Piccolo Corso Biblico

Storia della salvezza.
Il Giudaismo


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Il periodo Romano " Ad Alessandro Ianneo succede la vedova Alessandra Salome (76-67 a.C.) che riesce a riconciliarsi con i farisei e a dare al regno un breve periodo di pace. Alla sua morte il conflitto per la successione nato tra i due figli, Ircano II, sommo sacerdote, e Aristobulo II, erede al trono, arriva a un punto tale che Ircano preferisce chiedere l'aiuto di Roma.

I Romani non perdono la ghiotta occasione e Pompeo può entrare nelle vesti di arbitro a Gerusalemme, nel 63 a.C, dopo tre mesi di assedio. Lo storico romano Tacito racconta lo stupore di Pompeo che, entrato nel tempio, lo trova vuoto, privo di immagini sacre, luogo di culto di un Dio invisibile, incomprensibile per i Romani, i nuovi padroni di Israele. "

[Bibbia Piemme-Introduzione alla storia di Israele]

II giudaismo del Secondo Tempio.
" Nella società giudaica, che non fu mai monolitica, come appare anche dalla lettura dei soli testi canonici, fiorirono a partire dal II secolo a.C. numerosi movimenti religiosi in concorrenza reciproca sia sul piano ideologico sia su quello politico.

Da notizie ricavate da testi antichi possiamo mettere insieme una ventina di nomi indicanti gruppi diversi; ma già Flavio Giuseppe , presentando nelle sue opere la situazione culturale del suo tempo (I secolo d.C), riduce i gruppi a tre soltanto: farisei, esseni e sadducei.

A questi aggiunge, quasi in appendice, il partito degli zeloti. Non ci dice mai, però, nomi di autori o titoli di opere classificate secondo il suo schema.

Ci troviamo pertanto di fronte a questa situazione: da un lato abbiamo la documentazione che il mondo giudaico era diviso in molti gruppi e correnti di pensiero, dei quali ci sono restati molti nomi; dall'altro, abbiamo una vastissima quantità di opere a noi giunte sìa per mezzo di scoperte archeologiche (manoscritti di Qumran o del Mar Morto), sia per mezzo di normale tradizione manoscritta, ma in traduzioni in altre lingue antiche (apocrifi dell'Antico Testamento), senza che riusciamo nella maggior parte dei casi a stabilire a quale gruppo possa appartenere la singola opera. Fanno eccezione molti scritti scoperti nelle grotte del Mar Morto, dei quali è possibile stabilire con certezza la matrice essenica.


1.La corrente enochica . Enochismo e Apocalittica .. Nel corso del IV secolo a.C. si formò in Giuda una teologia con caratteri nettamente diversi dal resto del pensiero ebraico.

Dato il bisogno della scienza moderna di organizzare e classificare lo scibile, verso il 1820 fu coniato il termine «apocalittica» per indicare un gruppo che gli antichi ignoravano (e che probabilmente non esistette mai), sotto il cui denominatore raccogliere parecchie opere che sembrano avere caratteri, soprattutto stilistici, simili.

Così ci troviamo a parlare del mondo giudaico usando categorie non omogenee. Se il rapporto essenismo/Regola della Comunità è fondato su due termini entrambi accertati dalla storia, l'affermazione universalmente accettata che il cosiddetto Quarto Libro di Ezra è apocalittico si fonda su un dato certo (la nostra conoscenza dell'opera) e uno puramente ipotetico e derivante da una congettura moderna fondata più sullo stile che sui contenuti.

Poiché la maggior parte delle nostre conoscenze relative al pensiero di questo periodo deriva direttamente dalle opere,...opere concettualmente rilevanti come il libro dei Giubilei o i Testamenti dei Dodici Patriarchi, non possiamo dire da che gruppo provengano. ...

Se nel discorso storico si introduce il concetto di apocalittica, l'enochismo diventa una parte di questa. Non è chiaro fino a che punto questa teologia restò un puro fenomeno di cultura, una mera corrente di pensiero, e fino a che punto dette vita a un vero e proprio movimento in contrasto col resto del pensiero ebraico.

I libri più antichi che testimoniano dell'esistenza di questa teologia sono il Libro dei Vigilanti e il Libro dell'Astronomia
.
Il Libro dei Vigilanti deriva da un più antico Libro di Noè, non pervenutoci, ma facilmente ricostruibile (VI o V secolo a.C.), che fu rielaborato per esprimere le nuove concezioni.

Poiché il Libro dei Vigilanti, come quello dell'Astronomia e alcuni altri che seguiranno, ha come rivelatore la figura di >Enoc , la corrente di pensiero che ne derivò può essere detta «enochica». Secondo un'altra terminologia il Libro dei Vigilanti può essere detto il più antico libro apocalittico .

... Due sono le grandi novità che il Libro dei Vigilanti inserì nella storia del pensiero e della religione giudaica:
- l'origine preterumana del male
- e l'immortalità dell'anima, intesa come entità disincarnabile e capace di vivere dopo la morte presso Dio.


L'origine del male
...si era affacciata l'idea che il male esistente nel mondo derivasse da una contaminazione della natura, specialmente quella dell'uomo, che derivava da un peccato prodottosi al di sopra della sfera umana.
2Pt 2,4 Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio;
Giuda 6 .. gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.

Si trattava di una colpa commessa da un gruppo di angeli, del capo dei quali si indicava anche il nome, che variava a seconda delle fonti dell'opera, tra Asael (o Azazel) e Semeyaza. Ma il peccato era sentito come peccato collettivo.

In ogni caso tutti gli angeli ribelli furono incatenati da Dio nel sottoterra e l'opera malefica restava affidata sulla terra solo alle anime vaganti dei figli nati dall'unione degli angeli con le donne, i nefilim o giganti: una banda di spiriti perversi, ma assolutamente disorganizzati.


Nefilim [ הנּפלים]

Con il Libro dei Sogni (160 a.C. ca., appartenente alla corrente enochica), appare la figura di un primo angelo peccatore che poi seduce altri angeli e infine gli uomini.

In questo caso l'angelo senza nome, ma primo peccatore, può bene essere detto il diavolo.

Comunque, anche nel Libro dei Sogni si tratta sempre di un essere angelico, che liberamente si ribella a Dio.

Il Libro dei Vigilanti presenta una complessa stratificazione bene individuabile in parte su base puramente formale, in parte su base ideologica. ...


L'autore, rifacendosi al Libro di Noè, racconta che alcuni angeli, presi da amore per le donne
(cfr. Gen 6,4 C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.)
abbandonarono il cielo per sposare le donne.

Da questa unione mostruosa, avvenuta in contrasto con l'ordine cosmico voluto da Dio, si produsse una contaminazione generale della natura, che lese la libertà stessa di scelta dell'uomo tra il bene e il male.

Inoltre i figli nati da questa unione, i nefilim, tradotto in greco con gìgantes, termine mantenuto nelle lingue moderne ( «giganti»), erano malvagi e uccidevano gli uomini. Dio intervenne, ascoltando l'invocazione degli angeli fedeli e delle anime degli uccisi; legò sottoterra, nel mitico deserto di Dudael, gli angeli perversi e fece morire i giganti in lotte fratricide, ma niente potè contro le loro anime che continuarono ad aggirarsi sulla terra.

Incubus

La causa del disordine cosmico e, quindi, la causa prima del male, viene spiegata secondo una categoria abbastanza complessa, destinata ad avere ampli sviluppi in seguito, formata da un rapporto non chiaro nei limiti, ma sicuro nei fondamenti, tra male e impurità

Gli angeli caduti si erano resi impuri con le donne alterando l'ordine della natura (si veda I Enoc [LV] 12,4 e soprattutto 15,3-4). Il fatto poi che le anime dei giganti si aggirassero ancora sulla terra spiegava perfettamente sia l'esistenza degli spiriti maligni, nei quali l'autore certamente credeva, sia le sventure che venivano loro attribuite.

Il male degli uomini derivava dalla contaminazione della natura, alla quale si aggiungeva l'opera devastante delle anime dei giganti, cioè degli spiriti maligni.

Poiché la caduta degli angeli era datata al tempo di due o tre generazioni precedente il diluvio, questo mito, letto come se fosse storia ( Cfr. P. Sacchi, Storicizzazione e rivelazione alle origini del giudaismo, in Sacchi, 1990, pp. 259-271.), non sembrò più capace di spiegare interamente l'origine del male e la peccaminosità dell'uomo, secondo una riflessione che si faceva sempre meno mitologica e sempre più razionale.

Un autore più tardo, ma non di molto, di colui che scrisse il primo mito sulla base del racconto del Libro di Noè, si pose il problema del peccato di Caino, che era avvenuto prima della caduta degli angeli (1Enoc [LV] 22,7).

Creò così un secondo mito del peccato angelico capace di spiegare l'origine del male in maniera globale: bisognava arrivare alle origini del mondo.

Senza respingere il vecchio racconto della caduta degli angeli sulla terra, il nuovo autore aggiunse la narrazione di un peccato angelico che si produsse nel quarto giorno (mercoledì) della creazione, quando furono create le stelle e cominciò il tempo storico.

Gli angeli, che dovevano guidare i sette pianeti che giravano intorno alla terra, li portarono su orbite diverse da quelle che Dio aveva stabilito (I Enoc [LV] 18,12.15; 21,6). Si cercava di far coincidere le esigenze del pensiero religioso e morale con i dati scientifici del tempo: la trasgressione commessa dagli angeli agli inizi del tempo comportò un'alterazione degli influssi che dalle stelle scendono sulla terra: essi non erano quelli che Dio aveva voluto. In questo modo si spiegavano anche gli influssi maligni degli astri, cosa che era credenza comune. In questo modo il cosmo non era più un ordine, ma diveniva un disordine.


L'impurità originale
Alle origini l'impurità era concepita come una forza diffusa nella natura, capace di indebolire le forze dell'uomo. L'uomo doveva essere in stato di purità (raggiungibile attraverso purificazioni) in particolari momenti di pericolo.

È documentata la necessità dello stato di purità per il viaggiatore, per il soldato e per il sacerdote all'altare; quest'ultima situazione era la più pericolosa di tutte, perché era antica credenza che il contatto col sacro uccidesse.

[ Le impurità nel mondo ebraico riguardavano essenzialmente il culto, cioè contatto con il sacro. Si trattava sempre di purità rituale . L'impuro non era ammesso al sacro, alla liturgia, alla presenza divina, alle benedizioni divine : doveva purificarsi attraverso riti di purificazione specifici per ogni tipologia di impurità. Si trattava in genere di lavaggi, abluzioni, etc. Il peccato invece riguardava l'alleanza, quindi l'appartenenza al popolo di Dio , l'eredità delle promesse salvifiche di Dio. Solo Dio poteva perdonare il peccato. Stabilire una affinità tra peccato e una impurità originaria significava rimandare il problema della purificazione dell'uomo e della natura a Dio solo. n.d.r. ]

Già in alcune pagine della Bibbia si vede che alcuni autori avevano trovato una qualche affinità tra il peccato e l'impurità, ma fu solo con il Libro dei Vigilanti che questa idea si affermò completamente. Sarà ulteriormente approfondita dall'essenismo.

L'immortalità dell'anima
La credenza nell'immortalità dell'anima portava con sé necessariamente un modo diverso di guardare la vita.

Lo sguardo dell'uomo non si fermò più sul tempo futuro qui sulla terra, ma cercò di forare il mistero dell'aldilà. Cominciò così a svilupparsi la speculazione sul destino delle anime dei morti.

Esse sono immaginate riunirsi all'estremo occidente in alcune valli, dove i buoni sono separati dai cattivi secondo un criterio non chiaro. Qui c'è una fonte di vita che è costituita da «acqua di luce» (I Enoc [LV] 22,9).

Ciò che distingue nettamente le larve ( 'oboi) della tradizione biblica dalle anime (dette anche «spiriti») del Libro dei Vigilanti è il fatto che le larve erano destinate tutte allo se'ol, agli inferi, dove tutte scendevano senza essere giudicate. Tutte, buone e malvagie, avrebbero vissuto la medesima vita, tristi per essere senza luce.

Al contrario le anime del Libro dei Vigilanti le anime vanno in una sede dove restano separate, e quindi già giudicate, le une dalle altre, le buone dalle cattive, con destini opposti. Il giudizio di Dio su queste anime assume un valore assoluto, che risponde ai problemi posti da Giobbe circa la giustizia di Dio.

Il giudizio che Dio avrebbe portato sul mondo alla fine della storia secondo l'insegnamento profetico si anticipa su ciascun essere vivente al momento della sua morte. La religione di Israele comincia a diventare, almeno in alcune sue correnti, una religione dell'aldilà.

Il Libro dei Vigilanti marca nel giudaismo l'inizio di una corrente di pensiero che ebbe suoi travagli fin dal suo sorgere, ma che sembra aver messo forti radici. In effetti le idee nuove del Libro dei Vigilanti tenderanno a diffondersi in Israele con accettazioni, rielaborazioni e anche rifiuti.

Per esempio, già i versetti di Gen. 6,1-4 mostrano che il loro autore conosceva il mito degli angeli caduti; ma gli tolse il suo significato, demitizzandolo con un procedimento che oggi possiamo definire evemeristico, perché interpretò i nefilim come eroi dell'antichità.
( Evemero (III-IV sec. a.C.), formulò la teoria evemeristica che definisce divinità ed eroi come rappresentazioni di personalità storiche del passato, che erano riusciti ad attribuirsi una natura divina-n.d.r.)

2. La corrente Essenica. [ Dopo il rientro da Babilonia gli ebrei si erano preoccupati di ripristinare nel II° Tempio un sacerdozio legittimo , che discendesse da Sadoc , sommo sacerdote del Regno davidico. Con la morte di Onia IV finisce il sacerdozio sadocita. ]

Gli Asidei
..Accanto ai Maccabei combatté per alcuni anni anche un gruppo i cui aderenti erano detti assidei, cioè 'piì'. Questi erano fautori della tradizione, anche se in alcune cose innovarono. Essi costituirono fino al 164 a.C. una buona parte dell'esercito dei Maccabei.

Il loro ideale era quello di poter vivere secondo la Legge tradizionale e non secondo quella greca. Ma la loro posizione non ebbe mai veri e propri scopi politici da realizzare: essi non cercavano di dare allo stato giudaico un volto preciso, ma volevano solo essere liberi di vivere secondo la Legge. In questo senso furono chiaramente nella linea politica di Ezra più che di Neemìa: ciò che era fondamentale era la Legge, naturalmente perché Legge di Dio e non perché Legge del Re.

Quando nel 164 a.C. Menelao fu sconfitto, fu distrutto l'altare pagano, che era stato costruito nel tempio, e fu permesso agli Ebrei di scegliere liberamente secondo quale legge volevano vivere, gli assidei si ritirarono dalla lotta armata, perché avevano raggiunto il loro scopo. In quanto al tempio che era officiato da un sacerdozio illegittimo, non posero problemi.

Per loro il centro del giudaismo doveva essere più la norma di vita che il tempio: in ogni caso pensavano che il Sommo Sacerdozio non dovesse essere necessariamente sadocìta. Con gli assidei il giudaismo di Ezra comincia a prendere forma.


Il Tempio di Leontopoli
...Menelao, che non era nemmeno di stirpe sadocita, aveva comprato il sommo sacerdozio da Antioco IV. Il tempio era contaminato e distrutta l'essenza stessa del giudaismo sadocita. L'ellenizzazione diveniva sempre più radicale. Fu proibito di leggere o tenere con sé il libro della Legge, fu proibita la circoncisione, e nel dicembre del 167 a.C. si arrivò alla contaminazione del tempio introducendovi l'«abominio della desolazione» (Dan. 9,27; 11,31; 12,11), probabilmente un altare pagano. Anche il tempio samaritano costruito sul monte Garizim fu dedicato a Giove Xenio (II Macc. 6,2).

Quanto più, però, gli ellenizzanti procedevano nella loro politica e per di più con la violenza, tanto più forte si faceva il sentimento di opposizione. In que.sta atmosfera Menelao fece uccidere a tradimento Onia III, che avrebbe potuto in qualche modo rivendicare i diritti del sommo sacerdozio legittimo (171 a.C.).

L'opera di Menelao fu appoggiata dalla Siria; ma quella che oggi appare come una persecuzione religiosa ebbe motivazioni diverse. Antioco appoggiava Menelao, perché di lui si fidava più che del partito avverso e perché aveva bisogno di avere sul lato meridionale del suo stato una città quanto più tranquilla e fida possibile. Altrimenti non si capisce perché non abbia perseguitato sistematicamente tutti gli Ebrei, che pure dovevano essere numerosi all'interno del vasto stato seleucidico.

Menelao voleva un giudaismo diverso. Non voleva distruggere il giudaismo. Voleva solo aggiornarlo coi tempi, voleva restare il sacerdote di Yahweh, con autorità sul suo popolo, senza perdere i vantaggi che gli mostravano la cultura e la civiltà occidentali. Israele era e restava il popolo di Yahweh, a lui legato da un Patto, ma le clausole del Patto, cioè la legge sulla quale il popolo scandiva la sua vita, era proprio necessario che restassero quelle del Sinai? Del resto, già con Ezra la Legge di Dio era garantita dal Gran Re ed era Legge del Re (Ezra 7,26). Se il re era cambiato, non poteva cambiare anche la Legge?

Se l'opera di Menelao ebbe forti appoggi interni, non mancò di suscitare anche forti opposizioni. Il figlio di Onia III, Onia IV, abbandonò la Giudea e si rifugiò in Egitto, dove fondò a Leontopoli un tempio rivale di quello di Gerusalemme. Per Onia ciò che evidentemente contava era la legittimità del sacerdozio, non il luogo in cui sorgesse il tempio.

Rinunciò a qualsiasi tentativo di recuperare il potere forse più per mancanza di aiuto da parte egiziana che per vocazione pacifista. Il tempio di Leontopoli ebbe scarsissimo peso e fu distrutto dai Romani nel 73 d.C. dopo l'eliminazione di quello di Gerusalemme.

Altri sadociti presero invece la via del deserto, allontanandosi da Gerusalemme e da ogni volontà di lotta per la riconquista del potere. È il gruppo da cui uscirà il movimento essenico.


Gli Esseni
... Se gli esseni non presero parte alcuna alle guerre maccabaiche, tuttavia furono probabilmente gli oppositori più netti e decisi dell'andazzo delle cose di Gerusalemme. A differenza degli assidei, essi non accettarono il compromesso del 164 a.C. Il loro ideale non era solo la possibilità di vivere secondo la Torah; a questo ideale irrinunciabile se ne affiancava per loro un altro: il centro di Israele era costituito dal tempio e il culto doveva essere officiato dagli unici sacerdoti per loro legittimi, cioè dai sadociti.

Ricaviamo le notizie relative all'origine dell'essenismo da un'opera che viene indicata col titolo di Documento di Damasco. Da essa si apprende che già agli inizi del II secolo a.C, al tempo dei contrasti tra filoegiziani e filosiriani, un gruppo di sacerdoti e di loro simpatizzanti lasciò Gerusalemme per ritirarsi nel deserto di Giuda sulle sponde nord-occidentali del Mar Morto.

Qui dopo una ventina d'anni, e quindi intorno al tempo in cui furono al potere Giasone e Menelao, si aggiunse al movimento un altro gruppo del quale faceva parte un uomo che viene indicato con l'appellativo di Maestro di Giustizia, termine con cui lo indicheremo anche noi, non conoscendo il suo nome vero. Egli fu sacerdote e sadocita; raggiunse nel deserto questa comunità a cui dettò le norme fondamentali, che le dettero la struttura che avrebbe mantenuto nella storia e che avrebbero caratterizzato l'essenismo.

...

Il pensiero essenico era noto fino alla metà di questo secolo solo da fonti indirette, principalmente Giuseppe Flavio e Filone. Con la scoperta dei manoscritti nascosa nelle grotte del wadi Qumran possediamo oggi una vasta biblioteca una volta appartenuta ad esseni. I testi fino ad oggi noti sono quasi 800, ma la maggior parte di questi è in stato più o meno frammentario e la loro interpretazione non è facile. Le opere intere, o formate da frammenti molto ampli, non sono numerose (non più di una ventina e per la maggior parte note già con le prime scoperte). Fra queste sono degne di essere menzionate soprattutto le seguenti:

- Regola della Comunità (IQS),
- Hodayot o Inni (IQH),
- Regola della Guerra (1QM),
- Rotolo del Tempio (TS),
- il già menzionato Documento di Damasco (DD o CD),
- Cantici del Sabato (ShirShab),
- vari commenti a libri sacri detti pesharim, fra i quali è particolarmente importante il commento a Abacuc (4QpHab)21.

Fino a non molto tempo fa al Maestro di Giustizia venivano attribuite tutte le principali opere di Qumran. Oggi si è molto più cauti, per due motivi:

1) non tutte le opere attribuite una volta al Maestro di Giustizia sono di una stessa epoca;
2) una stessa opera (vedi, per esempio, la Regola della Comunità, forse la più importante per capire l'essenismo) mostra di essere composta da più strati.

In questo caso il problema diventa quale strato possa essere attribuito al Maestro di Giustizia. Inoltre è probabile che il nome di Maestro di Giustizia fosse il titolo del capo della setta. Pertanto colui che chiamiamo Maestro di Giustizia sarebbe stato solo il primo della serie dei capi.


Scritti di Qmran
" ...Il peccato sta nella natura umana. L'impurità della natura fu avvertita dall'essenismo solo in relazione all'uomo e fu messa in stretto rapporto con l'inclinazione al male.

L'uomo è nel peccato fin da quando è nell'utero e fino alla vecchiaia si trova in uno stato di ribellione colpevole. Io so che la giustizia non è dell'uomo, né della creatura umana la via perfetta. A Dio altissimo appartengono tutte le opere di giustizia, mentre la via (cioè il comportamento) dell'uomo non sta salda, se non per mezzo dello spirito che Dio creò per lui (Hodayot 4,29-31).

Il peccato di cui parla l'autore non è la trasgressione, ma uno stato in qualche modo connaturato con la natura storica dell'uomo.

Il termine stesso per indicare questo peccato ('awon) si distingue da altri ( het )che indicano la vera e propria trasgressione.

La via per liberarsi da questa forma di peccato consiste nell'aderire alla setta e nell "aver fede ('emu-nah ) " nel Maestro di Giustizia (Pesher Habaquq 8,1-3).

La via della salvezza è una via di purificazione, perché 'awon non è altro che una forma di impurità.. ...

Non sarà purificato dai riti espiatori; non sarà reso puro dall'acqua lustrale; non sarà reso sacro (ma ormai la parola è completamente sinonimo di 'puro' e 'santo', nel senso moderno del termine, in quanto appartenente a Dio) né dall'acqua dei mari, né da quella dei fiumi; non diventerà puro nemmeno con tutte le acque di abluzione.

Resterà completamente impuro per tutto il tempo che rifiuterà gli statuti di Dio senza lasciarsi istruire nella comunità della sua Assemblea.

O Sole di Giustizia, Verbo del Dio vivente, irradia sulla Chiesa la tua Luce immortale. (Litur.Ore-I sett_lodi_inno)
Infatti è per mezzo dello Spirito dell'Assemblea della Verità di Dio (cioè la setta) che sono espiate tutte le azioni dell'uomo, tutte le sue colpe ('awon), cosicché egli possa contemplare la Luce della Vita.

Per mezzo dello spirito santo della Comunità fondata sulla Sua Verità egli è purificato da tutte le sue colpe. [...santificato con l'acqua della contrizione n.d.r.] .

Il suo peccato (het, peccato come trasgressione) sarà espiato in spirito di rettitudine e di umiltà; con l'umiltà del suo animo di fronte a tutti i comandamenti di Dio sarà purificato il suo corpo, quando sarà asperso di acqua lustrale e santificato con l'acqua della contrizione (Regola della Comunità 2,25-3,9, passim).

C'è una colpa connaturata con l'uomo dalla quale non si può essere purificati (dunque, è una forma di impurità) se non con l'adesione alla setta, in modo che lo spirito di questa, che in definitiva è spirito divino, possa purificare l'adepto dalla colpa connaturata col suo stesso essere uomo; in quanto alle trasgressioni che seguiranno il suo ingresso nella setta, queste potranno essere perdonate per mezzo dell'umiltà dell'uomo che accetta i comandamenti di Dio e si dichiara colpevole per non averli osservati .

La giustificazione dell'uomo da parte di Dio per mezzo di una elezione.
" ..Finché si pensava che Dio retribuisse l'uomo non immediatamente, ma nei figli per un grande numero di generazioni (Es. 20,5-6), il problema della giustizia retributiva di Dio non poteva porsi, perché riposava su un atto di fiducia in Dio, che non poteva essere controllato dall'uomo.

Ma quando Ezechiele disse che a partire dal tempo della sua predicazione ognuno avrebbe pagato per le colpe che commetteva e sarebbe stato ricompensato per i suoi atti di giustizia (Ez. 18), il problema della giustizia retributiva di Dio veniva a cadere sotto l'esperienza umana.

Il libro di Giobbe insistette che Dio non ricompensava le azioni dell'uomo. Qohelet fu sulla medesima via. Ma si tratta sempre di autori che concepivano l'uomo stretto tra la nascita e la morte, senza nessuna vita futura. Quando il pensiero enochico introdusse in Israele l'idea dell'immortalità dell'anima, il problema non poteva più essere affrontato nei limiti della nascita e della morte; andava oltre. Ma a questo punto si apriva un nuovo problema.

Se logica voleva che Dio salvasse il giusto, bisognava che il giusto fosse una realtà possibile. Ora il pensiero ebraico, dopo Giobbe, inclinò verso la soluzione opposta: Qohelet fu perentorio:

non esiste il giusto che non pecchi
(7,20). Ma allora chi è il giusto che può meritare la ricompensa nell'aldilà?

...A partire dal II secolo a.C. l'idea che non esiste giusto che possa affrontare il giudizio di Dio si affermò in tutto Israele. Il problema che restava aperto era la via per ottenere la giustificazione... L'essenismo imboccò la via della giustificazione. Colui che accetta di entrare nella setta non solo ottiene la purificazione dalla colpa connaturata col suo stesso essere uomo, ma ottiene anche il perdono dalle trasgressioni che commette.

Egli con la Sua giustìzia cancella il mio peccato... Quanto a me, se io vacillo, la misericordia di Dio è la mia salvezza per sempre, e se inciampo per la colpa della carne, il mio giudizio si fonda sulla giustizia di Dio, la quale dura per sempre... Per mezzo della Sua giustìzia Egli mi purifica dall'impurità dell'uomo e dal peccato dei figli di Adamo, (cosicché) io loderò Dio per la Sua giustìzia e l'Altissimo per la Sua gloria
(Regola della Comunità 11,3-15, passim).


Secondo gli esseni Dio ai suoi eletti può perdonare i peccati, cosicché siano davanti a Lui giusti, da Lui giustificati. Gli eletti saranno i cristiani, giustificati da Gesù.

[ 1Ts 1:4 Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui.
2Tm 2:10 Perciò
sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Tt 1:1 Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per
chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà
1P 1:1 Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell'Asia e nella Bitinia,
eletti
Giuda 1 Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo: ..
Ap 17:14 Essi combatteranno contro l'Agnello, ma l'Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli».
Mt 22 :14 ..Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Rm 8:33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica.

Rm 11:7 Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti;
gli altri (i giudei) sono stati induriti,
Lc 18:7
E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Mt 24:31 Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli. .. n.d.r.]

" ...In effetti il pensiero essenico ammetteva che la giustificazione era riservata ai predestinati, cosa che ripugnava alla maggior parte degli Ebrei. Si cercò pertanto la soluzione su vie diverse.

Ciò che differenzia nettamente l'essenismo dall' enochismo è la spiegazione del fatto che produsse l'origine del male.

Se tutt'e due le correnti sono d'accordo che l'origine del male nel mondo va ricercata nella diffusione dell'impurità vista come forza maligna, la causa che produsse questa impurità è diversa presso le due correnti.

Secondo l'enochismo l'impurità derivò da una caduta angelica, un atto di ribellione a Dio compiuto liberamente e deliberatamente da esseri angelici.

La stessa riscrittura enochica del primo mito, quella che portò la causa prima del male a una ribellione angelica avvenuta nel quarto giorno della creazione, non si distaccava ideologicamente dal mito di partenza; rispetto a quello aveva solo il vantaggio di inserire il discorso sull'impurità in una cornice di pensiero più scientifica: l'ordine cosmico, le orbite delle stelle non erano quelli voluti da Dio. In altri termini, si rendeva più «scientifico» il concetto di impurità, ma esso restava dipendente da un atto di creature ribelli.


[Ap 9,14 E diceva al sesto angelo che aveva la tromba: «Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufràte». Ap 9:15 Furono sciolti i quattro angeli pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno per sterminare un terzo dell'umanità. Ap 12:7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, Ap 12:9 Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. [n.d.r.]

...col passare del tempo, si andava affermando sempre più l'idea che il mondo fosse costituito da un ordine.

La stessa corrente enochica (/ Enoc 1-5 e Libro dell'Astronomia [III secolo a.C.]) accettò l'interpretazione del cosmo come ordine e non come disordine, limitando l'impurità soltanto alla storia dell'uomo. L'essenismo trasse da queste certezze, accolte dalla società di allora, il convincimento che la causa del male risaliva in qualche modo a Dio stesso.
L'onnipotenza di Dio fu per il pensiero essenico un punto così fermo, da non ammettere che nulla potesse avvenire senza la sua volontà.

Fu Dio stesso, che, per motivi imperscrutabili all'uomo, creò fin dall'inizio due arcangeli, detti principe della Luce e principe della Tenebra, l'uno per amarlo e l'altro per odiarlo (Regola della Comunità 4,1).

Il primo era l'arcangelo Michele, il secondo poteva avere nomi diversi, come Be-lial, Beliar, Mastema, Satana.

I due arcangeli, quello buono e quello cattivo, furono creati tali da Dio; in quanto agli uomini, essi vengono assegnati da Dio, alla loro nascita, alla schiera dell'uno o dell'altro.

Naturalmente alla schiera del principe della Luce appartengono solo gli esseni.

Ma non tutto è facile nemmeno per loro, perché l'angelo della Tenebra e tutta la schiera dei suoi spiriti sono sempre pronti ad assalire anche i figli della Luce, che certamente perirebbero tutti, se non fossero protetti da Michele.

La vita eterna nella Luce divina inizia sulla terra.
...I testi essenici non parlano mai esplicitamente dell'immortalità dell'anima. La notizia ci deriva solo dalle fonti classiche. Tuttavia, alla luce di queste, non è difficile scoprire nei testi essenici stessi in che senso essi concepissero l'immortalità dell'anima.

Essi non parlano della vita oltre la morte, perché la Vita che va al di là della natura fisica dell'uomo è già cominciata per l'esseno su questa terra.

Dio non concede all'esseno solo la giustificazione dalla colpa d'origine e dai peccati che può commettere in vita; Dio concede all'esseno anche un'illuminazione speciale, per la quale egli vive già adesso in una dimensione nuova. Non ha bisogno del tempio costruito di pietre, perché è tempio la sua comunità stessa, un tempio cosmico nel quale gli esseni possono celebrare il culto di Dio per mezzo della lode insieme con gli angeli stessi del cielo. Essi sono già nella città celeste.

Si legge nell'inno finale della Regola della Comunità:


Dalla fonte della Sua conoscenza Egli ha fatto sgorgare la Sua luce, (cosicché) il mio occhio ha contemplato le Sue meraviglie e la luce del mio cuore il mistero del futuro e l'essere eterno. L'appoggio della mia destra è su una roccia solida, (cosicché) la via del mio passo non vacillerà di fronte a nulla, perché la Verità di Dio è la roccia dei miei passi e la Sua forza è l'appoggio della mia destra... A coloro che ha eletto Dio ha dato queste cose come possesso eterno; ha dato loro in eredità la sorte degli angeli. Egli ha unito la loro Assemblea a quella dei figli del cielo, per (formare) l'Assemblea della Comunità e l'Assemblea è una costruzione santa, destinata ad essere una piantagione eterna per tutti i tempi futuri (Regola della Comunità 11,3-5).

[ Si tratta della Illuminazione Essenica. Gli Esseni si ritenevano degli illuminati in quanto la loro iniziazione alla comunità aveva fatto loro contemplare la Luce Divina e le sue meraviglie come il mistero dell'aldilà e l'Essere eterno. n.d.r.]

Il Libro dei Giubilei
... Sulla linea del pensiero essenico va posto il libro dei Giubilei (fine del II secolo a.C, opera non attribuibile con precisione a nessuna delle correnti giudaiche note, anche se vicina all'essenismo). (*)

Nel Libro dei Sogni della corrente enochica appare la figura di un primo angelo peccatore che poi seduce altri angeli e infine gli uomini. L'angelo è senza nome e liberamente si ribella a Dio. Nell'essenismo, invece, il diavolo dai molti nomi è il principe della Tenebra creato tale da Dio con uno scopo preciso, anche se ignoto agli uomini.

Il principe della Tenebra rappresenta il capo di un regno a cui Dio affida tutti coloro che egli non ama; è il capo di un regno nemico di Dio e dei figli della luce, i buoni che sono sulla terra, cioè gli esseni.

... Il diavolo da principio metafisico del male è diventato il capo di una specie di regno, parallelo e opposto a quello di Dio, al quale Dio stesso assegna come sudditi le anime dei nefilim, cioè gli spiriti maligni.

Il regno del male è unificato e reso contemporaneo all'uomo. L'uomo non è più circondato da bande di spiriti maligni, ciascuno autonomo, ma è circondato da qualcosa di organizzato: un regno, che si oppone a Dio, pur dipendendo in qualche modo da lui.

Se il diavolo è ridotto a chiedergli che non tutti i demòni siano rinchiusi sotterra: sembra che anche a Dio stia a cuore che il diavolo possa avere un certo potere.

In effetti, questo mito sembra porre il problema del rapporto fra Dio e il male, un rapporto che in qualche modo viene ipotizzato, come nella più antica tradizione ebraica, quando non sì esitava a dire che certi mali venivano da Dio.

La figura del diavolo è interpretata in questo libro in maniera affine a quella essenica, ma si distingue dall'essenismo perché non dice che il diavolo fu creato tale da Dio, anzi ricorda la caduta degli angeli. Ma dell'origine di Satana non dice nulla.


Il messianismo superumano ...Con l'avvento della repubblica sadocita l'attesa messianica, da un lato, entrò in ombra, come si può dedurre dal fatto che è assente nella grande maggioranza delle opere databili tra il V e il III secolo a.C; dall'altro, come si può dedurre dai rari documenti che ne parlano, subì una forte evoluzione.

L'attesa di una figura che salvasse Israele si spostò gradatamente da quella di un re del futuro, discendente o no di Davide, verso quella di una figura più grande, con caratteristiche che andavano al di là dell'umano.

L'inizio di questo sviluppo del messianismo cominciò sotto il Secondo Sadocitismo e continuò con ritmi sempre più serrati durante l'epoca maccabaica e asmonaica.

Alla fine del libro di Malachia (V secolo a.C.) fu aggiunto un passo in calce dove si può leggere che un giorno Dio manderà sulla terra il profeta Elia con la speciale missione di rappacificare i padri coi figli «prima che venga il giorno di Yahweh, grande e terribile».

Ora, secondo un'antica tradizione, Elia era stato rapito in cielo (IIRe 2,11) ; dunque, era ancora vivo da qualche parte e di là doveva tornare: Dio non lo poteva aver strappato alla morte invano.

enochEnoc

[ Mt 11,13 La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14 E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. 15 Chi ha orecchi intenda.
Mt17,10 Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11 Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto.
Lc 9:19 18 Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto».

n.d.r.]

Ma anche Enoc, il fondatore pseudepigrafico della corrente che indichiamo col suo nome, fu un uomo particolare, perché anche lui nacque, ma non morì: così sta scritto nella stessa Bibbia canonica (Gen. 5,24). Enoc fu un grande rivelatore di verità nascoste; era in qualche modo una figura di salvezza.

Ancora più grande è la figura di un Melchisedec celeste (questi non ha niente a che fare col re di Salem di Gen. 14,18 sgg.), un arcangelo, del quale abbiamo notizia da frammenti qumranici del I secolo a.C.


[ Gen 14:18 Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo
Sal 109:4 Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». n.d.r.]

Questi ha il compito di far pentire gli Ebrei dei loro peccati, di ricondurre in patria gli esiliati, di proclamare la remissione delle colpe passate, di eseguire, se non il Grande Giudizio (il testo non è chiaro), almeno la vendetta di Dio sui malvagi. Queste funzioni sono tipicamente messianiche, solo che il Messia ormai non è più un uomo, ma un essere angelico

Il Figlio dell'UOMO
La quarta ed ultima figura superumana nota è quella del Figlio dell'UOMO, quale appare nel Libro delle Parabole (30 a.C. ca.). «Figlio dell'UOMO» non sembra indicare tanto un personaggio, quanto una funzione, un po' come la parola «Messia». Poiché, però, questa figura non ha nome, la chiameremo con questo titolo.

La figura, in quanto tale, deriva certamente dal cap. 7,13-14 del libro di Daniele (164 a.C.), dove si parla di uno «simile a un figlio di uomo», che fu presentato a Dio, il quale gli dette «potere, forza e dominio, e tutti i popoli, le nazioni e le lingue lo servivano. Il suo potere è un potere eterno che non finirà e il suo dominio un dominio eterno che non sarà mai distrutto». In questo testo la figura del Figlio dell'UOMO è puramente simbolica e indica, come spiega l'autore stesso del libro, «il popolo dei santi dell'Altissimo», cioè Israele (Dan. 7,27).

In seguito però questa figura simbolica divenne una vera e propria creatura autonoma con caratteristiche superumane. Il Figlio dell'UOMO viene dichiarato, nel Libro delle Parabole, Messia ( J Enoc [LP] 52,4) e identificato con Enoc (I Enoc [LP] 71,14) in un passo discutibile sia per il senso sia per la tradizione (potrebbe essere un'aggiunta).

[Col 4:11 Gesù, chiamato Giusto.
At 22:14 Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere
il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,
At 3:14 voi invece avete rinnegato
il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. n.d.r. ]

Il personaggio è, pertanto, anonimo ed è indicato nel libro con tre appellativi diversi: prima è detto il «Giusto», poi l'«Eletto», infine è detto il «Figlio dell'UOMO», che è l'appellativo con cui è comunemente designato. Ecco un passo che illustra bene questa nuova concezione messianica:

.. In quel luogo vidi la fonte della giustizia, che era inesauribile con intorno molte fonti di sapienza e, tutti, assetati, bevevano da esse, si riempivano di sapienza. Allora la loro sede fu coi giusti, coi santi, con gli eletti. In quell'ora aquesto Figlio dell'UOMO fu dato un nome da parte del Signore degli Spiriti. Il suo nome era al cospetto del «Capo dei Giorni», prima che fossero creati il sole e gli astri, prima che fossero fatte le stelle del cielo; il suo nome fu pronunciato dal Signore degli Spiriti. Egli sarà il bastone dei santi e dei giusti, affinché si appoggino ad esso e non cadano; sarà la luce dei popoli e speranza per coloro che soffrono nel loro animo. Tutti quelli che vivono sulla terra si prostreranno e lo adoreranno e canteranno inni di lode al Signore degli Spiriti. Perciò egli fu scelto e nascosto da Lui prima che fosse creato il mondo e starà innanzi a Lui per l'eternità (cioè farà sempre la Sua volontà) (IEnoc[LP] 48,1-6).

La bevanda della sapienza
" ..Il fulcro del mondo che sarà retto dal Figlio dell'UOMO è la Giustizia e la Sapienza stessa deriva da quella in un movimento discendente verso l'uomo. Questo a sua volta potrà raggiungere la Giustizia solo attraverso la sapienza con un movimento avente la stessa direzione, ma senso opposto.

La Giustizia celeste è riservata solo ai giusti o eletti, ma vi sarà un tempo, in cui tutta l'umanità, attraverso l'opera messianica del Figlio dell'UOMO, potrà partecipare alla bevanda della Sapienza.


[ Gv 7,37 Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva 38 chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». 39 Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: ..
Ap 22:17 Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta ripeta: «Vieni!».
Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita. n.d.r. ]

Da un punto di vista religioso il tempio di Gerusalemme è divenuto ormai il centro di ogni attività cultuale e il pellegrinaggio annuale alla Città santa è tradizione ben stabilita: si pensa che in occasione della Pasqua la popolazione di Gerusalemme, circa 25.000 abitanti ai tempi di Erode, giungesse a triplicarsi.

Attorno al tempio si svolgono, oltre la Pasqua, le altre importanti feste giudaiche come la festa delle Capanne e la Pentecoste, ricordate anche nei testi evangelici. Fuori di Gerusalemme si diffondono sempre più le sinagoghe, che, nella diaspora, divengono il vero centro di attrazione del giudaismo. La vita di preghiera, di studio della Bibbia, di osservanza attenta e fedele dei precetti legali e cultuali, contribuiranno alla sopravvivenza del giudaismo anche dopo le grandi catastrofi nazionali che seguiranno. "

rif. [ P. Sacchi -II giudaismo del Secondo Tempio , in : Ebraismo- a cura di G.Filoramo-Laterza.]


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