Piccolo Corso Biblico

STORIA DELLA SALVEZZA

L'esilio babilonese
. La diaspora ebraica. Il giudaismo.


index INDICE

Pag.  1
1   2   3  
    


powered by FreeFind




L'esilio babilonese.

Bibbia Piemme

La " diaspora ebraica"


Il Regno d'Israele , al nord ,viene conquistato nel 721 dall'assiro Sargon II. La prosperità del sud non fu mai stabile perchè dipendeva dai commerci attraverso le vie dell'Egitto e del Mar Rosso.


omb

Una mappa del XIV sec. mostra Gerusalemme ombelico del mondo. Secondo la tradizione rabbinica Dio ha dato alla città nove delle dieci bellezze del mondo. Si credeva che oltre alla centralità universale spettasse a Gerusalemme l'altitudine maggiore della terra.

Nel 710 Gerusalemme fu assediata dagli Assiri ma solo nel 597 fu conquistata dai Babilonesi.

Giuda cade nel 586 nelle mani di Nabuccodonosor, principe di Babilonia.  I Babilonesi avevano infatti distrutto l'Assiria nel 612 e si erano ad essa sostituiti nelle mire di espansione in Palestina.

Nel 586 Gerusalemme viene distrutta e con essa il Tempio di Salomone. La popolazione subisce' numerose deportazioni.

Il Regno di Dio in Palestina, distrutti i suoi simboli, la monarchia e il Tempio, deportata la popolazione, invasa la Terra santa dai coloni, sembrò essere distrutto. Inizia quella successione di esodi forzati che porteranno il popolo ebraico a disperdersi in tutto il mondo ( diaspora = dispersione)Dapprima, nell'VIII secolo a.C., gli Assiri portano in schiavitù dieci delle dodici tribù di Israele (da questo primo esilio è probabile abbiano avuto origine le comunità ebraiche dell'Estremo Oriente, della Cina e dell'India). Il giudaismo

Due secoli più tardi, è la volta delle tribu' rimanenti, che vengono tratte in prigionia a Babilonia; il Tempio di Gerusalemme, dove è custodita l'Arca dell'Alleanza con le Tavole di Mosè, viene distrutto.

Proprio questo, tuttavia, sarà uno dei periodi più fecondi per la vita ebraica. li popolo deve trovare il modo di vivere l'alleanza senza Tempio, senza terra. Nasce così il giudaismo, che non è solo una religione, ma soprattutto un modo di vivere la centralità di Dio, grazie alla preghiera, allo studio, alla Torah, all'osservanza dei Sabato e delle altre ricorrenze sacre. Senza il Tempio si passa a una vita religiosa basata solo sulla Parola di Dio: il culto della Sinagoga sostituisce i riti sacrificali del tempio, il rabbino (maestro) prende il posto del sacerdote.La deportazione babilonese continua quella che viene chiamata la "diaspora", cioè la dispersione degli Israeliti fuori d'Israele, movimento già iniziato dopo la deportazione del 721 e continuato da forti emigrazioni verso l'Egitto, terra dove già esistevano fiorenti comunità ebraiche. Per quanto riguarda i circa 20.000 deportati a Babilonia (2 Re 24,14.16), non si deve pensare a essi come a degli schiavi.

La lettera che Geremia avrebbe loro scritto (Ger 29) testimonia come i deportati godessero di una relativa libertà, se non altro quella di lavorare, conservare le proprie tradizioni, acquistare proprietà, case e terreni. Gli archivi della banca Murashù, una banca di Nippur, in Mesopotamia, risalenti circa al 450-400 a.C, ci informano, un secolo dopo l'esilio, che molti dei ricchi possidenti locali erano Giudei.

Il libro di Esdra (Esd 2,68-69) è un ulteriore testimone di questa situazione. Lo stesso re Ioiachin, in precedenza deportato, viene graziato nell'anno 561 o 560 a.C. (2 Re 25,27-30) e trattato con benevolenza.

La situazione degli esiliati non è dunque disperata, anche se l'influsso di Babilonia non manca di farsi sentire, a cominciare dalla lingua: l'ebraico viene sempre più abbandonato in favore dell'aramaico, la lingua internazionale dell'epoca. Il trovarsi in un paese straniero (cfr. il celebre Sai 137, «Sui fiumi di Babilonia») porta tuttavia a rafforzare i legami interni al popolo ebraico: usanze come la circoncisione, il sabato, le leggi di purità rituale, assumono un carattere sempre più religioso, diventando segni distintivi dell'appartenenza al popolo eletto. L'esilio segna per Israele un momento di grande crisi che si ripercuoterà prima di tutto sul piano teologico. Israele è costretto a ripensare la visione della propria storia, nel tentativo di comprendere la tragedia in cui è piombato.

Nascono così la redazione "sacerdotale" del Pentateuco (P) e la definitiva stesura della " storia deuteronomista ", due diversi tentativi di rileggere il proprio passato, remoto e recente, alla luce della fede nel Dio di Israele. Durante l'esilio si colloca l'attività di due grandi profeti, Ezechiele e il cosiddetto Deuteroisaia , l'anonimo profeta autore di Is 40-55.

L'opera di Ezechiele si apre con la visione della gloria di Dio che abbandona Gerusalemme, segno questo dell'esilio a Babilonia, ma si chiude con la visione del ritorno del Signore nel tempio della città santa.

Così il testo di Is 40-55, il " Libro della consolazione ", è prima di tutto un messaggio di speranza per gli esiliati. Ancora in epoca esilica si colloca la redazione di alcuni Salmi e del libretto delle Lamentazioni , che si riferisce alla distruzione di Gerusalemme.

La presenza di grandi profeti tra i deportati è fondamentale per la sopravvivenza del popolo d'Israele e della sua fede nel Signore. Ezechiele e un nuovo profeta di nome Isaia (Secondo Isaia) riorganizzano la comunità. Spiegano la caduta del Regno, la distruzione del Tempio e la fine della monarchia come punizione di Dio per i gravi peccati del,popolo e dei suoi capi.

Ma consolano il popolo e lo incoraggiano. Dio ama il suo popolo e vuole la sua salvezza. Israele è chiamato ancora una volta al rispetto della Legge, origine e causa della salvezza.

La sinagoga
La comunità della Diaspora si impegna così a mantenere intatte le sue tradizioni. Particolarmente importanti sono da allora il rispetto dei sabato, la circoncisione, le norme di purità.

Nasce allora la sinagoga, luogo di studio, di preghiera, di riunione delle comunità ebraiche della Diaspora. Li, soprattutto il sabato ( shabbat), gli Ebrei si riuniscono per ascoltare la lettura delle Sacre Scritture (la Legge e i Libri dei Profeti), per sentirne la spiegazione e il commento, per pregare e adorare Dio.

La sinagoga è l'istituzione più importante della vita religiosa e civile ebraica. In ebraico si chiama beth hakenesset, casa di riunione. Nasce durante l'esilio babilonese ed è il luogo in cui gli ebrei si riuniscono per studiare, pregare e stare insieme.

In un momento in cui erano addolorati e smarriti per la perdita sia della patria, sia del Tempio, la sinagoga sostituì, in un certo senso, il culto prestato nel Tempio di Gerusalemme e permise al popolo in esilio di sentirsi ancora unito e stretto in un comune ideale religioso e nazionale.

La struttura architettonica dell'edificio è singolare. L'esterno riflette, molto spesso, la situazione della religione ebraica nei confronti delle altre religioni (vi è la tendenza, infatti, a mimetizzare l'edificio con le altre case circostanti); l'interno, a pianta rettangolare, è caratteristico per la sua assenza completa di raffigurazioni umane e per la presenza del matroneo, il posto di preghiera per le donne.

Le costanti della sinagoga sono: l'Arca Santa (armadio dove sono i rotoli della Torah), il podio (bimah) per la lettura della Torah e per la recita della preghiera. La lampada, ( menorah) accesa perennemente, ricorda la lampada del Tempio e la presenza dei rotoli della Legge.


Sulle sponde dell'Eufrate gli esiliati vengono raccolti dai sapienti di Israele e guidati a fare memoria di tutta la loro storia di salvezza. Questo cammino li muove al pentimento e Dio li perdona annunciando loro per mezzo dei profeti una nuova era di salvezza.
Le Accademie Rabbiniche
La coscienza della necessità di costituire un importante bagaglio culturale che preservi l'ebreo dall'influenza negativa dei popoli presso i quali è costretto a vivere, si fonna dopo l'esilio babilonese.

E' in questo periodo che nasce la figura del Rabbi, il Maestro che continua, in un certo senso, la missione del profeta. Sono in particolare i Farisei , che rappresentano la parte più dinamica e più vicina al popolo, a premere perché gli ebrei studino e imparino la propria cultura. Essi istituiscono, fin dal II secolo a.C., le scuole gratuite e obbligatorie per i bambini a partire dai 5 anni di età.

In Babilonia e in Giudea dove, contemporaneamente alla distruzione del secondo Tempio le autorità romane concedono a Yochanan Ben-Zakkai il permesso di fondare a Yavne un' Accademia rabbinica, i Maestri , che sono artigiani, fabbri, falegnami, studiano, commentano e interpretano la Torah, costruendo le basi dei libri della Mishnah e della Ghemarah (il Talmud ).

La continua interpretazione della Torah alla luce dell'evoluzione dei tempi e della società, fa sì che essa non si trasformi in un monumento archeologico, ma sia sempre dinamica e adatta ai tempi. Solo la chiusura delle Accademie e la dispersione del popolo ebraico "nei quattro angoli" della terra, rendono necessario il mantenimento dell'interpretazione quale era ai tempi delle Accademie, per evitare che si formino, nelle diverse comunità sparse per il mondo, tradizioni e usi diversi incompatibili con l'ebraismo e che renderebbero assai difficile la riunificazione di tutti gli ebrei nel giorno in cui torneranno nella loro terra. 




top






home

DISCLAIMER. Si ricorda - ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n. 62 - che questo sito non ha scopi di lucro, è di sola lettura e non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare" : gli aggiornamenti sono effettuati senza scadenze predeterminate. Non può essere in alcun modo ritenuto un periodico ai sensi delle leggi vigenti né una "pubblicazione"  strictu sensu. Alcuni testi e immagini sono reperiti dalla rete : preghiamo gli autori di comunicarci eventuali inesattezze nella citazione delle fonti o irregolarità nel loro  uso.Il contenuto del sito è sotto licenza Creative Commons Attribution 2.5 eccetto dove altrimenti dichiarato. Navigando nel sito se ne accetta la   PRIVACY POLICY