle innumerevoli
traduzioni quali le interpretazioni greche della Bibbia dei Settanta,
prima traduzione assoluta della Bibbia imposta dal Re Tolomeo a 70
anziani saggi, di Aquila nome latino dei teologo luterano Kaspar Adler
(Augusta 1488 - Saalfeld 1560) profondo conscitore della lingua ebraica,
collaborò con Lutero alla traduzione della Bibbia dal greco,
di Simmaco autore di una ulteriore versione dal greco della Bibbia,
e della Vulgata Latina nome dato alla traduzione latina della Bibbia,
e di alcuni frammenti aramaici.
Il fattore principale è la necessità di
correggere immediatamente qualsiasi errore nel corso della lettura
pubblica della Torà ed insistere che il baal korei ripeta le
parole in modo corretto. Questo è necessario non solo per
poter assicurare che la congregazione ascolti ogni parola della Torà originale,
ma anche al fine di poter rilevare qualsiasi errore che si venga a
produrre sul rotolo stesso. Secondariamente, se si rileva un qualsiasi
errore - anche un piccolo errore di ortografia o una lettera talmente
poco chiara da rendere difficile la lettura della parola da parte di
un bambino di sette o otto anni, il rotolo deve immediatamente essere
rimosso dalla Tevà, anche nel mezzo di una preghiera e sostituito
con un altro rotolo. Per evitare che un rotolo al quale non sia stata
ancora apportata la correzione, non si distingua dagli altri si usa
coprirne il manto che ricopre la pergamena.
Esiste un'altra legge che fornisce una ulteriore assicurazione
contro la possibilità di errore di scrittura che sta diventando
popolare. La legge stabilisce che "un rotolo che deve essere corretto
non può essere tenuto nell'Aron per un periodo superiore ai
30 giorni". Questo deve essere corretto o posto nella ghenizah,
luogo dove si tengono i rotoii avvolti o squalificati, i libri e gli
accessori di rito. Inoltre, tutti i rotoii devono essere saltuariamente
consegnati ad un Sofer che effettui il controllo, poiché l'umidità o
altre condizioni atmosferiche possono facilmente provocare la decolorazione
delle lettere scritte.
La preparazione della pergamena, nonché la scrittura,
viene eseguita ad opera di persone pie, qualificate ed erudite chiamate
soferim, scribi. E' un'arte che richiede dedizione nonché grande
forza di concentrazione.
Ci sono 5.888 versi e 79.976 parole nella
Torà, ed occorre un Sofer estremamente qualificato
che lavori otto ore al giorno, per circa nove mesi per completare la
scrittura dei rotolo di pergamena.
Il Sofer non è solo uno scriba artistico. E' sopratutto
un individuo estremamente pio, che dedica la sua vita al compito preciso
ed esatto di assicurare che il rotolo di pergamena della Torà,
dei tefillin e della mezuzah sia
preparato e scritto con intenzioni sacre ed in assoluta conformità con
le numerose norme. Il giudaismo può orgogliosamente affermare
che il testo della Torà non ha mai subito modifiche, né vi
sono stati errori di trasmissione da parte dello scriba che caratterizzano,
invece, i testi più antichi ed i manoscritti medioevali. Di
conseguenza si definisce il testo del Pentateuco come masoretico (letteralmente, "come
originariamente tramandato").
Ad un Sofer non era permesso scrivere
basandosi sulla propria memoria. Sebbene la maggior parte di essi conoscevano
inevitabilmente il testo a memoria, dovevano ricopiare, parola per
parola, da copie originali autorizzate. Questa legge viene, tuttora,
rigidamente applicata.
La preparazione dei Rotolo della Torà
La Torà è scritta con una penna d'oca ottenuta
dalle piume d'oca o di tacchino e con inchiostro la cui soluzione acquosa
contiene noci di galla, solfato di rame, e gomma arabica.
La pergamena deve essere ottenuta lavorando la pelle
di un animale permesso in cucina. Anche se l'animale è neveilah
o terefah, cioè la cui morte sia soppraggiunta per cause naturali,
o la cui macellazione non sia stata correttamente eseguita, o abbia
avuto una qualche disfunzione organica, la sua pelle può, comunque,
essere impiegata per il Sefer Torà.
La pelle dell'animale viene immersa nell'acqua per un
giorno o due, e la carne che vi aderisce viene poi raschiata via. Viene,
in seguito, macerata per una settimana in una soluzione a base di calce
per eliminare i peli superflui che aderiscono alla pelle e viene poi
seccata, lavata levigata, allungata in un particolare pressa e trattata
al fine di renderla particolarmente bianca e piatta prima che le sue
punte vengano tagliate dritte e quadrate. La superficie sulla quale
si scrive è la stessa sulla quale avveniva originariamente la
crescita dei peli dell'animale, non quella che aderiva alla carne.
L'intero procedimento di trattamento della pelle, nonché l'effettiva
scrittura del rotolo, deve essere svolto lesheim mitzvah, con le sacre
intenzioni di farne uso per un rotolo di Torà. Le singole pelli,
chiamate yeriot (letteralmente, "tende"), vengono cucite
insieme utilizzando fili di minugia provenienti dalle budella di ovini,
chiamati ghidin. Affinché il testo abbia un bell'aspetto, esistono
norme particolari relative alla disposizione. Il testo è distribuito
in colonne di 42 righe.
Questo numero rappresenta il valore numerico
della parola ebraica bam nella frase vedibarta bam ("E parlerai
di loro") nel primo paragrafo dello Shema. Abitualmente si comincia
ogni colonna con la lettera vav, in riferimento, mediante un gioco
di parole, al vavei ha-amudim ("le vav delle colonne"), che
si trova in Esodo 38:10. (il significato letterale di questa frase è "i
capitelli delle colonne.")
Ci doveva essere almeno un’eccezione alla regola
poiché, la primissima colonna della Torà non poteva cominciare
con una vav data che la prima parola della Torà è Bereshit.
Tal eccezione è stata estesa a cinque colonne, le cui iniziali
sono bet, yod, hey, shin, mem, fino a formare la frase BeYáHSHerno
- "Il Suo nome è Yah."
Ci sono norme relative anche alla larghezza dei margini
che deve essere lasciato intorno al testo. Il margine inferiore deve
esser più grande di quello che si trova nel bordo superiore
del rotolo, poiché la mano entra in contatto con il bordo inferiore,
ed il tallit o la manica di colui che legge la Torà potrebbe
posarsi su di essa provocandone la cancellazione.
Il metodo preciso di scrittura di ogni lettera è stabilito
e niente è lasciato allo stile individuale. Per assicurare
che le righe siano dritte e che la fine di ognuna di esse sia perfettamente
allineata al lato opposto, la legge stabilisce una procedura definita
sírtut, "dentellatura", in conformità con la
quale lo scriba disegna un bordo preciso intorno ad ogni riga e sotto
ogni riga di ogni singola colonna, che fornisce una traccia che lo
guidi.
Al fine di abbellire ulteriormente il manoscritto, sette
lettere dell'alfabeto vengono ornate da corone decorative o da ghirigori,
definiti tagghin, ogni qual volta queste si presentano. Le lettere
sono shín, ayin, tet, nun, zayin, ghimmel, tzadi, alle quale
ci si riferisce abitualmente mediante l'accorgimento mnemonico di unire
le loro iniziali: shaatnezgatz.
A tale proposito esiste un bellissimo Midrash, dove si
dice che quando Mosè morì, al suo arrivo in paradiso
trovò D-o che componeva i tagghin su queste lettere. Quando
chiese a D-o il perché di tale azione, questi gli ripose che
un giorno, in futuro, un maestro unico nel suo genere, Rabbi Akivah,
sarebbe nato in Israele ed avrebbe creato una miriade di tradizioni
religiose legate ad ogni singola intrecciatura dei testo sacro. Per
poter incrementare il desiderio di Akivah, D-o stava aggiungendo ulteriori
decorazioni al testo!
Oltre alla bellezza intrinseca, questo Midrash ci porta
il profondo messaggio che ogni generazione ha qualcosa da dare come
eredità spirituale. Ogni generazione ha nuovi intuiti da rivelare,
e non si potrà mai dire, parlando della Torà, che sia
stata detta l'ultima parola e che il testo sia totalmente comprensibile
- anche per Mosè! La Torà è eterna e non ha età.
Edizioni a stampa della Bibbia Ebraicacredits: wikipedia
La
prima edizione a stampa della sola Torah apparve a Bologna il 26 gennaio
1482, corredata di vocali, accenti, targum (traduzione aramaica) e
commento di Rashi. Editore fu Abraham ben Hayyim dei Tintori (Dei Pinti),
di Pesaro, sulla base di un manoscritto spagnolo.
A latere di molte pubblicazioni parziali dei libri della
bibbia, la prima edizione a stampa del completo testo ebraico è la
Bibbia di Soncino (vicino a Cremona), in 3 volumi, realizzata nel 1488
dal giudeo Gherson Soncino.
La Bibbia di Berlino fu stampata a Brescia nel 1494. È una
revisione della Bibbia di Soncino.
Fu usata da Lutero per la traduzione dell'AT.
Attualmente è conservata a Berlino, donde il nome.
Jacob Ben Hayyim Ibn Adonijah ha collezionato un vasto
numero di manoscritti, secondo criteri a noi non noti con sufficiente
chiarezza, organizzato il suo materiale e sistemato la Masorah nella
seconda edizione della Bibbia Bomberg (Venezia 1524-25;
la prima edizione del 1515-7 fu disconosciuta dai rabbini).
Inoltre, introducendo la Masorah al margine, compilò alla
fine della sua Bibbia una concordanza tra le chiose masoretiche e aggiunse
un'introduzione elaborata: il primo trattato sulla Masorah mai prodotto.
Quest’opera è stata generalmente riconosciuta come il textus
receptus della Masorah.
Dopo Ibn Adonijah, lo studio critico della Masorah è stato
continuato da Elijah Levita, che pubblicò nel 1538 il Massoret
ha-Massoret. Levita compilò anche una vasta concordanza
Masoretica, il Sefer ha-Zikronot.
-Il Tiberias del successivo Buxtorf (1620)
rese le ricerche di Levita accessibile ai studenti cristiani.
-Successivamente, Meïr b. Todros ha-Levi scrisse nel XIII secolo
il Sefer Massoret Seyag la-Torah.
-Menahem di Lonzano scrisse un trattato sulla
Masorah del Pentauteco intitolato Or Torah
-Jedidiah Solomon di Norzi scrisse lo Minat Shai, contenente
note masoretiche di grande importanza basate su uno studio attento dei
manoscritti.
Altre edizioni:
-Everard van der Hooght (1705, Amsterdam).
-Benjamin Kennicott (1776, Oxford), ripresa poi
da Johann Bernard de Rossi (1784-8).
-Meir Letteris (1852, 1862).
-Seligman Baer e Franz Delitszch, 1869-1895.
-C.D. Ginsburg (1894; 1908-1926).
-Nel 1906 il biblista tedesco Rudolf Kittel (1853 - 1929)
pubblicò la prima edizione della Biblia Hebraica (BH,
più nota però come Biblia Hebraica Kittel,
BHK), virtualmente identica alla Bomberg del 1524-5. Nel 1925 seguì la
seconda edizione. La terza edizione della BHK (1937), realizzata dai
collaboratori di Kittel in collaborazione con Paul Kahle, è invece
basata sul Codex Lenigradensis.
-Umberto Cassuto (1953, basata sulla Ginsburg
ma rivista a partire da A (che ebbe il permesso di studiare personalmente
), L e di altri manoscritti).
-Norman Snaith (1958).
-Koren (1966).
La
Biblia Hebraica Stuttgartensia
(BHS=BH4) è una
revisione della BH3, e dunque basata su L, realizzata originariamente
(1966) da Karl Elliger e Wilhelm Rudoph della Deutsche Bibelgesellschaft
di Stuttgart (Stoccarda, D). Ad essa sono seguite altre tre edizioni
(1977, 1983, 1990). Attualmente costituisce il Tectus Receptus, di riferimento,
per le varie edizioni ebraiche e per le traduzioni dell'AT delle Bibbie
cristiane.
-Aron Dotan (1974, 2001).
-Mordechai Breuer (1977-1982).
-La Biblia Hebraica Quinta (BHQ), realizzata
da più di venti studiosi, è una collana in corso di pubblicazione
(finora pubblicato solo Megillot 2004). Non contiene un testo eclettico,
derivato dal confronto dei vari manoscritti, ma riporta L come testo
di riferimento. L’opera tiene tiene conto del fatto che per diversi
libri biblici, almeno in alcune loro parti, sono disponibili versioni
più antiche ma non ebraiche.
- The Hebrew University Bible Project (HUB) è un’editio
maior, contenente cioè tutti i testimoni ebraici antichi, tutte
le versioni (spesso più antiche dei testimoni ebraici), tutte
le citazioni rabbiniche o di altra provenienza, spiegazioni e annotazioni.
Codice di riferimento è quello di Aleppo. Pubblicati fino al 2004
Isaia (1995), Geremia (1997), Ezechia (2004).
La LXX (settanta)
I più antichi manoscritti dell'Antico Testamento
greco, vale a dire la LXX, sono:
- frammenti di Levitico e Deuteronomio, risalenti
al II secolo a.C. (Rahlfs nn. 801, 819, e 957),
- frammenti del I secolo a.C. diGenesi, Levitico, Numeri,
Deuteronomio e Profeti Minori (Rahlfs nn. 802, 803, 805, 848, 942,
e 943).
Edizioni
Il testo critico (cioè che tiene conto delle
varianti dei principali testimoni) usato attualmente come modello per il
testo dell'Antico Testamento in greco, cioè la Settanta è l'edizione
realizzata nel 1935 dal filologo tedesco Alfred Rahlfs Septuaginta,
id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX interpretes (detta comunemente
Bibbia Rahlfs)
Nel 1898 usciva la prima edizione del Novum Testamentum
Graece (NTG) di Eberhard Nestle (1851-1913), che ebbe moltissime
edizioni successive. Deriva dal confronto del testo delle edizioni
Tischendorf, Westcott-Hort e Weymouth (abbandonata poi dal 1901
a favore della Weiss).
A partire dalla edizione
del 1927 il figlio Erwin Nestle aggiunse un apparato di critica
testuale.
Dalla edizione del 1952
divenne co-redattore Kurt Aland (1915-1994), che
revisionò il testo alla luce dei manoscritti che erano stati
ritrovati nel XX secolo.
Nel 1955 si costituì il comitato editoriale del Greek
New Testament (GNT). Originariamente era composto da M. Black;
Kurt Aland; B. M. Metzger; A. Wikgren; A. Vööbus, sostituito
poi da Carlo Maria Martini. Dal 1982 ne entrarono a far parte anche
B. Aland e J. Karavidopoulos.
Tale comitato produsse nel 1966 una edizione
critica detta appunto
Greek New Testament
(GNT) o anche UBSE, United
Bible Societies Editions
L’edizione del 1975 del GNT raccoglie il lavoro svolto
in preparazione alla 26a edizione del NTG. In tal modo, il testo della
GNT3 e della NTG26 (=NA26) è dunque lo stesso, sebbene le due
edizioni dispongano di un apparato critico diverso: il GNT, pianificato
per i traduttori, offre un apparato di varianti solo per una scelta di
passi, nel quale ogni variante è documentata; il NTG invece illustra
criticamente il formarsi del testo, offrendo un apparato che riguarda
il testo in tutta la sua ampiezza e abbraccia in particolare la tradizione
più antica, senza tuttavia fornire una documentazione completa.
In seguito a un accordo fra il Vaticano e le United Bible
Societies protestanti, l’identico testo delle due edizioni è alla
base di tutte le nuove traduzioni e revisioni che avvengono sotto il
loro controllo.
Le attuali edizioni del GNT4 e NTG27 riportano ampliamenti
e modifiche solo nell’apparato critico, riproponendo ancora il
medesimo testo del 1966.
Fonti del NT
I
manoscritti del NT che ci sono pervenuti sono 5.300 in greco,10.000 della
Vulgata Latina, 9.300 di altri; in totale sono 24,000 copie la maggior
parte delle quali antecedenti al 400 d.C.
I manoscritti del NT presentano molte più discordanze
tra essi di quanto non avvenga per i testi ebraici della Bibbia.
La
cause di tali diversità di lezioni sono riconducibili a confusione
di lettere, stanchezza del copista, mancanza di una luminosità adeguata,
corruzione del supporto testuale, ma ad essi va affianca una consapevolezza
dell’immutabilità del testo recepito sicuramente minore
di quella che ne avevano i colleghi giudei.
Fa sorridere l’avvertimento
di uno scriba in margine al testo di Eb 1,3 nel Codice Vaticano: αμαθεστατε και κακε αφες τον παλαιον μη μεταποιειa, “sciocco
e cattivo, lascia il (testo) vecchio, non elaborare!”. Come è noto,
i divieti sorgono laddove le violazioni sono tutt’altro che sporadiche.
In tutti questi manoscritti sono state riscontrate quasi 150.000 varianti
il 99% delle quali però
sono poco o per nulla significative. Solo 50 varianti sono significative
ma tutte insieme non modificano la dottrina tradizionale della Chiesa. I Manoscritti anteriori al 600 sono 230. ( cf. : McDowell, Evidence
That demands a Verdict, vol.1, 1972 pgs.40-48; and Time,
January 23, 1995, pg.57).
Questi 230 comprendono 192 manoscritti NT in greco, 5 Lezionari in greco
che contengono le scritture e 33 traduzioni del NT dal greco (Aland 1987:82-83). [per un elenco utile consulta : La
Parola ]
Oltre i 24,000 ve ne sono altri 15.000 copie delle varie versioni
in latino e aramaico-siriaco , alcune forse anteriori al 150 come la
Peshitta (150-250 ) (McDowell 1972:49; 1990:47).
Versioni : Copta , III sec., Armena(400), Gotica (IV sec), Georgiana
(V sec), Ethiopica (VI sec.), and Nubiana (VI sec.) (McDowell 1972:48-50).
Abbiamo poi 2,135 lezionari ( libri liturgici che contengono le scritture
) catalogati del VI secolo (McDowell 1972:52). Sulla autorità dei
testi abbiamo 86.489 citazioni fatte dai primi Padri della Chiesa nei
loro scritti .
Clemente (30-95) ne cita diverse sezioni, . Ignazio (70-110) che conobbe
i 12 Apostoli cita 15 libri dei 27 che ne circolavano come ufficiali.
Policarpo (70-156) era discepolo di Giovanni e cita il NT in molte parti.
La ricerca è di Dean Burgon. (McDowell 1990:47-48; 1991:52).
Sono 32,000 le citazioni del Nt negli scritti antecedenti il Concilio
di Nicea nel 325 (Mcdowell Evidence, 1972:52).
Un altro ricercatore, Sir David Dalrymple, ha scoperto che negli scritti
del II e III secolo in NT è citato per intero eccetto 11 versetti
(McDowell 1972:50-51; 1990:48)
Tutti questi manoscritti , possiamo domandarci,
quanto sono simili a quelli originali?
La grande quantità dei testimoni degli stessi eventi , 24000 copie
, ci permette un vasto studio critico che, paragonandolo a quanto possiamo
fare con altri testi antichi, ci permette di avvicinarci ai testi originali
in modo assolutamente sicuro ed accettabile. Pensiamo che della Historia di
Erodoto possediamo solo 8 manoscritti ,5 di quelli di Cesare e 7 di Plinio.
Tipi di manoscritti
Papiro
Rylands -p52
I manoscritti del NT che ci sono pervenuti sono distinguibili in base
al materiale del supporto, al tipo di scrittura, alla forma del supporto.
In base al materiale del supporto possono essere:
-papiri, ricavati
dall'omonima pianta, usati fino al V secolo.
-pergamene,
cioè scritti su pelle di pecora conciata, usata dal V al XII secolo,
quando venne progressivamente sostituita dalla carta.
In base al tipo di scrittura possono essere:
-onciali (o
unciali, nella forma latinizzante), precedenti al X secolo, scritti in maiuscole
greche, senza alcuno stacco fra le differenti parole (scriptio continua)
e con poca distanza anche fra le diverse righe. Sono 274 sono i principali
manoscritti onciali ancora esistenti;
-corsivi, in
piccole lettere greche, è una forma di scritto nella quale le lettere
sono connesse come nella nostra calligrafia corsiva, senza interruzioni per
parole o versi. A partire dal X secolo ha progressivamente sostituito lo
stile onciale. È chiamata anche scrittura minuscola.
In base alla forma del supporto possono essere:
-rotoli:
il testo è scritto su su più colonne su una lunga striscia orizzontale,
solo su un lato, per essere letto va avvolto in un senso o nell'altro. Nelle sinagoghe ebraiche
i libri della Torah sono su rotoli.
-codici:
cioè gli attuali libri,
sono singoli fogli puntati su un fianco e scritti in entrambi i versi.
Tale sistema soppiantò tra il II-V secolo i rotoli: il codice è più maneggevole,
più facile da consultare (si legge senza bisogno di utilizzare
due mani, resta aperto da solo), i riferimenti sono fatti in modo più semplice
numerando le pagine, contiene più testo rispetto al rotolo essendo
scritto su entrambi i lati.
I manoscritti più antichi
I più antichi del Nuovo
Testamento sono i seguenti:
- Magdalene Ms (Matteo 26) databile 50-60 d.C. e quindi probilmente
coesistente agli originali.
- papiro 7Q5,
ritrovato nelle grotte di Qumran e
datato entro il 50-58 d.C.. Contiene poche lettere (9 identificabili
con certezza) che secondo Padre José O’Callaghan (1972)
corrispondono a Mc 6,52-53. Ernest
Muro (1997) ha invece attribuito il frammento a Gen 46,20 (LXX). Probilmente
coesistente agli originali.
- papiro p52 (Rylands): datato tra il 120-130 circa, è un
frammento di un singolo foglio contenente nel fronte e retro 5 versetti
di Giovanni (18,31-33;37-38). Originario dell'Egitto, è attualmente
conservato a Manchester.
- papiro p66 (Bodmer II): datato al II secolo, contiene
in 104 pagine danneggiate parti del vangelo di Giovanni: i primi 14
capitoli quasi completi e parti degli altri 7. È attualmente
conservato a Cologny, presso Ginevra.
- papiro p45 (Chester Beatty I): datato inizio del
III secolo, contiene in 55 fogli ampi frammenti dei Vangeli. Conservato
a Dublino.
- Diatessaron di Tatian (Vangeli) 200 d.C.
- papiro p46 (Chester Beatty II): datato inizio del
III secolo, contiene in 86 fogli frammenti del corpus paolino più della
lettera agli Ebrei.
- papiro p72 (Bodmer VIII): III-IV secolo, contiene
frammenti delle epistole cattoliche più altri testi patristici.
I fogli delle lettere di Pietro sono presso la Biblioteca Apostolica
Vaticana, mentre il resto è conservato a Cologny, presso Ginevra.
- papiro p75 (Bodmer XIV-XV): inizio del III secolo,
contiene in 27 fogli ampi frammenti di Luca e i primi 14 capitoli di
Giovanni. È attualmente conservato a Cologny, presso Ginevra.
Classificazione dei manoscritti
Papiro
Bodmer
A partire dal XIX sec. i manoscritti sono stati raggruppati in quattro
famiglie:
-occidentali, indicati con la sigla delta Δ:
sono i testimoni più antichi, chiamati così poiché la
maggior parte di essi sono stati trovati nel territorio di quello che
fu l’impero romano d’occidente;
-alessandrini (beta, B):
sono i testimoni successivi più antichi, legati alla città egiziana;
-bizantini (o
siriaci, o antiocheni, o A): sono la maggior parte
dei testimoni disponibili a partire dal IX secolo;
-neutrali: sono anch'essi legati alla città di
Alessandria d'Egitto.
La prima classificazione dei manoscritti risale al tedesco
Johann Jacob Wettstein (1693-1754), il quale, conoscendo circa 200 manoscritti,
realizzò una duplice classificazione per i codici
maiuscoli (onciali) e per minuscoli (corsivi).
Designò i codici maiuscoli con lettere maiuscole, in ordine
alfabetico, tassonomia tuttora prevalente.Sono cinque i manoscritti
della Bibbia in greco parzialmente completi , tutti maiuscoli e su pergamena.
Codice
Vaticano B greco-latino. La
redazione del manoscritto non può essere anteriore
al V secolo, di contro il testo greco da cui è stato copiato è antico,
anzi antichissimo, soprattutto per ciò che concerne il vangelo
di Luca, probabilmente il più antico di tutti quelli riportati
nel codice. Molto si è discusso sulla sua provenienza e la
sua origine: Egitto, Roma, sud Italia, Sicilia, Sardegna e nord Africa
Codice
Alessandrino A (A, da non confondere con l’omonimo
codice ebraico di Aleppo), datato inizio o metà del V secolo,
contiene quasi l’intera Bibbia: risultano perdute alcune parti
più o meno ampie di Gen, 1Re, Sal, quasi tutto Mt, Gv, 2Cor.
In appendice sono presenti alcuni scritti apostolici Originario di
Alessandria d’Egitto, donde il nome, è attualmente conservato
al British
Museum;
Codice
Vaticano (B)Composto probabilmente in Egitto nel IV
secolo, contiene quasi tutta la Bibbia: nei 759 fogli risultano perdute
alcune parti più o meno ampie di Gen, 2Re, Sal, Eb, lettere
paoline e Ap. Mancano completamente 1-2 Mac. In appendice sono presenti
alcuni scritti apostolici. Considerato il più autorevole manoscritto,
di base per le moderne edizioni critiche, è attualmente conservato
nella Biblioteca
Vaticana;
Codice
di Efrem (C) Così detto perché fu cancellato
nel XII secolo per lasciar posto ai testi del teologo siriano Efrem;
parti della sottoscrittura sono
ancora leggibili. Si crede che appartenga al V secolo, forse ad un
periodo leggermente precedente rispetto al codice A. In origine conteneva
tutto il testo biblico ma ora rimangono solo porzioni di tutti i
libri. Attualmente è conservato a Parigi;
Codice di Beza (D)
o Cantabrigiensis (di Cambridge)Così chiamato perché appartenne al calvinista Teodoro
di Beza, dopo essere stato sottratto a un monastero di Lione dagli
ugonotti. Contiene i Vangeli e gli Atti sia in greco che in latino. Risale
al V secolo, originario probabilmente dall’Egitto o dall’Africa
del nord. Attualmente è conservato a Cambridge;
Codice
Sinaitico (S o א) Risalente alla metà del
IV secolo. Fu progressivamente ritrovato da Costantino
von Tischendorf nella biblioteca del monastero
di Santa Caterina presso il monte Sinai, a partire dal 1844,
con una serie di peripezie romanzate che rasentano l’onirico.
Attualmente è conservato presso il British
Museum.
Originariamente conteneva tutta la Bibbia: nei 346 fogli
che compongono il codice risultano mancanti diversi brani più o
meno ampi di Gen, Nm, 1Cr, Esd, Lam. Il NT è completo.
Nuova Classificazione
Solo
nel 1908 venne elaborata una nuova classificazione ad opera di Caspar
René Gregory (1846-1917), americano di nascita, tedesco
di elezione (morì durante la prima guerra mondiale, combattendo
come volontario dalla parte dei tedeschi; si era arruolato a sessantotto
anni). Gregory compilò una nuova lista di sigle che viene usata
ancora oggi. In base a questo sistema la classificazione è la
seguente:
- I papiri vengono designati con la sigla P seguita
da un numero ad esponente (anche se spesso per viene lasciato indicato
sulla linea base).
- I codici in maiuscola con uno zero premesso a un numero,
mantenendo però anche le lettere alfabetiche del Wettstein e
dei suoi successori fino a 045 ( = 01, A = 02, ecc.).
- I codici in minuscola con numeri arabici (1, 2, 3,
ecc.).
- I lezionari con numeri arabici preceduti dalla lettera l (l1, l2,
ecc.).
Rotolo
della città di Ossirinco Egitto -
68-70 d.C. -
Vangelo di Giovanni
Manoscritti dei primi cinque secoli che contengono almeno un
versetto del libro, ordinati secondo la data del manoscritto (
il secolo in numeri romani seguito dal codice del manoscritto) .
Matteo
II: p104
II/III: p64 p77 p103
III: p1 p45 p53 p70 p101 0212
III/IV: p37 p102
IV: p25 p35? p62 p71 p86 p110 ÀB 0171 0231 0242
IV/V: p19 p21 0160
V: CW
Marco
III: p45 0212
IV: p88 ÀB 0188
IV/V: 059 0214
V: ACW 069 0274 l1043
Luca
III: p4 p45 p69 p75 p111 0212
III/IV: p7?
IV: ÀB 0171
IV/V: p82 0181
V: ACQTW 0182 0267 l1043
Giovanni
II: p52 p90
II/III: p66
III: p5 p9 p22 p28 p39 p45 p75 p80 p95 p106 p107 p108 p109 0212
III/IV: 0162
IV: p6 ÀB 0258
V: p93 ACQTW 068 0216 0217 0218 0264 0301
Atti
II/III: 0189
III: p29 p53 p91
III/IV: p38
IV: p8 ÀB
IV/V: p50 p57
V: p112 AC 077 0165 0166 0175 0236 0244
Romani
II/III: p46
III: p27 p40 p113 0220
IV: p10 ÀB 0221
IV/V: p99 0219
V: AC 048 0172
1Corinzi
II/III: p46
III: p15
IV: ÀB 0185
IV/V: 0270
V: p14 ACI 048 0201
2Corinzi
II/III: p46
IV: ÀB
IV/V: p99
V: ACI 048
Galati
II/III: p46
IV: ÀB
IV/V: p51 p99 0176
V: ACI 062 0174 0254 0261
Efesini
II/III: p46
III: p49
III/IV: p92
IV: ÀB 0230
IV/V: p99
V: ACI 048
Filippesi
II/III: p46
III/IV: p16
IV: ÀB
V: ACI 048
Colossesi
II/III: p46
IV: ÀB
V: ACI 048
1Tessalonicesi
II/III: p46
III: p30 p65
IV: ÀB
V: ACI 048 0226
2Tessalonicesi
III: p30
III/IV: p92
IV: ÀB
V: ACI
1Timoteo
IV: À
V: ACI 048 061
2Timoteo
IV: À
V: ACI 048
Tito
II/III: p32
IV: À
V: ACI 048 0240
Filemone
III: p87
IV: À
V: ACI 048
Ebrei
II/III: p46
III: p12 p114
III/IV: p13
IV: p17 p89 ÀB 0228
V: ACI 048 0227 0252
Giacomo
III: p20 p23
III/IV: p100
IV: ÀB
V: AC 048 0173
1Pietro
III/IV: p72
IV: p81 ÀB 0206
V: AC 048
2Pietro
IV: ÀB
V: AC 048
1Giovanni
IV: ÀB
V: AC 048
2Giovanni
IV: ÀB
V: AC 048
3Giovanni
IV: ÀB
V: AC 048
Giuda
III/IV: p72 p78
IV: ÀB
V: AC
Apocalisse
II: p98?
III: p47 p48
III/IV: p18 p115
IV: p24 0169 0207
IV/V: p85
V: AC 0163
Edizioni a stampa della Bibbia cristiana.
-Malermi e Niccolò Jenson-Venezia
1471- in italiano
-La poliglotta Complusentian (dal
nome latino della città spagnola di Alcalà) è la
prima edizione critica stampata, terminata nel 1514, ma pubblicata nel
1520, realizzata dal card. Francisco Jiménez de Cisneros (Ximenes).
Conteneva l’AT in ebraico, greco, latino, il pentateuco aramaico.
Il testo greco della Settanta era quello secondo la recensione di Origene
nell'Esapla.
- Sante Pagnini (AT in latino)
-L’editore tedesco Johann Froben, volendo battere sul tempo la
pubblicazione della Complusentian,
commissionò la composizione di un testo greco all’umanista Erasmo,
che portò precipitosamente a termine il lavoro tra il 1515-16
(1518; 1522), inserendo tra l’altro in molti passi un testo retrovertito
dal latino (!). Nonostante l'imperfezione del lavoro, per la fama del
curatore fu per i secoli successivi considerata textus receptus,
cioè ufficiale.
-L'Edizione Aldina (dal curatore Aldus Manutius), pubblicata
a Venezia nel 1518. L'editore sostenne che l'opera si basava su antichi
manoscritti, senza però specificare quali. Il testo comunque è molto
vicino al Codex
Vaticanus
-Antonio Brucioli -1530 AT e 1532 NT -
in italiano
-1534, di Simon Colinaeus.
- Sante Marmochino 1536
-Robert
Estienne (Stephanus)
del 1550, che introdusse a partire dalla edizione 1551 la numerazione
dei versetti come la conosciamo oggi.
1559 e 1564 Proibizione della Curia Romana di leggere
la Bibbia in lingua corrente senza permesso speciale
-1586, edizione romana o sistina del card. Caraffa.
L'Edizione Romana o Sistina riproduce quasi esclusivamente
il Codex Vaticanus.
La sua realizzazione fu diretta dal Cardinal Caraffa e vide la luce nel
1586, sotto il patrocinio di papa Sisto
V. L'opera aveva come intento principale quello di coaudiuvare la
revisione della Vulgata, indetta dal Concilio
di Trento, che fu terminata nel 1592 (è la cosiddetta Vulgata
Clementina).
-1565, 1611, di Theodoro
di Beza.
- Giovanni Diodati 1607 in italiano dai testi originali
in ebraico e greco
-1675, di John Fell.
- 1689-1693, di Richard Simon 1689-1693.
- L'edizione di Grabe fu pubblicata a Oxford tra 1707
e 1720. Riproduce, in maniera imperfetta, il Codex
Alexandrinus.
1757 decreto che facilita la lettura della Bibbia
in lingua corrente
L'edizione Sistina subì numerose revisioni ed edizioni, tra
cui:
- l'edizione di Holmes e Pearsons (Oxford, 1798-1827);
- la settima edizione di Tischendorf, apparsa a Leipzig
(Lipsia) tra 1850 e 1887;
- l'edizione di Swete (Cambridge, 1887-95, 1901, 1909).
- 1734, di Johann Albrecht Bengel, che applicò il noto principio
della lectio
difficilior (tra due lezioni discordanti va preferita come originale
quella più difficile, difficilmente frutto di elaborazione di
un copista).
-1751-2, di Johann Jakob Wettstein.
- 1773 Malerma-italiano
- 1775-1777, di Griesbach.
- Antonio Martini 1782-92
-1831, di Karl Lachmann.
-1894, edizione Scrivener.
- 1841, 1872, editio maior(cioè contenente
tutte le varianti dei manoscritti) di Costantin
von Tischendor, basatosi sul codice
Sinaitico da lui ritrovato.
- 1881, di Alexander Souter.
- 1881, fondamentale l’edizione di Brooke Foss Westcott e Fenton
John Anthony Hort (detta dunque Westcott-Hort, WH),
che preferirono ai tardi e variegati manoscritti bizantini il Codice
Vaticano. Fu considerata textus receptus.
-1889, di William Sanday, mise in luce le differenze tra
la Stephanus e
la Westcott-Hort.
- 1892, di Albert Huck.
- 1902-1913, di Hermann Freiherr von Soden.
- 1894, di Bernhard Weiss.
- 1920, di Heinrich Joseph Vogels.
- 1931 edizione che al tempo del Concilio Vat II sarà la Bibbia
a mille lire
- 1933, di Augustinus
Merk, con testo greco e latino, ebbe grande diffusione in campo cattolico.
Contiene un testo eclettico che privilegia la tradizione alessandrina.
- 1936 Marco Sales
- 1943, di José Maria Bover, che preferisce la tradizione alessandrina;
-1957-58 Bibbia Salani,prima Bibbia completa tradotta in italiano
dai testi originali a cura del Pontificio Istituto Biblico
- 1961, di R. V. G. Tasker.
-1961 Bibbia dell'Editrice Fiorentina
- 1968-Bibbia Concordata
- 1974 Sacra Bibbia C.E.I.
- 1974 Bibbia di Gerusalemme
_ 1976-1979 TOB
- 1982, di Zane C. Hodges e Arthur L. Farstad, che preferiscono la tradizione
bizantina;
- 1982, di Reuben J. Swanson.
- 1984 Nuovissima Versione italiana
- 1985 Bibbia Interconfessionale
- 1986 Nova Vulgata
-1992 -Novum Testamentum graece et latine,
a cura di A. MERK, Roma,
Pontificio Istituto Biblico,
- 1992 .
Testo greco e Vulgata (nella 2ª ed. della Sisto-Clementina, 1592)
-
1995 La Bibbia Piemme
1999
Novum Testamentum graece
,
ed. NESTLE – ALAND, a cura di K. ALAND - M. BLACK - C. M. MARTINI
- B. M. METZGER - A. WIKGREN, Stuttgart, Deutsche Bibelgesellschaft,
1999. Con apparato critico. Attualmente costituisce il
Tectus Receptus
per le varie edizioni e
traduzioni del NT.
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