Piccolo Corso Biblico

STORIA DELLA SALVEZZA

Riti ebraici

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La liturgia templare -
Al Tempio di Gerusalemme affluivano decine di migliaia di persone.  Preghiere , sacrifici, procla mazione della Torah, feste etc.

Il culto templare era solo una parte del culto a Dio, che , secondo le stesse istruzioni divine date a Mosè, era  il servizio a Dio (o liturgia).

Il culto vero era la vita quotidiana : praticare il diritto e la giustizia, cioè le istruzioni divine, la Torah, l'amore a Dio e al prossimo.

La liturgia templare non era allora semplice ritualità ma era considerata strettamente legata alla  fedeltà del popolo, nella vita quotidiana , alle istruzioni divine.

Il tempio non era un perimetro entro cui l'uomo poteva "contenere" la presenza attiva di Dio; piuttosto era il memoriale della presenza di Dio in mezzo al suo popolo.

La liturgia Templare non era considerata una semplice commemorazione della salvezza data da Dio nel passato, ma la ripetizione della salvezza stessa , un Memoriale, lo  zikkaron.

"Nel Pentateuco inizialmente zikkaron viene messo in rapporto soltanto con l'esodo dall'Egitto e con la celebrazione di Pesach ( Pasqua ebraica) (Esodo 12:14; cfr. Ebrei, Religione degli, n. 2f). In seguito il concetto viene esteso a tutte le altre festività ebraiche, ed in primo luogo al Sabato, in base a Numeri 4:7. E 'zikkaron' dovrà rimanere per le generazioni future il passaggio del Giordano, con l'entrata degli Ebrei nella terra promessa (Giosuè 4:7). Il memoriale è, infatti, per il Giudaismo, riferito al segno (' ot ) di D-o nel tempo, all'attimo in cui egli scandisce per sempre la storia santificandola. Gesù a tale concetto si richiama nel corso dell'ultima cena, quando afferma, spezzando il pane: "Questo è il mio corpo, che è stato dato per voi. Fate questo memoriale (eis ten emen anàmnesin) di me" (Luca 22:19). " [E. Toaff in ... ]La Liturgia templare era il memoriale di tutte le opere di salvezza fatte da Dio nella storia , a cominciare dalla creazione fino alla  liberazione dalla schiavitù in Egitto;la ripetizione dell'azione salvifica di Dio a favore della generazione presente , anch'essa impegnata a seguire la Torah nella vita per creare condizioni favorevoli al suo compimento.

Il tempio allora non era semplicemente uno spazio sacro, un perimetro entro cui l'uomo voleva simbolicamente "segnare" la presenza attiva di Dio: piuttosto era   il memoriale della presenza salvifica di Dio in mezzo al suo  popolo, il memoriale di tutte le salvezze, di tutte le promesse divine, degli impegni di Dio e degli uomini.  La liturgia quotidiana Il sacrificio del mattino e il sacrificio della sera : il mattino, all'alba e la sera, verso il tramonto , un sacerdote entra nel Santo e su un altare i brucia incenso mentre pulisce le lampade e le prepara e offre la preghiera del popolo. Si sacrifica anche 1 agnello di 1 anno, farina e olio+vino ;
Fuori dal santo, nell'atrio dei sacredoti , vengono offerti giorno e notte i sacrifici del popolo e dei sacerdoti.

NOME  TESTI AT   ELEMENTI SCOPO  
OLOCAUSTI   LV 1; 6,8-13; 8,18-21; 16,24   Toro, ariete o uccello maschio (colomba o giovane tortora per i poveri), consumato per intero; senza difetti .  Atto volontario di adorazione;espiazione per i peccati non intenzionali in genere; espressione di devozione, consegna e completo abbandono a Dio.
OFFERTE IN GRANO Lv 2; 6, 14-23  

Grano, fior di farina, olio d'oliva, incenso, pane cotto  (focacce o cialde), sale; senza lievito o miele;  accompagnavano i sacrifici di Comunione (insieme con offerte in bevande) Atto volontario di adorazione;riconoscimento della bontà e della provvidenza di Dio;devozione a Dio.  
SACRIFICIO PER IL PECCATO   Lv 4, 1-5, 13; 6, 17-23; 8, 14-17; 16, 3-22    

1 .Giovane toro: per i sommi sacerdoti e l'assemblea
2. Capro maschio: per i capi  
3. Capra o pecora femmina: per le persone comuni  
4. Colomba o tortora: per i poveri  
5. Un decimo di efa di fior di farina: per i molto poveri

Espiazione obbligatoria per particolari peccati non intenzionali con
-confessione dei peccati; -remissione dei peccati; -purificazione della contaminazione col profano e col peccato.  
SACRIFICIO DI RIPARAZIONE  Lv 5, 14-6, 7; 7,1-6   Ariete o agnello  

Espiazione obbligatoria per peccati non intenzionali richiedenti riparazione; purificazione della contaminazione;compiere la riparazione; pagare una ammenda del 20% del danno.
SACRIFICIO DI COMUNIONE   Lv 3; 7, 11-34  

Qualsiasi animale senza difetti, di gregge o mandria; varie specie di pani.   Atto volontario di adorazione ; rendimento di grazie ed espressione di comunione (comprendeva un pasto comune di sacerdoti e famiglia offerente)

Il Sabato
Nel Santissimo incomincia il 7° giorno, il riposo di Dio con il suo popolo . L'espressione : entrare nel riposo di Dio  significava la salvezza definitiva , la felicità eterna in un mondo rinnovato, la dimensione terrena di Dio con il suo popolo .

-Le 16,31 Sarà per voi un sabato di riposo assoluto e voi vi umilierete; è una legge perenne.

Le 23,3 Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di santa convocazione. Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete.


Il Sabato per gli ebrei è il simbolo di tutti i simboli della loro relazione con l'Eterno.

Egli vuole vivere insieme al suo popolo per sempre nella Pace cioè nella felicità.

-Proclamazione della Parola al Tempi

Es 31,12Il Signore disse a Mosè: 13«Quanto a te, parla agli Israeliti e riferisci loro: In tutto dovrete osservare i miei sabati, perché
il sabato è un segno tra me e voi, per le vostre generazioni, perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica. 14Osserverete dunque il sabato, perché lo dovete ritenere santo. Chi lo profanerà  sarà messo a morte; chiunque in quel giorno farà qualche lavoro, sarà eliminato dal suo popolo. 15Durante sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro di sabato sarà messo a morte. 16 Gli Israeliti osserveranno il sabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un`alleanza perenne. 17Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti, perché il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e si è riposato ».

ll sabato educa al senso della vita : vivere 6 giorni con i fratelli in pace e amore per entrare nel 7° a vivere tutti insieme a Dio nel "Santissimo", la sua dimensione eterna.
Osservare il precetto del sabato significava entrare nel compimento del progettto di Dio ;
La profanazione del sabato è il rifiuto della vita-con-Dio è il peccato simbolo di tutti i peccati. Se non si vive per il Sabato, la vita è senza senso, non ha esito,è perduta.Il Tempo sacro  
cf.: C. Grottanelli La religione d'Israele prima dell'Esilio in : Ebraismo a cura di G.Filoramo-2007.

" I santuari offrono il principale tramite del rapporto fra Israele e il suo dio, e nel contempo valgono a delimitare lo spazio sacro e a organizzare in questo modo tutto lo spazio vitale della nazione.

Il tempo è analogamente organizzato, nella Bibbia, dal calendario festivo, per il quale abbiamo due tipi diversi di fonti: le prescrizioni dei libri apodittici (Es. 23, Lev. 23, Num. 28 e 29, Deut. 16) e i racconti dei libri narrativi, nei quali i rituali festivi, e soprattutto la Pasqua, segnano i punti alti della coesione nazionale o statale.

Le feste bibliche presenti in tali testi e riferibili all'età pre-esilica sono soltanto alcune fra le feste ebraiche a noi note: la Pasqua e la connessa festa degli Azzimi, la festa delle Settimane, e il Capodanno seguito dalla festa delle Capanne.

In questi tre momenti festivi Deut. 16,16 prescrive la visita al santuario (che nella pratica ebraica post-esilica e nell'interpretazione di coloro che intendono il Deuteronomio come testo dell'accentramento del culto è intesa come pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme).


Queste feste sono essenzialmente legate al ritmo annuale dell'economia agropecuaria: la Pasqua (pesach), con gli Azzimi, è festa primaverile dell'accrescimento del gregge, incentrata sul sacrificio descritto più sopra; la festa delle Settimane o Pentecoste (sabu'ot), celebrata sette settimane dopo la Pasqua, è una festa delle primizie agricole; infine nell'autunno si susseguono a pochi giorni di distanza la festa del Capodanno (detta «festa dello squillo di tromba» in Lev. 23,24 e «festa della grande adunanza» in Num. 29,1-6), e la festa delle Capanne (sukkot) che celebra il raccolto agrario.

Questi periodi festivi sono tutti di più giorni, e caratterizzati dall'astensione dal lavoro e da pratiche sacrificali: il Capodanno è periodo di espiazione, mentre per sukkot è prescritto di trascorrere sette giorni abitando in capanne {Lev. 23,3943), come avviene in numerose altre feste agrarie dell'area mediterranea.

Alle pratiche espiatorie e purificatorie del Capodanno è legato il rito del «capro espiatorio» ....

Nella Bibbia, ma non sempre nelle prescrizioni dettagliate dei libri apodittici, è in nuce una rilettura delle feste agrarie in questione come strettamente connesse con momenti particolari della vicenda d'Israele raccontata dai testi narrativi. Ma solo la Pasqua è esplicitamente legata al momento della fuga precipitosa degli Ebrei dall'Egitto al tempo di Mosè, mentre molte delle altre associazioni fra feste ed eventi salvifici sono post-bibliche.

All'età pre-esilica si dovrà dunque attribuire un puro e semplice schema di feste scandite da un calendario agricolo. Purtroppo un antico documento epigrafico, il calendario di Gezer , redatto probabilmente nel corso del X secolo a.C, non ci aiuta a ricostruire quel calendario festivo, perché menziona solo gruppi di mesi legati a pratiche agrarie, e non feste.

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A un livello più ristretto, il tempo è scandito in settimane e il settimo giorno di ogni settimana è segnato come sacro e caratterizzato da un'astensione dal lavoro analoga a quella delle grandi feste stagionali, oltre che dall'importante divieto di accendere il fuoco: testi fondamentali sono Es. 20,8-11 e 35,2-3, Num. 15,3236 e Deut. 5,12-15. La sacralità del sabato era fondata dal racconto di Ger 2,3, secondo il quale Yahweh, terminata l'opera della creazione in sei giorni, nel settimo si sarebbe riposato.


A un ciclo sabbatico si rifanno anche alcune periodizzazioni pluriennali prescritte dai libri apodittici: l'anno sabbatico o settimo anno (Es. 23,10-12, Lev. 25, Deut. 15) implica la remissione dei debiti fra Israeliti e la conseguente riacquisizione della proprietà della terra eventualmente alienata, oltre alla sospensione dei lavori agricoli, in modo che la terra «riposi» e i poveri e le bestie possano nutrirsi dei suoi prodotti spontanei; giubileo si chiama il settimo anno sabbatico, con caratteristiche analoghe.
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I riti della vita individuale e le regole dì purità

cf.: C. Grottanelli La religione d'Israele prima dell'Esilio in : Ebraismo a cura di G.Filoramo-2007.

" ...Se il ciclo della vita collettiva è ritmato da tempi sacri settimanali, stagionali, pluriennali, il ciclo della vita di ogni individuo è scandito da riti che ne marcano i passaggi salienti.

Sappiamo qualcosa solo dei due complessi rituali fondamentali: di quello che segna l'inizio della vita sociale e religiosa del maschio (la circoncisione ) , e riti funebri che valgono a sancire la sorte dei defunti garantendo loro una sopravvivenza umbratile.

La circoncisione è fondata dai racconti di Gen. 21,4 (circoncisione di Isacco) e di Gen. 17 (patto tra Yahweh e Abramo segnato mediante la circoncisione), in entrambi i casi, così come nelle prescrizioni di Lev. 12,3, è indicato come momento del rito, che consiste nell'asportazione del prepuzio, l'ottavo giorno dopo la nascita.

Ora, nelle società d'interesse etnologico la circoncisione frequente come intervento che segna ritualmente il passaggio all'età adulta (iniziazione tribale); e se il confronto con tali pratiche è certo significativo, il caso biblico spicca perché comporta la circoncisione di neonati e non di adolescenti ma in Gt 34 e in Es. 4,24-26 sembra affiorare un legame fra circoncisione e matrimonio.

Certo è che Erodoto (II, 104) identifica la circoncisione come usanza egiziana, e afferma che dagli Egiziani l'avevano appresa i Siri di Palestina e certi popoli del Caucaso.

La Bibbia parla poco di riti funebri, forse reagendo a una tradizione nella quale il culto dei morti e in particolare dei re d funti aveva un certo peso. Così, non troviamo nei libri apoc tici prescrizioni relative ai riti di sepoltura.

Ma nei libri narrativa che raccontano qualcosa sui funerali dei Patriarchi e di certi re. e soprattutto fanno costantemente riferimento alle ideologie relative alla morte, e nei Salmi, che a immagini di morte e a simboli dell'oltretomba alludono spesso nel descrivere le sofferenze del giusto che invoca l'intervento divino, troviamo quanto basta per ricostruire l'atteggiamento ebraico più antico verso il trapasso, i suoi riti, e l'aldilà.

Quanto ai riti funebri, ne è stato tracciato un quadro coerente (Brichto, 1973), basato sul rapporto fra terra, discendenza e memoria: la sorte del defunto, garandta dai riti funebri, dipende dalla continuità della famiglia che a sua volta è basata sulla proprietà del suolo coltivabile; la mancanza di discendenti comporta la cessazione dei riti e una condizione negativa del morto che non ha chi se ne prenda cura; analogr sventura è lo sradicamento del gruppo famigliare.

Questa concezione getta luce sulla centralità della discendenza, e sull'ossev sione della fertilità, nei testi biblici; ne è controprova quel passo del secondo libro di Samuele (18,18) in cui si racconta che Assalonne, figlio del re Davide, non avendo «un figlio per il quale il suo nome possa essere ricordato», erige egli stesso una stele.

Le dà il suo nome, «per cui essa si chiama, fino al giorno d'0ggi 'monumento di Assalonne'». Subito prima (18,17) il testo rava che ad. Assalonne ucciso era toccato un trattamento che si deve intendere come il contrario di una sepoltura.

A questo interesse per i riti funebri e per la continuità del morto nella memoria dei vivi non corrisponde una visione dell'oltretomba ben strutturata, anzi si è affermato a ragione (Podelia, 1987) che il quadro biblico dell'aldilà è più povero di quello che presentano le altre culture vicino-orientali.

Quello che si ricostruisce in base alle menzioni presenti soprattutto nei Salmi e in altri testi poetici è un mondo ctonio, oscuro e polveroso, lo se'ol, spesso assimilato a una prigione sotterranea; mentre altre formazioni simboliche si aggregano intorno alla morte talora personificata (v. Tromp, 1969).

Certo è che, mentre è forte il rapporto fra cure funebri e destino del morto, non sembra presente alcuna ideologia della ricompensa o della punizione dei defunti per la loro condotta terrena. Della necromanzia, talora nominata ma comunque condannata, si è detto sopra.

La morte è intesa piuttosto come estremo aspetto dell'impurità, in una concezione del mondo che si organizza intorno a una polarità puro-impuro, estremamente importante nella religiosità biblica.

Questo sistema del puro e dell'impuro assume forma apodittica e sistematica in una serie di testi fra cui spiccano i capitoli 11-16 del Levitico (ma si vedano anche Num. 19, con uno speciale rito purificatore, Deut, 14,1-21, sugli animali puri e impuri, e Deut. 23,10-15, sulla purità dell'accampamento).

Le regole di purità presentate da questi libri riguardano in particolare la sfera sessuale e riproduttiva (con l'impurità della donna mestruata e della puerpera e l'impurità dell'uomo colto da un male per lo più interpretato come blenorragia), la sfera alimentare (con l'indicazione precisa degli animali puri e impuri, cioè commestibili o non commestibili), e una serie di situazioni patologiche classificate insieme come «lebbra» (oltre alla lebbra che colpisce gli esseri umani c'è anche una «lebbra» dei tessuti o dei muri).

Tracce più o meno coerenti dell'applicazione di tali regole di purità le troviamo negli altri libri della Bibbia; ad essi sembrano implicitamente legate le menzioni, anch'esse non sistematiche, della condanna dei matrimoni con straniere.

È chiaro che le regole di purità e l' endogamia valgono insieme a preservare l'unità e la continuità, anzi addirittura l'identità, della nazione intesa anche come gruppo religioso; e tale fu certamente il senso del complesso di comportamenti in questione per l'età post-esilica, in particolare fra i due momenti nei quali la loro importanza è presentata dai testi (canonici o non), e cioè fra l'età di Neemia e quella dei Maccabei.

Ma fino a che punto è lecito attribuire tale atteggiamento all'età pre-esilica?

A questa domanda è difficile rispondere, e alcuni testi biblici danno da pensare: in particolare, la vicenda di Giuseppe in Egitto nella Genesi mostra un quadro divergente, anche se dovuto non tanto a un tazione antica del racconto quanto piuttosto all'ambiente ebraico-egiziano nel quale esso si formò.

Alle regole di purità, e più all'ideologia che li ispira che alla lettera dei comandamenti del Levitico, dei Numeri, del Deuteronomio sopra citati, si connette anche il regime di purezza e sacralità particolare attribuito da testi biblici (e già dai più antichi testi profetici) a una particolare categoria di figli d'Israele, i nazirei.

Le norme relative al nazireo sono presentate da Numeri 6; nazireo è il Giudice Sansone ( Giud. 13-16) : il nazireo è il maschio legato a Yai da un rapporto particolare che per una certa durata di tempo ( ma per Sansone il rapporto è a vita) si astiene dal vino, non ha coi tatto con i morti, non si taglia i capelli. Amos 2,11 associa i nazirei ai profeti ... Il contenuto dei testi e l'etimologia del termine mostrano che il nazireo è legato da un voto fatto alla divinità.
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