Piccolo Corso Biblico

IL SACRAMENTO DEL PERDONO


2 - STORIA E SPIRITUALITA' DEL PECCATO E DELPERDONO DIVINO
Storia e spiritualità del peccato
XXI INCONTRO BIBLICO settembre 2013 - Conferenza di Padre Alberto Maggi della comunità dei - Servi di Maria - Montefano – Mc- trascrizioni non riviste dall'autore.
« La spiritualità cristiana, cattolica è succube dell’idea del "peccato". Un peccato, che ci inculcano fin da piccoli per abituarci e che poi ci portiamo dietro per sempre ed è nefasta questa spiritualità del peccato, perché se ci si sente sempre colpevoli, sempre indegni , ma come si fa sperimentare l’Amore del Padre?   Pensate quanto questo martellamento del peccato sia forte, nella liturgia Eucaristica domenicale ben 15 volte appare il tema del peccato, non si parla d’amore, non si parla della sofferenza degli uomini.
Il peccato, solo il peccato, ci viene inculcato fin da piccoli in preghiere che possono sembrare innocenti, pensate alla seconda parte dell’Ave Maria, “Santa Maria madre di Dio, prega per noi, peccatori”.

Fin da piccoli ci hanno inculcato quest’idea che siamo peccatori per non parlare poi della devastante esperienza che ancora si continua a fare della “prima confessione”; i bambini devono convincersi che quelli che sono normali atteggiamenti, che guai se non ci fossero nella propria vita, sono delle colpe delle quali devono chiedere perdono, quindi si inculca il senso del peccato.

Gli aspetti normali della vita vengono deformati al punto che si trasformano in colpe da chiedere perdono e i poveri bambini devono chiedere perdono, normalmente sono tre i peccati, se non si inventano qualcos’altro, il primo è un classico, ho disubbidito hai genitori; ma un bambino che non disubbidisce hai genitori o ne è terrorizzato, oppure non ha consistenza. Fa parte della crescita del bambino disubbidire hai genitori, guai se un bambino non disubbidisce hai genitori.

La seconda: ho litigato con i fratelli se ce lì ha o con i compagni; ma un bambino che non litiga con i fratelli o con i compagni significa che degli altri non gliene frega niente, oppure è chiuso nel suo mondo. Infine la terza: ho detto le bugie, ah! È lui che dice le bugie? Ma fino a ieri non gli avete raccontato della befana, del lupo cattivo, dell’uomo nero, del topolino che ..., eh adesso è lui che dice le bugie? Quindi fin da piccoli viene inculcata l’idea del peccato.

Un peccato che entra dentro la persona, come un tossico, e fa sorgere il devastante “senso di colpa”. Io fin da piccolo quello che non capivo l’ho sempre messo in discussione e io non accettavo quando piccoletto vedendo il crocefisso mi dicevano: è morto per i tuoi peccati! Esagerati, per i miei peccati è morto? Tutt’al più gli ho fatto delle graffietto, ma che Gesù sia morto per i miei peccati …

Anche adesso ormai anziano, anche adesso posso dire che Gesù non è morto per i miei peccati, avrò commesso delle stupidaggini, sciocchezze, delle infedeltà, delle colpe, ma non al punto che Gesù muoia per i miei peccati. Quindi è importante che ci riappropriamo dell’esatto senso del peccato così come emerge dai vangeli e non come quello che una tradizione, una spiritualità come quella dell’atto di dolore, degli atteggiamenti piangenti in questa valle di lacrime, ci hanno trasmesso fino ad oggi, perché, ripeto, ne va in ballo la nostra relazione con Dio, se ci sentiamo sempre in colpa, sempre meritevoli del castigo, come si fa a sperimentare l’Amore del Signore?

“l’invenzione del peccato” L'’idea del peccato è stata inventata dalla religione. L’uomo normale, l’uomo che ragiona con la propria testa vede naturalmente degli errori, delle colpe, ma mai vede che espressioni normali della vita sono peccati che offendono il Signore.

Il peccato nasce come un tentativo di risposta da parte degli uomini al tema irrisolto del perché del male! Da sempre, dall’inizio dell’umanità la gente si è domandata: ma perché esiste il male?, e soprattutto perché esiste il male nelle creature innocenti? Ebbene, è la tematica ad una domanda che non ha avuto mai risposta. Allora si è pensato di risolverla in qualche maniera, nelle religioni più antiche il tema del male veniva risolto in una maniera tra l’altro ragionevole, comprensibile, accettabile: c’è un dio buono, il Creatore, che crea la vita; ma c’è anche un avversario, una divinità maligna che attenta la vita e la distrugge. Quindi a fianco al dio buono c’è anche un dio malvagio.

... Ma in Israele, piano piano, si andò verso la fede in un’unica divinità, per cui non c’era posto per una divinità del male, allora nei tempi antichi della Bibbia quest’unica divinità “Jahvè” il dio unico d’Israele è il dio del bene e anche del male. Nel libro del profeta Isaia al cap. 45 il Signore dice: "Io sono il Signore è non vi altri, io formulo la luce e creo le tenebre, [attenzione], faccio il benessere e provoco la sciagura, Io il Signore faccio tutto questo". Quindi nei testi più antichi non esistendo un dio del bene e un dio del male ma un unico dio; Dio era l’autore del bene e del male.

Nel libro del Siracide si legge:" bene e male, vita e morte, tutto proviene dal Signore"; o nel libro di Amos leggiamo: " non avviene nella città una disgrazia che non sia causata da Jahvè".
1-Nei testi più antichi c’è un Dio che è buono ma è anche malvagio; quindi è un dio del bene e del male. Progredendo la conoscenza di Dio, Israele, ed evolvendo la teologia l’immagine di Dio rimane soltanto il bene, e viene, piano piano, eliminato il male, quindi il Dio d’Israele era un Dio soltanto buono. E il male? Allora per trovare spazio a questo fatto del male, questa problematica irrisolta, si sono create due categorie teologiche: la prima è quella del satana, e l’altra quella del peccato. Perché avviene il male? , perché c’è un avversario del Signore, c’è il satana.

Nei testi più antichi è interessante troviamo proprio questa novità, se prendiamo il secondo libro di Samuele, c’è scritto: Dio non voleva che i re facesse il censimento, perché era Lui l’unico padrone, ebbene si legge nel secondo libro di Samuele: "Jahvè, il Signore, istigò Davide di fare un censimento per poi poterlo castigare" è un Dio contradditorio, chiede a Davide di fare il censimento per poi castigarlo perché ha fatto il censimento; nello stesso testo Israele più evoluto teologicamente e li troviamo nel primo libro delle Cronache scompare Jahvè e al suo posto c’è il satana. Allora tutto è più chiaro, non è stato Jahvè a spingere Davide a commettere il peccato del censimento, ma è stato il satana.
2- Per eliminare la parte cattiva di Dio, il dio del male, si è creata la figura del satana .

Il satana diventò lo scaricabarile di tutte le malefatte che capitano agli uomini e all’umanità [li tenta a fare il male ] .
Ma soprattutto, e questo è grave,

3- se il satana è il tentatore e quindi Dio è discolpato dal male allora è l’uomo il responsabile del male nel mondo e quindi si è inventato il senso del "peccato".

La risposta al perché del male è diventata : il male è il castigo ( divino) per le colpe ( i peccati) degli uomini..

Quindi il problema del male si era risolto.

L’uomo poteva protestare: ma io mi sono comportato bene, non ho commesso nessuna colpa, ma nella teologia più antica troviamo nel libro dell'Esodo :
Es 34 «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà, 7che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». Nm 14,18 Dt5,9 ; 24,16
Inutile che dici perché mi capita questa disgrazia? È Dio che ti castiga delle tue colpe; ma io non ho commesso niente, [ allora ] è stato tuo padre, ma babbo era una santa persona, [ allora ] è stato tuo nonno! Ma ancora ne parlano come una brava persona. [ allora ] È stato il tuo bisnonno. Dimmi che vuoi aver ragione e te la do. Quindi con questa teologia si giustificava il male.
Perché il male? È un castigo per le tue colpe oppure di quelli che ti hanno preceduto. Naturalmente questa era una teologia che non poteva reggere :
[ Dt 24,16 Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri. Ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato.] 2Re 14,6 ; 2Cr 25,4 Abbiamo un progresso, perché il libri della Bibbia sono tutto un progresso di crescita, di conoscenza dell’umanità nei confronti di Dio ed infatti il profeta Ezechiele dice no! Chi pecca è responsabile della sua colpa, quindi il figlio non sconta più le colpe del padre, ma ognuno è responsabile della propria colpa.

Ez 18,1 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2«Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d'Israele: «I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati»? 3Com'è vero che io vivo, oracolo del Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. 4Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.

ma non tutti in israele erano daccordo :
25Voi dite: «Non è retto il modo di agire del Signore».
Ascolta dunque, casa d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? 26Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. 27E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. 28Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà.

Anche questa sembrava una soluzione abbastanza buona: quindi se mi capita del male non è perché Dio castiga su di me le colpe di mio padre o di mio nonno etc. ma perché io ho commesso il male. Ma anche questa teoria era traballante per cui l’autore del libro di Giobbe, un testo teatrale, che rappresenta l’uomo più bravo, più pio di questo mondo al quale succedono tutte le disgrazie per dimostrare che
4- non è vero che Dio castiga l’uomo per le sue colpe perché Giobbe non ne aveva  eppure si era ammalato gravemnte .

Nel libro di Giobbe  c'è la teologia dell’accettazione del male, Giobbe dice: se da Dio accettiamo il bene perché non dovremo accettare il male. ?
Nel libro di Giobbe compaiono le due tematiche sia quella del satana, sia quella del peccato, ma tutte è due si trovano a non essere convincenti.

L'uomo è impuro fin dalla nascita
Qual’era la situazione all’epoca i Gesù ?

La tendenza era ancora quella che le malattie, le disgrazie erano il castigo di Dio per le colpe degli uomini.
C’è nel testo del Talmud, libro sacro per gli ebrei, si legge: "chi vede un mutilato, un cieco, un lebbroso o zoppo dica: “benedetto il giudice giusto”. Quindi se hai una infermità, una malattia, sei stato castigato da Dio che è giudice giusto. E il problema dei bambini? Il problema del male agli innocenti? Anche su questo c’era la soluzione; sempre nel Talmud si legge: "quando in una generazione vi sono dei giusti, i giusti sono puniti per i peccati della generazione" ma perché non punisce i malvagi invece dei giusti? "se non vi sono giusti allora i bambini soffrono per il male del tempo".

Era tutto chiaro: anche i giusti soffrono per il male dei peccatori : anchei bambini - che sono innocenti- vengono castigati per il male dei peccatori.

Per rendere convincente questa teoria che vedete non va, perché ci potevano essere persone che dicevano: ma io non ho colpe, non ho commesso nulla, si è allora creata una legislazione religiosa che faceva sì che l’uomo, volente o no, si trovasse sempre ad essere in colpa, impuro.

Il libro del Levitico è [ scritto per definire ] tutto quello che è puro, cioè è accetto e gradito a Dio e permette la comunione con Dio, e quello che è impuro, quello che impedisce la comunione con Dio, quello che noi chiameremo il peccato.

Cosa ha fatto l' istituzione religiosa?

Ha fatto sì che tutti gli aspetti della vita, portassero in sé il germe dell’impurità, per cui l'uomo è sempre impuro, dal momento della nascita.

Quando nasceva un bambino la madre era impura per 7 giorni e per 33 si doveva purificare; il doppio se nasceva una bambina: 14 giorni impura e 66 giorni di purificazione. La religione riesce ad insudiciare anche le cose più belle del Creato. Perché io credo che se c’è un miracolo nella creazione è la nascita di un bambino/a, ebbene la religione nella sua perversione riesce ad insudiciare anche la nascita di un bambino/a ; riesce a far credere che la madre appena partorito è impura,

Guardate che queste cose, quelli un po’ più grandi di età se le ricorderanno, fino al Concilio Vaticano II si sono fatte: la donna che aveva partorito non poteva entrare in Chiesa, se non previa benedizione del parroco prima dell’ingresso; come aver partorito essere considerata una colpa. Quindi il partorire rendeva impuri per non parlare del nostro cattolicesimo con l’invenzione del peccato “originale”, si veniva al mondo e già avevi un carico di colpe, eri già peccatore. Ma come si fa?

Io non so se il piccolo Francesco è stato già battezzato, la mamma dov’è? No! Dice la mamma; ecco allora Francesco non è stato battezzato, ma se qualcuno di voi ha il coraggio di dire che questo bambino ha un peccato che gli si deve togliere con il battesimo, chiamo subito il 118 e lo faccio ricoverare. Ma come si fa? Avete visto questa creatura che tenerezza, ma per la religione ha un peccato che solo il battesimo può togliere. Quindi si viene al mondo già peccatori per questo dicevo prima bisogna stare attenti ad questa spiritualità.

La sessualità: i rapporti normali del matrimonio tra marito e moglie rendevano impuro il marito e la moglie .

Anche queste cose si sono infiltrate intossicando la spiritualità coniugale rovinando tanti matrimoni.

C’erano specialmente mogli che non facevano la comunione il giorno dopo aver avuto rapporto normale con il marito, perché sentivano che il rapporto sessuale in qualche maniera le aveva insudiciate e immaginate con che trasporto queste persone facevano l’amore con i propri coniugi.
Questa spiritualità ha devastato delle persone, le ha spedite direttamente dallo psichiatra, ricordo ancora tanti anni fa una signora, poverina, che mi diceva che ogni volta che si univa con il marito stringeva tra le mani il rosario, perché sentiva di fare qualcosa di giusto, se no il marito la cornificava con le puttane.

Sapete dire se la colpa era della moglie o del marito, eh? Quando si univa con il marito teneva il rosario in mano per paura di commettere chissà quale cosa di grave. Quindi la religione ha insudiciato il dono più bello che il Signore ha dato all’umanità: la gioia della sessualità.
Il cibo, il mangiare rende impure le persone, c’è tutta una serie di alimenti che si possono mangiare e alimenti che non si possono mangiare, alimenti che permettono la comunione con Dio e alimenti invece che ti rendono impuro. E poi tutto quello che riguarda la morte : il cadavere contiene la morte perciò è impuro. E così via.
La conclusione qual’era? Io credo che l’abbiamo imparata tutti quanti, un’espressione che è diventata proverbiale, proviene dal libro dei proverbi,
“il giusto cade sette volte al giorno”, cioè l’uomo giusto pecca 7 volte al giorno [ cioè continuamente ]

Pro 24,16 perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza, ma i malvagi soccombono nella sventura.
C’è da stare allegri eh! Se questa è la nostra condizione... Gesù che fallimento di vita, se è venuto per togliersi i peccati e noi ci stiamo fino al collo, addirittura pecchiamo sette volte al giorno. Ha veramente fallito.

Il perdono dei peccati involontari nell'AT La casta sacerdotale al potere era avversaria del Signore, che attraverso i profeti denunciava la deturpazione del suo volto, questa depravazione dell’istituzione religiosa che anziché alleviare i bisogni degli uomini li aggravava. Basta pensare al libro del profeta Osea dove il Signore dice, parlando dei sacerdoti " del peccato del mio popolo si saziano e della sua colpa sono avidi", sono parole tremende. Per comprendere questa denuncia del Signore, bisogna rifarsi alla pratica del tempo, per ottenete il perdono delle proprie colpe a quel tempo non c’erano i tre pater, ave e gloria, ma c’era due capre, due agnelli, una gallina, cioè c’erano offerte alimentari. Allora, dice il Signore, si saziano del peccato del mio popolo.

Perché, immaginate, la famiglia di Gesù che da Nazaret si deve recare a Gerusalemme per offrire un’animale, un agnello o una pecora, per il perdono dei peccati, non faceva mica centinaia di km portandosi dietro l’animale. Lo comperava quando arrivava a Gerusalemme, ma non tutti gli animali erano accetti al Signore, dovevano avere delle determinate caratteristiche e senza difetti; e dove si comprano? C’è un ovile ai piedi del monte degli olivi dove si possono comprare gli animali adatti per il sacrificio. Se poi sono una persona un po’ curiosa e chiedo: ma di chi è l’ovile? Del sommo sacerdote. Tanto per sapere.

Prendo la capra o la pecora la porto al tempio di Gerusalemme, il sacerdote la scanna, una spruzzatina di sangue a me per il perdono delle mie colpe, carne e soprattutto le pelli che erano preziose, andavano ai sacerdoti che se le spartivano tra di loro. Ma il flusso delle offerte era talmente tale che quello che avanzava veniva venduto nelle macellerie di Gerusalemme.

A quel tempo non c’erano i viaggi andata e ritorno, il pellegrino che andava lì restava tre giorni, una settimana, quindi dopo avere espletato tutti i riti del tempio, gli veniva fame, e, se voleva mangiare una bistecca di agnello, andava in una macelleria comperava una bistecca, e siccome sono una persona curiosa dicevo: ma la macelleria di chi è? Dei figli del sommo sacerdote! Capito che commercio?

Ecco allora comprendiamo la denuncia del profeta Isaia " del peccato del mio popolo …"; ma quello che è peggio è che della sua colpa sono alibi; cioè i sacerdoti tuonano contro il peccato, contro i peccatori, ma in realtà sperano non soltanto che voi pecchiate, ma pecchiate ancora di più, più voi peccate e più noi ci ingrassiamo.

Impossibile perché hanno fatto una legge in cui tutti cadono nel peccato, ma se disgraziatamente venisse qualcuno a dire che il peccato viene perdonato in maniera diversa, cari miei vedi subito il calo delle entrate al tempio e c’è una crisi economica. Comprendiamo allora l’episodio di Gesù e del tempio. Quindi era stata la casta sacerdotale al potere che aveva creato per il proprio interesse una legislazione che faceva sì che l’uomo si sentisse in colpa, sempre peccatore e sempre debitore. Finché arriviamo a Gesù!

Gesù e il male 

Ebbene neanche Gesù risponde al problema del male.

Il problema che si poneva fin dai primi tempi dell’umanità - perché esiste il male- quando arriva Gesù neanche da Lui riceve una risposta.

Forse poteva darla ma Gesù non da una risposta teologica, filosofica, al problema del male, ma Gesù si occupa degli ammalati, non tratta del tema della sofferenza, ma si prende cura dei sofferenti; questa la novità portata da Gesù.

Quando viene Gesù il problema del male rimane ma Lui non affronta il problema del male in maniera teorica, ma concretamente si prende cura dei malati, dei sofferenti, questo è quello che sta a cuore a Gesù. Gesù con questo cambia il concetto del peccato.

Mentre fino a Gesù il peccato veniva considerato un offesa dell’uomo nei confronti di Dio, con Gesù, - Dio che si è fatto Uomo, il Dio che si fonde, si unisce con l’umano -, il peccato con Gesù non è più un’offesa dell’uomo a Dio ma un’offesa dell’uomo al suo simile.

Quindi il peccato cambia direzione non più oltraggio alla divinità, ma un oltraggio all’uomo, perché è nell’uomo che si manifesta la ferita.

Quindi Gesù cambia il concetto del peccato, non più ciò che offende Dio, ma quello che offende l’uomo, perché Gesù ha a cuore la felicità dell’uomo, Gesù ha a cuore alleviare la sofferenza, i mali, le malattie degli uomini, per cui tutto quello che fa male all’uomo, tutto quello che fa soffrire, questo per Gesù è peccato e non quello che è rivolto nei confronti della divinità. E per questo Gesù fa un’operazione diversa da quella che avevano fatto i profeti, gli uomini spirituali, prima di Lui: da sempre si era cercato di portare gli uomini a Dio; ma portare gli uomini a Dio, salire verso Dio significa inevitabilmente lasciare indietro quelli che non gliela facevano; se io adesso volessi portarvi a Dio, può darsi che qualcuno ci riesca, molti ci riescono, altri non gliela fanno anche perché non se la sentono, allora si crea un’ elite in comunione con Dio e una grande massa che rimane lontana.

La novità è questa: la buona notizia è che Gesù non ha portato gli uomini a Dio. Ma Gesù ha portato Dio agli uomini, ha avvicinato Dio agli uomini per cui nessuno è più escluso; ecco perché mentre nell’AT l’imperativo di Dio è “siate santi perché Io sono santo” questo in bocca a Gesù non appare mai.
È strano, perché l’imperativo che impera nell’AT: “siate santi perché Io sono santo”, non appare mai in bocca a Gesù? Perché la santità, che era intesa come una serie di osservanze, di regole, di pratiche religiose, avvicinava a Dio, ma inevitabilmente separava dagli altri. Se io penso che essere santo significa, pregare tante ore al giorno, praticare certi esercizi spirituali, certe ritualità, liturgie, devozioni, penitenze, io lo potrò fare e può darsi che mi avvicini a Dio, ma chi non glie la fa? Questi rimane indietro, allora cosa succede? Io si! salirò verso Dio ma mi separo dagli altri e questi sono i farisei. Il termine fariseo, sapete? Significa “separato”, separato da che cosa? Dal resto degli uomini.

Sono persone che amano fare della santità l’aspirazione della loro esistenza, volevano avvicinarsi a Dio, ma più si avvicinavano a Dio si separavano dagli uomini e si separavano anche da Dio, loro cercavano di salire per incontrare Dio, ma non si erano resi conto che Dio era sceso per incontrare gli uomini per cui questi salivano, Dio era sceso. Per questo, quando i farisei incontrano Gesù. il Dio-con-noi, non solo non lo riconoscono, ma sono gli estremi mortali avversari. Tanta santità li aveva resi atei, perché si erano avvicinati ad un Dio più immaginario che reale, ma si erano allontanati dagli uomini. Gesù no!

Gesù non invita mai alla santità, ma all’imperativo del’AT “siate santi perché Io sono santo” sostituisce: “siate compassionevoli come il Padre vostro è compassionevole ”. ( // Amate come siete Amati dal Padre)

Mentre la santità non è a portata di tutti e separa dagli altri uomini; la compassione è all’interno della capacità di ognuno di noi, non c’è nessuno tra noi qui dentro che non possa essere compassionevole, nessuno; perché la compassione fa parte del cuore umano ed è all’interno delle capacità degli uomini. Mentre la santità separa dagli altri, la compassione avvicina tutti quanti. Ecco allora che per Gesù l’orientamento dell’umanità non è più diretta verso Dio, ma da Dio parte verso gli uomini. Prima di Gesù il cammino dell’uomo era rivolto verso Dio, il traguardo della propria esistenza era Dio, tutto quello che si faceva si faceva per Dio, ma con Gesù tutto questa cambia, con Gesù Dio è qui con noi, chiede ad ognuno di noi di essere accolto nella sua vita effondersi con Lui, per dilatare la sua capacità d’amore per andare verso gli altri.
Con Gesù l’uomo non vive più per Dio, ma VIVE di Dio: ed è grande la differenza.

Ecco perché Gesù prende la distanza dai comandamenti e le volte che li deve citare evita i tre più importanti, quelli che riguardavano gli obblighi nei confronti di Dio, ma elenca solo quelli che riguardano i doveri verso le alte persone.

[ Lc 18, 18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». ]
Ed ecco perché, per Gesù, quanti realizzano o meno l’uomo, non sarà il rapporto che hanno avuto con la divinità, ma quello che avranno avuto con i propri simili.

Il Signore non chiederà ( Mt 25,31 ss) se si è creduto in Lui, ma se si è amati il fratello che avevamo accanto, non chiederà se siamo entrati nel tempio ma se abbiamo aperto casa nostra a chi ne aveva bisogno, non ci chiederà se gli abbiamo offerto qualcosa, ma se abbiamo condiviso quello che avevamo con chi non aveva.

Questa la novità portata da Gesù, cambiare il concetto di peccato.Offrire le sofferenze a Dio Purtroppo per quella spiritualità che c’è stata, come dicevamo prima, in passato, tutto questo è stato deturpato; si pensava che la sofferenza fosse un qualcosa inviata da Dio per la nostra espiazione: "offrì le tue sofferenze al Signore" e che ci fa con le mie sofferenze?

Le persone pie, che sono sempre le più pericolose da incontrare quando si sta male, bisognerebbe mettere il cartello sulla porta “off limits” perché le persone pie hanno quella risposta pronta e la formula: è la croce che il Signore ti ha mandato; mi dicevano offri le tue sofferenze al Signore. No! Io non ho offerto le mie sofferenze al Signore perché sentivo che era il Signore che si offriva a me e chiedeva di accoglierlo per dare senso alla sofferenza e aiutarmi a superarla.

Non siamo noi a dover offrire le sofferenze al Signore, ma nella sofferenza è il Signore che si offre a noi per aiutarci a dare un senso a quello che viviamo.

Questo è il Signore.

Quindi la teologia di questa spiritualità del passato che diceva che più si soffriva di qua tanto più si stava bene nell’aldilà, se fai penitenza, mortificazione, sacrifici, sei gradito a Dio; trovatemi nel vangelo dove Gesù dice fare penitenza, mortificazione e sacrifici, troverete il contrario, troverete che Gesù dice: misericordia voglio e non sacrifici, il Signore non sa che farsene dei sacrifici... .. .
Chi accoglie la Buona Notizia della felicità di Dio inevitabilmente diventa fattore di felicità per gli uomini. "vedevo il satana come folgore cadere dal cielo" Con Gesù nel vangelo di Luca si legge -e Gesù gioisce nel dirlo- quando manda i 72 ad annunciare la Buona Notizia : “e vedevo il satana come folgore cadere dal cielo”.

Lc 10, 17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». 21In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.

Il ruolo del satana, quello di spiare gli uomini sulla terra per poi poterli accusare in cielo presso Dio, con il Dio di Gesù non ha più senso, perché il Dio di Gesù non è il Dio delle religioni, il dio che premia i buone e castiga i malvagi, il Dio di Gesù è un Dio non solo buono, ma solo, esclusivamente buono, un Dio che non ha altra maniera per rapportarsi con le persone che non sia quella di una comunicazione continua, crescente e traboccante del suo Amore.
Allora è inutile che il povero satana vada da Dio ad accusare gli uomini per poterli castigare, il Dio di Gesù non castiga e non condanna, allora il ruolo di satana è terminato, il povero satana si trova in cassa integrazione e dice Gesù: vedevo il satana come folgore cadere dal cielo.

È finita l’epoca di "colui che può accusare gli uomini presso Dio" (greco : categor) .

Rimane [ ancora, comunque ] il tema del peccato.

Abbiamo visto che neanche Gesù risponde al grande interrogativo del perché del male, Gesù non si occupa del male ma si occupa dei malati, non si occupa della sofferenza del mondo, ma si occupa dei sofferenti; quello che sta a cuore a Gesù è la felicità concreta delle persone, per cui tutta la sua azione e quella dei suoi discepoli è quella di alleviare le sofferenze degli uomini, Gesù non manda i discepoli dicendogli: andate e predicate ai peccatori perché si convertano, ma andate e guarite i malati.

Questa è l’azione di Gesù.
Con Gesù, abbiamo visto, cambia radicalmente il concetto di peccato, mentre nella tradizione nella quale Gesù è vissuto il peccato era un’offesa a Dio, con Gesù, che è Dio fatto uomo, il peccato non è tanto un’offesa a Dio, perché Dio non si può offendere, quanto un’offesa agli uomini.

Il peccato, non è un’offesa a Dio ma è quello che danneggia e offende l’uomo »

Perché le malattie? A Maggi in : https://www.illibraio.it/news/dautore/male-malattia-410167/

" Dagli inizi dell’umanità ci si è posto l’interrogativo: perché il male? Perché le malattie? Non potendo trovare la risposta nell’umano, si è ricercata nel divino, nella religione anziché nella condizione esistenziale dell’uomo.

E la risposta della religione fu che esistevano due divinità, una buona, ed era il Dio Creatore, quello della Vita, del Benessere, della Salute, e una divinità malvagia, ed era il Dio della Morte, della Malattia, della Povertà. Questa spiegazione era molto semplice, ma risolveva efficacemente il problema del perché della malattia, e della morte.
Il Dio unico di Israele I problemi cominciarono a sorgere in Israele quando progressivamente questo popolo arrivò alla concezione di un unico Dio, il dio d’Israele, JHWH. Eliminata la divinità negativa, tutto, il bene e il male, la vita e la morte, la salute e la malattia, vennero attribuite a questo solo Dio: “Bene e male, vita e morte, tutto proviene da JHWH  ” (Sir 11,14).

Il continuo progresso teologico e spirituale del popolo d’Israele lo portò poi mano mano a eliminare ogni elemento negativo nella figura del suo Dio, escludendolo definitivamente come autore del male, che però restava, con il suo contorno di malattia, di povertà, di morte, di disgrazie.

L’invenzione del Peccato Per risolvere questo problema si creò una figura teologica che tanto ha influito e ancora purtroppo influisce nella vita dei credenti, quella del peccato inteso come trasgressione alla legge divina. Pertanto non era Dio l’autore del male, e delle malattie, ma l’uomo, con il suo peccato, era responsabile del giusto castigo divino. Per discolpare Dio del male, si accusava l’uomo: le malattie diventano così il castigo di Dio per i peccati degli uomini, come insegna la Bibbia: “Non giunge al giusto alcun malanno, gli empi invece son pieni di mali” (Pr 12:21); “Chi pecca contro il proprio creatore cade nelle mani del medico” (Sir 38,15).

L’obbedienza a Dio era pertanto garanzia di vita e di salute: “Servirete JHWH, il vostro Dio, ed egli benedirà il tuo pane e la tua acqua; io allontanerò la malattia di mezzo a te” (Es 23:25); “Ascoltami, o figlio, non mi disprezzare, alla fine troverai vere le mie parole. Sii diligente in tutte le tue opere e la malattia non ti avvicinerà” (Sir 31:22).

Mentre la trasgressione alla legge divina era severamente punita: “Dopo tutto questo JHWH lo colpì [re Ioram] con una malattia intestinale inguaribile. Andò avanti per più di un anno; verso la fine del secondo anno, gli uscirono le viscere per la gravità della malattia e così morì fra dolori atroci” (2 Cr  21:18-19).

La realtà mostrava però la non veridicità e la fragilità di questa teologia, in quanto l’esperienza rivelava che gli empi vivevano lungamente tra agi e ricchezze, mentre le persone pie e buone soffrivano malattie, miseria e morte precoce.

Questa incoerenza tra teologia ed esperienza dell’uomo venne corretta, inasprendo però la figura di Dio. Pur di non smentire la dottrina, si arrivò infatti a colpevolizzare l’uomo per colpe e peccati non suoi. Infatti il castigo di Dio si estendeva non solo sui colpevoli, ma anche sui loro diretti discendenti, pertanto non c’era scampo alla sua punizione: “YHWH è lento all’ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione” (Nm 14,18; Dt 5,9; Es 20,5).
La contestazione di Ezechiele Questa teologia molto primitiva e oggettivamente traballante e ingiusta venne contestata dal profeta Ezechiele per il quale ogni persona era responsabile del suo castigo: “Voi dite: Perché il figlio non sconta l’iniquità del padre? – Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà. Chi pecca morirà; il figlio non sconterà l’iniquità del padre, né il padre non l’iniquità del figlio! Sul giusto rimarrà la sua giustizia e sul malvagio la sua malvagità” (Ez 18,19-20).
La logica di Giobbe Quindi ognuno sconta il proprio peccato. Ed era già un passo avanti. Ma anche questa teologia non era del tutto convincente, in quanto la pratica quotidiana dimostrava il contrario: persone malvage che vivevano bene e persone pie colpite da tutti le malattie. Sicché anche questa teologia viene contestata dall’autore del Libro di Giobbe (sec. V?), dove viene presentato l’uomo più buono e pio della terra, colpito da ogni sorta di male e malattia, a dimostrazione che non era vero che il male era una punizione per le colpe degli uomini, ma che andava fatalmente accettato: “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?” (Gb 2,10).

Pertanto si tornava daccapo: tutto proveniva da Dio, il bene come il male, e il problema del perché il male e le malattie restò senza soluzione, continuando però a persistere la convinzione dello stretto legame tra la malattia, il peccato dell’uomo e quindi l’infermità come castigo divino.
La responsabilità della ChiesaQuesta relazione tra la malattia e la colpa dell’uomo è penetrata mettendo le radici nell’intimo delle persone, e nonostante Gesù abbia smentito categoricamente alcuna relazione tra la malattia e il peccato, questo fa che le persone quando vengono a conoscenza di essere affette da una malattia hanno - dapprima una reazione di incredulità (Non è possibile!),
- poi di rifiuto/rabbia (Perché proprio a me?)
- e infine il devastante senso di colpa: Che cosa ho fatto di male per meritare questo?
Enorme è la responsabilità della Chiesa che ignorando il messaggio evangelico ha favorito la categoria veterotestamentaria della malattia come conseguenza del peccato. E così il concetto del castigo divino è stato inculcato generazione dopo generazione fin dalla più tenera età, cominciando dai bambini, che venivano al mondo già gravati da una colpa, il peccato originale, e ai quali veniva fin dalla più tenera età insegnato l’Atto di Dolore: Mi pento con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi… 

Questa orazione, strettamente legata al sacramento della Confessione, è stata trasmessa inalterata di generazione in generazione con l’unica leggera variante del passaggio dal voi al tu (da vostri a tuoi castighi).

La Chiesa è responsabile di aver continuamente alimentato il senso di colpa nelle persone, basta pensare la formula liturgica dell’atto penitenziale nella celebrazione eucaristica, il Confiteor, dove il fedele si deve battere il petto accompagnandolo dall’espressione: “Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa …”. Tutti, giovani e anziani, bambini e persone mature, tutti accomunati dalla grandissima colpa.

Religione impostaCome è stata possibile questa deriva dal messaggio evangelico, portatore di gioia e serenità agli uomini, amati da Dio indipendentemente dal loro comportamento?

Un Padre che, secondo Gesù, non ama gli uomini per i loro meriti, ma per i loro bisogni (Lc 18,9-14), un Dio che non solo non castiga i cattivi, ma che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi (Lc 6,35)?

La frattura è databile tra il terzo e il quarto secolo, quando il cristianesimo da fede perseguitata si trovò a essere, per vicende storico-politiche, religione imposta .

Nell'Impero romano del IV secolo Costantino rese il cristianesimo " religione legale" e Teodosio poi lo rese " religione di stato" n.d.r

Ma non si può imporre nulla con il vangelo, tutto incentrato sull’amore di Dio, e allora si ricorre alla paura del castigo divino, al terrore che suscita l’idea di una pena eterna, senza fine, l’ inferno .
Per questo gradualmente la Chiesa ha abbandonato il Vangelo di Gesù e si è orientata sempre più verso la Legge di Mosè.

Mentre Gesù voleva portare Dio agli uomini, e l’unico modo per farlo era attraverso la misericordia, la Chiesa decise di portare gli uomini a Dio, attraverso l’obbedienza alla sua legge.
Se Gesù aveva dichiarato, facendo sue le parole del Signore nel profeta Osea “Voglio la misericordia e non il sacrificio” (Os 6,6; Mt 9,13; 12,7), la Chiesa dimenticò la misericordia e si incentrò tutta sul sacrificio, abbandonando di fatto il vangelo di Gesù per la Legge di Mosè, preferendo il Decalogo alle Beatitudini.
Spiritualità del dolore La malattia venne così vista sempre più come necessaria espiazione per le offese recate a Dio, e il dolore anziché essere alleviato divenne la via maestra per la santificazione, sofferenza che se non era presente nella vita del credente andava ricercata, dando via libera a quanto di più tenebroso abita nel profondo dell’uomo, in un crescendo di sadomasochismo mascherato da spiritualità, e chiamato penitenza, sacrificio, mortificazione¸ vocaboli assenti in Gesù.

Sicché la malattia anziché essere combattuta, era vista come un dono, una strada privilegiata offerta da Dio per unirsi ai dolori e alle sofferenze di Gesù nella sua Passione, e le sofferenze venivano offerte a Dio quale espiazione per le proprie colpe, per la salvezza dei peccatori, e quella delle anime sante del purgatorio… Più si soffriva e più si era certi di essere in comunione con Dio.

Espressione di questa deriva è la risposta che Madre Teresa di Calcutta, diede a un malato di cancro che gridava i suoi dolori atroci: “Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!” , e lui che risponde “Per favore digli di smettere di baciarmi”.

A giustificare tale delirio, si creò tutto un repertorio di espressioni o versetti biblici completamente estrapolati dal loro contesto, estraniati, manipolati, quali: È la volontà di Dio… Non cade foglia senza che Dio non voglia… È la croce del Signore… È una prova… Il Padre pota… ecc.

Il risultato è stato quello di una mistica del dolore, una spiritualità lugubre, listata a lutto, della quale ancora portiamo le conseguenze e che avrebbe bisogno di atti coraggiosi per sostituire formule teologiche e preghiere senz’altro degne di rispetto, di venerazione, ma non più in sintonia con il messaggio di Gesù e con la dignità dell’uomo.

Se non si ha il coraggio di porre il vino nuovo in otri nuovi (Mc 2,22), si continua a intossicare l’animo delle persone con riti, liturgie, preghiere che vanno collocate con rispetto e onore nel museo della Chiesa ma non nella vita dei credenti. Un esempio di formule venerande ma ormai inadeguate è la conosciutissima preghiera della Salve Regina (sec XI), composta dal monaco benedettino tedesco Ermanno di Reichenau, detto il contratto o lo storpio (lat.: Hermannus Contractus) (1013 –1054), venerato come beato.

Figlio di nobili, nacque deforme e all’età di sette anni fu affidato al monastero benedettino di Reichenau. La sua grave malformazione fisica (non poteva stare eretto né tanto meno camminare) gli fece avere il soprannome, con cui è ancor oggi noto, di “contratto” Alla sua penna si deve la preghiera della Salve regina, dedicata alla Madonna:

Ad te clamamus, exsules filii Evae,
ad te suspiramus, gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva;
a Te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Questa preghiera si può comprendere benissimo datandola al tempo in cui fu scritta, dall’ambiente dove venne redatta e soprattutto da chi fu scritta, ma dopo mille anni avrebbe bisogno di essere se non pensionata almeno riveduta.

Questa spiritualità, che sguazza piamente nella valle di lacrime, vedrà il suo cantore in uno dei più grandi poeti del ‘300, Jacopone da Todi (1230-1306), che nel suo “O Signor per cortesia, mandami la malattia”, chiede a Dio di inviargli una cinquantina di malanni: dalla febbre continua all’idropisia, dal mal di denti al mal di testa e di ventre, la tisi, il fegato infiammato, gotta, emorroidi, ecc. Ma Jacopone non è soddisfatto e conclude il suo inno affermando: “Signore mio, non è una espiazione sufficiente questa sofferenza che ho descritto, perché tu mi hai creato per amore, e io ti ho ucciso per la mia folle ingratitudine”.

Nello stilare l’elenco dei malanni da chiedere al Signore per punirlo delle sue colpe, Jacopone si è ispirato alla cinquantina di maledizioni che il Signore scaglierà su quanti trasgrediranno la Legge divina, contenute nel Libro del Deuteronomio (Dt 28,15-68), elenco agghiacciante dove ogni malattia viene ricordata, dalla consunzione, la febbre, l’infiammazione, ulcere, scabbia, emorroidi “da cui non potrai guarire”, delirio, cecità, pazzia, ecc.

Il sacro autore, preso dallo scrupolo di non aver elencato abbastanza disgrazie, scrive: “Anche ogni altra malattia e ogni altro flagello, che non sta scritto nel libro di questa Legge, JHWH manderà contro di te, finché tu non sia distrutto” (Dt 28,61).

Gv. 9,1-18 [Il cieco nato] C’è un brano importantissimo ed è uno di quei brani del vangelo che, se compresi e assimilati, cambiano radicalmente la nostra esistenza: è il cap. 9 del vangelo di Giovanni dove Gesù, da parte delle autorità religiose, viene accusato di essere un peccatore.
9,1 Passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita. Gesù è appena sfuggito ad un tentativo di lapidazione nel tempio di Gerusalemme. Gli evangelisti su questo sono molto severi: attenzione hai luoghi santi, attenzione hai luoghi sacri, sono i più pericolosi per Dio; Gesù che non ha corso mai nessun pericolo, quando si trova con la gentaglia del tempo, i pubblicani/peccatori, Gesù che non ha corso rischi quando si mescolava con la feccia della società ha dovuto sempre guardarsi le spalle tutte le volte che è entrato nei luoghi di culto e nei luoghi santi.

È nella sinagoga di Nazaret che tenteranno di linciare Gesù ed è nel tempio che tenteranno di lapidarlo; tra Gesù e istituzione religiosa c’è assoluta incompatibilità, perché il tema che mette in conflitto Gesù, la presenza di Dio tra gli uomini e l’istituzione religiosa che pretende rappresentare Dio è la “convenienza”.
L'istituzione religiosa ( giudaica, di allora n.d.r.) tutto quello che fa lo fa per la propria convenienza anche quando questa convenienza va a scapito del bene degli uomini.

Gesù tutto quello che fa è per la convenienza degli uomini anche quando questo va a scapito della sua stessa esistenza.
Quindi c’è un conflitto perenne ed è nel tempio di Gerusalemme, il luogo più santo e sacro della terra, che cercheranno di ammazzare Gesù.

Gesù esce dal tempio e incontra le persone alle quali è vietato l’accesso al tempio. Quando gli evangelisti ci fanno queste descrizioni, attenzione non vogliono riportarci tanto un fatto di cronaca, ma dare preziose indicazioni pastorali per le comunità di tutti i tempi.

Ricordate quando dicevamo che non siamo noi che dobbiamo offrire le sofferenze, la nostra vita al Signore, ma accogliere un Signore che si offre a noi, che chiede di essere accolto nella nostra vita, per fondersi con noi, per dilatare la nostra capacità d’amore, e renderci l’unico vero santuario dal quale si irradia il suo amore, la sua compassione e la sua misericordia.

Questo santuario a differenza dell’antico non aspetta che le persone si rechino da Lui, ma va incontro alle persone, i rifiutati, gli emarginati, quelli che la religione ha allontanato, quelli cui la religione ha chiuso loro le porte in faccia.
Ecco quello che fa Gesù; ci sono categorie di persone alle quali la religione dice: tu nella tua situazione non sei degno di entrare in questo luogo santo; tu vivi una situazione che la religione considera irregolare, di peccato, di colpa, per cui sei escluso dal luogo santo; la religione getta le persone nella più grande disperazione.

La religione dice: tu sei in peccato, l’unico che ti può togliere il peccato è Dio, ma siccome sei nel peccato non puoi rivolgerti a Dio e getta le persone nella più profonda disperazione.
Gesù cambia tutto questo, Gesù va incontro proprio alle persone emarginate, allontanate, i rifiutati dalla religione.

Gesù non si impegna per riportare gli uomini a Dio, perché se Gesù pensasse di portare gli uomini a Dio inevitabilmente molti rimarrebbero indietro, ma Gesù fa il contrario.

Gesù porta Dio agli uomini e non c’è nessun uomo che possa sentirsi escluso dal suo Amore.

La categoria che Gesù viene ad inaugurare in contraddizione con l’insegnamento religioso è la categoria dell’Amore come DONO e non più l’Amore come premio.

Nella spiritualità giudaica l’uomo doveva meritare l’amore di Dio per le proprie virtù, ma con Gesù tutto questo cambia, l’amore di Dio non viene concesso come un premio, per i meriti delle persone, ma come un dono per i loro bisogni. I meriti non tutti li possono avere, bisogni ce li hanno tutti quanti.

E l’altra categoria che Gesù è venuto ad eliminare è quella categoria infame che in nome di Dio impediva alle persone di avvicinarsi a Dio era la categoria del “puro e dell’impuro”; una persona impura non è degna di avvicinarsi al Signore e per queste persone non c’è speranza: sei impuro come abbiamo detto prima, l’unico che ti può togliere questa impurità e Dio, ma tu perché sei impuro non puoi avvicinarti al Signore. Ebbene Gesù viene a modificare anche questo:

non è vero con Gesù che l’uomo deve purificarsi per accoglierlo, ma è vero il contrario: accogli il Signore ed è Lui che ti purifica; non è vero che devi essere degno per avvicinarti a Dio, ma avvicinati a Lui ed è quello che ti rende degno.

Quindi
Gesù uscendo da tempio dove a molte persone era impedito entrare va incontro, va in cerca a quelle persone alle quali l’accesso al tempio era proibito: non c’è, questa è la Buona Notizia, non c’è nessuna persona al mondo, qualunque sia la sua condizione, il suo comportamento, che possa sentirsi esclusa, rifiutata, emarginata dall’amore di Dio. San Pietro ha un’espressione negli Atti degli Apostoli di una grande portata spirituale e teologica, dice san Pietro: "Dio mi ha mostrato che nessun uomo può essere considerato impuro" [ At 10,28 e disse loro: «Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo.] E' la religione che divide tra puri e impuri, tra meritevoli e non, non Dio, nessun uomo può essere considerato impuro.

Allora Gesù uscendo dal tempio … vide un uomo cieco dalla nascita. La cecità a quell’epoca non veniva considerata un’infermità, ma un castigo da parte di Dio, una maledizione divina, ed era la più tenuta tra le maledizioni e i castighi di Dio, perché con la cecità l’uomo non poteva leggere il libro della Legge, quello che dava vita. Quindi Gesù incontra una persona che agli occhi della società religiosa è stata castigata, punita da Dio per quello che dicevamo prima: Dio come punisce le persone? Punisce castigandole.

2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» Da questa domanda dei discepoli sappiamo che questo cieco lo è dalla nascita, allora non dubitano i discepoli che quest’uomo sia castigato, solo si chiedono se sconta una colpa dei genitori o è lui che ha peccato, perché si credeva nella teologia rabbinica che l’uomo già nel ventre della madre potesse peccare, per questo pessimismo, dicevo che c’è in certi scritti della Bibbia, dell’uomo peccatore, addirittura nel seno della madre si pensava che l’uomo potesse peccare, quindi non mettono in dubbio che quest’uomo sia castigato da Dio, solo vogliono sapere chi ha peccato: lui o i suoi genitori!

È importante la risposta che Gesù darà, perché …, vedete anche nella nostra spiritualità cristiana, nonostante questo processo di conoscenza biblica, nonostante questa crescita di liberazione che il messaggio di Gesù porta, ancora dentro di noi abbiamo queste idee, finché tutto va bene non affiorano ma appena incontriamo un rovescio della vita, una malattia, un lutto, una disgrazia ecco che in molte persone affiora l’interrogativo cosa ho fatto per meritare questo!

Questo succede molte volte, ci si chiede : cosa ho fatto per meritare questo? Perché vedono la disgrazia, l’infortunio, la malattia come un castigo da parte di Dio.

Gesù nella sua risposta esclude tassativamente alcuna relazione tra peccato e castigo e dirà: ne lui ha peccato nei suoi genitori .

Quindi Gesù demolisce questa teologia tradizionale della malattia, dell’infortunio, della sofferenza come un castigo inviato da Dio. Per cui quando ci capitano, e fa parte della vita momenti negativi momenti di sofferenza, non dobbiamo fare l’esame di coscienza e pensare cosa ho fatto per meritare questo? Fa parte della vita incontrare aspetti meno gradevoli.

Gesù esclude tassativamente qualunque relazione tra le sofferenze e il peccato: le sofferenze non sono mai  castigo di Dio.

Il Dio di Gesù non castiga, il Dio di Gesù perdona, il Dio di Gesù non esclude nessuna persona, Lui accoglie tutti quanti .

Quindi se ancora siamo eredi della spiritualità che recitava [ nell' atto di dolore ]“perché ho meritato i vostri castighi”, mandiamo in pensione queste formule che non hanno diritto di cittadinanza con il messaggio di Gesù.

3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. La risposta di Gesù è molto, molto chiara: né lui ha peccato nei suoi genitori, però così si manifesteranno in lui le opere di Dio.

Le opere di Dio sono una continua creazione; al tempo di Gesù si credeva che Dio avesse creato il mondo, i famosi sei giorni, poi il settimo si era riposato e dal’ottavo in poi gli uomini l’avevano rovinato.

Gesù non è d’accordo, la creazione non è terminata, e continuamente Dio è all’opera con la sua azione creatrice e chiede la nostra collaborazione, rimovendo tutti gli ostacoli che impediscono alla sua opera creatrice di arrivare ad ogni persona come questo cieco nato. Quindi Gesù esclude qualunque relazione tra la colpa, il peccato e il castigo ma dice anche in quest’uomo cieco che è considerato maledetto anche in lui si deve realizzare l’azione creatrice di Dio, quindi l’azione creatrice del Padre è continua. Poi Gesù parla al plurale associando tutti gli ascoltatori del vangelo, nella sua azione:

4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finchè è giorno. Qual’ è l’opera di Colui che lo ha mandato?
[Gv 12,50 E io so che il suo comandamento è VITA eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».]
Comunicare vita agli uomini.

Gesù ci invita a collaborare alla sua azione creatrice ; il Padre ci stima così tanto che ha bisogno della nostra collaborazione perché la sua attività creatrice continui e arrivi ad ogni persona. Come si collabora al’azione creatrice di Dio? comunicando VITA agli altri, restituendo vita agli altri, arricchendo la vita degli altri.

poi viene la notte, quando nessuno può agire.Gesù allude al momento della sua morte , quando sarà tolto di mezzo,

5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo. Gesù con questa dichiarazione fa un altro passo in avanti demolendo un altro dei pilastri della spiritualità giudaica : la luce che illuminava il mondo al tempo di Gesù era il libro della Legge, ma cosa significa che il libro della Legge è luce?Osservando quello che è scritto in quel libro io ho la luce per sapere come camminare.

Gesù non è d’accordo.

Quello che regola il comportamento degli uomini non è più un libro, ritenuto sacro, scritto millenni prima, ma la FEDE nell'UOMO (Gesù, figlio dell'UOMO ovvero l'UOMO).

Quella di Gesù non è una religione del libro, ma una FEDE nell’UOMO.

Questo è importante, perché se noi crediamo nella religione del libro significa che crediamo in questo libro sacro, ispirato, o venuto direttamente da Dio, contiene la sua volontà immutabile per tutti i tempi, scritti secoli prima determinano e condiziona la vita per sempre, la società nel frattempo è radicalmente cambiata, le modalità di vita sono mutate, non importa, l’uomo deve sottomettere la sua vita a quanto è stato scritto millenni di anni fa; perché questo testo contiene la volontà di Dio.

Gesù : Dio non governa gli uomini emanando leggi che questi devono osservare, una legge esterna all’uomo, ma comunicando loro la sua stessa capacità di Amore che  li spinge ad Amare gli altri.

Se il mio atteggiamento con Dio dipende dall’osservanza della Legge, inevitabilmente ci saranno persone che si sentiranno escluse da questo Dio, perché una legge per quanto santa, per quanto buona, per quanto perfetta non può tenere conto di tutte le esigenze di tutte le persone, e inevitabilmente ci saranno persone che non riescono, non possono o non vogliono osservare questa legge e sono escluse da Dio.

Mosè il servo di Dio ha imposto una legge [ antica alleanza o testamento ] tra i servi e il loro Signore basata sull’obbedienza, per cui il credente è colui che obbedisce a Dio osservando la sua legge scritta in un libro sacro.

Gesù non è il servo di Dio, ma il Figlio di Dio e con Lui inizia una nuova relazione con il Padre.

Gesù, il Figlio di Dio, propone un’alleanza [ nuova ] tra figli e Padre, basata sull’accoglienza e l’assomiglianza al suo Amore.

Per cui chi è il credente per Gesù?

Il credente per Gesù è colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo: è grande la differenza.

Quindi il credente non è più colui che obbedisce a Dio osservando la sue leggi, e di fatto molte persone si sentono fuori perché non possono o non vogliono osservare la legge; ma il credente è colui che assomiglia al Padre praticando un Amore simile al suo.
Praticare un amore simile a quello di Dio significa essere buoni fino in fondo e questo rientra all’interno delle possibilità e le capacità di ogni persona.

Quindi Gesù è Lui la luce del mondo.

La Parola Creatrice, Gesù, modella l'uomo e lo libera dalle tenebre facendolo UOMO immortale6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco Conosciamo tutti senz’altro il libro del Genesi, il racconto della creazione, quando Dio fece gli stessi gesti prendendo del fango e modellando il primo uomo. Gesù, che è Dio, continua la sua azione creatrice, in quest’uomo che era stato escluso da questa azione creatrice . Quindi

Gesù modella l' UOMO a sua immagine e somiglianza, come nella Bibbia si legge che Dio ha modellato il primo uomo a sua immagine e somiglianza.

7 e gli disse: " va a lavarti nella piscina di Siloe", che significa “inviato” L’evangelista gioca con il significato dei nomi. C’è una piscina ancora oggi a Gerusalemme, la piscina di Siloe, che in ebraico significa “Invio”, cos’è l’invio? È l’invio dell’acqua, è un sifone che continuamente, ad intermittenza, manda acqua verso questa piscina, da qui il nome “siloe” che significa “invio”.

Ebbene l’evangelista gioca con questo termine : l’inviato è Gesù , l’inviato di Dio per dare luce agli uomini che sono nelle tenebre. Gesù gli chiede di collaborare - sempre Gesù nelle sue azioni compie metà del lavoro, il resto spetta alle persone- e lo manda incontro all’inviato.

Questo è il secondo episodio di questo vangelo; il primo è stato quando Gesù nella piscina di “Betzaetà” incontra l’uomo invalido e Gesù non dice -come alle volte in maniera semplificatrice noi siamo soliti fare - alzati e cammina; no! L’incontro con Gesù rialza l’uomo, ma camminare non dipende da Gesù ma dall’uomo, e infatti
Gesù dice: "alzati, prendi il tuo lettuccio, ...e cammina": esige la collaborazione dell’uomo, e prendere il lettuccio nel giorno di sabato, nel quale era proibito compiere qualunque attività, era a rischio mortale. Gesù in questo episodio lo ha unto con il suo fango, però gli dice :
adesso vai incontro all’inviato, [ cioè ] accogli [ nella tua vita ] colui che è al centro della tua vita. [ è la scelta di collaborazione dell'uomo. ]Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva L’uomo accoglie l’invito di Gesù in maniera semplice, accoglie la parola-invito e il risultato è che ci vede. L’uomo nel quale l’azione creatrice era stata impedita dalle tenebre finalmente torna a vedere.

Adesso incominciano i guai per questa persona, in poco tempo da miracolato -vedremo- passerà ad essere un imputato.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?»Veniamo a sapere che quest’individuo non solo era rifiutato dalla religione, ( la cecità era considerata una maledizione ) ma era emarginato anche dalla società, era un mendicante.


9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia».Per quale motivo non lo riconoscono? È strana questa perplessità dei vicini. Quando colui che era stato cieco ritorna c’è perplessità, alcuni dicono è lui altri no non è lui, come mai, che cosa è successo?

Non è che fosse monco ed ecco gli è spuntata la mano o gobbo e gli si era raddrizzata la schiena, ma era cieco e adesso ci vede, non ha cambiato i connotati fisici allora per quale motivo non lo riconoscono?
L’evangelista non sta presentando un semplice raccontino, ma una profonda verità teologica, l’evangelista mostra la differenza tra l’uomo sottomesso alla Legge, incapace di vedere, quindi incapace di autonomia e di libertà e l’uomo che quando accoglie il messaggio di Gesù si trasforma, è quello di prima, ma non è più lo stesso.

Quando l’uomo accoglie il messaggio di Gesù e lo assimila e mette le radici dentro di noi comincia a fiorire dentro di lui una Realtà Nuova, una realtà fatta di pienezza di libertà, fatta di audacia, fatta di creatività, quindi la differenza tra un uomo libero e l’uomo non libero.
È la libertà che sconcerta i vicini, quindi non riconoscono, in quest’uomo quello che era stato prima.

L'uomo modellato dalla Parola è diventato UOMO : ha la condizione divina.è immortale. Ed egli diceva: «Sono io!» L’affermazione dell’ex cieco è clamorosa. Conosciamo tutti nella Bibbia l’episodio del roveto ardente: Mosè nel deserto si trova di fronte ad un fenomeno strano, un roveto che arde e non si consuma, di fronte a questo fenomeno Mosè chiede: "chi sei?" e c’è la voce di Dio che dice: " Io Sono il tuo Signore".

Da quel momento “ Io Sono ” diventato nella tradizione ebraica il nome di Dio ed è l’esclusiva prerogativa per Gesù; Gesù rivendica per se stesso questa affermazione, Gesù quando si deve presentare dice: “Io Sono” rivendicando la pienezza della condizione divina.

Qui succede qualcosa di clamoroso, questa persona che era ritenuta maledetta da Dio, castigata da Dio, una volta che incontra Gesù e accoglie la sua parola ha la stessa condizione divina di Gesù ( è UOMO n.d.r) e può dire anche lui: “Io Sono”. Nel prologo di questo vangelo, [Gv. 1,12] l’evangelista aveva scritto che: quanti lo hanno accolto (Gesù) ha dato la capacità di diventare figli di Dio.
Figli di Dio non si nasce, ma si diventa. Quando si accoglie nella esistenza Gesù e il suo messaggio e si cambia radicalmente la direzione del cammino, non si vive più per se stessi ma si VIVE per gli altri.

Nell’uomo fiorisce la VITA divina: si diventa figli di Dio, ecco perché l’uomo che era stato considerato maledetto da Dio una volta che ha incontrato Gesù: dice “Io Sono” rivendica la condizione divina.

Ecco perché non lo riconoscono, perché la religione ha il terrore della crescita delle persone, la religione può dominare le persone fintanto che queste si mantengono in una condizione infantile.

Cosa significa condizione infantile? Avere sempre bisogno di una autorità che ti dice come ti devi comportare, cos’è bene e cos’è male e molte persone accettano questo, lo vediamo dalle prolificazioni di tanti gruppi che ci sono nella Chiesa, dove le persone barattano la propria libertà con la sicurezza che da la religione e lo fanno attraverso la forma più perversa e più nociva che sia mai apparsa nell’umanità, nell’obbedienza, la cosa più devastante che possa accadere nell’umanità.

L' obbedienza religiosa Ricordiamo sempre che i più grandi crimini perpetrati lungo la storia dell’umanità sono stati sempre perpetrati non da rivoluzionari, da persone disobbedienti ma da persone che hanno obbedito: chi obbedisce non si chiede quali sono le conseguenze delle sue azioni. Sappiamo tutti la storia ci insegna che i grandi processi dei grandi criminali di guerra, come si scusano? Ho obbedito agli ordini; ma ti sei chiesto delle conseguenze dell’obbedienza a questi ordini? Non era nel suo compito.

Quindi le persone anche nella vit a religiosa obbediscono barattando la propria libertà con la sicurezza; il fascino della religione è questo, la sicurezza che la religione dà. Perché? dal momento che entri a far parte di un gruppo religioso, di una istituzione religiosa, tu non sei più libero, però sei pienamente sicuro, perché avrai sempre una autorità che di dirà; fai questo, non fare quest’altro; questo è bene, questo è male, si è vero rimani in una condizione infantile, però sei sempre sicuro, c’è sempre qualcuno che ti dice cosa devi fare, l’importante che tu obbedisca.
Con Gesù è la fine dell’obbedienza. Gesù non chiede obbedienza a sé, non chiede obbedienza a Dio, ma chiede assomiglianza e la assomiglianza a Gesù ha un effetto devastante per ogni istituzione religiosa, perché rende le persone libere. Nella religione non si temono i contestatori, si temono le persone libere, perché saranno libere come dirà Gesù in questo vangelo libere come il vento che non sai da dove viene ne dove va, le persone libere sono imprevedibili, sono creative, allora c’è da scegliere, o la sicurezza della religione, rinunciando alla nostra libertà o alla libertà che ci da Gesù rinunciando ad una sicurezza che non sia nelle nostre profonde convinzioni.

10Allora gli domandarono: «In che modo si sono aperti gli occhi?» Ripeto fino a stancare attenzione non è un episodio di cronaca, ma una profonda verità teologica, adesso per ben 7 volte apparirà il tema di “aprire gli occhi”.

Che Gesù abbia restituito la vista ad un cieco, questo non era un grande problema per l’istituzione religiosa, ma se Gesù apre gli occhi alla gente che l’istituzione religiosa ha tenuto nelle tenebre, allora è un pericolo: ed ecco allora che per ben 7 volte e il numero sette lo sappiamo significa la totalità comparirà questo tema di “aprire gli occhi”, che è quello che temono le autorità religiose.

Le autorità religiose possono spadroneggiare sulla gente fintanto che sono abbagliate dalla sontuosità, dai riti, dalla pomposità delle cerimonie liturgiche della religione , , ma quando la gente vede la sua dignità la prima cosa che si chiede è: ma voi chi vi ci ha messo lì in quel posto? A comandarci, a dirci quello che dobbiamo fare, a dirci quello che è bene e quello che è male!
Quindi quello che temono le autorità religiose non è tanto che Gesù abbia ridato la vista a un cieco, ma che Gesù apra gli occhi alla gente, se Gesù apre gli occhi per l’istituzione religiosa è finita ( perchè non serve più - n.d.r.), infatti è quello che vedremo. Quindi è la prima volta che appare il tema di “aprire gli occhi”, aprire gli occhi che era una delle azioni che avrebbe compiuto il Messia, lo conosciamo dal testo del profeta Isaia che il compito del Messia era aprire gli occhi ai ciechi [Lc 4,14ss].

11Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: «Va' a Sìloe e làvati!».Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». La risposta di colui che era stato cieco mostra l’importanza del gesto compiuto da Gesù, che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, gli ha messo il fango ma poi lo ha mandato a Siloe, incontro all’inviato.

Lui lo ha fatto ed è tornato che vedeva ; questo è il significato; quando si incontra Gesù nella nostra vita e lo si accoglie inizia una Nuova realtà.
12 Gli dissero: "dov’è questo tale?", rispose: "non lo so" Gesù non ha curato per conquistare un discepolo in più, per aggregare uno in più alla massa di gente che lo sta seguendo, Gesù lo ha curato semplicemente per farne un uomo libero. Spetterà poi all’individuo fare le scelte della sua vita.

Questo è iln fatto positivo: un uomo che era cieco dalla nascita adesso ci vede. Quale dovrebbe essere la reazione di persone normali, non istupidite dalla religione? La festa, la gioia; era cieco dalla nascita adesso ci vede rallegriamoci, no?

La religione - ed è questo il crimine più grande- tiene le persone in un atteggiamento di sottomissione, di condizionamento, che sono incapaci di avere una propria opinione se prima non c’è l’autorità che esprime il verdetto sull’azione, sono incapaci : è normale, è bene o male? è bene che una persone cieca abbia riacquistato la vista ? Sentiamo che cosa ne pensano i nostri capi. Vedete la religione come mantiene le persone in una condizione di sottomissione e di infantilismo.

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco:Il verbo “condurre” è lo stesso che verrà adoperato in questo vangelo per l’arresto di Gesù quando sarà condotto nella casa di Caifa, quindi questa persone si trova ad un certo momento ad essere un imputato, colpevole di aver acquistato la vista; lo condussero dai farisei quello che era sto cieco. Perché lo conducono dai farisei?

Ricordate il termine “fariseo” significa semplicemente “separato”, i farisei sono pii laici che mettono in pratica tutte le osservanze, i decreti contenuti nella legge di Mosè, tutti i precetti obbligatori per i sacerdoti nella settimana di servizio al tempio, soprattutto stando bene attenti all’osservanza del comandamento del sabato.

Nel giorno di sabato era proibito compiere trentanove lavori principali, i lavori serviti per la costruzione del tempio di Gerusalemme, suddivisi a loro volta in altri trentanove lavori per un totale di 1521 azioni proibite. Queste persone che osservavano tutte queste regole, queste persone che avevano estrapolato dalla Legge ben 365 precetti, da osservare, erano considerati i maestri di spiritualità e godevano di enorme prestigio nel popolo, dalla gente incapace di autonomia di pensiero (perché è così che ti riduce la religione) lo portano dagli esperti, dai maestri spirituali.

Perché lo conducono? Ecco che l’evangelista scopre le sue carte:

14 era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. E allora? Allora se è di sabato che problema c’è?

Si chiedevano, al tempo di Gesù :tra i comandamenti che Mosè ci ha dato qual è il comandamento il più importante ?

Quale poteva essere il comandamento più importante? La risposta era: il comandamento più importante in assoluto è il comandamento del riposo di sabato!
Il giorno di sabato erano proibite 1521 azioni tra queste portare un peso, impastare, mietere, scrivere, era tutto proibito il giorno di sabato. E anche Dio nei cieli con i suoi angeli osserva il riposo del sabato, allora l’osservanza di quest’unico comandamento equivaleva all’osservanza di tutta la Legge e la trasgressione di quest’unico comandamento equivaleva alla trasgressione di tutta la Legge per cui era prevista la pena di morte ; quindi non è un comandamento come gli altri. Ecco allora la novità portata da Gesù; ci troviamo di fronte ad un conflitto che emergerà in questo brano, un conflitto sempre attuale, da una parte abbiamo una legge divina, non si discute che sia legge divina, dall’altra parte abbiamo la necessità del bene dell’uomo: in caso di conflitto tra l’osservanza della legge divina e il bene dell’uomo che cosa si sceglie?

Le persone religiose non hanno alcun dubbio, in caso di conflitto tra l’osservanza della legge divina e il bene dell’uomo si sceglie l’osservanza della legge divina, non dice forse il precetto della legge giudaica: amerai il Signore Dio tuo con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, con tutto te stesso; l’amore a Dio è l’amore totale, assoluto, l’amore al prossimo è relativo: amerai il prossimo tuo come te stesso, non dice amerai il prossimo tuo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore, con tutte le tue forze; c’è una differenza di energia, un conto è l’amore a Dio, totale, assoluto e un conto l’amore al prossimo che è limitato è relativo.

Allora le persone religiose, tutte le volte che si trovano di fronte alla scelta tra osservare la legge divina e il bene concreto dell’uomo non hanno esitazione e scelgono l’osservanza della legge divina.

Ma questo causa sofferenza nelle persone, questo può essere causa di infelicità, così facendo tolgo vita; non importa, l’importante è obbedire a Dio, l’uomo si deve sottomettere a questa volontà di Dio; quindi per le persone religiose l’osservanza dei comandamenti divini è sempre più importante del bene e della felicità degli uomini.

Gesù no! , ed è per questo che lo hanno ammazzato. Gesù tutte le volte che si è trovato di fronte al conflitto non contesta, non dice no non è legge divina, fra legge divina [mosaica n.d.r.] e il bene dell’uomo Gesù non ha mai esitazioni, Gesù sceglie sempre il bene dell’uomo . Facendo il bene di Dio [il bene...secondo la Legge mosaica n.d.r.] si può causare infelicità all’uomo e la storia è piena di crimini, di sofferenze, perpetrate in nome di Dio; quante persone hanno sofferto per quella frase nefasta, specialmente in ambito religioso, di persone che hanno detto: ma l’ho fatto per il tuo bene. Quante persone hanno sofferto per questo?


[At5,29 Ma Pietro e gli altri apostoli, rispondendo, dissero: «Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini. 30 Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste, appendendolo al legno. 31 Dio lo ha esaltato con la sua destra e lo ha fatto principe e salvatore per dare ad Israele ravvedimento e perdono dei peccati. 32 E di queste cose noi gli siamo testimoni, come pure lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che gli ubbidiscono»

Quindi facendo il bene di Dio [stabilito dalla Legge mosaica- n.d.r. ] si rischia di causare la sofferenza nell’uomo; facendo il bene dell’uomo [ che è obbedire allo Spirito di Dio-n.d.r. ] si è certi di fare sempre il bene di Dio.

Con Gesù, Dio non è più separato dall’uomo, ma si è fuso nell’ UOMO , per cui Gesù tutte le volte che si trova in conflitto tra l’osservanza della legge divina [ mosaica n.d.r.] il bene dell’uomo sceglie il bene dell’uomo [ obbedisce allo Spirito di Dio che possiede per natura n.d.r. ].

Facendo il bene dell’uomo si è certi di fare il bene di Dio, facendo il bene di Dio [ secondo la Legge mosaica n.d.r. ] spesso si causa sofferenza agli uomini. [ cf, Parabola del buon samaritano n.d.r. ]

Quindi Gesù trasgredisce il comandamento più importante [della Legge mosaica n.d.r. ] ecco perché la gente è perplessa: c’è la trasgressione di un comandamento e c’è una persona che era cieca ora ci vede.


15 a loro volta i farisei gli chiesero come avesse acquistato la vista. Egli disse loro: "mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo". È interessante abbiamo una persona cieca dalla nascita lo conducono dai farisei e non si felicitano, non si rallegrano, non esultano; non sono interessati al bene dell’uomo, ma soltanto al rispetto della Legge è questo che a loro interessa il rispetto della legge divina per loro è più importante del bene e del benessere dell’uomo e si allarmano solo sulle modalità di come è avvenuta questa guarigione, di come sia stato curato, e sono interessati unicamente a sapere se la guarigione è avvenuta mediante la trasgressione di qualche regola o precetto del giorno del sabato.

16 Alcuni farisei dicevano: " quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Ed ecco di nuovo il conflitto i farisei abituati a giudicare la vita attraverso un codice, un codice sacro, in mano hanno la risposta pronta, la sicurezza delle persone religiose: dicono: quest’uomo, è Gesù, non viene da Dio perché non osserva il sabato.

Ed ecco di nuovo il conflitto che appare nei vangeli: cosa significa essere "da Dio”? cioè essere in comunione con Dio?

Per i farisei si è da Dio se si osserva la Legge per Gesù si è da Dio se si fa del bene agli uomini.
Essere da Dio non dipende dall’osservanza della Legge e Gesù è il primo a non essere da Dio, perché non osserva la Legge; essere da Dio non dipende dall’osservanza della Legge, ma dal bene che si fa agli uomini: per questo è importante quest’insegnamento perché rende le persone libere.

La tua VITA non è più in relazione ad un codice ma la tua VITA è in relazione al bene dell’uomo . Questo si, l'unico valore non negoziabile dei vangeli; non c’è valore più importante del bene dell’uomo.

Quindi alcuni farisei deducono che Gesù non è da Dio. La Legge è la norma indiscutibile che regola la relazione tra Dio e gli uomini, chi la osserva è da Dio, chi non la osserva non è da Dio.

Ma com’è possibile ?
Questi non sono peccatori, sono farisei, stanno dalla mattina alla sera con il naso sopra la Bibbia, osservano nella loro vita ben trecento sessantacinque precetti, vivono di preghiere, sono dei santi, come mai quando Gesù si manifesta loro la loro sentenza è: non viene da Dio.
Attenzione alla santità! La santità intesa come osservanza della Legge, non solo non avvicina a Dio, ma allontana. Il fariseo sale verso Dio credendo che attraverso l’osservanza di riti di preghiere, di sacrifici, si avvicina a questo Dio, ma non lo incontrerà mai perché Dio è sceso per incontrare l’uomo; questi salgono, Dio è sceso.

Tra Dio e i santi - la santità intesa in questo senso - c’è assoluta incompatibilità e non solo non lo riconoscono ma ne saranno i più feroci avversari. Quindi dicono: quest’uomo non è da Dio perché non osserva il sabato.


Ma altri dicevano: " come può un uomo peccatore compiere tali segni?" e c’era dissenso tra di loro. Ma in qualche fariseo, l’ostentata sicurezza teologica si incrina di fronte all’evidenza del fatto. I farisei sono uomini di legge e in quanto tali non riescono a percepire l’amore del Padre che non si manifesta nella dottrina, ma la presenza/Amore di Dio si manifesta nella vita.
Chi è abituato a giudicare i fatti attraverso una legge o una dottrina, non riuscirà mai a percepire la presenza creatrice di Dio che si manifesta nella vita. Quindi in alcuni si incrina questa certezza.

17 Allora dissero di nuovo al cieco: E' strano : perché l’evangelista scrive dissero di nuovo al cieco? Non è più cieco, è tornato a vedere.

Non lo possono ammettere, non possono ammettere che attraverso la trasgressione del comandamento più grande e osservato anche da Dio, l’uomo abbia riacquistato la vista: per loro l’uomo è e rimane cieco.

"tu che dici di Lui che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose:" è un profeta!". Mentre per i farisei abituati a giudicare la vita in base ad un codice Gesù non viene da Dio l’uomo che era stato nelle tenebre fino a qualche istante prima, una volta che ha incontrato il Signore: vede!

Colui che era cieco torna a vedere e quelli che ambivano al titolo di “guide dei ciechi” invece non ci vedono : lui (il cieco) capisce che quest’UOMO viene da Dio.

Quindi i farisei escludono Gesù dalla comunione con Dio, quest’uomo non è da Dio, colui che era stato cieco dice: si! è un profeta.

Qui appaiono altri personaggi, la questione è complicata, non basta l’autorità dei farisei allora lo portano alle massime autorità religiose. Quando nel vangelo di Giovanni troviamo l’espressione: “giudei” non si intende mai la popolazione giudaica, ma sempre le autorità religiose.

18 Ma i giudei non credettero in lui che era stato cieco e aveva ricuperato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista; Le autorità religiose per difendere la loro teologia e la loro dottrina arrivano al punto di negare l’evidenza , è quello che negli altri vangeli si chiamerà il peccato contro lo Spirito Santo.

Abbiamo visto che i farisei di fronte a questo fatto di un cieco che ha riacquistato la vista sono incapaci di rallegrarsi per questo avvenimento. Di fronte all’incertezza che prende questo gruppo alcuni, abbiamo visto, emettono la sentenza che Gesù non viene da Dio, altri che dicono come può uno che non viene da Dio compiere queste cose, adesso vanno dalle massime autorità.

I giudei nel vangelo di Giovanni non indica mai il popolo giudaico, ma sempre i capi, le autorità religiose, ebbene c’è un uomo che ha ricuperato la vista, ma le massime autorità non lo ammettono. Costoro non possono ammettere che mediante la trasgressione del comandamento più importante quello osservato da Dio stesso, qualcuno possa aver operato del bene.

Quindi quando la vita entra in contrasto con la dottrina e con la teologia semplicemente si nega la verità della vita. La verità della dottrina deve essere sempre più importante della verità della vita, quindi le autorità religiose per difendere la loro dottrina devono negare l’evidenza.

Difendere la loro teologia in realtà significa difendere il proprio prestigio, il potere, il dominio che hanno sulla gente perché chi detiene una posizione di potere non potrà mai ammettere di essersi sbagliato e neanche di fronte all’evidenza dell’errore non lo riconosceranno mai perché se il potente ammette: ho sbagliato, va in crisi non solo la sua autorità ma quella di tutto il potere, perché se hai sbagliato te allora può aver sbagliato anche l’altro, i tuoi predecessori, quindi di fronte alla verità della vita il potere lo nega e continua con la sua menzogna. Qui sappiamo che c’è un intervento divino perchè il cieco maledetto non poteva leggere la Scrittura che non vede e dice che Gesù è un profeta; gli assidui lettori, difensori della dottrina invece diventano ciechi.

Le autorità non vogliono vedere il fatto perché contrario alle loro dottrine e con il loro sistema ideologico. L’ideologia religiosa, la dottrina rende le persone cieche. Non potendo negare il fatto chiamano i genitori dell’uomo per un’azione di intimidazione, cercano di intimidirli, sentite come si rivolgono qui abbiamo i capi religiosi del popolo, come si rivolgono hai genitori dell’uomo che era stato cieco;

19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». E li interrogarono: come se fossero responsabili di un crimine del quale devono rispondere dicendo: questo è il vostro figlio, quindi per prima cosa insinuano che ci sia un imbroglio, che non è vero che si tratti del loro figlio, che voi dite di essere nato cieco.

Era nato cieco ma le autorità religiose mettono i genitori in una situazione di difficoltà li trattano come degli imbroglioni, chiedendo: è vero che è vostro figlio? ed è vero che è nato cieco? Poiché la loro dottrina non può sbagliarsi vengono contestati i fatti. Nel conflitto tra la verità del fatto della vita e il pregiudizio teologico per l’autorità religiosa è questo quello che conta.

Perché?

E' chiaro che Dio non può andare contro un precetto e qui addirittura un comandamento che Lui stesso a istituito per cui il bene dell’uomo per le autorità religiose è il male è un’offesa a Dio. Quindi sono due gli interrogativi che i capi religiosi fanno hai genitori: è vero che è vostro figlio ed è vero che è nato cieco? e quindi chiedono: come mai ora ci vede?

20 I suoi genitori risposero: " sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco, 21 ma come ora ci vede, non lo sappiamo e non sappiamo chi gli ha aperto gli occhi, chiedeteglielo a lui; ha l’età, parlerà lui di se stesso" Intimiditi, impauriti i genitori si difendono come se vedere fosse un reato, fosse una colpa e scaricano tutta la responsabilità sul figlio, dicono: ha l’età, cioè è adulto è un individuo maggiore di 13 anni (quando il ragazzo entrava nell’età adulta).

Questa forma di vigliaccheria da parte dei genitori viene giustificata dall’evangelista motivandola con la paura .

22 Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei giudeiLe autorità religiose impongono la loro dottrina attraverso la paura.

Vedete abbiamo tante voci, tanti messaggi : come si fa a percepire e discernere quello che viene da Dio e quindi ci comunica vita e quello che invece viene dagli uomini, transitorio e comunque meno importante e che a volte nega la vita ? Ebbene nei vangeli la risposta è semplice:
- quello che viene da Dio essendo la formulazione di un messaggio d’Amore può essere soltanto offerto, proposto, ma mai imposto, mai obbligato;
- quello che viene dagli uomini, dalle autorità religiose, viene sempre imposto attraverso la pratica del terrorismo religioso.

Quindi è facile discernere quando qualcosa ci viene offerto o proposto :
- quando ci comunica VITA viene da Dio
- quando qualcosa ci viene imposto, attraverso obblighi, sanzioni e castighi non viene da Dio ma viene dagli uomini.
Ma perché gli uomini, le autorità religiose devono mettere paura alla gente? È chiaro, se io adesso, e sono un uomo, vi do un’affermazione e voi ci dovete credere e mettere in pratica sono uno come voi e se non vi convinco posso essere inascoltato o contestato, ma se io vi dico: attenti, perché se non ascolti me, non è che non ascolti me, ma non ascolti Lui, se disubbidisci a me non è che disobbedisci ad un uomo ma disobbedisci a Dio e poi vedrai i castighi:

22 infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. La denuncia che fa l’evangelista è drammatica, il popolo giudaico che attendeva il Messia, che pregava perché giungesse il Messia in realtà nei suoi capi ne aveva il terrore.

Fintanto che la venuta del Messia era una venuta ipotetica, remota, chissà quando andava bene, ma quando il Messia si presenta le massime autorità religiose, le prime che dovevano collaborare con il Messia, l’inviato da Dio per liberare il popolo sono i primi che ne hanno paura, perché se arriva il Messia è finito il loro privilegio, se arriva il liberatore del popolo è finito il loro dominio, quindi temono le venuta del Messia.

I giudei allora avevano già accordato che se qualcuno riconosceva Gesù come Messia doveva essere espulso dalla sinagoga.
Ed essere espulsi dalla sinagoga non indica essere cacciati da un luogo di culto, il che non sarebbe stato un danno ma forse un beneficio, ma significava la morte civile, era la scomunica; con coloro che erano espulsi dalla sinagoga bisognava tenere una distanza di almeno due metri, non si poteva comperare ne vedere, non si poteva rivolgere loro la parola ne ascoltarli, era la morte civile quindi le autorità religiose avevano già stabilito che se qualcuno riconosceva in Gesù il Messia veniva eliminato era una sorte di morte civile alla quale poi corrispondeva la morte fisica, perché quando una persona in un contesto sociale viene esclusa va incontro alla morte. Le autorità religiose pretendono che il popolo non debba tenere una opinione propria, ma dipendere sempre da quanto essi dichiarano. Quello che allarma le autorità religiose è che la gente, il popolo, si faccia una propria opinione ; la gente non può avere una propria opinione, deve dipendere sempre da quello che noi diciamo, quello che è bene e quello che è male, quello che è buono e quello che non è buono. E continua l’evangelista:

23 per questo i suoi genitori dissero: "ha l’età, chiedeteglielo a lui". 24 Allora chiamarono una seconda volta l’uomo che era stato cieco e gli dissero: "da gloria a Dio! " “dare gloria a Dio” era un’espressione ebraica che significava “riconosci la verità anche quando questa ti può venire a scapito” quindi dare gloria a Dio era un’affermazione, era una formula di giuramento o d’imprecazione nella quale si invitava la persona: "confessa, anche se questa confessione ti può venire contro, ti può nuocere" ; notate come le autorità parlano sempre con sicurezza, con decisione; noi sappiamo le autorità sempre sanno, che "quest’uomo è un peccatore".

È tremendo quello che l’evangelista ci sta scrivendo, le massime autorità religiose del popolo giudaico, quelle che dovevano far conoscere al popolo la volontà di Dio, quando la volontà di Dio si manifesta nella figura di Gesù sentenziano che quest’uomo è un nemico di Dio, è un peccatore. Immaginate quindi quando facevano conoscere la volontà di Dio al popolo che cosa facevano conoscere.

Le autorità religiose quando si incontrano con Dio nella persona di Gesù vedono in Lui un rivale: è un peccatore. Quindi ancora una volta l’uomo che era stato cieco viene convocato e interrogato dalle autorità che, ed è questo il drammatico, tentano di fargli ammettere che è stato un male per lui avere recuperato la vista per opera di un peccatore, cercano di convincere il cieco che per lui era meglio restare cieco piuttosto che recuperare la vista per opera di un peccatore.

L’evangelista sottolinea la gravità del comportamento dell’autorità che non solo non vogliono vedere, ma impediscono che la gente veda per non perdere il proprio prestigio, questo è il crimine più grande, questo è il peccato imperdonabile per Gesù, è’ il peccato contro lo Spirito Santo, dire quello che fa bene agli uomini è male perché nuoce al potere, al prestigio della casta sacerdotale al potere. Questo per Gesù è il peccato imperdonabile. Quindi dicono al cieco : da gloria a Dio cioè riconoscilo anche se ti viene contro.

Le autorità vogliono imporre il loro punto di vista all’uomo, che non ha diritto di avere un’opinione propria, il giudizio dell’autorità religiosa è sempre più valido dell’esperienza degli uomini. Adesso colui che era stato cieco non ha alcuna alternativa, la fedeltà a Dio e alla sua Legge esige che rinneghi la sua salute e la sua felicità, deve ammettere che per lui sarebbe stato meglio rimanere cieco.

Abbiamo visto che le autorità dicono che Gesù è un peccatore ecco di nuovo siamo al centro del vangelo che inizia e termina con il tema del peccato, quando ieri dicevamo che la religione inventa il peccato, non è per sminuire il senso del peccato, ma riportarlo nel vero ambito.
Il peccato per i capi è andare contro la Legge, il peccato per Gesù è andare contro l’uomo, questa è la differenza, quindi per i capi Gesù è un peccatore perché è andato contro la Legge, ma per Gesù il peccato non è andare contro la Legge, ma andare contro gli uomini. 25 Quello rispose: Quando leggiamo i vangeli dobbiamo metterci nei panni dei primi ascoltatori di questi brani perché il vangelo è ricco di vivacità, di umor, purtroppo questi brani sono stati appiattiti, io il paragone che faccio, mi scusino se ci sono dei professori o dei preti, dico che il vangelo in mano ai preti è come la Divina Commedia in mano hai professori, una lagna insopportabile, poi arriva l’artista, arriva un Benigni e fa innamorare tutti colti, meno colti della Divina Commedia, come è stato possibile?

Quello che i professori a scuola ci hanno imposto come una lagna, quando arriva l’artista ci affascina!  Così il vangelo, il vangelo è stato reso una legna insopportabile, ma se si cerca di entrare nel testo vediamo che è scoppiettante.

Qui la risposta dell’uomo che era cieco è di una meravigliosa ironia, quindi vogliono che dici che era meglio per te se rimanevi cieco piuttosto che aver riacquistato la vista per opera di un peccatore, sentite la risposta dell’uomo.

25 Quello rispose: " se sia un peccatore, non lo so. Una cosa so ero cieco e ora ci vedo". È bellissimo, dice: io di teologia non capisco questo lo sapete voialtri, so che prima non ci vedevo adesso ci vedo e io cieco non ci ritorno. Quello che l’evangelista mette in bocca all’uomo è di una novità rivoluzionaria e pericolosa e vediamo il perché.

La novità: di fronte ai capi che lo invitano ad aderire alla dottrina l’uomo risponde con la propria esperienza,
la grandezza del messaggio evangelico sta proprio nell’aver messo al centro il bene dell’uomo e la sua coscienza è la coscienza dell’individuo che ha il primato nelle scelte e nelle decisioni anche quando va a scapito di quella che si ritiene la verità rivelata, la dottrina e la teologia. Quello che l’evangelista sta scrivendo è pericoloso, tra la verità della dottrina teologica e l’esperienza dell’uomo cos’è più importante? L’esperienza dell’uomo, allora? Allora non c’è più nessuna verità che possa essere definitiva, perché l’importante è la coscienza dell’uomo; qui abbiamo il conflitto tra la dottrina che dice che è male e lì’esperienza dell’uomo che dice che è bene, allora?

Bisogna convincere l’uomo che sia un male, Gesù da ragione al cieco nato, Gesù gli da ragione; se la tua esperienza ti dice che la situazione che stai vivendo è buona, è positiva, ti da vita, ti da felicità, ti da serenità, vivila tranquillo... ma la religione dice che sono in peccato, l’istituzione religiosa dice che sono fuori ... non importa, la coscienza dell’individuo è più importante di qualunque dottrina .

E mica è andata giù alla Chiesa questo! Sapete questo primato della libertà di coscienza dell’individuo ci sono voluti 2mila anni perché venisse accolta dalla Chiesa! Perché è pericoloso se non c’è più un dottrina sicura, da imporre alla gente ma quelli dicono va bene questa è la tua dottrina ma la mia esperienza dice un’altra cosa; ma come si fa a governare le persone? E per secoli la Chiesa ha combattuto l’idea della libertà di coscienza.

Uno degli ultimi documenti della Chiesa è del 1832 papa Gregorio XVI scrive un’enciclica “Mirari vos” nella quale e leggo testualmente si scaglia contro e sentite che parole: "quell’assurda erronea sentenza o piuttosto delirio che devesi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza, errore velenosissimo" .

In latino è molto bello, è errore pestilentissimo, mi piace questo pestilentissimo, quindi la Chiesa si è scagliata contro, c’è voluto il Concilio Vaticano II nel decreto sulla dignità degli uomini per ristabilire il primato della coscienza.

2. Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione (2). Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società. Ma quest’idea c’era già nel vangelo, non era una novità, c’era già nel vangelo la Chiesa per 2mila anni l’ha combattuta, l’ha rifiutata, ma è chiaro perché se non c’è più una dottrina da imporre alla gente e le persone dicono che tra la verità della dottrina e la mia esperienza è questa che conta, ma come facciamo a governarli?

Quindi quello che sta scrivendo l’evangelista è molto serio e molto severo le autorità religiose abituate a trovare dei libri considerati sacri e per tanto importanti come avevamo detto prima scritti secoli prima una risposta valida per ogni situazione, pensano di non aver nulla da imparare.

L’uomo si deve sempre sottomettere a quello che è già stato stabilito, che poi l’uomo debba soffrire per questo a loro non interessa, l’importante è l’osservanza della dottrina, della Legge; quindi le autorità religiose a costo di negare l’evidenza non possono ammettere la guarigione dell’uomo perché questa scalfirebbe l’autorevolezza del loro insegnamento; il giudizio teologico dell’autorità religiosa è più valido dell’esperienza dell’uomo ed essendo il loro giudizio “infallibile” quindi immutabile sono gli uomini che si devono sottomettere a loro.

26 Allora gli dissero: "che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi? " Notate l’insistenza è la sesta volta che chiedono a colui che era stato cieco come ti ha aperto gli occhi ?; sono preoccupati perché nell’immagine di quest’uomo vedono il pericolo dell’azione di Gesù che possa aprire gli occhi al popolo.

L ’ostinazione dell’uomo che non si piega alla loro autorità e non vuole ammettere che per lui sarebbe stato meglio restare cieco, aumenta l’ira, la rabbia dei capi, che tornano ancora una volta sulle modalità cioè vogliono sapere se è stato trasgredito il comandamento del sabato e quello che appare ancora una alla volta: come ti si sono aperti gli occhi ?

Dicevamo prima i capi religiosi possono spadroneggiare e imporre le loro verità finché il popolo non vede, ma se qualcuno comincia ad aprire gli occhi alla gente per essi è finita e non c’è cosa più pericolosa del vangelo, il vangelo è pericolosissimo.

Fino a qualche decennio fa era praticamente vietata, proibita la lettura, in una lingua comprensibile, c’è un documento del 1772 della curia di Bologna che è sintomatico, si tentavano le prime traduzioni nella lingua parlata dalla gente e la Chiesa si è sempre detta contraria che il vangelo fosse tradotto nella lingua parlata dalle persone . Perché?
Curia di Bologna, 1772 : scrivono i canonici che se la gente legge il vangelo vede che il nostro stile di vita è quanto di più lontano da questo insegnamento; quindi è bene che la gente non sappia vedere , aprire gli occhi. Finché la gente non sa, noi possiamo spadroneggiare, ma quando la gente viene a conoscenza del vangelo per noi è finita; quindi il pericolo per le autorità religiosa è il vangelo per questo è bene che sia occultato.

Ecco che gli chiedono: come ti ha aperto gli occhi? Sentite ora l’uomo che era stato cieco che ironia:
27Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». " ve l’ho già detto e non avete ascoltato, perché volete udirlo di nuovo? Poi fa una pausa e sentite che simpatico; "volete forse diventare anche voi suoi discepoli? ".

Non vi dico che cosa si scatena, ma vediamo perché è importante, ve l’ho detto e non mi avete ascoltato, una gerarchia che non ascolta non può poi pretendere di essere ascoltata, una gerarchia che vive lontano dalla gente, lontano dal popolo, che non si immedesima con i problemi e le necessità della gente, quando parla è come un linguaggio che viene da Marte, un linguaggio incomprensibile, che non entra nel cuore delle persone.

Sapete io in tanti anni negli incontri e nelle prediche non avevo mai citato il papa, ultimamente l’ho fatto a Montefano in una predica , mi è venuto” come dice papa Francesco”. E' la prima volta che mi capita in una omelia, ma questo papa ci ha riportato il profumo del vangelo vedete come ci avvicina alle persone e come la gente percepisce questa sua presenza.

È importante chi vive lontano dalla gente, chi vive isolato nei suoi palazzi, chi vive circondato da servi, servitori e cortigiani, ma che ne può sapere dei problemi esistenziali di una famiglia, non lo sa, allora quando emette un documento sulla famiglia, sul matrimonio, sulla vita, rimangono inascoltati .

Perché? perché non ascoltano, quindi la denuncia dell’uomo dice: “non mi avete ascoltato” allora per ascoltare bisogna scendere, per insegnare bisogna imparare e poi ecco la stoccata molto, molto simpatica “volete forse diventare anche voi suoi discepoli?”; non l’avesse mai fatto, sentite qui :

28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè!Quando le autorità non hanno più argomenti per ribattere al buon senso della gente ricorrono alla violenza, violenza verbale e quando possibile anche violenza fisica; " e gli dissero: " tu sei discepolo di quello!" notate il disprezzo nei confronti di Gesù è tale che non lo nominano mai, mai!

Nel vangeli i farisei, scribi e autorità in bocca loro non appare mai il nome di Gesù, tanto è l’astio, tanto il disprezzo verso quest’uomo che li viene a spiazzare dai loro piedistalli, quando devono rivolgersi a Gesù usano sempre una forma dispregiativa “questo o quello”; tu sei discepolo di quello e mi sembra di vederli che si gonfiano il petto; "noi di Mosè siamo discepoli!" ; loro non seguono un vivo, seguono un morto e per seguire il morto ammazzano i vivi, loro sono i discepoli di Mosè, notate che di Mosè -il morto- citano il nome, mentre del vivente [ Gesù ] evitano di pronunciarlo.

Difensori del dio legislatore, non possono comprendere le azioni del Dio Creatore, che non si manifesta nella Legge, ma si manifesta attraverso opere che comunicano vita è importante comprendere questo:
Dio si manifesta nella vita e la vita è sempre nuova ed è imprevedibile.

La vita non ripete mai se stessa, la vita proprio per la sua stessa ragione d’essere è creativa, cioè è sempre nuova e imprevedibile, ecco perché Dio non può essere letto in un testo, in qualcosa di scritto definito.

Dio, il Creatore non si manifesta in una dottrina, ma si manifesta nella vita e la vita è sempre nuova creativa e imprevedibile e per questo costringe le persone a rinnovarsi continuamente.
Dio chiede adesione alla vita, che suscita attraverso l’opera di Gesù: abbiamo visto l’invalido che cammina, il cieco che vede, adesso le autorità sono poste di fronte ad una scelta: o leggere direttamente nella vita la dove si manifesta l’azione di Dio, disposti ad accettare il nuovo imprevedibile quello che non è stato scritto e non è stato stabilito; oppure ostinarsi a leggere la vita attraverso la dottrina e quindi non capire.

29 Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Notate ora il disprezzo, ma questo qua non sappiamo di dove sia". È tremenda la denuncia che l’evangelista fa, le massime autorità religiose quelli che erano i rappresentanti di Dio al popolo, in realtà Dio non lo conoscono: non sappiamo di dove sia.

Vediamo questa espressione perché è importante. Giovanni all’inizio del suo vangelo aveva contrapposto la figura di Gesù a quella di Mosè ed aveva scritto: 1,17: "La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità , espressione ebraica che indica “l’amore vero”, cioè l’amore fedele; vennero per mezzo di Gesù Cristo".

Ebbene le autorità religiose si rifugiano nella tradizione per non accettare la novità portata da Gesù, non conoscono Gesù, al quale come abbiamo visto si riferiscono sempre in maniera dispregiativa, “questo qua”. Perché? perché non conoscono Dio. Gesù già lo aveva detto: "voi non conoscete ne me ne il Padre, se conosceste me conoscereste anche il Padre mio".

Quello che l’evangelista ci sta dicendo è importante per la nostra vita di credenti, chi non sa chi è Gesù che agisce in favore dell’uomo, non sa chi è il Padre il Duo a favore degli uomini, per comprendere chi è Dio, per comprendere Gesù è necessaria un’azione previa da parte nostra di mettere il bene dell’uomo come valore assoluto della nostra esistenza , se non si mette il bene dell’uomo come valore assoluto e gli si sovrappone una dottrina, una verità anche divina, attenzione, prima o poi inevitabilmente in nome della verità, in nome della dottrina, si farà soffrire l’uomo.

Quindi per conoscere chi è Gesù e per conoscere chi è Dio bisogna mettere nella propria vita il bene dell’uomo come unico valore sacro questo si! veramente non negoziabile.

La non conoscenza di Dio avrà conseguenze tragiche, poi Gesù dirà amaramente, nel cap. 16:2 " vi scacceranno dalle sinagoghe, anzi viene lì’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3 Faranno ciò, perché non hanno conosciuto ne il Padre ne me".

Quando non si conosce Dio le conseguenze possono essere devastanti, quando non si conosce Dio si vive all’interno di una religione assassina che in nome di Dio compirà quello che Dio aveva proibito: l’omicidio! Verrà il momento in cui chiunque vi ammazza crederà di rendere culto a Dio. Rendere culto a Dio ammazzando la persona significa che questo Dio è un Dio assassino come i dirigenti suoi rappresentanti.

La denuncia dell’evangelista è che:
quanti si vantano della loro fedeltà a Dio per l’osservanza della Legge, in realtà non lo conoscono; per gli uomini della Legge Dio non è riconoscibile come il Padre amante della vita Anche per quello che riguarda la Legge, attenzione, non lasciamoci ingannare da tanto zelo per la difesa della tradizione della Legge, lo fanno soltanto quando va a loro vantaggio, perché se la tradizione, la dottrina, la Legge è contro i loro interessi sono i primi a non osservarla, lo dice Gesù, le autorità sono le prime a trasgredire la legge di Dio quando questa va contro i loro interessi, lo dice Gesù stesso: "non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge", quindi attenti non lasciamoci ingannare da questi difensori della Legge e della dottrina quando serve ai loro interessi e per far soffrire gli altri sono i primi ad ignorarla quando va contro i loro interessi, perché l’unico dio in cui credono è la loro convenienza e per la loro convenienza tutto viene sottomesso.

Mosè è stato il liberatore del popolo, ma i capi religiosi non riconoscono la necessità di una nuova liberazione, perché non pensano che il popolo si senta oppresso, perché sono loro i suoi oppressori.


30Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.
Notate adesso la grandezza di questo passaggio, il buon senso del popolo è capace di comprendere la realtà di Dio più di tutte le acrobazie religiose dei detentori della dottrina, sentite l’uomo con che buon senso ragiona, quindi il buon senso del popolo è più valido della dottrina dei capi. Rispose l’uomo e disse loro: lui che aveva detto che non sapeva niente di teologia, sentite: "Proprio questo mi meraviglia, voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.

Il ritratto che l’evangelista fa delle autorità religiose è impietoso, per bocca dell’ex cieco denuncia la loro ottusità e ignoranza, il popolo ha potuto riconoscere il Salvatore, le autorità religiose lo ignorano, e continua;

31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Ora noi sappiamo, ricordate le autorità avevano detto: noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore (v. 24).

Al sapere delle autorità religiose si contrappone il sapere dell’uomo rappresentante del buon senso del popolo e rinfresca il catechismo e fa un ragionamento talmente elementare, talmente comprensibile; Ora noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, avevano detto che Gesù era un peccatore, ma se uno viene da Dio e fa la sua volontà Egli lo ascolta.

Quindi l’uomo si fa portavoce del sentire del popolo partendo dalle nozioni più elementari del catechismo, quanti pretendono di insegnare al popolo non conoscono neanche gli elementi basilari della loro religione

. Non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Non si era mai sentito dire che un cieco nato avesse ricuperato la vista, questa esperienza comune è la prova che nel cieco c’è stato un intervento divino, tutti se ne rendono conto ma le autorità no, e continua:

33 Se costui non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla. Notate un discorso logico, elementare, comprensibile; non si è mai sentito che un cieco nato avesse riacquistato la vista e se quest’uomo che voi dite “peccatore”, non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla, quindi il buon senso del popolo ridicolizza le acrobazie teologiche delle autorità religiose per giustificare la loro Legge. Ed ecco scoppia tutto il furore, tutto l’astio perché si vedono smascherati, ridicolizzati.

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Replicarono: ricordate com’è iniziato il brano? I discepoli chiedono a Gesù " chi ha peccato lui o i suoi genitori?" le autorità non hanno dubbi, sentite; "sei nato tutto intero nei peccati e vuoi insegnare a noi? ". E lo cacciarono fuori.

Le autorità non desiderano apprendere nulla dal popolo, loro insegnano, ma non devono apprendere, sono essi che insegnano al popolo, e non viceversa, il popolo non ha nulla da insegnare con la sua esperienza all’autorità religiosa; ma quando l’autorità non è capace di imporre ragionamenti, agli argomenti del popolo, come abbiamo detto prima, passa alla violenza, prima verbale e quando gli è possibile istituzionale come hanno fatto in tutto il vangelo.

Quindi la responsabili della cecità è dell’uomo, scaricano la colpa su costui, l’uomo dovrebbe tornare ad essere cieco per dare loro ragione ed essere a posto con Dio. Per non vivere in peccato dovrebbe rinunciare alla vista.

L’evangelista estremizza, drammatizza questo caso, l’uomo è con le spalle al muro per obbedire alle autorità religiose dovrebbe tornare ad esser cieco, così è a posto. Perché aver ricuperato la vista e con la vista la dignità, era mendicante, la vita questo agli occhi delle autorità religiose è un crimine intollerabile, la gente dovrebbe soffrire per far contente le autorità religiose; l’hanno cacciato fuori, è la scomunica.

35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'UOMO?». . Gesù appena saputo che l’uomo guarito è stato cacciato dalla sinagoga corre a cercarlo e vedremo che l’effetto negativo di essere scacciati dalla sinagoga in realtà si traduce in un effetto positivo, perché incontra Gesù e incontra la VITA .

Gesù non abbandona l’individuo, e non permette che le sanzioni contro di lui, essere cacciato dalla sinagoga, lo danneggino, colui che Gesù ha modellato a propria immagine e somiglianza, Gesù chiede se crede nel Figlio dell’Uomo.

Chi è il Figlio dell’UOMO ? E' l’uomo in pienezza che quindi ha la condizione divina, perché tutti gli uomini, come abbiamo ricordato nel prologo del vangelo di Giovanni, è concesso di diventare Figli di Dio. [ogni Figlio d'UOMO, come Gesù, è Figlio di DIO]Quindi Gesù gli chiede se vuole sviluppare pienamente la sua vita.

36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?»37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Stranamente Gesù si presenta al cieco nato e gli dovrebbe dire " tu lo vedi", invece Gesù parla al passato "tu lo hai visto: e vedremo perché; colui che parla con te è proprio lui". §

Gesù non si rivolge a colui che era stato cieco dicendogli: tu lo vedi, ma tu l’hai visto, l’ex cieco ha già creduto perché ha sperimentato e riconosciuto l’azione di Gesù nella sua vita, è un’importante indicazione pastorale, teologica quella che l’evangelista ci da, lui ha già sperimentato il bene dell’incontro con Gesù e adesso arriva la dottrina, prima deve venire l’esperienza e poi la dottrina è questa la carenza drammatica dei nostri catechismi e del nostro insegnamento.

Viene imposta la dottrina senza dare loro le possibilità di fare esperienza, nei vangeli tutto al contrario, prima viene l’esperienza e l’esperienza è sempre comunicazione di Vita, poi viene la dottrina.
Con Gesù è possibile avere un’esperienza diretta di Dio che può essere udito, visto e toccato38 Ed egli disse: " credo Signore!" e lo adorò [ E si prostrò dinanzi a lui.] . Gesù dice: colui che parla con te è proprio Lui.L’espulso da tempio non solo non perde Dio, ma lo trova in Gesù, non scopre qualcosa di nuovo, ma è capace di dare un nome a quello che aveva sperimentato.
Così vediamo che l’espulsione dall’istituzione religiosa non causa nell’uomo la rovina tanto temuta, ma è la provvidenziale occasione per l’incontro con Gesù, cacciato dalla religione trova la fede.

L’uomo dà adesione al Figlio dell’UOMO, cioè alla realtà umana portata al suo massimo per la comunicazione dello Spirito , [realtà che ] in Gesù trova la sua massima espressione.
Quindi gli effetti negativi della cacciata vengono annullati dall’incontro con Gesù. e non è finita; una volta salvata la persona ecco Gesù che si rivolge a quelli che lo hanno cacciato.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Allora Gesù disse: "Io sono venuto in questo mondo per aprire un processo- non è missione di Gesù giudicare l’umanità, la sua presenza denuncia un modo di operare del mondo e apre il processo contro l’istituzione religiosa che anziché alleviare le sofferenze degli uomini è capace soltanto d’imporle e di aggravarle
Gesù dice che è venuto per aprire un processo, ma Lui non da la sentenza, la sentenza saranno gli uomini stessi a darsela attraverso la propria scelta a favore o no del bene dell’uomo, quanti sono a favore dell’uomo saranno anche a favore di Gesù e quindi di Dio; quando invece difendono soltanto i loro interessi, i loro prestigi e sono a favore solo di se stessi, non solo si escludono dal Signore, ma sono suoi nemici. E continua Gesù; ... perché coloro che non vedono, e quelli che vedono diventino ciechi".

Gesù è luce nel mondo, illumina chi è a favore degli uomini ma acceca chi è a favore di se stesso. Allora è importante fare questa scelta, se diamo la nostra vita centrati solo su noi stessi, a favore di noi Gesù luce del mondo ci acceca, se invece abbiamo orientato la nostra vita per il bene degli altri e mettiamo la nostra vita al servizio degli altri Gesù ci illumina.

Quindi la colpa non è della luce, la colpa è delle nostre scelte, se siamo centrati su noi stessi questa luce che è fonte di Vita per noi diventa effetto di tenebre e di morte; se siamo a favore degli altri è quello che illumina la nostra esistenza. Quindi perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono diventino ciechi.

40 Alcuni dei farisei che erano stati con lui gli dissero: "siamo forse ciechi anche noi?". Uno dei titoli ambiti dai farisei era essere: “guida dei ciechi”, cioè loro con la loro spiritualità guidavano il popolo che era cieco, Gesù sta denunciando che non solo non sono guide dei ciechi, ma sono dei ciechi e un cieco, lo ricorda Gesù nel vangelo, quando guida un altro cieco non fa altro che portarlo alla rovina, allora ecco che

41 Gesù rispose loro: " se foste ciechi, non avreste nessun peccato, ma siccome voi dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane". Gesù demolisce l’aspettativa dei farisei e li stronca, l’indifferenza dei farisei per il bene dell’uomo, ricordate gli portano questo che era stato cieco, ha ricuperato la vista, non si rallegrano, sfogliano la Legge, per vedere se c’è stata una trasgressione, a loro non interessa il bene degli uomini, interessa il rispetto della Legge, sono indifferenti alla felicità, alla gioia degli uomini, si occupano soltanto del rispetto di Dio.

Allora l’indifferenza dei farisei per il bene degli uomini unita alla pretesa di essere le guide e indicare loro la strada, li rende colpevoli della loro cecità. Non solo, non sono guide dei ciechi, ma sono guide cieche che conducono l’uomo alla rovina, attenti a queste persone spirituali, attenti a queste persone religiose che si presentano come difensori della dottrina, seguirli conduce alla rovina e dice Gesù che non solo non vogliono vedere, ma impongono la loro menzogna come verità, questo è il crimine che Gesù imputa alle autorità religiose, imporre come verità quella che sanno essere una menzogna.

Per Gesù i capi quindi sono da evitare se li conosci li eviti, perché seguirli non solo non conduce al Signore, ma ti allontana dal Signore, perché sono persone pericolose, sono ciechi volontari che cercano altri da accecare, alla larga da queste persone, sono ciechi perché rifiutando la vita rimangono sotto le tenebre immagine del peccato, ma quelli che in nome di Dio espellano le persone in realtà sono esclusi da Dio.

Questo credo sia un brano molto importante , è iniziato con il tema del peccato e termina con il tema del peccato e credo che adesso le cose siano più chiare.

Per Gesù il peccato non è andare contro la Legge di Dio, ma per Gesù il peccato è andare contro il bene dell’uomo.Mc 7, 1 [ il puro e l'impuro ] 7,1 Allora si radunarono attorno a Lui (Gesù) i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.Gesù dopo quello che dice in questo brano dovrà scappare all’estero perché cercarono di ucciderlo. Ogni qual volta che Gesù comunica vita al popolo, spuntano come funghi subito, nel vangelo di Mc. quelli che sono i nemici della vita, le persone religiose.

Abbiamo detto attenzione alla nostra spiritualità, quelli che si sacrificano per Dio inevitabilmente sono pronti poi a sacrificare gli altri, allora tutte le volte che Gesù comunica vita spuntano subito i nemici della vita.

Questo allora l’evangelista lo collega alla fine del capitolo precedente dove Marco aveva scritto così: 6,56 Dovunque egli giungeva nei villaggi, o città o campagne portavano gli infermi nelle piazze e gli supplicavano che gli lasciassero toccare almeno il lembo del sua veste e tutti quelli che lo toccavano erano guariti.
Abbiamo visto che Gesù non si interessa di predicare la conversione dei peccatori, ma è venuto ad alleviare le sofferenze dei sofferenti, questo interessa a Gesù, la malattia l’infelicità, la fame, questi sono gli avversari che Gesù è venuto a battere, non il peccato, tutto quello che Gesù fa lo fa per comunicare vita alle persone Ebbene ogni volta che Gesù comunica Vita ecco che spuntano subito i nemici della Vita i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. I farisei abbiamo visto chi sono? Sono pii laici che vivono nella vita quotidiana tutte quelle regole, quelle pratiche che la Legge impone ai sacerdoti nel servizio al tempio e hanno estrapolato ben 613 precetti da osservare, sono i santoni.

Gli scribi -da non confondere con gli scrivani- gli scribi erano il magistero ufficiale del tempo erano i teologi ufficiali erano persone importanti e la parola dello scriba aveva lo stesso valore della parola di Dio anzi quando c’era il contrasto tra la parola di Dio e la sentenza di uno scriba, bisognava ascoltare lo scriba perché lui era l’unico autorevole interprete della parola di Dio.

Tutte le parole degli scribi, dice il “talmud” sono le parole dei chiarimenti, quindi non sono semplici scrivani, sono il magistero infallibile dell’epoca.

Ebbene è la seconda volta che questi scribi da Gerusalemme, la santa sede, la capitale religiosa, si scomodano per andare a inquisire Gesù, allora uno si chiederà cos’è che avrà combinato di grave Gesù? Sentiamo:


2 Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli mangiavano i pani con mani immonde, cioè non lavate. L’evangelista sottolinea che i discepoli mangiano i pani, per allacciare l’episodio a quello importante e fondamentale in tutti i vangeli della condivisione dei pani quando Gesù, ricordiamo, prese i 5 pani spezzò il pane e li diede ai discepoli perché li distribuissero.

Gli evangelisti attraverso l’episodio della condivisione dei pani non fanno altro che anticipare e significare l’importanza dell’Eucarestia. Ebbene Gesù in questo episodio, l’evangelista, ci ricorda che i pani li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero: i discepoli non sono i proprietari dei pani sono i servi e il loro compito è distribuirlo alla gente senza decidere chi lo merita e chi no!

Ancora una volta dopo tanti anni a questo punto cito il papa Francesco quando ha fatto il discorso di una importanza rivoluzionaria, ha detto : Gesù ha istituito i sette sacramenti e noi Chiesa abbiamo istituito l’ottavo quello della dogana pastorale cioè chi ha merito e chi no a questi sacramenti, sono affermazioni di una portata eccezionale, perché si rifà al vangelo, i discepoli questo pane lo devono distribuire e non spetta loro decidere chi è degno di mangiarlo, chi può e chi non può; il loro compito è trasmettere questo pane.

Ma in questa trasmissione del pane e come in tutti i pasti che ci sono nei vangeli c’è una missione importante e significativa che è la causa di questa inquisizione che parte da Gerusalemme nei confronti di Gesù; dice l’evangelista che i suoi discepoli mangiano i pani con mani immonde, non lavate.

Gesù non chiede a quanti sono a tavola con Lui a condividere i pani di purificarsi le mani. Vedremo tra poco l’importanza della purificazione delle mani nel mondo ebraico.

Gesù omette questo, e lo omette per sempre dalla condivisione dei pani fino all’ultima cena. Il significato è di una grande portata e, se compreso, potrebbe rallegrare e rasserenare la vita di tante persone. Qual è il significato dell’omissione della lavanda delle mani, della purificazione delle mani?
Non è vero che l’uomo deve purificarsi per accogliere il Signore, ma è vero il contrario: accogli il Signore e questo purifica. È importante la differenza, perché se io devo purificarmi per accogliere il Signore può darsi che io viva una situazione nella quale la purificazione mi è negata, non mi è possibile, se invece io mi avvicino e mi accosto per ricevere il Signore è questo che mi purifica. Ebbene, l’accusa che fanno ai discepoli è che mangiano i pani con mani immonde, cioè non lavate. Cosa ci vuol dire l’evangelista?

Il servizio dei discepoli, espresso nell’azione di distribuire il pane, li rende liberi, l’effetto pericoloso dell’Eucarestia, che domani celebreremo, è che rende le persone pienamente libere. Ma la dove c’è anche un piccolo barlume di libertà esce sempre l’istituzione religiosa che vanta tutto il suo prestigio, tutto il suo potere sul dominio assoluto del popolo, abbiamo visto tenere il popolo in una condizione infantile.

Qui l’evangelista con profonda ironia ridicolizza queste manie religiose, attenzione gli evangelisti quando calcano la mano su questi aspetti, non è tanto per una polemica con il mondo giudaico dal quale la comunità cristiana si è ormai distaccata, ma perché non si ripetano o riaffiorino all’interno della comunità dei seguaci di Gesù le stesse manie religiose. Dice l’evangelista:

3 i farisei infatti e i giudei non mangiano se non si sono lavati le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli anziani. Caratteristica dei giudei era considerare impuro tutto quello che era al di fuori, all’esterno dell’uomo e avevano particolari rituali di purificazione degli alimenti: nel talmud si afferma che è proibito all’uomo godere di questo mondo senza benedizione, per cui prima di godere dei beni del mondo ecco che c’era il bisogno di purificare, di benedire.

Sono tradizioni che hanno continuato anche nel nostro cristianesimo, pensate soltanto quelli che ancora prima del pasto fanno una preghiera, perché sembra che mangiare senza la benedizione sia qualcosa che non va; con la benedizione invece si può mangiare con gioia. Ma è il cibo che santifica le persone.

Ebbene il libro dell’Esodo descrive l’alleanza tra Dio e gli israeliti come quella di un popolo sacerdotale, allora tutte le regole che erano dei sacerdoti i farisei le osservavano. Queste l’evangelista le chiama “le tradizioni degli anziani”.

Cosa sono queste tradizioni degli anziani? Gli ebrei credevano che Dio sul monte Sinai aveva distribuito due leggi, una quella scritta, quella che Mosè ha scritto, l’altra, la spiegazione orale di quella scritta, che aveva lo stesso valore di quella scritta. Quindi c’erano due leggi entrambe con lo stesso valore, una era scritta e una era orale; questa orale si chiamava “la tradizione degli anziani” (o " dei Padri"). In questa tradizione c’era la prescrizione, sotto pena di morte, di lavarsi ritualmente le mani prima di prendere cibo.

Non è una questione igienica, ma è una questione rituale; pensate che un intero trattato del talmud è dedicato al lavaggio delle mani : non bastava che la persona si fosse lavata le mani con il sapone prima di pranzo , il Talmud prescrive la qualità dell’acqua, non si può usare acqua che sia stata usata per altri scopi, il tipo di recipiente, con il bordo liscio e regolare, senza solchi e inoltre quest’acqua deve essere versata dalla persona, cioè se io trovo una sorgente o un rubinetto dove sgorga non vale, l’acqua deve essere versata dalla persona, si versa l’acqua sulla mano destra, che si tiene rivolta verso l’alto con le dita aperte, togliendo anelli e bracciaetti, l’acqua deve scorrere fino al polso, poi effettuata la purificazione di una mano si prende il vaso e si purifica l’altra mano, infine ci si asciuga e si recita questa benedizione: "Benedetto colui che ci ha santificati con i suoi precetti e ci ha comandato la purificazione delle mani".

Ripeto, non era un rituale facoltativo, era obbligatorio ed era prevista la pena di morte per chi trasgrediva.

Nella storia del giudaismo c’è stata la figura di un grande rabbino che, imprigionato dai romani, si privava della poca acqua che gli passavano, non la beveva per purificarsi le mani e ai discepoli che lo invitavano a bere, diceva: No! perché le persone vengono messe a morte se non osservano questo rito ed io che sono un Rabbì devo dare l’esempio; quindi preferisco morire di sete piuttosto che non purificarmi le mani. Queste tradizioni venivano fatte risalire niente di meno a Dio che le avrebbe date a Mosè. Continua l’evangelista:

4 e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni e osservano molte altre cose per tradizione come lavatura di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame. La religione, l’abbiamo già detto, è nemica di tutto quello che ha parvenza di Vita, di tutto quello che è Vita, per cui anche le cose più normali vengono poste sotto il sospetto dell’impurità; anche il cibo, che è quello che mantiene in vita le persone, sembra essere una minaccia per l’uomo; allora c’è bisogno di tutto un rituale per far sì che questo cibo non danneggi la persona.

Un intero trattato nel libro del Levitico prescrive quali sono gli animali puri, che si possono mangiare e quelli impuri, ma non c’è nessuna motivazione. Non ci sono motivazioni igieniche, motivazioni logiche. Si fa perché scritto così, per quale motivo l’uomo possa mangiare le cavallette ma non la lepre; è difficile comprenderlo non ci sono spiegazioni razionali, perché la lepre è impura e le cavallette no! È scritto così quindi si fa.

Ma dice con acutezza e ironia l’evangelista adopera per la purificazione degli alimenti e utensili i termini greci: “batizo” da cui battezzare, e “batismo” da cui battesimo, che viene tradotto con abluzioni e lavature; traduzione esatta, ma perchè l’evangelista adopera questi termini greci che si riferiscono al battesimo?

Perché ha già presentato Giovanni Battista che per Giovanni Battista quello che rendeva puro il popolo d’Israele era la rottura con l’ingiustizia, attraverso il battesimo, per i farisei la santità invece dipende dai riti di purificazione di cose e oggetti, come se il male stesse al di fuori della persona e non dentro; quindi per Giovanni il male è interiore e il battesimo è segno di questa conversione, di questo cambiamento, per i farisei il male è qualcosa di esterno e ha bisogno di rito di purificazione. E, continua l’evangelista,

5 quei farisei lo interrogarono: "per quale ragione i tuoi discepoli non seguono le tradizioni degli anziani, ma mangiano questo pane con mani immonde?". Abbiamo detto che seguire Gesù da libertà e i discepoli si liberano da queste tradizioni, anche se venivano presentate come referenti a Dio stesso, non seguire la tradizione degli anziani equivale, per i farisei e gli scribi, a ignorare la volontà di Dio, a trasgredire la volontà divina; quindi accusano Gesù di permettere la vicinanza a Dio senza esigere quelle condizioni particolari da loro osservate e tutto quel cerimoniale da loro comandato; quei farisei lo interrogarono: per quale ragione i tuoi discepoli fanno questo?

Ebbene Gesù non solo non rimprovera i suoi discepoli, non li sgrida, non li richiama all’osservanza, ripeto di uno dei precetti importanti della vita d’Israele, quello della purificazione, ma Gesù a sorpresa sentite come si rivolge a scribi e farisei:

6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Bene ha profetato Isaia di voi -e sembra un complimento- sono zelanti custodi della tradizione, sono i difensori dell’ortodossia, richiamano i discepoli di Gesù, che trasgrediscono queste regole importanti e Gesù sembra fare loro un complimento; bene ha profetato di voi Isaia, invece ecco la doccia fredda; commedianti, teatranti; il termine greco usato dall’evangelista è “ipocrita” che nella lingua greca non aveva la connotazione morale che prenderà poi in seguito ai vangeli,

L’”ipocrita” era il termine che indicava l’attore di teatro, a quel tempo gli attori di teatro non recitavano mai con il loro volto, ma avevano una maschera che indicava il personaggio, il buono, il cattivo, l’avaro, il perfido, ognuno aveva una maschera, questo era l’ipocrita.

Allora la denuncia di Gesù che attualizza quella fatta dal Signore attraverso Isaia, li chiama teatranti, commedianti. Abbiamo visto che Gesù dice delle persone religiose, attenti sono dei commedianti ; chi è il commediante? Uno che quando parla recita frasi che non gli vengono dal cuore ma scritte da qualcun altro, uno che indossa degli abiti di scena che non rappresentano la sua realtà, ma una commedia, allora Gesù a questi zelanti difensori e custodi della tradizione li bolla come teatranti, commedianti, … come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.

Quindi Gesù denuncia l’atteggiamento di queste persone tanto pie e tanto devote con le labbra ma in realtà il loro cuore; (il cuore nel mondo ebraico non è come per noi la sede degli affetti, ma la mente, la coscienza,) è lontano da me.

Viene allora la curiosità di sapere ma dov’è il loro cuore? Perché è lontano da Dio? perché il vero dio che venerano queste persone, così come denuncia l’evangelista è “l’interesse” e il denaro ?, lo vedremo tra poco. Continua Gesù:

7 Invano essi mi venerano [ mi rendono culto ] , insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Gesù si richiama al profeta Isaia, attraverso il quale Dio si lamenta di tutti questi culti, di tutti questi riti che Lui non ha mai chiesto, Lui non li vuole questi sacrifici, e dice invano, cioè inutilmente essi mi venerano insegnando dottrine che sono precetti di uomini, quindi quello che scribi e farisei avevano rigorosamente chiamato “la tradizione degli anziani” dando lustro a questo nome, per Isaia e Gesù è semplicemente una tradizione di uomini. Essi attribuiscono autorità divina a quello che Gesù giudica puramente umano. E continua Gesù ed è una denuncia molto severa :

8 Tralasciando il comandamento di Dio, voi vi attaccate alla tradizione degli uomini". La tradizione orale che scribi e farisei credevano comunicata da Dio a Mosè per Gesù non è altro che una invenzione degli uomini. Ripeto alla fine di questo brano Gesù dovrà scappare all’estero.

La tradizione degli uomini per Gesù è in contraddizione con il comandamento di Dio, comandamento di Dio e tradizione degli uomini sono incompatibili; e continua Gesù; 9 e aggiungeva : siete abili nell’abrogare i comandamenti di Dio per impiantare la vostra tradizione.
Scribi e farisei tralasciano il comandamento di Dio e stabiliscono la proprio tradizione per imporla al popolo per far questo cosa fanno? Deformano i comandamenti di Dio usurpando il posto di Dio commettendo il peccato di idolatria, e mettendosi al di sopra del Signore, naturalmente non potendosi presentare come dèi , pretendono che queste tradizioni provengono da Dio, quindi è l’inganno della religione, sono gli uomini di potere, la casta sacerdotale al potere, sono le persone religiose che ingannano presentando di natura divina quelle che non sono altro le loro invenzioni per sottomettere e dominare le persone.

Piccola parentesi: sono 37 anni che mi occupo quasi quotidianamente dello studio dei vangeli e 37 anni che mi chiedo, mi faccio una domanda; ma come ha fatto Gesù a campare così tanto? Questo bisognava ammazzarlo subito, una persona che dice queste cose bisognava ammazzarlo, come ha fatto a campare così tanto? C’è riuscito perché si dava alla latitanza, quando vedeva il pericolo in un posto Gesù, come vedremo alla fine di questo brano, tagliava la corda e andava in latitanza, non per vigliaccheria, ma perché, finché non aveva formato il suo gruppo, non poteva permettersi di fare una brutta fine. Quindi comprendiamo come una persona che dice queste cose vada eliminata.

Di quello che la gente crede proveniente da Dio, Gesù dice: aprite gli occhi gente, non viene da Dio, l’hanno inventato questi scribi e farisei per dominarvi e sfruttarvi; capite l’odio mortale di queste persone nei confronti di Gesù? Ma continua Gesù:


10 Mosè infatti disse: onora tuo padre e tua madre e chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. Gesù si rifà ad un comandamento molto importante che è quello dell’onore al padre e alla madre, che non va come spesso facciamo noi nella nostra tradizione occidentale confuso con il doveroso e legittimo rispetto ai propri genitori. Non si tratta di questo, ma onorare il padre e la madre aveva il significato di mantenerli in vita decorosamente. Cosa significa?

A quei tempi non c’erano mica le pensioni: pertanto i genitori anziani erano a carico del primogenito maschio o di altri fratelli se il primo non poteva, quindi il primogenito maschio o gli altri fratelli dovevano mantenere decorosamente i propri genitori.

Mantenere dignitosamente significava onorarli, farli stare nell’indigenza o nella miseria significava disonorarli. Quindi il comandamento di Mosè non riguarda il rispetto ai propri genitori, ma il mantenimento economico, la sussistenza economica.

11 Voi invece dicendo "se uno dichiara al padre o alla madre è “Korbàn”, cioè offerta sacra quello dovuto da me, La denuncia di Gesù è micidiale, cosa non fanno le persone religiose per fare soldi? È il caso di dire che i sacerdoti ne sanno una più del diavolo, perché quando vedono i soldi è come se vedessero qualcosa di straordinario. Comprendiamo quello che Gesù sta dicendo.

Il comandamento è "onora il padre e la madre" cioè mantieni in vita decorosamente i tuoi genitori, ma voi scribi e farisei invece, dicendo se uno dichiara al padre o alla madre che quello che sarebbe dovuto loro è “Korbàn” cioè è offerta sacra   , non gli permettete di fare nulla per il padre e la madre.

La denuncia di Isaia che Gesù ha fatto propria: " questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuore è lontano da me". Il cuore degli scribi e farisei è la dove c’è l’interesse, il denaro, questo è il vero “dio del tempio”, ecco perché Gesù quando entrerà nel tempio sbaraccherà tutto quanto. Il vero dio del tempio è il denaro, e nel vangelo più le persone sono religiose più sono attaccate al denaro.

Nel vangelo di Luca, quando Gesù fa la famosa affermazione, " non potete servire Dio e Mammona " cioè Dio e il denaro, sente alle sue spalle sghignazzare: chi sghignazza alle spalle di Gesù? I pubblicani esattori della tasse? No. Sono i farisei, le persone pie: quanto sei ingenuo Gesù! Ma come pensi che non si può mettere insieme il servizio a Dio e l’attaccamento al denaro, noi è una vita che ci riusciamo!

Tra un canto di un salmo e il conto in banca ci siamo sempre riusciti e purtroppo la tragica storia darà loro ragione. Da sempre le persone religiose sono riuscite a unificare il servizio a Dio e attaccamento al denaro; Gesù ha detto "non potete servire Dio e il denaro", ma Gesù era un illuso. Le persone religiose ci sono riuscite sempre.

Chissà se Gesù avrebbe mai immaginato che lo Spirito Santo, il dono dell’amore gratuito di Dio all’umanità sarebbe diventato il nome di una banca “banco di Santo Spirito.” Che illuso Gesù! Non si può servire Dio e il denaro? Le persone religiose è una vita che ci riescono e che cosa hanno fatto? Per avidità, per interesse, queste persone che sembrano tante attente alla tradizione religiosa chiedevano se i genitori stavano bene, se stanno bene, chissà quanto campano! Eh! Beh!

Certo mantenerli costa! E beh! Si! guarda, se tu una piccola percentuale di quello che pensi che dovrai usare per mantenere i tuoi genitori la consacri a Dio, la offri al tempio (naturalmente non andava a Dio ma nelle tasche di scribi e farisei e dei sacerdoti) tu da questo momento non sei più tenuto a mantenere i tuoi genitori.

Questa è la denuncia che Gesù fa: l’avidità del clero, l’avidità della casta sacerdotale fa sì che le persone, per onorare Dio disonorano le persone più care e vicine, i propri genitori. Quindi si dava al tempio i beni che erano sottratti all’uso degli uomini, attraverso la pratica del Korbàn: si offriva a Dio quello che di diritto era riservato ai genitori. E dice Gesù:

12 non gli permettete di fare nulla per il padre o la madre 13Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». Quindi in questo caso l’onore verso Dio era considerato più importante dell’onore verso i genitori. E Gesù ha fatto soltanto un esempio quello più vicino alle persone il rapporto famigliare, ma Gesù continua dicendo: … E di cose simili ne fate molte.

Questo era solo un esempio di quelle invenzioni, di quella frode che la casta sacerdotale, scribi e farisei hanno inventato per la propria avidità, per succhiare il sangue dalle vene delle persone.

Sempre nel vangelo di Marco un episodio che spesso viene completamente stravolto, nel suo significato, conosciamo tutti l’episodio chiamato dell’obolo della vedova: Gesù è nel tempio vede i ricchi che gettano ricche offerte nel tesoro, e vede una vedova gettare dei spiccioli, scrive l’evangelista "tutto quello che aveva per vivere" e quando Gesù dice: questa vedova ha gettato tutto quello che aveva per vivere, nel tempio più di tutti gli altri, non fa un elogio alla fede di questa donna ma piange la vittima della religione; perché?

La Legge prescriveva che con le entrate del tempio bisognava mantenere le vedove e gli orfani. Chi sono le vedove e gli orfani? Sono quella persone che non hanno un uomo che provveda al loro sostentamento per cui, con le entrate del tempio, bisognava mantenere vedove e orfani. Gli scribi, teologi ufficiali, avevano deturpato questa legge, questa volontà di Dio e facevano sì che fossero le vedove a mantenere il tempio e questo Gesù non lo tollera.

Quindi non è un elogio che Gesù fa su questa povera donna, ma un lamento sulla vittima dell’istituzione religiosa che si dissangua di tutto quello che aveva per vivere per mantenere in vita un dio vampiro avido del sangue delle persone; quindi Gesù questo non lo può tollerare, un dio egoista che cerca solo il suo onore anche a costo del bene dell’uomo questi in assoluto non ha nulla che vedere con il Padre di Gesù.

Quindi abbiamo visto una denuncia dell’evangelista : si disonoravano i genitori per onorare Dio, ma per Gesù onore a Dio e sofferenza degli uomini non possono convivere, non sono compatibili, l’argomento è talmente importante e delicato che Gesù non si limita a questa polemica con scribi e farisei ma, scrive l’evangelista.

14 Convocata la folla, diceva loro: " ascoltatemi tutti e intendete bene! Adesso Gesù farà un discorso di una importanza che valica i confini d’Israele ed è valida per tutta l’umanità: ecco perché si rivolge al popolo con quest’invito “ascoltatemi”. E quello che Gesù dice e che in questa particolare forma soltanto Mc. Il vangelo più antico ci riporta:

15 Non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo, sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo. Gesù nega il principio religioso con il quale si discrimina quello che è puro da quello che è impuro, quello che è profano da quello che è sacro, Gesù dichiara che quello che può avvicinare o allontanare l’uomo da Dio non è quello che entra dentro l’uomo, ma quello che esce.

Quello che entra nell’uomo contrapposto a quello che esce, non si riferisce attenzione soltanto agli alimenti, ma a tutta la vita dell’uomo, quindi Gesù affronta il caso degli alimenti, ma il discorso è più vasto, riguarda l’atteggiamento verso le persone ed è importante.

Conosciamo tutti l’episodio che sconvolge la vita di Pietro, [Atti 10,9-23]. Pietro sta in una terrazza 28 a pregare, quando improvvisamente ha fame e vede venire dal cielo una tovaglia con tutti gli animali della creazione e una voce che gli dice: "Pietro alzati uccidi e mangia", la risposta di Pietro: "Giammai Signore, non ho mangiato mai nulla di impuro".

Per la seconda volta si ripete la richiesta, "alzati uccidi e mangia; giammai Signore, non ho mangiato mai nulla di impuro". La terza volta il Signore che gli parla lo chiama Pietro, ricordando il suo tradimento, e il povero Pietro da quando il gallo ha cantato, quando sente il numero “tre” va in fibrillazione e capisce e che cosa fa.

L’episodio va al di là dell’alimentazione, perché Pietro scende e accoglie i pagani in casa sua, una cosa inammissibile, incomprensibile, e formulerà quello che abbiamo già detto questa mattina, quella dichiarazione straordinaria: "perché Dio mi ha mostrato che nessun uomo può essere considerato impuro", quindi Gesù sta parlando di alimenti ma la questione si allarga, si allarga all’umanità, a quelli che la religione considera impuri, esclusi da Dio.
Dichiarando che non c’è nulla di esterno che possa contaminare o rendere impuro l’uomo, Gesù non si mette contro la legge orale, ma si mette contro la legge scritta, la Bibbia, la stessa parola di Dio, annullando i fondamenti della trascrizioni di purezza dell’AT e conseguentemente tutti i tabù alimentari. Quello che sta dicendo Gesù adesso è tremendo perché, ripeto non critica solo la legge orale, ma Lui mette in discussione quella che noi chiamiamo “la parola di Dio”, Ma siamo sicuri che sia parola di Dio? Stiamo a vedere !

17 Quando entrò in una casa, lontano dalla folla i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. Ma che parabola? Gesù non ha pronunciato nessuna parabola, perché i discepoli chiedono a Gesù il significato della parabola? Perché i discepoli erano pronti a rompere con la tradizione della legge orale, ma ritenevano indiscutibile quella scritta, che era ritenuta Parola di Dio e quindi non comprendono e dicono: che cos’è questa parabola che hai detto? E Gesù sbotta:

18 Disse loro: "così anche voi siete ottusi, non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo? La dichiarazione di Gesù è esplosiva, Gesù sta dichiarando che non c’è nulla al di fuori dell’uomo che può rendere l’uomo impuro, ma così facendo e adesso lo vedremo, entra in crisi tutto quell’impianto, quel castello che viene presentato come volontà di Dio contenuto nella Bibbia, infatti continua Gesù:

19 Perché non gli entra nel cuore, ma nel ventre e va a finire nella fogna!". Dichiarava così puri tutti gli alimenti.Ed ecco il commento di Marco; … Dichiarava così puri tutti gli alimenti. Questa è una bomba, con deflagrazione tremenda. Ma se Gesù dichiara puri tutti gli alimenti, come la mettiamo con la Bibbia? Dove interi capitoli del libro del Levitico stabiliscono gli alimenti che si possono mangiare perché sono puri e quelli che sono proibiti perché sono impuri? Chi ha ragione? Se ha ragione Gesù dichiarando puri tutti gli alimenti la Bibbia dice il falso, se ha ragione la Bibbia è Gesù che è pazzo, ingannatore del popolo, quindi la situazione è veramente delicata, anche perché se Gesù fa una dichiarazione del genere e sta invalidando il libro del Levitico o almeno quei capitoli che riguardano il puro e l’impuro.

Allora si può incominciare a dire: se questo non è valido, può darsi che ci siano altre prescrizioni nella Bibbia che non sono valide che non corrispondono alla volontà di Dio. Ma se sono invenzione degli scribi perché sono loro che hanno scritto la Bibbia, sono loro che hanno inventato queste cose attribuendole a Dio; ma allora? Allora l’autorità della Bibbia? L’autorità della parola di Dio dove va? Va a farsi benedire?

Quindi vedete che la situazione è delicata, ha ragione Gesù dicendo come scrive l’evangelista: dichiarava così puri tutti gli alimenti. Allora è falso quello che scrive il libro del Levitico o ha ragione la parola di Dio contenuta nel libro del Levitico ed è falso Gesù? La scelta non è facile perché le conseguenze possono essere devastanti, qui è importante saper discernere anche per noi oggi e per Gesù è chiaro, quei capitoli non corrispondono alla volontà di Dio.

Allora tutto quell’insieme di libri che noi chiamiamo in maniera uniforme “Parola di Dio”; quando è veramente parola di Dio? Quanto contiene di tradizione degli uomini, di superstizioni, di tabù? Quale criterio abbiamo noi per discernere nell’AT quello che è veramente parola di Dio, che comunica vita, e quelle che sono quelle che Gesù dice: falsità, tradizioni, invenzioni degli uomini?

Già Dio stesso, attraverso il profeta Geremia, aveva profetato contro gli scribi che si rifanno sempre alla Legge, "ma quale Legge, quella che avete scritto voi con la penna menzognera", La Legge non è piovuta dal cielo, è stata scritta da qualcuno? È stata scritta dagli scribi. E se avessero falsificato per il proprio interesse la volontà di Dio? Allora il tema è delicato ed è attuale.
Come facciamo a distinguere e autenticare le pagine dell’AT come parola di Dio, che è valido, da quello che non è valido?

Il criterio è quello seguito da Gesù, tutto quello che concorre (e c’è né) al bene dell’uomo, che libera l’uomo, che reca beneficio all’uomo, questo viene senz’altro da Dio, ma tutto quello che condiziona, non rende libero l’uomo, non lo rende felice, tutto questo assolutamente non viene da Dio: il criterio è il bene dell’uomo.
Quindi Gesù, dichiarando puri tutti gli alimenti, si mette contro la teologia del libro del Levitico. Ma chi osava affermare una cosa tanto sacrilega, era immediatamente condannato a morte; se qualcuno osava dire che anche solo una parola della Bibbia non proveniva da Dio, ma che qualcuno l’aveva scritta, era un bestemmiatore e veniva condannato a morte. Allora Gesù continua:

20E diceva: «Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo». È un elenco di 12 atteggiamenti, sei al plurale e sei al singolare, 12 atteggiamenti che rendono impuro l’uomo. Da notare che, per Gesù, quest’elenco non riguarda il rapporto con la divinità; nessuno di questi 12 atteggiamenti riguarda la relazione con il culto, con la religione, con la liturgia, ma sono tutte atteggiamenti che danneggiano, fanno del male agli uomini.

Teniamo presente che a quell’epoca avevano delle tecniche oratorie e una tecnica oratoria era, quando c’è un elenco di nomi i più importanti, quelli che vengono poi sempre ricordati, sono quello che sta al primo posto e quello che sta all’ultimo, quelli in mezzo uno si può confondere, ma il primo e l’ultimo sono i più importanti, e vedremo che c’è una stretta relazione tra il primo e l’ultimo. "

La lettera di GiacomoGc 5, 13Se qualcuno di voi è nella sofferenza, preghi. Se invece qualcuno è contento, lodi il Signore cantando salmi. 14Se qualcuno di voi è malato, chiami i responsabili della comunità. Essi preghino per lui e lo ungano con olio, pregando il Signore. 15Questa preghiera, fatta con fede, salverà il malato, e il Signore gli darà sollievo.

Inoltre, se il malato avesse commesso dei peccati, gli saranno perdonati. 16Confessatevi a vicenda i vostri peccati e pregate gli uni per gli altri, così che possiate guarire. La preghiera sincera di una persona buona è molto potente. 17Il profeta Elia era soltanto un uomo, come noi. Egli pregò con insistenza chiedendo che non venisse la pioggia, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. 18Poi pregò ancora, chiedendo che piovesse, e dal cielo venne la pioggia, e la terra fece crescere i suoi frutti. 19Fratelli miei, se uno si è allontanato dalla verità e un altro lo riporta sulla giusta strada, 20sappiate quel che vi dico: chi aiuta un peccatore ad abbandonare la strada sbagliata lo salverà dalla morte e otterrà per lui il perdono di molti peccati.
Il peccato secondo Gesù Ciò che dentro all’uomo questo sì che contamina l’uomo, dal di dentro infatti, cioè dal cuore (ripeto il cuore è la coscienza) …escono le intenzioni cattive, ed ecco quello che noi chiamiamo peccato.
Allora vediamo quali sono per Gesù quegli atteggiamenti che rendono impuri l’uomo:

1-impuritù, lett. prostituzioni. Attenzione, è al plurale, è vendersi per interesse, non riguarda solo l’esercizio della prostituzione, ma riguarda tutti quelli che per interesse, per ambizione, per vanità, per la carriera vendono se stessi; quindi attenzione a non limitare, lo dico perché c’è un po’ di tensione quando si fa quest’elenco e si è curiosi di sapere quali sono gli atteggiamenti che ci rendono impuri e quando pronuncio il primo “prostituzioni” normalmente c’è un sospiro di sollievo da pare delle persone per bene; almeno in questo non ci sono.
Attenzione, non riguarda solo l’esercizio della prostituzione, riguarda vendersi per [un proprio vantaggio o] interesse.2-furti;
3 omicidi;
4- adulteri;
5-cupidigie; che significa l’accumulo dei propri beni, per se;
6- …malvagità; che non ha il significato della persone maligna, a quel tempo il mondo ebraico è un mondo molto concreto, per dire avaro si diceva che era colui che aveva l’occhio cattivo, perché l’occhio cattivo? Perché se conoscete degli avari vedete che hanno sempre lo sguardo sospettoso, diffidano di tutto e di tutti, se incontrate un avaro, per carità, non salutatelo e tanto meno salutatelo con un sorriso. Non solo non gli fate piacere ma lo gettate nel panico, dice: oddio mi ha salutato, mi ha pure sorriso cosa vorrà da me! Quindi l’avaro è quello che è sempre con l’occhio cattivo, lui vede tutto male, perché vede tutto come un attentato alla propria fortuna: questa la malvagità.
7- inganno;
8- dissolutezza, o impudicizia;
9-invidia,
10-calunnia,
11-superbia,
Abbiamo detto che in un elenco il primo e l’ultimo sono collocati i più importanti perché sono quelli che si ricordano
12- …stoltezza. Cioè la stupidità, ma che cos’è la stoltezza nei vangeli?
La stoltezza nei vangeli è quella della persone che accumulano per sé senza condividere con gli altri. Lo stolto è quello che ha tutto, ma si riduce a non avere niente. È l’uomo che accumula per sé: ha un bellissimo raccolto non pensa a condividere con gli altri, non pensa a dare a chi è bisognoso. Bene, il Signore dice: stupido, stanotte stessa creperai e tutto quello che hai accumulato per chi sarà? Quindi vedete che c’è una relazione tra il primo e l’ultimo che è sempre l’avidità. Dio è amore generoso che si mette al servizio degli altri, il contrario di Dio è l’egoismo di chi vede la vita delle persone soltanto per sé Conclude Gesù : tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo. Quindi nell’elenco dei 12 atteggiamenti che noi oggi possiamo definire “peccato” secondo la categoria ebraica: puro e impuro, nulla riguarda l’atteggiamento verso la divinità ma tutti atteggiamenti che fanno male agli altri.
Quindi, per Gesù, la distinzione tra il puro e l’impuro non procede da Dio; l’impurità nasce dalla cattiva relazione con gli altri uomini, quello che ostacola o impedisce il rapporto con Dio è farsi danno e farlo agli altri. Poi Marco conclude dicendo:

24Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Gesù l’ha sparata talmente grossa che ha pensato fosse bene rifugiarsi all’estero, perché, ripeto, chi osava dire che nella Bibbia non è tutta parola di Dio, questo veniva immediatamente messo a morte.


L’atteggiamento di Gesù con i peccatori. Mc 1,4-14 Fin ora abbiamo parlato del peccato, cos’è il peccato, ma come si comporta Dio con i peccatori? E troveremo anche lì delle belle sorprese. Facendo l’analisi di come è stata creata l’idea del peccato teologicamente, il peccato nasce per discolpare Dio dei mali dell’umanità.
Abbiamo visto la prima sera che il problema il male e l’uomo non sa rispondere, allora mentre in passato si credeva a un dio autore del bene e del male poi progressivamente Dio è l’autore soltanto del bene e rimane il male colpa del peccato degli uomini. Quindi per discolpare Dio si è incolpato l’uomo e l’uomo cosa a fatto?
Per discolpare se stesso l’uomo ha incolpato la donna, dalla prima all’ultima pagina della Bibbia la colpa di tutti i mali è sempre delle donne. Rifiutata la colpa nel giardino terrestre dove è entrata la morte nel mondo e così via anche tutte le più grandi malefatte, i più grandi peccati la colpa era sempre delle donne. Ebbene con i vangeli si volta pagina, mentre nell’AT la donna viene incolpata di tutti i mali e anche della presenza della morte, con il vangelo di Gesù è proprio grazie ad una donna che nasce l’autore della Vita; Gesù, in ogni Chiesa c’è la natività di Maria, che è importante appunto perché mentre i personaggi maschili dei vangeli tranne un paio di eccezioni sono tutti negativi, i personaggi femminili salvo alcuni casi sono le donne legate al potere, Erodiade e la madre dei figli di Zebedeo le donne sono tutte positive.

In una società dove le donne erano ritenute le più lontane da Dio, nei vangeli alle donne è attribuito il ruolo degli essere più vicini a Dio, cioè il ruolo egli angeli, annunciatori di Vita. Abbiamo parlato del peccato, abbiamo visto come Gesù cambia l’ottica del peccato, non più un’offesa dell’uomo a Dio ma quello che offende l’uomo. Perché con Gesù Dio si è fatto uomo e quello che determina il giudizio dell’uomo non è il rapporto che hanno avuto con una divinità ma il rapporto avuto con i suoi simili. Quindi per Gesù la preoccupazione non è tanto l’offesa a Dio, perché Dio non si offende, ma quello che offende gli uomini.
Ma concretamente come si comporta Gesù con quelli che vengono considerati peccatori? Lo vediamo a con la lettura del vangelo di Marco dove l’evangelista tratta quest’argomento . Vediamo il vangelo; il vangelo di Mc. si apre con l’immagine di un personaggio importante -Gesù afferma che è il più grande nato da donna- Giovanni Battista allora nel cap. 1 del vangelo di Marco versetto 4 Si presentò Giovanni il Battista, già conosciuto il suo nome come predicatore, …nel deserto, perché nel deserto?

Mc 1, 4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Giovanni è figlio di un sacerdote, Zaccaria, e il figlio primogenito del sacerdote doveva seguire l’attività del padre, quindi Giovanni all’età di 18 anni doveva presentarsi al tempio di Gerusalemme per essere esaminato, che non avesse nessuno dei difetti che impediscono ad un uomo di compiere l’attività di sacerdote, essere nominato sacerdote e iniziare il suo servizio al tempio, ma Giovanni non segue la linea del padre, fa qualcosa di nuovo.

C’è, nel vangelo di Luca, una indicazione preziosa che va capita per comprendere meglio la novità portata dai vangeli; quando l’angelo va da Zaccaria per la nascita del figlio gli dice: "per condurre il cuore, ricordo che il cuore non è la sede degli affetti ma la mente, la coscienza, il cuore dei padri verso i figli ", l’angelo sta citando il profeta Malachia, che prosegue ".e il cuore dei figli verso i padri".

Per il profeta Malachia l’arrivo del Messia doveva coniugare l’antico con il nuovo e il nuovo con l’antico ma l’angelo Gabriele non è d’accordo: quando annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni dice: lui è qui per condurre il cuore dei padri verso i figli, e quello dei figli verso i padri? No! è l’antico che deve sforzarsi, cambiare per accogliere il nuovo e non il nuovo l’antico.

Quello che è antico è vecchio e va lasciato alle spalle: questa la novità, la novità che Giovanni incarna nella sua vita. Non segue la tradizione dei suoi avi, non sarà sacerdote come il padre nel tempio, ma va nel deserto, perché? Perché lui è pieno di S.S. e la parola di Dio è scesa su di lui, è un Uomo, Gesù dice, più grande nato da donna perché l’Uomo pieno di Spirito, l’Uomo di Dio si allontana dalle istituzioni religiose, dove Dio è considerato un nemico, un ostacolo alla sopravvivenza della casta sacerdotale al potere.

Quindi Giovanni Battista non sceglie di andare a Gerusalemme, la santa sede del tempo, ma va nel deserto, proclamando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati: che cos’è il suo battesimo?

Il verbo battezzare non aveva a quel tempo il significato tecnico che poi prenderà con il cristianesimo, ma battezzare significava “immergere, affondare” e nei testi greci si legge che una nave fu battezzata, non era certo un sacramento, significava che la nave era affondata, Quindi questo battesimo era un rito conosciuto, che si compiva in questo modo: si conduceva una persona che in qualche maniera aveva cambiato la sua condizione di vita, in un corso d’acqua, lo si immergeva tutto dentro l’acqua, moriva quello che era stato fino quel momento e poi emergeva questa persona nuova. Per esempio uno schiavo, se gli veniva data la libertà, si battezzava, moriva lo schiavo e emergeva l’uomo libero: quindi il battesimo è un segno di rottura, di morte con il proprio passato e l’inizio di una vita nuova. Allora Giovanni nel deserto proclama questo segno di morte al passato e di inizio di vita nuova come segno di conversione.

Conversione nella lingua greca si scrive in due maniere; una è la conversione religiosa, cioè il ritorno a Dio ( ebr. shub ), il ritorno ai riti, alla preghiera, alla liturgia; non è questo quello che predica Giovanni Battista e non è questa l’espressione adoperata dagli evangelisti. L’altra invece è conversione nel senso di un cambio di testa, di mentalità (gr. metànoia) , che incide nel comportamento verso gli altri ed è questo quello che usano gli evangelisti. Quindi Giovanni Battista viene ad annunciare un battesimo, un segno di rottura, un segno di cambiamento di vita e quale sarà questo cambiamento di vita che poi vedremo ancora meglio nell’annuncio di Gesù.
Il cambiamento di vita è questo: se fino adesso hai vissuto per te stesso , da questo momento rompi con il tuo passato e VIVI per gli altri. L’effetto è clamoroso: ricordate ieri l’avidità del clero per i peccati della gente, più la gente pecca più noi ci ingrassiamo, guai se la gente non peccasse più. Per farlo avevano creato una legge talmente complicata, che le persone si sentano sempre in colpa e sempre bisognosi di chiedere perdono, e guai, guai, se capitasse qualcuno che convince la gente che può essere perdonata in una maniera diversa che non sia al tempio, ebbene sentite qui: quello che Giovanni annuncia è un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Ma siamo matti?

Il perdono dei peccati avveniva soltanto a Gerusalemme nel tempio, portando un’offerta in sacrificio per le proprie colpe da offrire a Dio, questo si che era garanzia di perdono dei peccati. Giovanni uomo di Dio, uomo dello Spirito, non è d’accordo:
il perdono dei peccati non può avvenire attraverso un rito, il perdono dei peccati avviene soltanto attraverso una conversione, un cambiamento di vita . In questo Giovanni Battista, è in sintonia con tutti i profeti.Il Signore ha sempre avversato il tempio e le sue pratiche, ha sempre denunciato l’oppressione e l’ingordigia dei sacerdoti. Nel profeta Isaia Dio dice: "lavatevi, purificatevi, …cessate di fare il male, imparate ad agire bene, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come neve", ecco la conversione per il perdono dei peccati.

Quindi per il perdono dei peccati non devo andare al tempio, denunciare quello che ho fatto, offrire in sacrificio, per la mia colpa, un animale per ottenere la soluzione delle mie colpe.
Per ottenere il perdono dei peccati - rileggiamo la frase di Isaia "…cessate di fare il male, imparate a agire il bene" - tutto qui! Ma non devo andare al tempio? Non devo andare da un sacerdote? "Cessate di fare il male, imparate a agire il bene, e anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come neve." Questo l’annuncio clamoroso con il quale inizia il vangelo di Marco.
Il perdono dei peccati non viene concesso nel tempio attraverso un rito per mano di un sacerdote, il perdono dei peccati avviene cambiando vita; quando non si vive più per se stessi, ma si spende la propria vita per il bene degli altri c’è la cancellazione delle colpe de passato. La risposta quale sarà? La risposta è dolorosa e si capisce poi perché Giovanni Battista lo hanno eliminato, Giovanni Battista non è stato eliminato solo per una storia di corte, di corna alla corte di Erode, Giovanni Battista era pericoloso per tutto il sistema civile e religioso, perché ecco cosa scrive l’evangelista:

5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Usciva verso di lui tutto il paese giudaico compresi, - scrive l’evangelista, è incredibile -, tutti gli abitanti di Gerusalemme ed egli li battezzava nel fiume Giordano, man, mano che confessavano i loro peccati.

Avete sentito quello che scrive Marco? Che Giovanni Battista nel deserto, fuori dalla città, annuncia un battesimo, in segno di cambiamento di vita, per il perdono dei peccati, incomincia l’esodo, incomincia una emorragia: usciva verso di lui tutto il paese giudaico, ma quello che preoccupa è che tutti gli abitanti vi immaginate quel giorno al tempio?

Mi pare di vedere questo sacerdote all’ingresso e chiede: oh! Oggi che è successo? Ma niente c’è un matto che nel deserto dice che i peccati vengono perdonati in un’altra maniera. E il sacerdote: oggi non si mangia.

Il cambiamento, la Novità, il Vangelo. Quindi la preoccupazione del tempio e grave; tutti gli abitanti di Gerusalemme, tutti scrive l’evangelista, vanno da Giovanni nel deserto, la gente ha percepito l’inutilità del rito, l’inutilità del culto, perché offrivano un sacrificio al Signore per le loro colpe, ma poi si ritrovavano sempre con le stesse colpe.

Un po’ com’è successo fino alla riforma liturgica del sacramento della confessione, era un sacramento inefficace, perché? Per tutta la vita le persone portavano sempre la stessa lista di colpe al prete per confessarle, allora si vede che questo sacramento era inefficace, perché il sacramento non serve solo per perdonare i peccati, ma dare la forza per non commetterli più, se uno per tutta la vita presenta la stessa lista di peccati significa che questo sacramento è inefficace.

Ebbene la gente lo ha capito quello che sta scrivendo l’evangelista Marco e capiamo perché hanno tagliato la testa a Giovanni Battista, ma attenzione non preoccupiamoci mai quando viene eliminata una voce profetica, una voce di Dio, il potere non fa altro che confermare la sua stupidità. I potenti sono dei grandi stupidi, cercano di soffocare le voci di dissenso, le voci contrarie, ma non sanno che ogni volta che soffocano una vita il Signore o la vita ne suscita una più potente.

Hanno tagliato la testa a Giovanni Battista perché non faccia più danno e hanno fatto male perché appena tagliata la testa a Giovanni Battista è apparso Gesù ben più potente di Giovanni Battista. È la stupidità del potere; il potere se fosse intelligente quando c’è un profeta, quando c’è un dissenso, lo dovrebbe lasciare fare che tanto in alto la sua azione non può arrivare e invece la stupidità del potere lo uccide amplificando poi il raggio d’azione della sua voce.
Quello che l’evangelista sta dicendo, che per trovare il perdono occorre allontanarsi dalle istituzioni religiose, rappresentate qui da Gerusalemme, la religione, il culto ufficiale non si conciliano con Dio, perché non stanavano le ingiustizie esistenti. Con la sua risposta all’annuncio di Giovanni Battista il popolo compresi gli abitanti di Gerusalemme, riconosce la non autenticità del culto e l’inefficacia della Legge, che non riuscivano a perdonare le colpe. Anche gli abitanti di Gerusalemme vanno da Giovanni, significa che, ed è qualcosa di clamoroso, il deserto è più vicino a Dio che il tempio.

Dio quando deve intervenire nella storia evita accuratamente luoghi e persone religiose perché sa che sono le più lontane dalla sua azione, c’è nel vangelo di Luca un’azione stupenda che annuncia la venuta di Giovanni Battista l’evangelista annuncia in maniera roboante : "…nell’anno decimo quinto sotto l’imperatore Tiberio… e indica i grandi della terra … la parola di Dio scese

In quell’epoca chi deteneva il potere si considerava di condizione divina, comunque più vicina a Dio, l’imperatore si considerava figlio di Dio, i sommi sacerdoti erano i rappresentanti di Dio, e via, così.

La parola di Dio si rivolse a quelli che sono più vicini, quelli che gli stanno più prossimi e chi sono i più prossimi a Dio? l’imperatore, il sommo sacerdote? La parola di Dio si rivolse a Giovanni Battista nel deserto. Dio quando deve intervenire evita accuratamente i palazzi sacri del potere e si rivolge dove c’è la vita, nel deserto e qui a Giovanni Battista.

6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Giovanni predicava: " viene dopo di me Colui che è più forte di me, e io non son degno di abbassarmi a slacciargli la cinghia dei sandali". È importante quando leggiamo i vangeli che collochiamo questi testi nella cultura del tempo, perché il rischio e purtroppo l’abbiamo fatto spesso noi occidentali, di interpretare queste espressioni con la nostra mentalità.

Allora quando si legge il vangelo bisogna anzitutto andare adagio, fornirsi di una buona Bibbia, con dei buoni riferimenti e citazioni dell’Antico Testamento, altrimenti si rischia di travisare il contenuto del messaggio evangelico. Qui cosa dice Giovanni Battista?

Viene dopo di me Colui che è più forte di me, e io non son degno di abbassarmi a slacciargli la cinghia dei sandali
: uno immagina o pensa quanto era umile Giovanni? Nulla di tutto questo.
Giovanni si rifà alla pratica matrimoniale del levirato, che vuol dire “cognato”: che cos’era questa pratica? Secondo la legislazione giudaica, e abbiamo riferimenti nel libro del Deuteronomio e nel libro di Rut, il matrimonio serviva unicamente per avere figli, figli maschi, e quando una donna rimaneva vedova senza un figlio maschio il cognato aveva l’obbligo di metterla incinta e il figlio che nasce avrebbe portato il nome del marito defunto. Così il suo nome continuava perpetrarsi di generazione in generazione. Quindi quando una donna rimaneva vedova, il cognato aveva l’obbligo di metterla incinta e il figlio nato avrebbe portato il nome del marito defunto; ma capitava che il cognato rifiutasse di mettere incinta questa vedova, non perché fosse particolarmente racchia, ma per problemi di interesse, ossia perché così la dote rimaneva, se no tornava al suo clan famigliare, se invece c’è un figlio della nostra famiglia dobbiamo mantenerlo, allora quando il cognato rifiutava, colui che secondo la scala giuridica aveva il diritto dopo di lui, procedeva alla cerimonia chiamata “dello scalzamento”, era un rituale nel quale la persone scioglieva i legacci dei sandali del cognato avente diritto, gli sfilava il sandalo, lo prendeva ci sputava come rito simbolico che significava: il tuo diritto di mettere incinta questa vedova passa a me.Questo è il significato, e conoscendo questo l’espressione di Giovanni Battista assume tutto un altro valore:
nella teologia di quel momento, Dio era lo sposo e Israele la sposa, ma al tempo di Gesù si considerava quasi un matrimonio finito per cui Israele[sposa] si considerava una vedova.

Allora Giovanni Battista vuol dire: quello che viene per fecondare la vedova non son io, ma colui che viene dopo di me [ e cioè Gesù ] , quindi non un segno di umiltà da parte di Giovanni ma un attestato di profonda verità che annuncia la venuta di Gesù [ al quale Giovanni non avrebbe sciolto i sandali perchè lo vede come lo sposo di Isarele, l'avente diritto" ].
8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo»L’attività di Gesù è annunciata in maniera così importante che tutti gli evangelisti la riportano "Io vi ho battezzato con acqua, (cosa significa essere battezzati? essere immersi in un liquido esteriore all’uomo, questo rito aveva il significato di rompere con il passato) …Egli vi battezzerà in Spirito Santo":
Ecco la novità portata da Gesù. Il battesimo con acqua ci immerge in un liquido esterno ed ha un significato di rottura con il proprio passato, ma adesso viene Gesù e lui battezza, ma non con qualcosa che è esterno all’uomo, ma qualcosa che va nell'intimo, interiore, potremmo tradurre vi impregnerà di Spirito Santo: ecco la NOVITA' portata da Gesù. Con Gesù Dio non governa più le persone emanando leggi, esterne all’uomo, che essi devono osservare, ma comunicando loro il suo Spirito, la sua stessa capacità d’amore. Cosa significa essere battezzati con S. S.?
Gesù, a chi lo accoglie, comunica la sua stessa [ VITA che è ] capacità d’Amore: lo Spirito.

Perché si chiama
“santo”?

Non tanto per la qualità, ma per l’attività, santificare significa “separare” ed allora chi accoglie questa forza, questa energia di Vita[ divina ] , in maniera continuativa e crescente, si separa dalla sfera del male, delle tenebre, dell’ingiustizia, e si fonde sempre più con il Dio che chiede di essere accolto.
È strana una cosa, tutti e quattro gli evangelisti ritengono talmente importante quest’annuncio che tutti lo riportano, l’azione di Gesù sarà di battezzare in S. S. Ma poi, concretamente, non ci mai detto dove, come e quando Gesù battezza in S. S.: ebbene il battesimo in S. S. è la comunicazione di questa VITA divina di Gesù agli uomini avviene (in quello che tra poco celebreremo), nell’Eucarestia.

Gv 6, 53«Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'UOMO e non bevete il suo sangue, non avete in voi la Vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la Vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.


Nell’Eucarestia Gesù si fa pane, alimento di Vita , perché quanti lo accolgono e lo assimilano - e a nostra volta siamo chiamati a farci pane alimento di vita per gli altri - diventino figli dello stesso Dio, Nell’Eucarestia Dio ci comunica la sua Vita divina, il suo Spirito.
14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».E con Gesù, se da una parte c’è lo stesso annuncio di Giovanni Battista [ il regno di Dio è vicino] , ora l’obbiettivo è diverso:[ la preoccupazione di Giovanni Battista era quella di far partecipare il popolo del Regno di Israele definitivo] con Gesù questo è finito, con Gesù la preoccupazione è il bene dell’uomo, non più quello offerto a Dio ma quello donato da Dio agli uomini.

A
llora continua l’evangelista: "Dopo che Giovanni fu arrestato - come dicevo prima la stupidità del potere che pensa di mettere a tacere una voce e non capisce che così facendo ce n’è una pronta più grande e più efficace di quella che è stata messa a tacere - Gesù andò nella Galilea. Gesù, vista l’aria brutta che tira in Giudea, va al nord, - ricordate ieri dicevamo che non meraviglia che Gesù sia stato ammazzato, ma meraviglia che Gesù sia riuscito a campare così tanto?- perché ogni volta che c’era una situazione di pericolo Gesù si dava alla latitanza, non per vigliaccheria, - perché quando sarà il momento si presenterà lui stesso a Gerusalemme - ma perché cercava di formare un gruppo di discepoli che portasse avanti la suo messaggio - ebbene Gesù andò in Galilea, predicando la buona notizia di Dio.
La prima cosa che Gesù fa è dare la buona notizia su Dio, e qual è la buona notizia di Dio? Dio non è come ve lo hanno insegnato, Dio non è come quello che i sacerdoti vi hanno detto, come quello che scribi e farisei, e la loro dottrina vi hanno insegnato. Dio è completamente diverso e qual’ è il Dio di Gesù?

Il Dio della religione, di ogni religione compresa quella giudaica, era un dio che premiava i buoni, quelli che osservavano la sua legge, ma castigava quelli che la trasgredivano, e del resto come si fa a governare la gente se non gli si mette un po’ di paura? Allora il dio di tutte le religioni, compresa quella giudaica, premiava i pochi buoni e castigava inesorabilmente i tanti cattivi.

Ebbene la buona notizia di Gesù è che Dio non è così, vi hanno ingannato, se non vi avessero ingannato la vostra vita sarebbe stata diversa, differente...Dio non è così, non è vero che Dio premia i buoni e non è vero neanche che castiga i malvagi: Dio è amore e l’amore chiede soltanto di essere accettato, accolto dagli uomini per rafforzare per aumentare la loro energia, questo è Dio.

Ma Dio non castiga più i malvagi? No! ma allora questi malvagi dove vanno? Dio gli vuole bene, Gesù nel vangelo di Luca dice che il Padre è benevolo, verso gli ingrati e i malvagi. Comprendiamo che Gesù ha distrutto tutta la teologia [ di allora?] ? Non si era detto che Dio detestava i peccatori, puniva i peccatori? Falso, non era vero, erano stati i sacerdoti che avevano ingannato, per essere ubbiditi trasferivano questa ubbidienza a Dio e per essere sicuri che di questa ubbidienza vi ingannavano con la paura di minacce di castighi terribili, pene eterne.

Altre volte abbiamo visto l’elenco delle 52 maledizioni contenute nel libro del Deuteronomio le ricordo ogni anni perché ci sono persone nuove e scusate se mi ripeto ma è importante : come erano sicuri di far osservare queste leggi? C’è il castigo di Dio e il castigo di Dio è qualcosa di inimmaginabile: quando avete tempo andate a leggere il cap. 28 del libro del Deuteronomio dove vengono elencate 52 maledizioni che Dio scaglia contro chi contravviene la sua legge, anche di un solo comandamento.

Nelle 52 maledizioni l’autore elenca tutti i mali possibili, la cecità, la paralisi, la fame, etc. poi ad un certo momento viene preso da uno scrupolo e dice: e se mi fosse sfuggito qualcosa, allora scrive: anche tutte le disgrazie che non sono contenute anche quelle vi devono capitare, il finale .., quando si legge questa pagina è tragicomico non si sa se piangere per quelli che sono stai vittime di queste credenze o ridere per la comicità il finale è sensazionale, dice: Dopo che ti saranno capitate tutte queste disgrazie cosa farai? Tornerai in Egitto dove sei stato schiavo e ti venderai come schiavo, ma nessuno ti comprerà. Un sadismo perfetto è la sfiga totale, torno a vendermi come schiavo, ma chi mi compra? Nessuno, ecco il terrore di Dio.
Il Vangelo : Dio non è così, Dio non castiga, perdona, Dio non esclude, accoglie: Dio è Amore e non c’è nessuna persona al mondo che possa sentirsi esclusa dal suo Amore.

Quindi quando Gesù inizia la sua attività, la sua attività è pienamente positiva, predica la buona notizia di Dio e la buona notizia di Dio è che Dio Ama tutti, non ci sono figli meritevoli o no, anzi più il figlio è bisognoso e un figlio malato è quello che riceve più cure e più attenzioni: è naturale da parte dei genitori, più il figlio sarà bisognoso più il figlio avrà l’amore, l’attenzione da parte del Padre, questa è la buona notizia di Gesù, questa la buona notizia di Dio
Allora Gesù parla del Regno di Dio: "e diceva: Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino".

Il Regno di Dio Che cos’è questo Regno di Dio? Purtroppo in passato, per il fatto che nel vangelo di Matteo il Regno di Dio si scrive Regno dei cieli, ha portato una confusione, come se questo Regno dei cieli o Regno di Dio fosse nel futuro, nell’aldilà.

Matteo è l’unico tra gli evangelisti che ha la formula Regno dei cieli, perché lui scrive per una comunità di giudei, che, come sapete, stanno attenti a non nominare il nome di Dio e neanche scriverlo, allora Matteo, per non andar contro la loro sensibilità, tutte le volte che può evita il Regno di Dio e lo sostituisce con una delle formule che sostituivano il nome di Dio una di queste era il cielo come facciamo anche noi nella nostra lingua italiana, quando diciamo “grazie al cielo” nessuno di noi intende l’atmosfera, si intende “grazie a Dio”, in un italiano un po’ più antico quando si diceva “il ciel non voglia” è “Dio non voglia” allora il regno dei cieli non è altro che il Regno di Dio, questo Gesù è venuto ad inaugurare, ma che cos’è questo Regno di Dio?
Dio non aveva voluto la monarchia per il suo popolo, era assolutamente contrario perché la monarchia significa che un uomo si mette al di sopra degli altri e si fa servire da questi, e Dio questo non lo voleva; l’unico che guidava il popolo era Lui e Dio non governa comandando ma servendo, quando c’era un momento di emergenza, di bisogno, Dio trasferiva la sua forza a uno qualunque del popolo, a un pastore, un pecoraio, un contadino, gli trasferiva la sua forza questo uomo, con la forza di Dio, sconfiggeva i nemici ma poi se era pecoraio tornava a fare il pastore, se era contadino tornava a fare il contadino, in modo che non si metteva sopra gli altri. Questi personaggi li troviamo nel libro dei Giudici, traduzione pessima che invece è il libro dei condottieri, conosciamo tutti quanti quelli famosi, Sansone, Gedeone: erano persone normali investite dalla forza di Dio per il periodo di emergenza, terminato il quale tornavano alla loro occupazione di prima, per cui in Israele non c’era, secondo la Bibbia, la monarchia, perché Dio non tollera che una persona possa mettersi al di sopra degli altri.

Il popolo insiste, dicendo vogliamo un re come gli altri popoli, Dio insiste nel rifiutarlo, ma vista l’insistenza del popolo, Dio attraverso il profeta gli dice: attenti siete sicuri che volete un re? Guardate che la prima cosa che fa si prenderà i vostri campi più belli, prenderà i vostri figli per farne i suoi guerrieri, le vostre figlie per farne delle serve, imporrà delle tasse, siete sicuri? Lo vogliamo!

Allora Dio concede anche quando qualcosa è contrario alla sua volontà, perché Lui rispetta la libertà dell’uomo. Ed è stato l’inizio della tragedia del popolo d’Israele; la grande tragedia della monarchia è che avranno tre re uno peggio dell’altro poi la monarchia si dividerà in due branche, con le lotte intestine tra re, fintanto che i nemici, visto questo popolo indebolito, lo occuperanno e se ne impossesseranno; quindi la monarchia fu un grande fallimento. Questo fatto della monarchia fallita aveva lasciato però il desiderio di una monarchia diversa, dove non ci fosse un uomo come re, ma il re fosse Dio.
Dire che il re è Dio, significa che si occupa delle persone più deboli, delle frange più deboli della società, questo era il regno di Dio; quindi regno di Dio, vuol dire Dio che governa il suo popolo. Il cambiamento del senso del peccato
Allora Gesù annuncia il Regno di Dio e dice: "il Regno di Dio è vicino"!. Perché non dice c’è già? Perché il Regno di Dio non cala dall’alto per un intervento divino, ma è condizionato dal comportamento umano: …convertitevi e credete al vangelo". Il Regno di Dio esige un cambiamento, ma che cosa significa concretamente Regno di Dio?
Gesù viene a proporre una società alternativa, e, alla società che è retta dai tre verbi maledetti: dell’avere, del salire e del comandare, che suscitano negli uomini: odio, rivalità e inimicizia, Gesù propone una società differente - la propone non può imporre - che esige la nostra collaborazione, cioè che esige di accogliere questa novità e qual è questa società?

Al posto dell’avere/accumulare per sé, ci sia la felicità del condividere.
Si può essere pienamente felici ed è questa la volontà di Dio qui su questa terra, non nell’aldilà, e come si è felici?
La felicità non consiste in quello che si ha ma in quello che si dona e si condivide con gli altri.C’è una parabola di Gesù contenuta nel libro degli Atti degli Apostoli, dove Gesù dice: c’è più gioia nel dare che nel ricevere, ecco il segreto della felicità. [ At 20,35 In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!» ] Se la mia vita dipende da quello che ricevo dagli altri io rischio di andare nella vita sempre triste, scontento, amareggiato perché gli altri non possono entrare nella mia testa e sapere che cosa io desidero da loro. No! la felicità non dipende da quello che ricevi, ma da quello che dai e il dare può essere immediato, completo e totale; allora Gesù che ha a cuore la felicità dei suoi fratelli e i padri quella dei figli, ci chiede di essere veramente felici, come? Dando, non trattenendo.
Una verità che viene dai vangeli è che “si possiede soltanto quello che si dà, quel che si trattiene per noi, attenzione perché non “si possiede ma ci possiede”. Gesù è riuscito a purificare il lebbroso, Gesù è riuscito a guarire l’indemoniato, il fiasco lo ha fatto con il ricco, il ricco è più impuro di un lebbroso e più posseduto dell’indemoniato. Il ricco credeva di possedere i beni, in realtà era posseduto dai beni, per questo se ne va triste.
Allora il Regno di Dio è sostituire la bramosia dell’avere con la felicità del dare, la gioia del dare, al posto della smania di salire sopra gli altri ci sia il scendere: cosa significa scendere?

Non considerare nessuno escluso dal raggio d’azione del tuo Amore. [Mt 5, 21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna. ]
E il fine ultimo anziché pretendere di comandare, di dominare, di negare la vita agli altri, mettersi al servizio. Ma soltanto chi è libero può pienamente servire, questo l’annuncio di Gesù ecco perché dice: convertitevi. Perché?
Ecco il cambiamento: fino a Giovanni Battista l’umanità era orientata verso Dio, con Gesù, che è Dio Lui stesso, l’umanità si rivolge verso gli uomini, la felicità degli uomini e quindi cambia anche il senso del peccato. Un piccolo inciso : pensiamo i danni che ha fatto in passato recente l’errata traduzione in latino di quest’invito di Gesù “convertitevi” con “fate penitenza”. Gesù non si è mai sognato di indicare la penitenza, la mortificazione, il sacrificio, ma il contrario: vedete com’è importante la traduzione della Bibbia, del Vangelo perché tutta la nostra vita è impostata sul vangelo, ma un vangelo tradotto male avrà delle conseguenze devastanti su tutta la nostra vita, come in questo caso, la traduzione con “penitenza” ha dato inizio ad un possibile masochismo.

Quindi Gesù invita ad un cambiamento, Gesù non viene a mantenere la situazione così com’è, ma a trasformarla e il cambiamento, il rinnovamento, deve essere il motore della vita del credente. Dopo quest’annuncio vediamo concretamente come Gesù mette in pratica questo Regno di Dio, come mette in pratica battezzare nello S. S.: la prima cosa che Gesù fa, va incontro alle persone escluse.

Abbiamo detto che c’erano determinate categorie di persone che non potevano avvicinarsi al tempio perché ci volevano determinate condizioni, altri erano completamente esclusi; ebbene con Gesù, Dio non sta più nel tempio ma esce dal tempio e va in cerca degli esclusi.

Gesù e gli esclusi . Mc 2,14ss Allora adesso leggiamo e vediamo il comportamento di Gesù con i peccatori in Mc.
Mc 1, 14Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, Passando, vide Levi di Alfeo seduto al banco delle imposte. È la prima volta che Gesù si trova di fronte ad un pubblicano, cioè un esattore del dazio, delle tasse, ma scrive l’evangelista: Gesù vede in Levi un uomo. Gesù non giudica le categorie morali, è un ladro; le categorie religiose, è un peccatore; ma umane e personali : è Levi di Alfeo. Gesù non vede le persone secondo le etichette che la società ha dato alle persone, ma vede delle creature, vede delle persone.

Quando leggiamo il vangelo, come già abbiamo detto, dobbiamo metterci nei panni dei primi ascoltatori, dei primi lettori e qui che cosa ci aspettiamo?
Gli esattori delle tasse erano considerati trasgressori di tutti i comandamenti, peccatori per i quali non c’è alcuna possibilità di salvezza perché avrebbero dovuto restituire tutto quello che lungo tutto il tempo della loro professione, la loro carriera avevano rubato (conoscete l’episodio di Zaccheo, il capo dei pubblicani: restituirò tre volte tanto alla gente che ho frodato), questi uomini venivano considerati traditori perché erano al servizio dei dominatori romani e comunque erano un concentrato di impurità. Per sfuggire alla loro avidità era permesso dire il falso, erano talmente impuri che anche la canna con la quale controllavano le merci era impura, non si poteva neanche sfiorarli, bisognava tenerli ad una distanza di 2 metri perché il solo contatto della tua veste con la veste del pubblicano ti rendeva impuro e se il pubblicano metteva il suo piede sulla soglia della tua casa tutta la tua casa era impura e con l’acqua bollante dovevi pulire tutti i muri. Questo per dire chi sono questi pubblicani. Allora Gesù passa e vede un concentrato di impurità, il massimo del peccato, la persona che anche se un domani avesse voluto non avrebbe potuto cambiare vita, non poteva pentirsi quindi una persona cui era proibito l’accesso al tempio e la conseguente purificazione.…, e io, da bravo rabbino, avrei scritto: e Gesù passò alla larga. Gesù il Figlio di Dio, l’uomo della massima santità vedendo la persona immersa fino al collo nel peccato, nell’impurità una persona verso la quale bisognava tenere una distanza di 2 metri, Gesù, il Santo di Dio, vedendolo passò a largo. Anche qualche maledizione, un fulmine dal cielo che lo inceneriva, questo è quello che noi avremmo voluto.
e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Vediamo che cosa fa Gesù: gli rivolge la parola. Non è che lui parla e Gesù gli risponde, il pubblicano non ci pensa di rivolgersi a Gesù sa che per lui tanto non c’è speranza, per lui non c’è salvezza; ebbene è Gesù che si rivolge a lui …e gli disse "seguimi". Ma siamo matti o facciamo sul serio? C’è qualcosa che non va se a questa persona impura, immersa nel peccato....
Gesù gli si rivolge e dice “seguimi”, esattamente come ha fatto con i primi discepoli. Ma come poteva pensare di essere credibile accompagnandosi con la feccia della società, con questi delinquenti e peccatori? Gesù si rivolge alla persona impura, immersa nel peccato e gli dice: seguimi.Egli si alzò, il verbo alzare è lo stesso della resurrezione, e segui Gesù. Gesù non impone penitenze, non gli dice: adesso va nel deserto, fai 40 giorni di penitenza, digiuno, sacrifici, e poi potrai venirmi dietro, non gli chiede di purificarsi, perché sa che non può, lo prende così com’è, gli dice seguimi. É qualcosa di inaudito quello che Gesù fa, che meriti ha Levi per essere chiamato da Gesù? Nessuno! Il Dio di Gesù non è attratto dai meriti delle persone, ma dai loro bisogni, come siamo tutti. È sconcertante della parabola del fariseo e del pubblicano contenuta nel vangelo di Luca, la conosciamo: Gesù presenta gli opposti della società, la persona più vicina a Dio, il fariseo; e la persona che non è la più lontana, ma è esclusa da Dio, il pubblicano. Vanno nel tempio: il fariseo va davanti, mani alzate e fa una preghiera dove elenca tutte le sue virtù e i suoi sacrifici, poi getta uno sguardo schifato sul pubblicano, la feccia della società, e dice: non sono come quello là. Il pubblicano poveretto non ha il coraggio neanche di alzare gli occhi al cielo e dice: Signore vedi che vitaccia faccio, però mostrami lo stesso la tua misericordia.

Ebbene la conclusione della parabola è che Dio sorvola gli inutili meriti del fariseo e si sente irresistibilmente attratto dai bisogni del peccatore. È qualcosa che scombussola completamente qualunque teologia, qualunque spiritualità; è quello che già abbiamo accennato che in questo brano ed è la novità portata da Gesù, il suo amore non è concesso come un premio per i meriti delle persone ma come un regalo per i loro bisogni.

Questa è la buona notizia di Gesù, se io adesso a qualcuno di voi concedo un premio significa che questa persona ha compiuto qualcosa per meritarlo, il premio si da a chi se merita, se io invece lo do non come premio ma come un regalo, questo non è un diritto per chi lo riceve ma è un regalo del donatore. Il suo amore non ci viene dato per i nostri meriti, ma per i nostri bisogni e sapete qual è la differenza? I meriti non tutti possono o vogliono averli, ma i bisogni ce li abbiamo tutti quanti: questa è la novità portata da Gesù.
Allora Gesù a quest’uomo peccatore senza alcuna possibilità di salvezza, gli dice: vieni, seguimi. Che meriti ha Levi? Nessuno! Che bisogno ha? Tutti!

Ha bisogno che Gesù lo inviti a seguirlo!
Il perdono cristiano
Va bene, fin qui possiamo capire Gesù, straordinariamente, pazzamente generoso chiama anche gli esclusi, ma adesso perché non gli fa fare un ritiro spirituale, non gli rinfresca il catechismo; invece sentite che cosa fa:

15Mentre stava a tavola in casa di lui,Mentre egli era sdraiato a mensa in casa sua- è la novità portata da Gesù, ecco perché era accusato di essere un mangione, un ubriacone, amico dei pubblicani e di tutta la gentaccia del tempo, perché Gesù ha a cuore non tanto le offese a Dio, perché Dio non si offende, Gesù ha a cuore le offese all’uomo e la preoccupazione di Gesù, nei vangeli, è la preoccupazione della salute degli uomini. Ricordate, Gesù non manda i suoi a dire che i peccatori si devono convertire, ma li manda a curare i malati, perché ha a cuore la salute delle persone.
Allora Gesù non lo porta nel deserto a espiare le proprie colpe, non lo porta da qualche parte per rinfrescargli il catechismo, non gli chiede preghiere, ma fa un pranzo, Gesù ha a cuore il mangiare, il cibo: stranamente . Potete andare a vedere : sono più i pasti fatti dove Gesù partecipa che i miracoli che ha compiuto, perché Gesù ha a cuore l’alimentazione, che è fonte di vita e anche di comunione e di gioia . Infine Gesù ha a cuore la felicità dell’uomo, la vera felicità.

L’evangelista qui è ambiguo, effettivamente non si capisce perché [ Gesù fa un pranzo] . L’evangelista è appositamente vago perché da questo momento, dal momento che Levi segue Gesù, essi sono una sola cosa. Egli era sdraiato a mensa in casa sua: perché sdraiato?
Nei pranzi festivi, nei pranzi solenni, i signori, quelli che se lo potevano permettere, mangiavano all’uso greco/romano, con un grande vassoio al centro e poi attorno a ferro di cavallo o in cerchio ci sono tutti lettucci per la gente che mangiava (era una maniera molto scomoda per mangiare che poi è andata in disuso). Si stava sdraiati, appoggiati ad un gomito e con l’altro braccio si prendeva il cibo; ma chi poteva permettersi di mangiare così? Soltanto i signori, quelli che avevano dei servi che li servivano. Allora attenzione perché Gesù, l’evangelista, sta citando il significato di quello che tra poco celebreremo dell’Eucarestia; nell’Eucarestia il Signore si fa servo perché quelli che sono considerati servi si sentano “signori”. Signore non significa colui che comanda, ma colui che non ha nessuno a cui obbedire, questa è l’effetto dell’Eucarestia. Quindi era sdraiato a mensa in casa sua, è troppo!

È troppo quello che Gesù a fatto, non invita alla penitenza, non invita al sacrificio, ma addirittura si mette a mangiare insieme.
Ma non si può mangiare insieme ad una persona del genere, perché si mangia in un unico piatto, se si mangia in un unico piatto significa che se Levi mette la mano nel piatto, e, lui che è impuro, rende impuro il piatto e tutti quelli che mangiano diventano a loro volta impuri. Quindi quello che Gesù sta facendo è qualcosa di incredibile; ma c’è qualcosa di più. Nella nuova realtà proposta da Gesù nessuno è escluso, tutti sono invitati a mensa, che non è destinata unicamente ad un popolo eletto, ma aperto a tutti, a pagani e peccatori. Infatti sentiamo cosa scrive l’evangelista:

anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.…molti pubblicani e peccatori sedevano a mensa con Gesù. Che bella compagnia! Ci fosse stato uno scriba, un fariseo, una persona pia. Molti pubblicani colleghi di Levi hanno visto per la prima volta che una persona non gli ha trattati con disprezzo, ma con amore.
Hanno visto in Gesù una persona che non solo non li ha evitati ma li ha accolti ed è qualcosa di clamoroso; allora i colleghi di Levi -peccatori e impuri come lui - si precipitano e vanno a pranzo .

Queste persone che meritavano il castigo di Dio quando Dio si incontra con loro si accorgono che Dio non solo non li castiga, ma li avvolge con il suo Amore.

C’è il  salmo 139 dove il salmista dice: "ah se Dio sopprimesse tutti i peccatori", ma quando Dio si incontra con i peccatori non solo non li sopprime, ma li sfama, condivide il mangiare con loro.
Che scombussolamento è questo? Ma qui crolla tutto, crollano tutte le categorie, le certezze, le verità.

Ma non si diceva che il peccatore si deve pentire?Con Gesù cambia il concetto di perdono; nella tradizione religiosa, spirituale, l’uomo peccava, si pentiva, chiedeva perdono a Dio, offriva un sacrificio, in espiazione dei suoi peccati e alla fine arrivava il perdono.

Con Gesù tutto questo cambia, e quello che è l’iter tradizionale della spiritualità religiosa era situato alla fine, con Gesù arriva all’inizio.
Gesù perdona e il pentimento -cioè il cambiamento- può essere conseguenza di questo perdono, quindi Dio non aspetta che tu pecchi, ti penti, chiedi perdono e offri sacrificio; nulla di tutto questo!

Dio ti perdona, poi eventualmente tu accogliendo questo perdono ti puoi pentire, nel senso di cambiare vita ( passare dalla fede nel rito religioso alla fede nella Parola //promessa //salvezza ricevuta da Gesù . n.d.r.)

Quindi ( accogliendo il perdono divino e cambiando vita ,passando dala fede nel perdono rituale alla fede nella VITA , nel compimento di sè come UOMO/DONNA ...n.d.r.)   non c’è d’andare più da Dio per chiedere perdono perché siamo già perdonati. (..ma se non si passa dalla fede nella religione alla fede nella Parola //Gesù, non cambia la vita , il perdono-VIVIFICAZIONE ricevuto viene vanificato n.d.r.)
Spero di non essere frainteso La cosa più inutile che un credente in Gesù possa fare è chiedere perdono a Dio: Dio mai perdona perché mai si sente offeso, Lui è Amore e aspetta soltanto che questo Amore da noi venga accolto (come cambiamento di prospettiva, // di vita : dalla vita nella religione alla VITA di FEDE in LUI,  cioè alla collaborazione con Lui, seguendoLO nella Sua OPERA di evangelizzazione del mondo .n.d.r.) se mai, ed è sconcertante questo, mai nei vangeli Gesù invita i peccatori a chiedere perdono a Dio.Andate a studiare i vangeli non troverete neanche una volta in cui Gesù invita i peccatori a chiedere perdono a Dio, mai!
Il perdono fraterno Ma se neanche una volta Gesù invita a chiedere perdono a Dio, costantemente Gesù insiste sull’importanza e sulla necessità di concedere il perdono agli altri: noi siamo già perdonati da Dio, ma questo perdono di Dio per noi diventa efficace e operativo solo nel momento che perdoniamo agli altri.
Nel momento in cui noi siamo capaci di perdonare gli altri, il perdono che già Dio ci ha dato diventa efficace e operativo.

E così come Dio ci perdona non perché noi lo meritiamo ma perché ne abbiamo bisogno, il perdono va concesso agli altri non perché se lo meritano ma perché ne hanno bisogno: questa la novità portata da Gesù.
Quindi non chiedere perdono a Dio ma perdonare gli altri per far diventare operativo il perdono di Dio.

NOTA DE REDATTORE

Luca 17,1 Disse ai suoi discepoli: "È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. 2È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. 4E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: "Sono pentito", tu gli perdonerai"

- ai suoi discepoli : Gesù qui istruisce i discepoli che Lo seguono.
-È inevitabile : il termine greco indica che "  è impossibile"che nella comunità non avvengano atti da parte di discepoli che inducano altri discepoli alla apostasia. Le comunità cristiane non saranno mai comunità di tutti UOMINI e DONNE COMPIUTI, PERFETTI, sempre.
- scandali : il termine greco indica  "una trappola" ( LVXX-1Re18,21) ; qui indica  " atti che inducono gli altri ad abbandonare la fede in Gesù" ( apostasia)
 - guai : è un lamento funebre per chi fa perdere a qualcuno la fede in Gesù. Significa che equivale ad uccidere il fratello/sorella e perdere la VITA.( 1 Giovanni 4, 20  Se uno dice: "Io Amo Dio" e odia ( // non Ama) suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non Ama il proprio fratello che vede, non può Amare Dio che non vede. 1 Giovanni 3, 15 Chiunque odia ( // non AMA) il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più laVITA eterna che dimora in lui. (// è morto))

- È meglio per lui : lett ."rende di più" ( Tb3,6)mettersi una macina al collo e annegarsi in mare. L'analogia è rivolta ad una punizione giudaica conosciuta : quella di colui che si è macchiato di colpa gravissima . Nella comunità giudaica ..."sabebbe meglio per lui che... perchè quella è la punizione che si merita... MA nella comunità cristiana gli atti colpevoli che inducono altri alla apostasia (// gli fanno perdere la Vita immortale, li uccidono) vanno trattati come il Padre tratta i suoi FIGLI:
- 1.  rimproveralo : ri-evangelizzalo, perchè questa è l'OPERA salvifica, sempre!
- 2.  vedi  se si pente : se il rimprovero è efficace cioè se suscita di nuovo la FEDE in Gesù, // nelle Sue Parole...
- 3.  perdonagli .Ri-accoglilo nell'orizzonte della Carità , tua e della comunità, nell'Amore fraterno che sempre evangelizza perchè rivela l'Amore del Padre.
sette volte al giorno : SEMPRE!

TU DUNQUE MANIFESTA CON I TUOI ATTI L'OPERA DEL PADRE CHE SALVA, CIOE' PORTA A COMPIMENTO L'UOMO PERDONANDOLO INCONDIZIONATAMENTE (// Lc 6,36ss) SENZA PERALTRO TRASCURARE L'EVANGELIZZAZIONE CON LA PAROLA ' ( // IL " RIMPROVERO")... e se il "rimprovero rimane inefficace" e //non si manifesta nessun pentimento? RI-EVANGELIZZALO!
Essere puri per la Cena Cristiana Questo mangiare insieme denota una grande famigliarità, una comunione (c’è una espressione che forse adesso non si usa più in italiano, “abbiamo mai mangiato nella stesso piatto?” che si rifà a questa tradizione), perché mangiare nello stesso piatto significa massima intimità, come quelli della famiglia, e non lo fai con una persona qualunque. Ecco il gruppo di Gesù la feccia della società, la teppaglia, miscredenti, erano molti e lo seguivano, questo il gruppo di Gesù. Gesù, come ho già accennato, avrebbe potuto dire a tutta questa gente che era a tavola con loro, alt, prima del pasto mi raccomando una purificazione rituale delle mani, perché se tu impuro metti la mano sul piatto, tutto il piatto diventa impuro e tutti noi diventiamo impuri.

Ebbene Gesù a questo punto avrebbe dovuto dire: signori pubblicani, signori peccatori siete qui, siamo a mensa tutti a lavarsi le mani, ma non lo fa!

È questo lo scandalo di Gesù! Non è vero che bisogna purificarsi per stare a mensa con Gesù, ma stare a mensa con Gesù è quello che purifica!Questo è il significato dell’Eucarestia; e tutti gli evangelisti insistono su questo, addirittura Giovanni nel cap. 13 (il contesto è quello della cena Eucaristica) dice che: “mentre cenavano Gesù si alzò e si mise a lavare i piedi”.

Ma perché lo fa mentre cenavano? Se proprio voleva lavare i piedi ai discepoli doveva farlo prima della cena: non si interrompe una cena, perché non lo ha fatto prima? Appunto per far capire che non c’è bisogno di purificarsi per partecipare alla Cena ma l’effetto della Cena è la purificazione.
Questa è la Buona Notizia di Gesù: non c’è nessuno che si possa sentire escluso dalla Mensa del Signore, non è vero che dobbiamo purificarci per accoglierlo, ma accogliamolo ed è quello che ci purifica.

Attenzione, non in maniera magica e automatica, non basta accoglierlo per essere purificati : abbiamo detto che nell’Eucarestia Gesù si fa Pane, alimento di VITA, .... perché quanti lo accolgono e lo assimilano, siano a loro volta capaci di farsi PANE, alimento di VITA per gli altri.

E'questo che purifica l’uomo : non il fatto di mangiare questo Pane, ma  diventare Pane ( di VITA n.d.r.) per gli altri, è questo quello che purifica.
Scoppia lo scandalo ( per la mentalità giudaica Gesù è il giudeo che con il suo comportamento peccaminoso induce gli altri a peccare n.d.r.), è troppo!

Che Gesù abbia invitato questo Levi a seguirlo, pazienza! Ma che da tutta la città tutti i pubblicani e peccatori stiano a pranzo con Gesù è troppo, non se ne può più.


Marco 2, 16Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 17Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» Allora gli scribi e i farise- eccoli di nuovo. Vedendolo che mangiava con i peccatori e i pubblicani-vigliacchi e ipocriti, perché non affrontano Gesù? Perché sanno che gli andrebbe male con lui, allora vanno dall’anello debole, sentite che perfidia: "dicevano ai discepoli: perché mangia con pubblicani e peccatori il vostro Maestro?".

Quello che stanno dicendo è chiaro, cioè ma che razza di maestro seguite? Ma non vedete che vi fa mangiare con i pubblicani e i peccatori gente infetta e non gli fa lavare le mani, ma che razza di maestro seguite? Quindi non è una domanda volta ad apprendere, ma è una domanda rivolta ad accusare: ma che razza di maestro state seguendo? Uno che vi infetta e vi rende impuri.

Il comportamento degli scribi e farisei naturalmente e caricaturato ed è tipico delle persone molto pie, molto religiose, queste sono sempre vigilanti dell’ortodossia, i custodi della tradizione, che spiano ogni parvenza di libertà delle persone che devono stare sempre sottomesse, alle regole religiose. Gesù ha l' orecchio fine, quando è in ballo qualcosa dei suoi discepoli (Gesù ci sente anche se non si sono rivolti a Lui) .

Marco 2, 17  Lì udì. Gesù e disse loro: " non sentono il bisogno del medico quelli che sono forti, ma quelli che stanno male : non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".La sentenza di Gesù è tremenda, loro erano considerati “giusti” e Gesù dice loro; chi vi ha chiamati? , non c’è posto per voi, sono venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori.


Alla mensa di Gesù tutti sono benvenuti : peccatori, miscredenti e delinquenti ma non i “giusti”, non c’è posto per loro addirittura in un altro vangelo Gesù li caccia via.


Quello che Gesù dice è qualcosa di talmente logico, talmente normale che se non fosse che la religione ha intorpidito le persone, non ci sarebbe stato bisogno di dirlo.
Gesù dice una cosa molto chiara, non sentono il bisogno del medico quelli che sono forti, ma quelli che stanno male. Cosa vuol dire Gesù? Gesù non parla di sani e infermi, ma di quelli che sono “forti” e di quelli che “stanno male”, ma perché adopera queste espressioni?

Quelli che sono forti, nel libro del profeta Isaia sono i capi, gli oppressori del popolo; quelli che stanno male rappresentano il popolo abbandonato dai suoi dirigenti, da pastori che pensano soltanto a se stessi, non pensano al proprio gregge, pastori insensibili alle sofferenze del popolo: pertanto le due definizioni indicano gli oppressori e gli oppressi, in questo caso gli oppressori sono scribi e farisei i “giusti”, e gli oppressi sono pubblicani e peccatori.


Ma quello che Gesù sta dicendo è qualcosa di molto chiaro: quando una persona sta male cosa fa? Chiama il medico, prende le medicine, è talmente normale!
Ebbene la religione è riuscita a rincretinire le persone e fargli credere che proprio perché stanno male non possono chiamare il medico, e proprio perché sono infermi ( hanno peccato) non possono prendere la medicina ( l'eucarestia). Immaginate se adesso tornando a casa dove avete lasciato qualche congiunto, famigliare ammalato e gli dite: allora hai chiamato il medico? No sto male! e quando lo chiami? Quando stai bene? Hai preso la medicina questa mattina? No perché sto male. Quando la prendi quando stai bene?

Quindi vedete che è qualcosa di insensato, di illogico:
la religione è riuscita a pervertire la testa delle persone e fargli credere che se sei ammalato non puoi ricevere il medico, sei infermo non puoi prendere la medicina. Sarebbe interessante con qualche storico, vedere come la Chiesa ha fatto tutto il contrario e fino qualche secolo fa c’era la proibizione per i medici di curare gli ammalati se questi non si erano prima confessati, se non si confessavano il medico non poteva curarli. Vedete quando ci si allontana dal vangelo.

Ma è chiaro: sono malato chiamo il medico, anche se sono in condizioni più vergognose, il medico è fatto per questo, il medico non si scandalizza se mi vede in un letto di merda, è compito suo tirami fuori da questo anche se ho le piaghe più schifose, le malattie più ripugnanti il medico c’è proprio per questo; se non chiamo lui, chi chiamo?

No! sei ammalato non puoi chiamare il medico, sei infermo niente medicina, allora Gesù fa capire la stupidità di questo sistema religioso; la incongruenza, la illogicità. Quindi Gesù è molto chiaro per questo e Gesù dice che non è venuto ad invitare i giusti, escludendo dal suo regno gli scribi, i farisei che si ritenevano i giusti per la loro scrupolosa osservanza della Legge.
Il giusto che si pensa tale perché si sforza di essere fedele alla Legge [religiosa] , proprio per questo si rende ingiusto perchè giudica e condanna chi non osserva le regole e le leggi come fa lui , credendo che questi si allontanino sempre di più da Dio.
Quelli che pensano di avere aderito al popolo di Dio e escludono gli altri, in realtà restano fuori dal Regno, e quelli che erano considerati gli esclusi (dal Regno) dalla religione sono invece gli ammessi, questa è la buona notizia di Gesù . ...

Siamo tutti invitati alla cena del Signore, meno le persone “giuste”, le persone che si ritengono di essere a posto con Dio in base alle loro regole ed osservanze, questi no!
Dicevo che Gesù nello stesso brano nel vangelo di Matteo continua: andate ad imparare che cosa vuol dire: misericordia voglio e non sacrificio. Infatti non son venuto a chiamare i giusti ma i peccatori. ( cf.: Osea 6,6) Quindi Gesù accoglie tutti peccatori e miscredenti, ma ai giusti dice :  andate prima ad imparare cosa significa: misericordia voglio e non sacrificio, perché ho già detto chi sacrifica a Dio ( cioè fa un rito religioso) inevitabilmente prima o poi sacrifica gli altri.

Mt 5,23Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare
I giudei portavano ai sacerdoti del tempio le loro offerte perche questi compissero un determinato rito di sacrificio. Era un rito e quando questo rito era iniziato non poteva essere interrotto per nessun motivo : lo avevano stabilito i rabbini.
Mt 5,23 Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, Sacrificio in ebraico è una parola - הקרבה = qorban- che letteralmente indica l' " AVVICINARSI (A DIO)". Prima di  avvicinarti a DIO per offrire qualsiasi sacrificio ( compreso il sacrificio di LODE, la preghiera) - dice Gesù- fai memoria se qualche tuo fratello cristiano si è separato dalla fraternità con te per una qualche ragione.Se sì, allora...
24lascia lì il tuo dono davanti all'altare, Puoi anche interrompere il rito perchè se vuoi AVVICINARTI  a Dio e sei LONTANO da tuo fratello quel rito di sacrificio sarebbe una ipocrisia. Allora:
va' prima a riconciliarti con il tuo fratellofai il primo passo, ristabilisci la fraternità con lui , questo è il vero rito di sacrificio gradito a Dio . Allora sì che potrai AVVICINARTI  a Dio e celebrare il tuo sacrificio anche ritualmente:
e poi torna a offrire il tuo dono.Non è la ritualità religiosa che magicamente stabilisce la giusta relazione e comunicazione con Dio : piuttosto è la reale condizione di relazione e comunicazione con i fratelli che la stabilisce .


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