Piccolo Corso Biblico

STORIA DELLA SALVEZZA

DOMINAZIONE GRECA TOLOMEI ED ASMONEI
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La dominazione greca .L'ellenismo " Al rientro dall'esilio .. la Giudea è ormai ridotta a una piccola regione alla periferia dell'impero persiano; la maggioranza del popolo ebraico si trova a vivere fuori Israele, in Egitto, in Babilonia, un po' in tutto il Medio Oriente. Mentre le riforme di Neemia ed Esdra accentuano la centralità di Gerusalemme come unico luogo di culto, nascono per i Giudei lontani dal tempio le prime sinagoghe, luoghi di preghiera, di studio, di incontro.

Lo spazio di tempo che va dalla missione di Esdra sino all'arrivo di Alessandro Magno ci è anch'esso ignoto, per quanto riguarda le sorti della Giudea.


In questo secolo si acuisce il contrasto tra i Giudei e i Samaritani, questi ultimi discendenti delle popolazioni del nord mischiate con i nuovi popoli introdotti dagli Assiri dopo il 721 (cfr. 2 Re 17,24). Intorno al 330 il contrasto diventerà aperta rottura; i Samaritani adottano il Pentateuco come unico libro sacro e costruiscono un proprio tempio sul monte Garizim, in opposizione a Gerusalemme. L'odio esistente tra le due comunità è ben noto al lettore da molti testi evangelici (Gv 4,9; Le 10,29-37 ecc.).

Nel 333 Alessandro Magno distrugge l'impero persiano estendendo il suo dominio dalla Grecia all'Iran; nel 332 Alessandro, nell'invadere l'Egitto, annette quasi senza colpo ferire tutta la regione palestinese, Giudea compresa: è l'inizio di una nuova epoca, l'ellenismo.

Nel 333 a.C. le armate persiane che erano in Macedonia furono sconfitte da Alessandro Magno. Egli era convinto che la cultura greca fosse la sola forza che avrebbe potuto unificare il mondo. Alessandro permise ai Giudei di osservare le loro leggi e garantì loro persino l'esenzione dal tributo o tassa durante il loro anno sabbatico.

Quando costruì Alessandria in Egitto li incoraggiò a dimorarvi e diede loro alcuni degli stessi privilegi che aveva concesso ai suoi sudditi greci. La conquista greca preparò la strada alla traduzione dell'AT in greco (la versione dei Settanta o Septuaginta) iniziata nel 250 a.C. circa.

L'impero persiano soccombe sotto la conquista lampo di Alessandro Magno (335-323). Ma il passaggio all'impero macedone non ha immediate ripercussioni nella comunità giudaica, tutta concentrata nella sua vita interna.


L'epoca ellenistica da Alessandro Magno ai Tolomei Con Alessandro Magno la civiltà e la cultura greca penetrano all'interno del mondo mediorientale, la Palestina compresa .
In alcuni dei paesi conquistati il processo di ellenizzazione fu più superficiale; in altri, come in Asia Minore e in Egitto, molto più profondo; anche Israele dovette confrontarsi con questa nuova visione del mondo.
Alessandro fu in genere piuttosto tollerante verso gli ordinamenti sociali e le usanze religiose dei popoli conquistati; nel caso dei Giudei, riconobbe l'autorità del sommo sacerdote e il diritto a regolarsi secondo la torah, considerata legge dello stato. Il cambiamento di potere, dai Persiani ai Macedoni, non portò dunque grossi mutamenti nella vita quotidiana dei Giudei. Diverso fu il caso di Samaria che, ribellatasi al governatore macedone, fu distrutta e successivamente ricostruita come colonia greca.

Anche su questo periodo i testi biblici tacciono, se si eccettua un polemico riferimento ad Alessandro in 1 Mac 1,2-4, testo scritto però due secoli dopo.

La morte prematura di Alessandro, a soli 33 anni (323 a.C.) provocò la fine del suo regno, che venne diviso tra i suoi generali (i cosiddetti "diadochi").

L'ellenismo" A partire da Alessandro Magno anche Israele deve confrontarsi con la cultura greca: il periodo dell'ellenismo diviene una ulteriore, feconda occasione di crescita culturale e teologica.
Tra il IV e il III sec si colloca il libro di Qoelet, nella scia della tradizione sapienziale antica e allo stesso tempo primo confronto di Israele con il mondo greco. Della stessa epoca sembra essere il celebre poema d'amore del Cantico dei Cantici.

A lato della letteratura sapienziale si collocano, tra il IV e il II sec, le narrazioni a sfondo teologico o morale di Rut, Giona, Ester, Tobia, Giuditta, questi ultimi due libri scritti direttamente in greco. Poco prima dell'epoca maccabaica, verso il 180 a.C, si colloca il libro del Siracide, erede della tradizione sapienziale di Israele, che verrà tradotto in greco nel 132 a.C. ad Alessandria d'Egitto, nella forma in cui è giunto integro sino a noi.

Le ultime voci dei profeti, Gioele e il Secondo Zaccaria (Zc 9-14) ci proiettano già verso la letteratura apocalittica, che riceverà un impulso decisivo dalla crisi causata dalla lotta con Antioco IV, a partire dal 164 a.C. Dopo questa data va collocato il libro di Daniele.

Al termine del periodo maccabaico, verso la fine del II sec. e l'inizio del I viene composto in greco il libro di Baruc, opera di carattere composito. I due libri dei Maccabei, opera di due diversi autori, narrano, anch'essi in greco, sotto diversi punti di vista, la storia della rivolta maccabaica e l'inizio della dinastia degli Asmonei. Probabilmente in questo periodo il libro dei Salmi riceve la sua forma definitiva.

Al termine di questo cammino ricordiamo, alle soglie ormai del Nuovo Testamento, il libro della Sapienza, composto in greco, ad Alessandria d'Egitto, da un Giudeo ellenizzato, durante l'impero di Ottaviano Augusto (30 a.C-14 d.C).


[Bibbia Piemme-Introduzione alla storia di Israele]I Tolomei Dopo un periodo di lotte, il governatore dell'Egitto, Tolomeo, della famiglia dei Lagidi, riesce, nel 312 a.C, a occupare la Giudea,

strappandola alla famiglia dei Seleucidi, che nel frattempo avevano preso il potere in Siria. La Giudea resterà sotto i Tolomei per più di un secolo e sarà un periodo di pace e relativa prosperità, come risulta dai diari di viaggio di un certo Zenone, funzionario del fisco tolemaico, che visitò la Giudea tra il 260 e il 258 a.C.

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Seleuco ottenne la Siria e la Mesopotamia, e dal 301 Lisimaco  prese la Tracia e l'Asia Minore e Cassandro governò la  Macedonia. I Diadochi così divisero l' impero in quattro parti, due delle quali, l'Egitto e la Siria, furono governate rispettivamente dai Tolomei e dai Seleucidi.

La situazione cambiò di nuovo dal 277, quando tre maggiori regni ellenistici si formarono in Egitto, Siria e Macedonia sotto gli Antigonidi (277-168). Dn 11 parla del "regno del sud" e del "regno del nord", descrivendo i loro conflitti, le loro guerre e le loro alleanze. La Palestina fu controllata dalla discendenza tolemaica stabilita in Egitto dal 323 al 198, ed in seguito fu governata dai Seleucidi di Siria dai 198 al 142. Ognuno continuò fino al definitivo trionfo di Roma.

La Bibbia ebraica dei LXX « L'influsso della cultura ellenistica si fece sentire in modo più marcato nel giudaismo della diaspora. Gli Ebrei che dimoravano in città ellenistiche ne adottarono la lingua (il greco) e spesso anche i costumi, pur cercando di restar fedeli alle loro tradizioni.
Ad Alessandria d'Egitto, senz'altro la più fiorente colonia giudaica fuori di Israele, nasce in questo periodo un'opera di capitale importanza, la traduzione greca della Bibbia ebraica, nota come i Settanta (LXX).

La traduzione, composta in un arco di tempo di quasi due secoli e comprendente anche testi composti direttamente in greco, che entreranno poi nel canone cattolico (come la Sapienza e i Maccabei), è la testimonianza dell'attaccamento alla tradizione da parte delle comunità giudaiche d'Egitto e allo stesso tempo della necessità di esprimersi ormai in un'altra lingua.

I LXX costituirono il testo biblico utilizzato dagli autori del Nuovo Testamento e per molto tempo costituirà il testo dell'Antico Testamento per le comunità cristiane di lingua greca.
« La Giudea sotto i Seleucidi Tra il 201 e il 200 a.C. Antioco III, dei Seleucidi di Siria, riuscì a strappare a Tolomeo VI l'intera Giudea.

Le relazioni dei Giudei con il nuovo sovrano sembrano essere state inizialmente piuttosto buone; la Giudea prontamente si sottomise e i Seleucidi ne mantennero in cambio lo statuto di autonomia interna già goduto sotto i Tolomei, oltre a una serie di non trascurabili privilegi fiscali.

Nel frattempo la cultura ellenistica continuò a far sentire la sua influenza sulla società giudaica, favorita in ciò dall'atteggiamento delle classi più ricche e degli stessi sacerdoti. Un radicale mutamento della situazione viene ancora una volta dall'esterno: nel 189 a.C. Antioco III, entrato in conflitto con la nascente potenza di Roma, esce duramente sconfitto dalla battaglia di Magnesia, subendo l'imposizione di condizioni molto pesanti, le cui conseguenze peseranno in modo decisivo sulla futura politica del governo seleucida, ormai sull'orlo della bancarotta.

Seleuco IV, che assume il potere nel 187 a.C, avrebbe cercato di prelevare con la forza una certa quantità d'oro dalle casse ben fornite del tempio di Gerusalemme, gesto da lui considerato un diritto regale, ma visto dai Giudei come un sacrilegio, andato a vuoto, secondo il racconto di 2 Mac 3, in seguito a un miracoloso intervento divino.

A Seleuco succede Antioco IV (187-163 a.C.) che si impone il nome di Epifane (in greco «[dio] rivelato»), ma che il popolo chiamerà Epimane, cioè «pazzo», il che ci dice qualcosa sulla sua personalità. Nella letteratura apocalittica egli diventerà il simbolo stesso delle potenze del male (Dn 7,25 e 11,36-39).

In questo periodo a Gerusalemme un tal Giasone, Giudeo ellenizzato di famiglia sacerdotale, comprò dal re, bisognoso di fondi, la carica di sommo sacerdote, dando vita a un deciso processo di ellenizzazione. Viene aperto un ginnasio, sullo stile greco, e alcuni giovani giudei partecipano ai giochi di Tiro. Intanto si propone di dare a Gerusalemme lo statuto di una città greca, cosa che avrebbe comportato di fatto l'abolizione della torah come legge dello stato.

Secondo 2 Mac 4,13-15 molti sacerdoti seguirono queste nuove mode, attratti dal fascino della cultura e dello stile di vita dei Greci, per i quali ogni altro popolo -Giudei compresi- era "barbaro". Intorno al 172 a.C. Giasone venne però deposto e sostituito da un tal Menelao, che, pare, avrebbe offerto al re 300 talenti in più (2 Mac 4,24). Per garantirsi la carica Menelao fece uccidere il sommo sacerdote legittimo, Onia III (Dn 9,26).

In questa situazione si collocano le due campagne intraprese da Antioco contro l'Egitto (169-168 a.C), bruscamente interrotte per l'ultimatum impostogli dai Romani, che avrà riflessi tragici per la Giudea.

La persecuzione di Antioco IV Già al ritorno dalla prima campagna contro l'Egitto Antioco IV avrebbe attinto denaro alle casse del tempio di Gerusalemme (1 Mac 1,21-24); di ritorno dalla seconda, umiliato dai Romani, si trova a dover reprimere una rivolta in Giudea.

Entrato a Gerusalemme ne saccheggia il tempio e fa costruire un presidio militare (l'Aera) ove lascia una guarnigione. Inoltre ordina la costruzione di un altare dedicato a Zeus Olimpo al posto dell'altare degli olocausti, nel cuore del tempio (15 dicembre 167 a.C); è ciò che Dn 9,27 definisce «l'abominio della desolazione». Vengono prese inoltre precise misure repressive contro il culto ebraico, proibendo la circoncisione e la celebrazione delle feste, sotto pena di morte (1 Mac 1,41-64).

Non si deve tuttavia pensare ad Antioco come a un persecutore religioso, non mosso da altro intento se non quello di distruggere, puramente e semplicemente, la fede giudaica. Le motivazioni di Antioco erano in realtà politiche (la rivolta antiseleucida) ed economiche (il disperato bisogno di denaro). Non va dimenticato il fattore emotivo di un Antioco che, di ritorno dall'Egitto dopo una cocente umiliazione, può sfogare su Gerusalemme tutta la sua frustrazione. Inoltre l'imposizione di un culto greco in Giudea è, nella prospettiva del re, un fatto relativamente normale, accettato in genere senza troppi drammi dagli altri popoli.

Nella stessa Gerusalemme esistevano molte persone favorevoli a un deciso processo di ellenizzazione. Il giudaismo tuttavia, chiuso in se stesso e caratterizzato da una fede ormai molto diversa da quella dei popoli circostanti, convinto della propria superiorità religiosa e morale, lesse l'azione di Antioco come un atto di persecuzione mirante a distruggere l'intera comunità israelitica. E così infatti che i libri dei Maccabei e di Daniele, scritti poco dopo questi fatti, vedono il re seleucida. Così la sua azione si trasforma, al di là delle sue intenzioni iniziali, in un atto di autentica persecuzione religiosa.

L'ostilità nei confronti del popolo di Dio culminò con l" 'abominio della desolazione" (Dn 11,31), storicamente identificato con  Antioco IV Epifane (175-164 a.C.) proclamatosi Divinità e sostituendo la sua effigie con i simboli ebraici nel Tempio di Sion. A questo punto avviene lo scontro della comunità giudaica con la cultura greca.

Antioco IV (175-163 a.C.) nella sua ansia di ellenizzare il regno e bisognoso di mezzi per pagare il tributo a Roma, non rispetta più la comunità giudaica, e ordina come unica religione il sincretismo religioso, servendosi di un partito filoellenista, nel gruppo sacerdotale.
Nel 169 a.C. spoglia il tempio di Gerusalemme di tutti i tesori. Nel 167 a.C. costruisce una fortezza con la guarnigione per controllare il tempio. Un decreto reale poi abolisce le libertà concesse da Antioco III, la legge mosaica perde forza, i culti pagani sono introdotti a Gerusalemme e il tempio è dedicato a Giove Olimpo, Dio supremo. Seguì la rivolta maccabaica, condotta fino alla fondazione della dinastia Asmonea. »

La rivolta maccabaica « La persecuzione di Antioco IV trovò subito l'opposizione dei Giudei più fedeli alle loro tradizioni, piccoli gruppi di "pii" (gli Hasidim o Asidei, cfr. 1 Mac 2,42) che, dopo primi sporadici tentativi di rivolta, riusciranno a organizzare una vera e propria resistenza.

I libri dei Maccabei insistono sulle motivazioni religiose (cfr. 1 Mac 2,19-22), cui si devono aggiungere anche ragioni di ordine sociale: i fautori dell'ellenismo infatti erano per lo più membri di classi ricche, sacerdoti e nobili. Inoltre, quando Gerusalemme divenne una città con statuto di tipo greco, la cittadinanza non dipese più dal comune elemento della circoncisione, ma dal criterio del censo e della posizione sociale, a scapito ovviamente delle classi più povere.

Di questi contrasti, esistenti già fin dai tempi di Neemia e Esdra, è testimone il libro del Siracide, composto da uno scriba di Gerusalemme verso il 180 a.C. Questo stato di cose può far meglio comprendere l'appoggio popolare che la rivolta maccabaica facilmente ottenne. L'occasione propizia giunse quando il sacerdote Mattatia, esiliato nel piccolo villaggio di Modin, si ribellò ai messi regali, dandosi alla macchia con i suoi figli, uno dei quali, Giuda, detto Maccabeo («martello»), divenne subito il capo della rivolta.

Non è possibile seguire qui in dettaglio le campagne condotte con criteri di guerriglia contro le truppe di Antioco, if quale, impegnato in Oriente, fu colto di sorpresa. Così, nel dicembre del 164 a.C, Giuda riuscì a riconquistare Gerusalemme, facendo riconsacrare il tempio profanato (1 Mac 4,36-61): ancora oggi si celebra in ricordo di questo evento la festa di Hanukkah, della Dedicazione. Nello stesso anno Antioco IV muore e Giuda riesce a ottenere dal suo successore, Antioco V, impegnato in lotte dinastiche, un editto di tolleranza.

Lo scontro tuttavia si riaccese in seguito ai contrasti nati all'interno degli stessi Giudei, riguardo alla carica di sommo sacerdote, contesa tra filoellenisti e aderenti al movimento maccabaico. Nel 160 a.C. Giuda fu ucciso in battaglia contro l'esercito di Bacchide, generale di Demetrio, il nuovo re seleucida che aveva approfittato di tali lotte interne per muovere contro Gerusalemme.

Alla guida del movimento subentra il fratello di Giuda, Gionata (160-143 a.C), che, approfittando delle continue lotte tra i pretendenti al trono seleucida, riesce a ottenere (152 a.C.) la carica di sommo sacerdote oltre all'autonomia pressoché totale per la Giudea. Vittima delle sue stesse macchinazioni, nel tentativo di concludere un'alleanza con uno dei pretendenti di turno al trono seleucida, Gionata viene ucciso a tradimento dopo essere riuscito a concludere alleanze con Sparta e Roma (1 Mac 12).

Succede a Gionata un terzo fratello, Simone (143-134 a.C.) che presto riuscì a farsi riconoscere dal re seleucida Demetrio II come "sommo sacerdote, governatore e generale dei Giudei", concentrando così nelle sue mani il potere civile, militare e religioso e allontanando definitivamente i Seleucidi dalla Giudea, che diventa di fatto uno stato indipendente. Anche Simone finirà assassinato da un suo parente, ma il suo successore, Giovanni Ircano I, può essere considerato come il fondatore della prima dinastia regale dopo l'esilio babilonese.

Con la morte di Simone termina il racconto dei libri dei Maccabei; in 1 Mac 14,4-15 l'elogio di Simone fa pensare a una specie di età dell'oro per Israele; ma suo figlio Giovanni Ircano dimostrerà subito come ormai è morto l'ideale maccabaico e la nuova monarchia si è a sua volta trasformata in uno strumento di oppressione e di dominio.

Mattatia ed i suoi figli sono entrati nella tradizione ebraica come eroi nazionali con il titolo di Maccabei; i discendenti di Simone invece furono in cattiva luce e passarono alla storia con un titolo diverso, quello di Asmonei.
La dinastia asmonea Giovanni Ircano I (134-104 a.C.) si dedicò soprattutto a campagne militari di espansione, servendosi di un esercito professionale di mercenari; "convertì" con la forza Samaritani e Idumei, obbligando questi ultimi alla circoncisione.

In questo periodo nascono i gruppi dei sadducei e dei farisei, questi ultimi molto critici verso Giovanni, che accusavano di aver concentrato nelle sue mani il potere civile e quello religioso, e di comportarsi in maniera tirannica, molto più incline all'ellenismo che agli ideali maccabaici di purezza giudaica.

L'atteggiamento di Ircano I è proseguito dal figlio Aristobulo (104-103 a.C.) che nel suo brevissimo regno, dopo aver fatto assassinare sua madre e suo fratello, si autoimpose il titolo di re. Gli succede un altro fratello, Alessandro Ianneo (103-76 a.C), sotto il cui regno la dinastia asmonea raggiunge il suo massimo splendore, ma allo stesso tempo il culmine dei contrasti con i gruppi più fedeli al giudaismo.

Per reprimere l'opposizione farisaica, Alessandro ordina un vero e proprio massacro, facendo crocifiggere centinaia di farisei attorno alle mura di Gerusalemme, fatto senza precedenti che causò un profondo turbamento nella popolazione. E chiaro ormai come la dinastia asmonea si è trasformata in una delle tante monarchie orientali; un controsenso per come le cose erano iniziate.»

[Bibbia Piemme-Introduzione alla storia di Israele]

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