Corso di Religione

Taoismo

La Religione. Gli dèi.
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La religione La gente comune oggi in Cina :
- rende culto alle divinità della natura, il mondo degli spiriti ( shen) , pratica la magìa a cui i fa ricorso per i fini più svariati, dalla cura delle malattie all'acquisto di una casa; pratica il culto degli antenati.
- osserva costumi buddhisti ( qualche giorno, osserva la loro dieta vegetariana) e dà offerte per la costruzione dei loro templi;
- nello stesso tempo segue il taoismo ( chiama il prete taoista della zona per celebrare le funzioni dei morti, i matrimoni; fa uso dei talismani per proteggersi contro gli spiriti cattivi etc. .
- Infine, fa riferimento con orgoglio agli insegnamenti di Confucio quanto a norme morali per la vita familiare.
Le tre tradizioni religiose in Cina non si contrappongono e lasciano a ciascuno la libertà di adesione a una , due o a tutte e tre. Un funzionario di stato cinese è in genere confuciano, ma in privato è taoista e forse anche un pò buddhista.

La rivelazione
Mentre in occidente il cristianesimo vive intorno ad una rivelazione storica di Dio, il Taoismo si sviluppa e vive intorno ad una rivelazione nella natura di un Principio assoluto : il Tao ( o Dao) . E' l'osservazione critica della natura, del suo manifestarsi, del suo mutare ( anche sulla base della visione soprasensibile trasmessa dalle antiche scuole sciamaniche cinesi ) che sviluppa la filosofia Taoista.

La rivelazione risponde alle domande fondamentali dell'uomo

Un Viaggio astrale di [ Lieh -tzu ]

- " Al tempo dell'imperatore Mu dei Ceù, arrivò alla corte un Mago di un paese sito nell'Estremo Occidente. Costui si immergeva impunemente nell'acqua e nel fuoco, attraversava i metalli e le pietre, faceva risalire l'acqua dei torrenti verso le sorgenti, spostava [senza toccarle] le mura delle città, si librava nell'arIa senza precipitare, penetrava nel solidi senza trovar resistenza, assumeva a piacere tutte le fattezze [che voleva], conservava la sua intelligenza d'uomo sotto la forma di oggetti inanimati, e così via.

L'imperatore Mu lo trattò come un essere fatato, lo servi come se fosse il suo maestro, gli diede il meglio dei suoi averi in quanto ad alloggio, cibo e donne. E ciò nonostante il mago trovò il palazzo imperiale inabitabile, la cucina imperiale immangiabile, le donne dell'harem indegne del suo affetto. L'imperatore gli fece allora costruire un palazzo solo per lui. I materiali e la mano d'opera, tutto fu sceltissimo. I costi di questo palazzo esaurirono il tesoro imperiale. Una volta finito, il palazzo si elevava ad un'altezza vertiginosa. Quando l'Imperatore gli diede un nome, lo chiamò «La torre che tocca il cielo».Lo riempì di giovani scelti, fatti venire dai principati di Cerig e di Uci. Vi installò dei bagni e un harem. Accumulò in esso oggetti preziosi, tessuti raffinati, belletti, profumi, ninnoli. Vi fece eseguire le musiche più celebri. Tutti i mesi offriva una provvista di vesti superbe, tutti i giorni una profusione di cibi squisitì... Non valse a niente. Il mago non trovò nulla di suo gusto; abitò la sua nuova dimora senza prenderne piacere, e sì assentò sovente e a lungo. Un giorno che, nel corso -di un festino, l'imperatore si meravigliava del suo comportamento, «Venite con me» gli disse...

L'Imperatore afferrò la manica del mago che all'improvviso lo sollevò nello spazio, fino al palazzo degli uomini trascendenti, situato in mezzo al cielo. Era un palazzo fatto d'oro e d'argento, tempestato di perle e di giade, sito più in alto della regione delle nubi di pioggia e apparentemente, senza fondamenta, galleggiava nello spazio quale una nuvola. In questo mondo sovraterrestre, vedute, armonie, profumi, sapori, niente era simile a quel che si trova nel mondo degli uomini. L'Imperatore capì che era nella città del Sovrano celeste. Guardato da lassù il suo palazzo terrestre gli sembrò un monticello di zolle e detriti. Sarebbe rimasto là per anni senza neppure ricordarsi dei suo impero; ma il mago lo invitò a seguirlo più in alto...
Questa volta lo innalzò, oltre il sole e la luna, fuori della vista della terra e dei mari, In una luce accecante, in un'armonia assordante. Preso dal terrore e dalla vertigine, l' imperatore chiese di discendere. La discesa si effettuò con la rapidità di una stella cadente che precipiti nel vuoto. Quando tornò in sé, l'imperatore si ritrovò seduto sulla sua sedia, circondato dal cortigiani, col bicchiere mezzo pieno, la pietanza mezza mangiata.
«Cosa mi è accaduto?» chiese al suo seguito.
«Avete avuto l'aria di raccogliervi per un istante» dissero quelli del seguito.
L'imperatore aveva avuto l'impressione di essere stato via almeno tre mesi.
«Questo cos'è?» chiese al mago.
«Oh! Niente di più semplice» rispose questi. «Vi ho rapito lo spirito. Il vostro corpo non si e mosso. 0 meglio, non è che abbia neppure spostato il vostro spirito. Qualsiasi distinzione, di luogo, di tempo. è illusoria. La rappresentazione mentale di tutti i possibili avviene senza movimento e fa astrazione dal tempo».
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Chuang -tzu


Maestro Ch'i stava seduto su uno sgabello, gli occhi al cielo, animato solo da una respirazione lieve; l'anima pareva assente'. Stupìto, il discepolo YU, che era al suo servizio, disse tra sé:
«Cos'è mai questo? Com'è possibile che, senza essere morto, in essere diventi così, insensibile come un albero secco, inerte : come cenere spenta? Questo non è più il mio maestro»
.«Sì,» disse Ch'i riprendendo gli spiriti,
«è ancora lui. Per un momento, avevo soltanto abbandonato la mia individualità'. Che cosa ne puoi capire tu, che conosci solo gli accordi umani , neppure quelli terrestri, e ancor meno quelli celesti?»
«Siate così cortese da farmi capire con qualche paragone».
«E va bene» disse Maestro Ch'i.
«Il gran respiro indeterminato della natura si chiama vento. Di per sé, il vento non ha suono. Ma quando li fa vibrare, tutti gli esseri diventano per lui come un sistema di ancie. I monti, i boschi, le rocce, gli alberi, tutte le asperità, tutti gli anfratti, risuonano come altrettanti fori di strumenti i fiato, dolcemente quando il vento è leggero, fortemente quando il vento è forte. Sono muggiti, ruggiti, fischi, comandi, lamenti, scoppi, grida, pianti. Al richiamo risponde il richiamo. E' un insieme, un'armonia. Poi. quando il vento cessa, tutti questi suoni si tacciono. Non ti è mai capitato di assistere a un fenomeno dei genere, in un giorno di tempesta?»
«Capisco» rispose Yu. «Gli accordi umani sono quelli degli strumenti musicali, provocati dagli uomini. Gli accordi terrestri sono quelli delle voci della natura. Ma gli accordi celesti, maestro, di che si tratta
«Si tratta» disse Maestro Ch'i «dell'armonia di tutti gli esseri, nella loro comune natura, nel loro comune divenire. In essa non c'è contrasto, perché non c'è distinzione. Abbracciare, ecco la gran scienza, il grande verbo. Distinguere, è la scienza e il parlare di ordine inferiore.»

-«Tutto è uno. Durante il sonno l'anima non distratta si riassorbe in questa unità; durante la veglia, distratta, essa distingue esseri diversi. - E cos'è che occasiona queste distinzioni? - Quel che vi dà esca sono l'attività, i rapporti, i conflitti della vita. Da qui nascono le teorie, gli errori. Dal tiro con la balestra ebbe origine la nozione del bene e del male. Dai contratti fu estratta la nozione del diritto e del torto'. Si dette forza a queste nozioni immaginarie; si è giunti perfino ad attribuirle al Cielo. E' ormai impossibile distoglierne gli esseri umani.

E invece, in verità, benevolenza e rancore, pena e gioia, progetti e rimpianti, passione e ragione, indolenza e fermezza, attività e pigrizia, tutti i contrasti, non sono che altrettanti suoni usciti da uno stesso strumento, altrettanti funghi nati da una stessa umidità, modalità fugaci dell'essere universale.
«Tutte queste cose si sono presentate nel corso del tempo; da dove sono venute? Sono divenute! Sono nate. dal mattino alla sera, di per se stesse, non come un essere reale, ma come un'apparenza. Non è che ci siano degli esseri reali distinti. C'è un «io" , solo per contrasto con un «luí». Poiché lui e io sono soltanto esseri di ragione, in realtà non c'è neanche quel qualcosa di più vicino che è chiamato «mio», e quel qualcosa di più distante che è chiamato «tuo». «Sennonché, chi è il produttore di questo stato di cose, il motore del gran Tutto?...

Le cose vanno come se ci fosse un vero reggitore, la cui personalità, tuttavia, non può essere constatata [da qualche facoltà individuale]. Questa ipotesi, esplicativa dei fenomeni, è accettabile, ma a condizione che non si faccia di questo reggitore universale un essere materiale distinto. Esso è una tendenza senza forma sensibile, esso è la norma inerente all'universo, la sua formula evolutiva immanente. Le norme di ogni tipo, tali quella che di più organi fa un corpo', di più persone una famiglia, di più sudditi uno stato, sono altrettante partecipazioni del reggitore universale inteso in questo modo. Tali partecipazioni non l'aumentano e non lo diminuiscono, perché esse sono comunicate da lui, e non da lui separate. Prolungamento della norma universale, la norma di [ciascuno di questi esseri distinti], che è il loro essere proprio, non cessa di essere quando questo -essere finisce [nelle sue manifestazioni esteriori]. Essa era prima di lui, essa è dopo di lui, inalterabile, indistruttibile. Il resto di lui [la sua manifestazione esteriore e percepibile] non era se non apparenza.»

«E' l'ignoranza di questo principio che è all'origine di tutte le pene e di tutti i dispiaceri degli uomini: lotta per l'esistenza, paura della morte, apprensione per l'aldilà misterioso. La cecità è quasi generale, tuttavia non è ancora universale. Ci sono ancora degli uomini, [sia pure] poco numerosi, che non sono stati sedotti dal tradizionalismo convenzionale [exoterismo esclusivo], uomini che non riconoscono come loro signore se non l'intelletto, e che, per sforzo intellettuale, hanno dedotto, dalle loro meditazioni sull'universale, la dottrina che è qui esposta. Costoro sanno che di reale non c'è se non la norma universale. «La gente comune, che non riflette, crede all'esistenza reale di tutto. Un errore moderno ha sopraffatto la verità antica. Tale errore è così radicato, così inveterato, che i più grandi sapienti, nel senso che il mondo dà a questa parola, ivi compreso U il Grande, ne sono stati tutti vittime. A sostenere la verità, mi ritrovo io, quasi solo».

Ciunn domandò a Cieng: «Può il Principio essere posseduto?»
«Ma se non possiedi nemmeno il tuo corpo» rispose Cieng, «come vuoi fare a possedere il Principio?»
«Se non possiedo il mio corpo» sbottò Ciunn sorpreso, «allora di chi è?»
«Del cielo, della terra, di cui è una particella» rispose Cieng.
«La tua vita è una porzione infinitesimale dell'armonia cosmica. La tua natura e il tuo destino sono una porzione infinitesima dell'accordo universale. I tuoi figli e i tuoi nipoti non sono tuoi, ma del gran Tutto, di cui sono i germogli. Tu cammini senza sapere quel che ti spinge, ti fermi senza sapere quel che ti fa arrestare, mangi senza sapere come fai ad assimilare. Tutto quel che sei è un effetto dell'irresistibile manifestarsi cosmico. Allora, che possiedi?»


[ Lieh -tzu ]


La vita di un uomo, dalla nascita alla morte, comprende quattro grandi periodi:
- il tempo dell'infanzia
- la giovinezza vigorosa,
- gli anni della vecchiaia,
- la morte.
Nel corso dell'infanzia, quando le energie sono tutte concentrate, l'Armonia del Complesso è perfetta; nulla può nuocergli, tanto è preciso il suo funzionamento. Nel corso della giovinezza vigorosa, quando il sangue e gli spiriti ribollono da straripare, si moltiplicano le immaginazIoni e gli appetiti; l'Armonia del Complesso non è più perfetta, le influenze esterne rendono il suo funzionamento difettoso. Durante gli anni della senescenza, calmandosi le immaginazioni e gli appetiti. Il corpo si tranquillizza, gli esseri esterni cessano di avere presa su di esso; benché il Complesso non ritorni alla perfezione dell'infanzia, c'è indubbiamente un progresso rispetto al periodo della giovinezza. E finalmente, alla fine dell'esistenza, con la morte, l'uomo giunge al riposo, ritorna al suo apogèo (alla perfezione integrale, l'unione con il cosmo).

Chuang-tzu (Koan-yinn-tzu) enunciò:

«A colui che risiede nel suo nulla (di forma, interiore; stato indefinibile a parole), tutti gli esseri si manifestano. Egli è sensibile alla loro impressione come un'acqua tranquilla; li riflette come uno specchio ; li ripete come un'eco . Unito al Principio, è attraverso lui in armonia con tutti gli esseri. Unito al Principio, Conosce tutto attraverso le ragioni generali superiori, e conseguentemente non si serve più dei suoi sensi differenziati per conoscere nello specifico e nel particolare.

La vera ragione delle cose è invisibile, inafferrabile, indefinibile, indeterminabile. Soltanto lo spirito, reintegrato nello stato di semplicità naturale perfetta, può intravederla confusamente nella contemplazione profonda. Dopo questo disvelamento, non volere più nulla e non fare più nulla [in dettaglio]. Questi sono la vera scienza e il vero talento.

Cosa potrebbe ancora volere, cosa potrebbe ancora fare, colui al quale è stato svelato il nulla di ogni volere e di ogni agire [particolare]. Anche se si limitasse a raccogliere una zolla di terra, a fare un mucchietto di polvere, pur se questo non significa propriamente fare qualcosa, tuttavia mancherebbe ai princìpi, perché agirebbe [in modo indipendente ]».

Dio Tutto è divenire, cambiamento , secondo un principio ordinatore spontaneo, il Tao,uno, indicibile, immutabile, eterno, impersonale, divino.

«...Esiste un essere caotico la cui vita è anteriore al Cielo e alla Terra.E’ silenzioso, vuoto,solitario, immutabile.E’ dotato di movimento rotatorio incessante. Può essere stata la Madre del mondo. Non conosco il suo nome lo chiamo Tao..la norma del Tao è se stesso. (Tao-te-king 1,25)...» 

L'Essere primo, assoluto e trascendente che sta al di sopra e prima di tutti gli esseri concreti, è un principio o energia immanente che è dentro il cosmo, la natura e la società, e la guida a perfezionamento.  Non è un essere personale, ma coincide con l'azione della natura, impersonale e imparziale. Il Tao non è un dio supremo. La grande differenza che contrappone la mentalità occidentale a quella cinese sta in questo: la prima si preoccupa dell'essere, la seconda del divenire. Dice il filosofo cinese Liang Shuming :  «I cinesi non hanno mai discusso questioni che derivano da una realtà statica, immutabile. La metafisica (cinese)... ha trattato solo del cambiamento e mai, assolutamente, della realtà statica e immutabile».

Gli spiriti Nella mentalità cinese non esiste un concetto di Dio come quello occidentale, prevale piuttosto in concetto di Shen : forze visibili ed invisibili che influenzano le cose, i fenomeni, l’uomo. Shen sono tutte le forze soprasensibili.
Shen è qualsiasi energia o forza sottile ( soprasensibile) che vivifica la natura .
Shen è qualsiasi energia o forza sottile che influisce sulla vita umana.
Shen sono gli aspetti più sottili dell’individuo umano, il Qi ( energia elementare) più sottile, più puro, più evanescente.


Lo spirito come coscienza . La natura è fondata su un principio spirituale , il Tao, per cui la materia non è mai priva di spirito e non vi si contrappone . Il "Dio" dei cinesi, qualsiasi sia il suo nome, non crea il mondo, ma è dentro la "vita" delle montagne e del mare, degli alberi e degli animali, degli uomini e delle donne, per guidarla e svilupparla. Il Dio di ebrei cristiani e musulmani è un Dio che parla. Il "Dio" dei cinesi non parla, ma è possibile sentire la sua "voce", o meglio partecipare della sua energia . Per udirlo, conoscerlo e partecipare alla sua Vita bisogna essere capaci di sentire il respiro della montagna, l'energia del mare, il Principio che regola il corso degli astri o della società (il Tao). Per udire la sua voce bisogna sedersi di fronte al chicco di riso appena seminato e attendere che diventi germoglio e poi pianta matura. Se avremo avuto la pazienza di attendere e di contemplare in silenzio la sua crescita, avremo udito la "voce" di "Dio" nella pianta che cresce. Shen è sia lo spirito-elemento unico ordinatore cosmico che lo spirito-animico individuale. Shen è anche l'insieme delle facoltà intellettuali e psichiche del soggetto umano, uno spirito sottile che deve essere coltivato e considerato per una piena evoluzione della persona verso la perfezione. Rappresenta in un certo senso il mistero dell’esistenza, il segreto significato della vita individuale che deve essere decifrato ed accolto per realizzarsi consapevolmente
Praticare il Taoismo significa seguire la " Via" degli spiriti ( shen) per partecipare del Tao, il procedere naturale delle cose, e raggiungere la perfezione umana , l'essere immortale ( Xian) Gli Shen dimorano nella Natura tutta . Alcuni luoghi sono considerati particolarmente favorevoli all’incontro con gli Shen : isole sacre, montagne sacre. Etc. In Cina si contano 5 montagne sacre , la più famosa è il Thai Shan , meta di pellegrinaggi.

Categorie Ci sono termini cinesi non hanno equivalenti in occidente :
[Po]=Nell’antica fisiologia fluido che scorreva nel corpo umano dal cuore e dal cervello, animando i singoli organi e presiedendo ai movimenti.
[Gui]=Spirito come “fantasma” o spettro, entità ultraterrena (di origine più frequentemente infernale) che si manifesta spontaneamente o dopo evocazione per trasmettere agli uomini messaggi dall’oltretomba .
[Shangdi]= Il Dio degli Shang, antica dinastia regale cinese era Shangdi - termine oggi usato anche per tradurre il concetto cristiano di 'Dio' - era un dio-persona. Gli antenati regali infatti erano percepiti nell’antichità come uomini trasformati in dèi. Gli antenati regali , divenuti dèi erano in grado di assicurare benessere ai discendenti, governatori delle provincie cinesi, dando loro il Mandato Celeste . Quando gli Zhou rovesciarono la dinastia Shang (1027 a.C.) cercarono in ogni modo di guadagnarsi il Mandato. I loro defunti regali diventarono dèi popolando l’antico Pantheon cinese .

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L'universo ai tempi della dinastia Shang si componeva di
- un mondo celeste superiore ( Spiriti del Cielo)
- di un mondo intermedio appartenente agli uomini ( Spiriti della Terra)
- e degli inferi ( Spiriti del Sottoterra ).
Questa divisione a tre strati, che diventerà una componente fissa della raffigurazione del mondo cinese, è riflessa anche nel mondo spirituale: le divinità sono disposte su sfere sovrapposte. Al vertice si trova il "Signore supremo" ( Shangdi ), circondato dagli antenati di stirpe reale divinizzati.

I Tre PuriShang-di è poi divenuto T’ian (o T’ien) , lo Spirito divino che guida ora l’umanità verso la comunione armonica con il Tutto, attraendo tutto a Se’. E' il Signore del Cielo dove dimorano gli Spiriti Puri, Laozi , gli 8 Immortali e la Fata dell'Ovest.

La triade taoista dei Tre Puri : “Puro Giada”, “Puro Superiore”, “Puro Supremo”, risiede nei Tre Cieli, formatisi quando, attraverso il processo cosmologico l’etere cosmologico si frazionò.

Il primo (Giada) è il sovrano del Cielo il supremo Yuhuang (" Imperatore Giada ").
Sotto a Lui il Supremo Puro addetto al controllo delle forze Yin Yang, il regolatore dell’alternanza cosmica yin-yang e del flusso del tempo. Sotto a Questo Laozi stesso, il Puro Superiore in quanto annunciatore del Tao; i dentificato spesso con Huanlao (Il Vecchio Giallo), è uno dei cinque creatori del cosmo , dimora nel terzo cielo e gli si deve culto per aver predicato agli uomini la dottrina salvifica.

Più sotto la sfera nella quale si muovono la "Madre d'Oriente" (sole) e la " Madre d'Occidente ( Xi Wangmu) " (luna) con gli spiriti dei venti, delle nuvole, ecc.
Segue la fascia degli spiriti delle montagne, dei corsi d'acqua e infine degli dei della terra o del suolo, all'interno della terra stessa.

--Xi Wangmu

Sotto di lui è Rimane ancora oscura l'interpretazione di questi «dei della natura»: sono, forse, forze naturali personificate dalle quali dipende il ciclo della natura. Non è nemmeno chiaro se la divinità suprema, Shangdi sia il capostipite della dinastia divinizzato o un «dio della natura» che sovrasta tutti gli altri.

Oltre a questi c'è un numero elevatissimo di divinità eterogenee, organizzate gerarchicamente, come i protettori di mestieri e dei fenomeni atmosferici; gli spiriti degli elementi della natura; le anime di diverse località (cimiteri, luoghi, guadi, strade); i demoni; le anime degli impiccati, degli annegati e degli antenati; i santi taoisti, confuciani e buddhisti, eccetera. Accanto a loro trovano posto tutte le divinità che riempivano la vita spicciola delle primitive popolazioni agricole, come il dio della cucina, della ricchezza, gli spiriti guardiani, ecc., e innumerevoli uomini deificati ( come gli 8 Xian), ministri del dio supremo con incombenze particolari o di protezione dei vari ceti sociali.

I santi ( xian) Il segreto dell’immortalità è l’unione con il Tao.
«…2,56-chi lo conosce non ne parla,e chi ne parla non lo conosce…esso è l’Unione Misteriosa …»
Secondo le testimonianze dei monaci taoisti antichi e moderni, unirsi misticamente al Tao è una esperienza spirituale di illuminazione. L’unione porta la comunicazione alla persona del TE,  il Potere Universale che dà l’immortalità a corpo e anima. Secondo alcune sette Taoiste antiche e ancora oggi esistenti in Cina, Formosa e Corea il TE si può ottenere attraverso rituali magici e attraverso l’alchimia . Ci sono innumerevoli testimonianze di persone che , raggiungendo l’unione con il Tao, sono svanite.



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l'anima immortale dell'adepto taoista
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Raffinazione delle energie ,
perfezionamento dello spirito
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immortale    
Gli 8 Immortali (ba xian)" Il termine xian 仙人 (o xianren o il più moderno shenxian) , è un sinogramma composto dalle parole persona (人) e montagna (山) e che viene generalmente tradotto come immortale o santo taoista. Lo si trova menzionato nel Tao Te Ching, nello Zhuangzi e in numerosi testi taoisti del periodo dei regni combattenti. panth Dipinto dell'epoca Ch'ing (1644-1911) raffigurante personaggi e divinità dell'Olimpo taoista

Il termine designa esseri mitologici dai poteri sovrannaturali la cui residenza è solitamente collocata in un luogo altrettanto mitico, le grotte celesti o terre della felicità o ancora isole mistiche (洞天福地 dòng tiān fú dì). Generalmente impossibili da vedere nella loro forma reale, (di cui parla Ge Hong 葛洪 nel suo trattato, il Baopu Zi 抱樸子), essi possiedono la capacità di metamorfosi e di ubiquità e appaiono e scompaiono sotto forma di esseri luminosi. Esiste una classificazione dei mondi mistici da cui questi esseri proverrebbero. L'attuale corrente taoista Quanzhen sostiene l'esistenza di dieci di queste dimensioni mistiche, che vengono chiamate in vari modi: grotte celesti, isole galleggianti, isole felici (十洲三島).

Tre di queste dimensioni trascendenti prendono il nome di Penglai 蓬萊, Fangzhang 方丈 (menzionate entrambe dalle origini della mitologia cinese) e una terza che ha cambiato il nome da Yingzhou 瀛洲 in Kunlun 昆侖. Mentre nel Taoismo moderno questi mondi sono considerati mistici, trascendenti e quindi non visibili, non percepibili e non penetrabili dall'uomo se non dopo anni di coltivazione del Tao, gli imperatori dell'antica Cina tendevano ad identificare questi regni con terre realmente esistenti e li immaginavano come luoghi di custodia di chissà quali tesori.



Qin Shi Huang inviò delle spedizioni alla ricerca di questi luoghi, e soprattutto delle erbe dell'immortalità. L'antica mitologia colloca sull'isola di Fangzhang la residenza della divinità che governa gli dèi delle acque e i draghi; mentre identifica Penglai, la più importante, come il luogo di accesso ai nove cieli superiori e luogo dove risiede il guardiano di questi ultimi. Il concetto degli xian come spiriti della natura e patroni di essa è un residuo dell'antica religione sciamanica cinese. Gli xian, come gli Otto Immortali, possono governare gli eventi atmosferici, provocare la pioggia, le tempeste, le nuvole, il vento e sono spesso associati ad animali mitici o comuni. Nel primo capitolo dello Zhuangzi, il santo taoista appare sottoforma di un uccello che vola nel cielo con le sue immense ali piumate e di un pesce, che nuota nelle profondità marine.

Nel taoismo gli xian sono esseri che si trovano ad un livello intermedio tra l'uomo e gli shen, anche se essi stessi possono essere annoverati tra gli shen, ovvero gli dèi. Gli immortali, come le divinità, appartengono ad una realtà trascendente, e per questo sono evanescenti e non percepibili con i semplici sensi umani. Essi sono inoltre multiformi, la loro identità non è definita e la loro origine è sconosciuta. Come ogni cosa che esiste, inclusi uomini e dèi, essi fanno parte del grande ciclo del Tao , della natura, e sono sua manifestazione. Secondo le dottrine mistiche del Taoismo, gli xian, come dopotutto anche gli shen, sono soliti manifestarsi ai sensi umani in luoghi in cui il confine tra il mondo terrestre e i mondi trascendenti ad esso si assottiglia: le montagne, i mari, le isole, i fiumi, le caverne, le paludi. Esistono luoghi particolari in cui la tradizione attesta spesso l'apparizioone di queste energie, ad esempio i monti Wudang. ma in quanto essi sono spiriti della natura e manifestazioni del Tao, possono essere percepiti ovunque, come nello scorrere dell'acqua o nel germogliare di una pianta. Nella religione taoista, il fine di tutte le azioni è il raggiungimento dell'immortalità. In origine la conquista dello status dell'immortalità, implicava essenzialmente delle pratiche di natura fisica, quali ginnastica, pozioni alchemiche, erbe ed elisir. Con lo sviluppo del Taoismo istituzionalizzato venne enfatizzata sempre più la condotta morale, le buone azioni e il piano spirituale, con pratiche quali la meditazione e il Qigong.

Sul piano fisico si è affermato invece l'uso di diete vegane. Questa forma di alimentazione si astiene dal consumo di alcuni o tutti gli alimenti di origine animale, e deriva principalmente da considerazioni etiche o, in misura minore, da considerazioni ambientali, salutistiche o religiose. Esistono diversi tipi di diete vegetariane, ma tutte hanno in comune il non consumo di carne di animali di qualsiasi specie(siano essi mammiferi, pesci o insetti). Una dieta lacto-ovo-vegetariana non prevede il consumo della sola carne; una dieta lacto vegetariana non prevede il consumo né di carne né di latte né di latticini; una dieta ovo-vegetariana non prevede il consumo né di carne né di uova, mentre una dieta vegan esclude qualsiasi alimento di origine animale (ad esempio, si esclude anche il miele). Le gerarchie più basse, a cui appartengono gli antenati e le forme di concretizzazione del Qi non sono un pantheon ben definito, ma un pantheon variegato in continua espansione. Sopra a questa prima categoria di immortali vi sono i grandi maestri divinizzati, che si trovano ad un livello dimensionale più trascendente. Questa categoria varia generalmente da corrente a corrente, ogni scuola ha la sua classificazione. La gerarchia spirituale della scuola Shangqing 上清, è quella più definita e conosciuta.

Lo stato di immortalità è ciò a cui ambiscono le pratiche taoiste, accessibile attraverso pratiche spirituali. Nel Taoismo moderno la nozione di immortalità è andata evolvendosi, perdendo le connotazioni favolistiche e andando ad identificare queste creature con il termine shenxian (神仙), spirito immortale. L'obiettivo del taoista è dunque quello di raggiungere l'immortalità spirituale. Per la corrente Quanzhen moderna, il massimo grado di immortalità è l'immortalità dorata 金仙, un gradino sotto allo status di divinità. "
[ fonte : Wikipedia]

RACCONTI"Cavalcando Fei Long il Drago Volante formo il mio carro di molte e varie pietre preziose... Conduco gli otto draghi che ondeggiano, tengo alto il mio stendardo di nuvole che si elevano in spire..."

Chu Ci Li Sao. - Cavalcatura di saggi ed illuminati...Trad. E. Rochat de la Vallée e C. Larre.


«il Drago Celeste è il destriero che giunge a testimoniare e sancire la riuscita di una vita. E' la via che rende possibile e realizza la grande ricerca del mondo taoista, il raggiungimento dell'immortalità con il corpo,da intendersi non come simbolo ma come effettuale testimonianza di una raggiunta riunione con il Principio.»

Nelle numerose leggende taoiste, un posto di rilievo è assegnato ai cosiddetti "Otto Immortali" ( Baxian ), un gruppo di personaggi (uomini e donne) che, avendo ottenuto in vita poteri soprannaturali, sono stati santificati dopo morti. 2È nel XII secolo, durante la dinastia Jin, che si assiste alla formazione, in Cina, a partire da elementi disparati, della pleiade degli inseparabili Otto Immortali (Baxian ), che sono stati raggruppati e associati per misteriose ragioni, e situati al centro del pantheon taoista, senza dubbio per rispondere e fare da contrappunto, in una certa misura, al famoso gruppo dei diciotto luohan (o ahrat) del buddhismo.

Tre di questi immortali sarebbero personaggi storici, mentre gli altri sono puramente leggendari e nati dalla immaginazione popolare; tra loro citiamo una donna e un personaggio androgino, piuttosto equivoco. Si possono associate o contrapporre in veri e propri binomi: l'aristocratico - il proletario;
il ricco - il povero;
il giovane - il vecchio;
l’uomo - la donna...
in loro si vede la rappresentazione di una diversa condizione: l'alto funzionario, il soldato, il vecchio, il ricco...
Quest'ottetto dai poteri straordinari, in Cina ha sempre suscitato una passione continua, soprattutto tra gli strati popolari. Indubbiamente è stata la particolare conoscenza dei segreti della natura, che ha consentito loro di diventare immortali.

In particolare il loro gruppo simboleggia la felicità secondo i principi taoisti; e ci sono moltissime rappresentazioni che li raffigurano. Hanno fornito, per secoli, molteplici temi a tutti gli artisti e artigiani. Uno dei più frequenti li mostra nella “Traversata dei Mari”. Un giorno decisero di recarsi ad ammirare le meraviglie del mare, ma la divinità Lu Yuan pretese che rinunciassero al loro abituale veicolo-cavalcatura: una comoda 3nuvoletta. Dovettero camminare sul mare, ognuno con l'aiuto di un oggetto magico, il suo attributo, come vedremo; per uno il bastone, per un altro la spada, per il terzo il ventaglio, ecc.

Strada facendo entrarono in conflitto con un re-drago, a cui inflissero una cocente sconfitta. Le loro peregrinazioni marittime poterono quindi proseguire attraverso mille altre avventure. D'altronde, tra le vane facoltà! - avevano quella di poter diventare visibili o invisibili a piacimento, resuscitare i morti, trasformare in oro tutto quel che toccavano per mezzo di una meravigliosa pietra magica.

Spesso vengono anche rappresentati mentre avanzano in gruppo lungo i sentieri tortuosi della montagna della Longevità, o nel paradiso taoista, un paesaggio boscoso, disseminato di stagni e di torrenti ingombri di rocce. Raggiunto un alto grado di poteri magici, questi personaggi, generalmente solitari, dovevano incontrarsi una volta l’anno nelle montagne della catena Kunlun Shan, tra il Tibet e il Turkestan, luogo di residenza di Xi Wang Mu, la “ Dama-Regina o Fata dell'Ovest , importante divinità dell'Olimpo cinese. ( dimora nel Pantheon con gli 8 Immortali)

Questa fata taoista, detta “Madre d'oro”, presiedeva al loro incontro in mezzo a fiori di corallo e ad altri splendori, come pesche dell’immortalità, che maturano soltanto ogni 3.000 anni! Nell'iconografia, Xi Wang Mu talvolta è rappresentata seduta su una grande gru celeste, altra tradizionale cavalcatura degli Immortali, nonché simbolo di vita eterna.

1) Zhongli Quan -Chung-Li Chuan patrono-protettore della vita.

Posto alla loro testa, ne è il capo. Obeso, grasso, la pancia per aria, barbuto, con due piccoli chignon rotondi sulle tempie, ha come attributo principale un ventaglio che gli serve per cacciare le creature malefiche e anche per risvegliare l'anima dei defunti, proprio come Iside rese il soffio vitale a Osiride morto, creando un vento agitando le ali. Zhongli Quan nell’altra mano ha anche la pesca dell'immortalità o il fungo magico della longevità, oppure anche il frutto che viene detto “mano di Budda”, il Citrus digitata, simbolo di prosperità. Nato nello Shanxi prima della venuta di Cristo, sembra che Zhongli Quan sia stato maresciallo e, diventato vecchio, sia andato a vivere da eremita nei monti Yang Jiao. Ma esistono diverse versioni riguardanti questo personaggio, che forse è di origine storica. Sembra che fosse in grado di tramutare il rame in argento per mezzo di una droga; distribuiva poi ai poveri il suo metallo prezioso. Un bel giorno una gru celeste lo trasportò nel paradiso dell'immortalità.

42) Lü Dongbin -Lu T-Ing Pin patrono (dei calamai) della letteratura.

Questo secondo immortale rivaleggia in celebrità con il primo. Si riconosce per il suo berretto taoista, detto berretto del “Maestro (o Patriarca) Lü”, ma anche per lo scacciamosche “Scopa per le nuvole”, e per la spada miracolosa, che porta applicata sulla schiena, e sulla quale poteva salire in piedi e attraversare fiumi e nubi, senza affondare, né cadere. Ma gli serviva, più “naturalmente”, a decapitare i geni malvagi e i mostri di qualsiasi genere.Secondo la leggenda, sarebbe nato nel 755 d.C. a Yongle, nello Shanxi (città che oggi è celebre per il tempio e i dipinti dell'epoca Yuan) e sarebbe vissuto per 400 anni. La spada magica gli fu donata sul monte Lushan, quando aveva vent’anni, da un drago di fuoco.

A cinquant'anni, gli fu confidato da Zhongli Quan il segreto dell'immortalità, insieme all’arte della trasformazione alchimistica che desiderava ardentemente propagare tra gli uomini. Fu dotato di questi poteri e armi magiche dopo aver trionfato nel superamento della prova delle “Dieci tentazioni”. Durante i secoli che trascorse sulla terra, portò a termine innumerevoli imprese meravigliose in tutto l'Impero, uccidendo draghi, liberando il nostro mondo da moltissime calamità. Varie leggende ne raccontano le imprese e le gesta. Nel 1115, l’imperatore Huizong gli conferì il titolo di “Eroe dalla meravigliosa saggezza”. Il soprannome Dong Bin, “Ospite della grotta”, gli deriva dal luogo nascosto e solitario dove amava ritirarsi. È onorato dai letterati per le doti di scrittore che inoltre possedeva, ed è il patrono dei fabbricanti di inchiostro, ma anche quello dei malati e dei barbieri! Particolare strano: su alcune di queste rappresentazioni è vestito con un abito che è un vero e proprio patchwork.

3) Li Tieguai -Li T'Ieh-Kaui (o "Li stampella di ferro") patrono della medicina

Ha l'aspetto di un mendicante cencioso e zoppo con in mano una fiaschetta da pellegrino contenente i suoi medicinali magici e, nell'altra, un bastone di ferro a cui si appoggia. Ha un'aria poco invitante e dalla sua zucca escono turbinando misteriosi vapori. Un tempo la sua immagine era l'emblema 5delle farmacie. Fu Xi Wang Mu, la "Dama Regina dell'ovest", già citata, a rivelargli l'arte di diventare immortale. Talvolta è rappresentato in piedi su un granchio o in compagnia di un cervo o di un daino. La gruccia di ferro gli venne offerta da Laozi per sostituire la gamba paralizzata. Nel corso delle sue peregrinazioni sulla terra, si dice che sospendesse la propria borraccia a una fessura della parete della propria stanza, e dopo essersi magicamente rimpicciolito fino a raggiungere le dimensioni di una rana, la notte vi si rifugiasse all'interno, per dormire. Il giorno dopo ne usciva, ritornando per incanto alle normali dimensioni.

Il suo spirito vitale poteva abbandonare a piacimento gli stracci carnali e assumere una natura eterea e informe. Talvolta si osservano i cinque pipistrelli simboleggianti le “cinque felicità” che volteggiano intorno a fumigazioni medicinali emananti dalla sua zucca. Il suo brutto aspetto è spiegato da un episodio leggendario. Un tempo, Li Tieguai fu convocato da Laozi nei monti della Longevità. Al momento della partenza, Li affidò provvisoriamente al suo discepolo il proprio involucro carnale, chiedendogli di cremarlo soltanto se non fosse stato di ritorno entro sette giorni. Ma accadde che il sesto giorno il discepolo venne a sapere che sua madre era in fin di vita. Senza aspettare bruciò il corpo del padrone e partì per recarsi al capezzale della moribonda. Ma il giorno dopo l'anima di Li Tieguai era di ritorno; cercò invano il proprio corpo e al suo posto trovò soltanto un mucchietto di ceneri. L'anima, disperata, partì allora alla ricerca di un altro corpo in cui alloggiare e, in un bosco, trovò soltanto il cadavere di un mendicante zoppo e orrendo, morto di fame. In mancanza di meglio l'anima vi si rifugiò, e da quel giorno Li Tieguai, suo malgrado, si trovò in questo corpo d’invalido, piuttosto sgradevole. Per mitigare le sue sfortune, Laozi gli regalò una gruccia di ferro, da cui deriva il suo soprannome, “Li stampella di ferro!”.

4) Zhang Guolao -Chang-Kuo-Lao ,patrono della felicità

Altro personaggio storico, Zhang Guolao sarebbe vissuto nell’VIII secolo; simboleggia la vecchiaia. Famoso eremita delle montagne dello Shanxi, declinava regolarmente gli inviti che gli venivano fatti per recarsi a Corte, e morì improvvisamente il giorno in cui alla fine accettò. Tra i poteri magici, aveva quello di diventare invisibile o di bere senza battere ciglio tazze di fortissimi veleni. È raffigurato come un vecchio barbuto, dallo sguardo vivace, talvolta con in testa un berretto da letterato, ornato di una piuma di fenice. Porta sempre sulla schiena un bambù cavo da cui escono due bacchette piegate (uno strumento musicale a percussione). Viaggiava su una infaticabile mula bianca, capace di percorrere quotidianamente centinaia di leghe. Zhang è raffigurato sia seduto normalmente sul dorso della mula, sia seduto alla rovescia, voltato dalla parte della coda!

Venuta la notte, appiattiva la sua mula come un foglio di carta, la piegava in quattro o in otto parti e la metteva al riparo nella sua borsa o nella scatola per i fazzoletti, che talvolta gli si vede tenere in mano. La mattina sputava sulla carta e la inumidiva, poirestituiva alla mula le sue forme animali naturali. Ed entrambi riprendevano il cammino. Nell’iconografia popolare, come nel caso della cicogna anglosassone, talvolta si vede il nostro Immortale portare un neonato a giovani donne sposate. Un’altra immagine talvolta lo mostra in piedi su un rospo gigante.
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5) Han Xiangzi -Han Ksiang Tzu patrono della musica

Incarna la giovinezza e sembra sia vissuto all’inizio del IX secolo. È il patrono dei musicisti e spesso viene raffigurato mentre suona il ftauto silvestre o il flauto traverso. Era l’allievo preferito del nostro secondo Immortale, Lü Dongbin, che lo condusse a far visita al pescatore soprannaturale e meraviglioso; ma Han cadde dall’albero e, in quell’attimo, divenne immortale.

Era solito vagabondare in mezzo alla natura. incantando gli uccelli e perfino gli animali selvatici per mezzo del suo flauto. Aveva anche il potere di far crescere istantaneamente piante meravigliose in una semplice manciata di terra. Infine non aveva la minima idea del valore del denaro, e lo disperdeva ai quattro venti!

6) Cao Guojiu -Ts-Au Kuo-Chiu patrono degli attori

Con in testa il potéou o pettinatura deí mandarini, con un corno dietro e alette laterali, Cao è il patrono degli attori e di tutti coloro che esercitano la professione teatrale. Ha in mano delle nacchere (il suo attributo principale), ma talvolta anche uno scacciamosche. Prima di ritirarsi tra i monti, sembra che sia stato ministro della dinastia Song: era inoltre legato alla famiglia imperiale (XI secolo), come fratello dell’imperatrice Cao Hu. Può anche venir rappresentato vestito sfarzosamente con la doppia cintura degli “habitué” della corte imperiale. Talvolta ha anche in mano la sua tavoletta di ammissione alla Corte. Fu scelto e reso immortale dagli altri Sette che occupavano sette delle otto grotte della Sfere Superiori, ed erano alla ricerca di un ottavo compagno meritevole. Era fuggito e diventato eremita per evitare la vergogna di avere un fratello assassino. Si copriva la testa ai piedi della piante selvatiche. I due primi Immortali che incontrò gli proposero ben presto di accoglierlo nella loro cerchía e gli comunicarono la ricetta dell'immortalità. Poco dopo fu cooptato da tutti gli altri Immortali.

7) Lan Caihe- Lan Ts'Ai Ho- patrono dei fiori

È l’ermafrodita, il saltimbanco che generalmente suona il flauto o i piatti; più spesso viene considerato per il suo aspetto femminile. Nell’altro aspetto, maschile, appare come un vecchio cencioso, a piedi scalzi, appoggiato a un bastone, nell’atto di mendicare. Talvolta brandisce un piccolo sarchio. Rappresenta il massimo dell’originalità: d’inverno dormiva nudo, e d’estate si copriva di pellicce! Patrono dei fioristi, Lan Caihe è rappresentato con un abito blu, con un cesto di fiori al braccio; talvolta è scortato da un daino che ha in bocca un fungo sacro. Un giorno la nostra cantante ambulante fu trovata ubriaca ín una locanda e subito, per la stizza, si eclissò su una nuvola, dopo essersi completamente denudata.

8) He Xiangu -Ho Hsien-Ku -patrona della casa.

Sebbene venga presentata come la figlia di un bottegaio dello Hunan che visse ai tempi della terribile imperatrice Wu Zetian (690-705), la vergine immortale He Xiangu ha l'aspetto di una fata; volteggiava da una cima all’altra nei Monti di Nacre, nutrendo sua madre con i frutti che raccoglieva. Lei poteva fare a meno di mangiare, o si accontentava di una polvere di madreperla o di perle, oppure anche di raggi di luna che rendevano il suo corpo evanescente ed eterno. Nacque con sei capelli in testa e non ne ebbe mai di più! Scomparve e divenne immortale mentre si recava dall’imperatrice Wu Zetian che l’aveva convocata.È rappresentata come una graziosa ragazza, che porta su una spalla un lungo gambo di loto curvilineo, terminante con un fiore o con una capsula di semi. Questo stelo di loto magico serviva all’"apertura del cuore”. Talvolta ha uno scettro , o suona l’organo a bocca, o beve, oppure ha in mano uno scacciamosche, o anche la pesca dell'immortalità. Può essere anche vestita di foglie. È la fata che veglia sui focolari domestici.
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Legati alle figure di questi Santi Taoisti sono i miti dei paradisi : quello Occidentale e quello Orientale.

Il Paradiso Occidentale cinesedi Antonella Cotta Ramusino (Centro Ligure di Studi Orientali)

"Di antica data è senza dubbio la credenza nel Paradiso Occidentale governato da una portentosa divinità: Xi Wang Mu, la Regina Madre d'Occidente, la stessa verso cui si diresse per l'ultimo viaggio il Santo Taoista Lao-zi. Così viene descritto il luogo con la sua regina nel Libro dei Monti e dei Mari:
... Trecentocinquanta li (unità di misura cinese corrispondente a 500 metri - N.d.A.) a occidente di Liusha [vuol dire "sabbie che camminano", e con questo nome si indica il deserto del Gobi] c'è il monte Yu, ove dimora Xiwangmu. Xiwangmu ha un aspetto umano, coda di leopardo, zanne di tigre e fischia forte; ha i capelli scarmigliati e porta ornamenti sulla testa. Presiede alle calamità del cielo e alle cinque influenze nocive. ... (cf Ed. Bozza, Miti della Cina arcaica, pag. 74)

E ancora nello stesso Libro si legge: ... A sud del Mare Occidentale, ai bordi delle sabbie Liusha, dietro il fiume Chi e davanti al fiume Hei, c'è una grande montagna che si chiama Kunlun (l'Olimpo dei cinesi). Vi si trova uno spirito-dio che ha volto umano e corpo di tigre, ha il manto striato e ha una coda. ... (Ed. Bozza, op. cit., pag. 75). 

Chiaramente per i cinesi questo Paradiso occidentale era un luogo reale e per questo furono fatte molte spedizioni per raggiungerlo; l'unica che ebbe esito positivo fu quella condotta dall'imperatore Mu dei Zhou (XI sec.) che riuscì ad arrivare sul monte Kunlun e a far visita a Xi Wang Mu.  Ma il mito più affascinante che interessò i cinesi di ogni tempo è quello delle Isole degli Immortali o Isole Felici, luogo ameno che si credeva esistesse realmente nel Mare Orientale e di cui il taoismo si occupò tanto da creare quasi una scienza lasciandoci descrizioni accurate dei luoghi e degli abitanti.
Ecco come si presenta secondo Lie-zi: 
... Il monte Lie-gu-ye si trova in un'isola del mare. Sul monte vivono degli uomini sovrannaturali, che aspirano il vento, bevono la rugiada e non mangiano i cinque cereali (l'astensione dai cinque cereali era una delle pratiche per raggiungere l'immortalità). Il loro cuore è come sorgente profonda, la loro forma come quella d'una vergine.

Non avendo essi né amori né affetti particolari, gli immortali e i santi gli fanno da ministri; non suscitando essi né timore né scontento, i sinceri e gli schietti gli fanno da messi, non dispensando essi e non essendo benevoli, le creature da sé si soddisfano; non raccogliendo essi e non accumulando, non mancano di nulla. Lo yin e lo yang sono sempre armoniosi, il sole e la luna sono sempre splendenti, le quattro stagioni sono sempre regolari, il vento e la pioggia sono sempre temperati, i parti e gli allevi avvengono sempre nella giusta stagione, le messi annuali sono sempre abbondanti. Il suolo non ha il danno delle pestilenze, gli uomini non hanno l'orrore della morte precoce, le creature non hanno la sofferenza delle malattie, gli spiriti dei defunti non hanno voci di presagio. ...
(Lie-zi, Libro II, cap. 16, pag. 19)

Ma non bastava soltanto descrivere questa sorta di Eden; era necessario anche dargli delle origini e spiegarne la storia. E ancora sempre nel Lie-zi, il libro che dal saggio prese il nome:
... Ad oriente del golfo del Chili - rispose Chi - non so a quanti milioni di li, c'è un baratro che è veramente una valle senza fondo. Questa voragine è detta "bacino di confluenza", in cui si riversano i fiumi delle otto estremità e dei nove punti celesti (i nove punti celesti sono gli otto punti cardinali - otto estremità - e il centro), nonché la corrente della Via Lattea, senza accrescimenti o diminuzioni. In mezzo c'erano cinque montagne dette Taiyu la prima, Yuan-Jiao la seconda, Fang-hu la terza, Ying Zhou la quarta, Beng-lai la quinta. Tra alto e basso, la circonferenza di queste montagne era di trentamila li, i pianori alla loro sommità erano di novemila li, distavano l'una dall'altra settantamila li ma erano considerate vicine. Su di esse le torri e i belvedere erano tutti d'oro e di giada, gli uccelli e gli animali erano d'un candore immacolato, gli alberi di perle e di gemme crescevano fitti, i fiori e i frutti erano nutrienti e saporosi e chi li mangiava non invecchiava e non moriva. Gli abitanti erano della razza dei santi immortali, che giorno e notte volavano innumerevoli qua e là. Però la base delle cinque montagne non posava su nulla ed esse andavano su e giù, avanti e indietro, seguendo il flusso e riflusso della marea, senza fermarsi un momento.

I santi immortali mal lo sopportavano e se ne lamentarono con l'Imperatore del Cielo, il quale, temendo che esse scorressero verso l'estremo occidente e non dessero più asilo a tutti quei santi immortali, comandò a Yu-jiang (genio del polo e del mar settentrionali, dal volto di uomo e dal corpo di uccello) di mandare quindici enormi tartarughe a sostenere le montagne sul capo alzato, alternandosi in tre turni di sessantamila anni ciascuno. Per la prima volta le montagne stettero ferme senza muoversi. Ma uno dei giganti del regno di Long-bo si mise in cammino e con pochi passi arrivò alle cinque montagne. Con un solo amo prese sei tartarughe, se le caricò in mucchio sulle spalle e se ne tornò di corsa al suo paese, dove mise sul fuoco il loro guscio per trarne vaticini. Così le due montagne Taiyu e Yuan-Jiao andarono alla deriva verso il polo settentrionale e affondarono nel gran mare. I santi immortali che furono trascinati via si contarono a milioni. Incollerito, l'Imperatore del Cielo a poco a poco ridusse il regno di Long-bo facendolo più ristretto e rimpicciolì i suoi abitanti rendendoli più bassi: all'epoca di Fu Xi e di Sheng Nong erano alti alcune decine di braccia. ... (Lie-zi, Libro V, cap. 60, pagg. 70-71)

Il credere all'esistenza di queste Isole indusse molti imperatori a comandare spedizioni di ricerca e scoperta del mitico luogo: le cronache cinesi fanno risalire al V sec. a. C. le prime partenze alla volta delle fantastiche isole. Purtroppo tali ricerche non diedero i risultati desiderati, ma la cosa non scoraggiò mai gli intrepidi ricercatori che per molti secoli continuarono a partire per un'impresa disperata: il non pervenire alla meta era imputato all'inaccessibilità di tali isole per persone qualsiasi, le isole scomparivano infatti all'orizzonte non appena un mortale tentava di avvicinarsi.

Tra gli imperatori che inviarono grandi spedizioni dobbiamo fare il nome di almeno due di essi:
 Qin Shi Huang-di, il primo imperatore della storia cinese, colui che per primo unificò la Cina e diede le basi all'Impero; e Wu-di, il più famoso degli imperatori Han per il suo governo illuminato che sancì definitivamente il potere dei confuciani. Qin Shi Huang-di, perseguitato dalla paura della morte, non badò a spese per armare la flotta che avrebbe dovuto trovare le Isole degli Immortali ove crescevano erbe famose per la fabbricazione di pozioni che davano l'immortalità del corpo. Sfortunatamente nessuno tornò da quel lungo viaggio, e lui morì poco dopo l'unificazione dell'impero forse proprio a causa dei grandi sforzi fatti per ottenerla.

Wu-di, che abbiamo visto appoggiare la classe confuciana per quel che riguardava il governo dell'impero, fu invece un fedele taoista per ciò che atteneva alle credenze religiose. Non aveva quindi dubbi sull'esistenza reale delle famose Isole, per la ricerca delle quali inviò varie spedizioni e partì egli stesso alla volta delle coste orientali della Cina. Ma i risultati non furono positivi neanche per lui; la sua corte poteva però vantare la presenza di famosi maghi tra i quali il più potente fu senz'altro Li Shao-Jun. Costui dichiarava di poter controllare la materia, di comandare gli esseri spirituali e di poter far fronte alla vecchiaia. Egli poteva attirare gli spiriti e alcuni sostenevano che anche lui fosse uno spirito.

Il mito delle Isole Felici non fu ad ogni modo legato alla sola prima antichità: lo troviamo sempre vivo anche nei periodi più vicino a noi: ecco cosa accadde tra l'810 e l'813 alla corte dell'imperatore Tang Xianzong:
... Yuan Jiai (un taoista venuto a corte) voleva ritornare nel Mare Orientale e per questo continuava a chiedere con insistenza il permesso all'imperatore. Quest'ultimo però non voleva concederglielo. Ora, c'era nel palazzo una scultura in legno rappresentante le Tre Montagne nel Mare (cioè le Isole dei Beati, Beng-lai, Fang-zhang e Ying-zhou). Essa era dipinta e aveva incastonate perle e giade. In occasione dell'Anno Nuovo, l'imperatore andò a contemplarla in compagnia di Yuan Jiai. Egli disse mostrando col dito l'isola di Beng-lai: "A meno d'essere un immortale superiore non si può pervenire a questo luogo." Yuan Jiai disse ridendo: "Queste tre isole non distano che un po' più di un piede. Non vi è persona che possa pretendere che esse siano irraggiungibili. Io non ho molto potere, ma cercherò di fare un giro per Vostra Maestà per ivi esaminare la bellezza e la bruttezza degli esseri e delle apparizioni". Subito egli saltò nell'aria e divenne sempre più piccolo. Poi, velocemente, egli entrò attraverso le porte d'oro e d'argento. La cerchia di amici ebbe ben a chiamarlo, egli non ritornò più. L'imperatore si dispiacque molto ed ebbe perciò delle eruzioni cutanee. In seguito a questi avvenimenti si chiamò questa montagna "Isola dove scomparse il Vero". Tutte le mattine, all'alba, si brucia ormai dell'incenso 'Cervello di Fenice' davanti a quest'Isola per venerarla. Una decina di giorni più tardi, un rapporto venne da Cing-zhou che diceva che Yuan Jiai aveva attraversato il mare a cavallo di una giumenta gialla. ... (Rolf Stein, Jardin en miniature d'Extreme-Orient, pagg. 40-41).

Le famose Isole erano dunque un Universo facilmente raggiungibile se si avevano poteri sovrannaturali e si apparteneva a quella ristretta cerchia di iniziati taoisti. Nella favola di Pu Song-ling (uno dei più grandi raccoglitori di leggende e miti del XVII sec.), L'Isola degli Immortali, all'ambizioso signor Wang capita di incontrare un Immortale taoista che dapprima lo porta con sé nelle alte regioni celesti, ma poi, accortosi che il suo discepolo non è ancora pronto per la vita delle alte sfere, lo fa precipitare nell'Isola degli Immortali, che è molto lontana dal mondo terreno ed è abitata da maghi terrestri. Dopo un periodo di soggiorno in quest'isola e dopo aver preso moglie, Wang chiede di tornare a casa e con la magia della sposa ecco che un rotolo di seta bianca si trasforma in un ponte infinito permettendo ai due coniugi di giungere sulla terra. Ma dopo aver trascorso qualche anno, in cui Wang matura e si accorge delle futilità delle cose umane, entrambi fanno ritorno nella meravigliosa "Isola degli Immortali".

La leggenda cinese descrive quest'isola come abitata da fate che si nutrono di gemme sparse lungo le rive, e bevono dell'acqua della vita che scaturisce da una fontana di giada e si nutrono del fungo sacro che rende immortali. Certo è comunque che nessuno raggiunse mai le meravigliose Isole, non perlomeno in questo nostro mondo: parallela alla dimensione reale appare infatti in ogni civiltà un'altra dimensione: quella irreale dei sogni e delle leggende. Le illusioni dei sogni aiutano a vivere. E non solo, i sogni per gli antichi erano anche "un'utile visione dell'avvenire, un mezzo di contatto con l'universo soprannaturale degli déi" (P. Xella, Sogno e profezia nel vicino Oriente Antico, in "Abstracta", n. 39, pagg. 34-35). Nel fantastico mondo onirico tutto è possibile: ed ecco che in Cina accadde un giorno al mitico re Huang-di (il famoso Imperatore Giallo) di addormentarsi e di cominciare a sognare. Sognò di viaggiare e di andare nel mitico regno di Hua-xu:
... Il regno di Hua-xu si trova ad occidente di Yenzhow e a settentrione di Taizhow, non so a quante migliaia o decine di migliaia di li dall'Impero del Mezzo. Non vi si arriva né con barca, né con carro, né a piedi, ma solo per viaggio sovrannaturale. Lo stato non ha né capi né anziani, ma soltanto spontaneità; il popolo non ha né cupidigie né passioni, ma soltanto spontaneità. Non sanno gioire per la vita né dolersi per la morte, perciò non hanno sventure né morti precoci; non sanno essere amanti di sé né incuranti degli altri, perciò non hanno amore né odio; non sanno contrastare né favorire, perciò non hanno vantaggi né danni. Nulla amano e odiano, nulla temono e paventano. Entrano nell'acqua senza affogare, entrano nel fuoco senza bruciarsi, a trafiggerli e a flagellarli non restano feriti o piagati, a vellicarli e a grattarli non provano fastidio o solletico. S'innalzano nello spazio come se camminassero sul solido, si coricano nel vuoto come se stessero nel loro letto. Nubi e nebbie non ostacolano la loro vista, tuoni e boati non turbano il loro udito, bellezza e bruttezza non confondono il loro cuore, monti e valli non intralciano il loro passo poiché si muovono solo sovrannaturalmente. ...
(Lie-zi, Libro II, cap. 15, pag. 18)

Mirabile potenza dei sogni! Fu così che, durante un banchetto, al re Mu dei Zhou (1001-974) accadde, avendo ospitato un mago potentissimo, di essere invitato a fare un viaggio: e il re, senza farselo ripetere, aggrappatosi alla manica del mago, volò in alto, sempre più in alto, finché giunse nel palazzo del suo ospite-guida, fatto di oro e di perle preziose e sospeso nell'aria su un'immensa nuvola. Insieme poi volarono ancora più in alto, in un posto da dove non si vedevano né il sole né la luna, e lo splendore era abbagliante. Allora il re Mu chiese al mago di farlo tornare indietro: il mago lo lasciò, e al re parve di precipitare nel vuoto. Quando si risvegliò il posto in cui si trovava era lo stesso di quando aveva cominciato il viaggio, e c'erano gli stessi servi, le stesse bevande, gli stessi cibi. Non capendo come ciò fosse possibile il re chiese ai servi cosa era avvenuto, ed essi risposero che egli era stato un momento assorto. Il mago allora spiegò che avevano intrapreso un viaggio soprannaturale
(Lie-zi, Libro III, cap. 15, pagg. 17-18).

In Cina ogni luogo dell'universo aveva una vita parallela a quella terrestre: si credeva quindi che vi fossero vari regni accessibili tramite viaggi soprannaturali che permettessero l'entrata in queste dimensioni vitali diverse da quelle della terra. Ecco dunque apparire i vari regni:
- quello celeste,
- quelli dei mari (che si pensava fossero governati da quattro Re Draghi corrispondenti ai quattro punti cardinali),
- quelli dei laghi, dei fiumi, dei monti, dei venti, etc.
Gli strani eppur stupendi abitatori di questi luoghi partecipavano dell'essenza divina e pertanto erano immortali.
L'unione con essi dava l'immortalità anche ai fortunati uomini a cui questi esseri si concedevano.    Rifacendoci alla celebre raccolta di Pu Song-ling, I Racconti Fantastici di Liao, possiamo facilmente immergerci nelle acque dei profondi abissi per incontrare, oltre ai Re Draghi, il Ministro Tartaruga, il Generale Granchio o il Generale Anguilla: e non è che nella vita normale non li si possa incontrare, noi li vediamo quotidianamente nelle forme che loro assumono per venire sulla terra, nella nostra dimensione reale, e cioè rispettivamente di Tartaruga, Granchio e Anguilla.  

E ancora nel racconto La Regina del Lago di Dong-Ting, al signor Qian Bi Jiao viene concesso, in ricompensa della sua pietà verso una foca e dei pesci - trasformazioni preferite della Regina del Lago e delle sue damigelle - di sposare la bellissima principessa figlia della Regina stessa e di pervenire, come abbiamo già visto, all'immortalità.   Chiaramente per i cinesi questi strani luoghi e personaggi erano reali, tanto che lo stesso Pu Song-ling li narra in forma di cronaca, quasi riportasse i rendiconti di viaggi intrapresi da famosi esploratori dell'epoca. "

Le isole dei beati di Antonella Cotta Ramusino ( Centro Ligure di Studi Orientali )

" Tra religiosità colta e popolare, il mito taoista delle isole paradisiache  nascoste ad oriente, le "Isole dei Beati" o "Isole Felici", è senz'altro tra i più presenti nella tradizione cinese. Insieme al paradiso occidentale, nascosto tra le cime del monte Kunlun, le Isole dei Beati, rievocate da passi letterari e leggende tradizionali, costituirono, per più di un sovrano,un obiettivo concreto ripetutamente perseguito con esplorazioni e spedizioni. 

In Cina nel corso dei secoli si sono formati principalmente due tipi di cultura: una, conosciuta come ufficiale o di corte, promossa dalla classe dei letterati confuciani che ha quasi sempre affiancato il potere centrale coadiuvandolo nel governo; l'altra, chiamata popolare, a cui si rifanno i taoisti e che si affermò soprattutto, come dice il nome, tra il popolo.Mentre infatti i confuciani tentano di formare la morale del buon suddito e del buon sovrano, i seguaci di Lao-zi - il primo grande maestro del Dao - danno al popolo ciò di cui ha bisogno: spiegazioni sulla vita, sulla morte, sull'aldilà; in pratica conservano quella serie di riti e di credenze che erano alla base dell'antica religione contadina.

In effetti nel confucianesimo confluivano sia una filosofia di attivismo sia un codice morale che era opportuno seguire in vista di una carriera politica; invece nel taoismo confluivano una filosofia di totale astensione dai pubblici affari e una religione a sfondo magico.Nell'ambito dello stesso taoismo vi era poi grande differenza tra la scuola religiosa e la scuola filosofica tanto da essere completamente indipendenti l'una dall'altra.

I cinesi potevano quindi essere, senza che ciò creasse conflitto, buoni confuciani e buoni taoisti: ossia obbedivano alle leggi confuciane per quel che riguardava la vita politica e pubblica, osservavano invece le pratiche taoiste per ottenere l'immortalità e credevano in tutta quella miriade di déi e di esseri fantastici che, a detta dell'antica religione ereditata dai taoisti, popolavano l'universo.Si spiega così come molti sovrani dell'Impero di Mezzo pur appoggiando la corrente confuciana al governo, praticassero poi culti del tutto estranei al confucianesimo ma ben conosciuti dai sacerdoti taoisti.

Ricordiamo d'altra parte che questi preti taoisti erano persone dai molti poteri e in grado di dominare il proprio destino. Primi fra tutti per la loro potenza furono proprio quegli stessi uomini che riconosciamo anche come padri del pensiero filosofico.Di Lao-zi la tradizione fa un uomo di natura divina. Egli è il Vecchio Bambino che nasce dopo una gestazione di ottantun anni. Confucio, il grande saggio, così lo descrisse:

... Questa volta ho visto il drago. Quando il drago si raggomitola su se stesso, forma un corpo opaco; quando si distende, forma disegni brillanti. Cavalca le nubi e i vapori nutrendosi dello Yin e dello Yang (i due principi vitali) ... (Zhuang-zi, cap. XIV, pag. 132).E come un essere soprannaturale Lao-zi scomparve; a cavallo di un bue si diresse verso Occidente, fermandosi solo al valico dell'ovest, dove dettò a Yin Xi, il guardiano di questo passo, il suo famoso libro, il Dao De Jing.

Di Lie-zi, il secondo grande Santo Taoista, poco si sa. Sembra che fosse vissuto tra il V e IV sec. a. C. e Zhuang-zi, che forse fu un suo discepolo, così lo mostra:... Lie-zi si spostava cavalcando il vento. Viaggiava in modo piacevolissimo, e in capo a quindici giorni faceva ritorno. ... (Zhuang-zi, cap. I, pag. 15).Infine ecco Zhuang-zi, l'ultimo grande Taoista dell'antichità, vissuto nel IV-III sec. a. C., uomo dagli svariati poteri con temperamento di sognatore.

Legati alle figure di questi Santi Taoisti sono i miti dei paradisi in cui pervennero: quello Occidentale e quello Orientale.Di antica data è senza dubbio la credenza nel Paradiso Occidentale governato da una portentosa divinità: Xi Wang Mu, la Regina Madre d'Occidente, la stessa verso cui si diresse per l'ultimo viaggio il Santo Taoista Lao-zi.  Così viene descritto il luogo con la sua regina nel Libro dei Monti e dei Mari:

... Trecentocinquanta li (unità di misura cinese corrispondente a 500 metri - N.d.A.)a occidente di Liusha [vuol dire "sabbie che camminano", e con questo nome si indica il deserto del Gobi] c'è il monte Yu, ove dimora Xiwangmu. Xiwangmu ha un aspetto umano, coda di leopardo, zanne di tigre e fischia forte; ha i capelli scarmigliati e porta ornamenti sulla testa. Presiede alle calamità del cielo e alle cinque influenze nocive. ... (Ed. Bozza, Miti della Cina arcaica, pag. 74)

E ancora nello stesso Libro si legge: ... A sud del Mare Occidentale, ai bordi delle sabbie Liusha, dietro il fiume Chi e davanti al fiume Hei, c'è una grande montagna che si chiama Kunlun (l'Olimpo dei cinesi). Vi si trova uno spirito-dio che ha volto umano e corpo di tigre, ha il manto striato e ha una coda. ... (Ed. Bozza, op. cit., pag. 75).    Chiaramente per i cinesi questo Paradiso occidentale era un luogo reale e per questo furono fatte molte spedizioni per raggiungerlo; l'unica che ebbe esito positivo fu quella condotta dall'imperatore Mu dei Zhou (XI sec.) che riuscì ad arrivare sul monte Kunlun e a far visita a Xi Wang Mu.  

Ma il mito più affascinante che interessò i cinesi di ogni tempo è quello delle Isole degli Immortali o Isole Felici, luogo ameno che si credeva esistesse realmente nel Mare Orientale e di cui il taoismo si occupò tanto da creare quasi una scienza lasciandoci descrizioni accurate dei luoghi e degli abitanti. Ecco come si presenta secondo Lie-zi:   ... Il monte Lie-gu-ye si trova in un'isola del mare. Sul monte vivono degli uomini sovrannaturali, che aspirano il vento, bevono la rugiada e non mangiano i cinque cereali (l'astensione dai cinque cereali era una delle pratiche per raggiungere l'immortalità). Il loro cuore è come sorgente profonda, la loro forma come quella d'una vergine. Non avendo essi né amori né affetti particolari, gli immortali e i santi gli fanno da ministri; non suscitando essi né timore né scontento, i sinceri e gli schietti gli fanno da messi, non dispensando essi e non essendo benevoli, le creature da sé si soddisfano; non raccogliendo essi e non accumulando, non mancano di nulla. Lo yin e lo yang sono sempre armoniosi, il sole e la luna sono sempre splendenti, le quattro stagioni sono sempre regolari, il vento e la pioggia sono sempre temperati, i parti e gli allevi avvengono sempre nella giusta stagione, le messi annuali sono sempre abbondanti. Il suolo non ha il danno delle pestilenze, gli uomini non hanno l'orrore della morte precoce, le creature non hanno la sofferenza delle malattie, gli spiriti dei defunti non hanno voci di presagio. ... (Lie-zi, Libro II, cap. 16, pag. 19)

Ma non bastava soltanto descrivere questa sorta di Eden; era necessario anche dargli delle origini e spiegarne la storia. E ancora sempre nel Lie-zi, il libro che dal saggio prese il nome:... Ad oriente del golfo del Chili - rispose Chi - non so a quanti milioni di li, c'è un baratro che è veramente una valle senza fondo. Questa voragine è detta "bacino di confluenza", in cui si riversano i fiumi delle otto estremità e dei nove punti celesti (i nove punti celesti sono gli otto punti cardinali - otto estremità - e il centro), nonché la corrente della Via Lattea, senza accrescimenti o diminuzioni.

In mezzo c'erano cinque montagne dette Taiyu la prima, Yuan-Jiao la seconda, Fang-hu la terza, Ying Zhou la quarta, Beng-lai la quinta. Tra alto e basso, la circonferenza di queste montagne era di trentamila li, i pianori alla loro sommità erano di novemila li, distavano l'una dall'altra settantamila li ma erano considerate vicine.

Su di esse le torri e i belvedere erano tutti d'oro e di giada, gli uccelli e gli animali erano d'un candore immacolato, gli alberi di perle e di gemme crescevano fitti, i fiori e i frutti erano nutrienti e saporosi e chi li mangiava non invecchiava e non moriva. Gli abitanti erano della razza dei santi immortali, che giorno e notte volavano innumerevoli qua e là. Però la base delle cinque montagne non posava su nulla ed esse andavano su e giù, avanti e indietro, seguendo il flusso e riflusso della marea, senza fermarsi un momento.

I santi immortali mal lo sopportavano e se ne lamentarono con l'Imperatore del Cielo, il quale, temendo che esse scorressero verso l'estremo occidente e non dessero più asilo a tutti quei santi immortali, comandò a Yu-jiang (genio del polo e del mar settentrionali, dal volto di uomo e dal corpo di uccello) di mandare quindici enormi tartarughe a sostenere le montagne sul capo alzato, alternandosi in tre turni di sessantamila anni ciascuno.

Per la prima volta le montagne stettero ferme senza muoversi. Ma uno dei giganti del regno di Long-bo si mise in cammino e con pochi passi arrivò alle cinque montagne. Con un solo amo prese sei tartarughe, se le caricò in mucchio sulle spalle e se ne tornò di corsa al suo paese, dove mise sul fuoco il loro guscio per trarne vaticini. Così le due montagne Taiyu e Yuan-Jiao andarono alla deriva verso il polo settentrionale e affondarono nel gran mare.

I santi immortali che furono trascinati via si contarono a milioni. Incollerito, l'Imperatore del Cielo a poco a poco ridusse il regno di Long-bo facendolo più ristretto e rimpicciolì i suoi abitanti rendendoli più bassi: all'epoca di Fu Xi e di Sheng Nong erano alti alcune decine di braccia. ... (Lie-zi, Libro V, cap. 60, pagg. 70-71)

Il credere all'esistenza di queste Isole indusse molti imperatori a comandare spedizioni di ricerca e scoperta del mitico luogo: le cronache cinesi fanno risalire al V sec. a. C. le prime partenze alla volta delle fantastiche isole. Purtroppo tali ricerche non diedero i risultati desiderati, ma la cosa non scoraggiò mai gli intrepidi ricercatori che per molti secoli continuarono a partire per un'impresa disperata: il non pervenire alla meta era imputato all'inaccessibilità di tali isole per persone qualsiasi, le isole scomparivano infatti all'orizzonte non appena un mortale tentava di avvicinarsi.

Tra gli imperatori che inviarono grandi spedizioni dobbiamo fare il nome di almeno due di essi:
 Qin Shi Huang-di, il primo imperatore della storia cinese, colui che per primo unificò la Cina e diede le basi all'Impero; e Wu-di, il più famoso degli imperatori Han per il suo governo illuminato che sancì definitivamente il potere dei confuciani.

Qin Shi Huang-di, perseguitato dalla paura della morte, non badò a spese per armare la flotta che avrebbe dovuto trovare le Isole degli Immortali ove crescevano erbe famose per la fabbricazione di pozioni che davano l'immortalità del corpo.Sfortunatamente nessuno tornò da quel lungo viaggio, e lui morì poco dopo l'unificazione dell'impero forse proprio a causa dei grandi sforzi fatti per ottenerla.

Wu-di, che abbiamo visto appoggiare la classe confuciana per quel che riguardava il governo dell'impero, fu invece un fedele taoista per ciò che atteneva alle credenze religiose. Non aveva quindi dubbi sull'esistenza reale delle famose Isole, per la ricerca delle quali inviò varie spedizioni e partì egli stesso alla volta delle coste orientali della Cina. Ma i risultati non furono positivi neanche per lui; la sua corte poteva però vantare la presenza di famosi maghi tra i quali il più potente fu senz'altro Li Shao-Jun. Costui dichiarava di poter controllare la materia, di comandare gli esseri spirituali e di poter far fronte alla vecchiaia. Egli poteva attirare gli spiriti e alcuni sostenevano che anche lui fosse uno spirito.

Il mito delle Isole Felici non fu ad ogni modo legato alla sola prima antichità: lo troviamo sempre vivo anche nei periodi più vicino a noi: ecco cosa accadde tra l'810 e l'813 alla corte dell'imperatore Tang Xianzong:... Yuan Jiai (un taoista venuto a corte) voleva ritornare nel Mare Orientale e per questo continuava a chiedere con insistenza il permesso all'imperatore. Quest'ultimo però non voleva concederglielo. Ora, c'era nel palazzo una scultura in legno rappresentante le Tre Montagne nel Mare (cioè le Isole dei Beati, Beng-lai, Fang-zhang e Ying-zhou). Essa era dipinta e aveva incastonate perle e giade.

In occasione dell'Anno Nuovo, l'imperatore andò a contemplarla in compagnia di Yuan Jiai. Egli disse mostrando col dito l'isola di Beng-lai: "A meno d'essere un immortale superiore non si può pervenire a questo luogo."Yuan Jiai disse ridendo: "Queste tre isole non distano che un po' più di un piede. Non vi è persona che possa pretendere che esse siano irraggiungibili. Io non ho molto potere, ma cercherò di fare un giro per Vostra Maestà per ivi esaminare la bellezza e la bruttezza degli esseri e delle apparizioni". Subito egli saltò nell'aria e divenne sempre più piccolo. Poi, velocemente, egli entrò attraverso le porte d'oro e d'argento. La cerchia di amici ebbe ben a chiamarlo, egli non ritornò più. L'imperatore si dispiacque molto ed ebbe perciò delle eruzioni cutanee. In seguito a questi avvenimenti si chiamò questa montagna "Isola dove scomparse il Vero". Tutte le mattine, all'alba, si brucia ormai dell'incenso 'Cervello di Fenice' davanti a quest'Isola per venerarla. Una decina di giorni più tardi, un rapporto venne da Cing-zhou che diceva che Yuan Jiai aveva attraversato il mare a cavallo di una giumenta gialla. ... (Rolf Stein, Jardin en miniature d'Extreme-Orient, pagg. 40-41).

Le famose Isole erano dunque un Universo facilmente raggiungibile se si avevano poteri sovrannaturali e si apparteneva a quella ristretta cerchia di iniziati taoisti. Nella favola di Pu Song-ling (uno dei più grandi raccoglitori di leggende e miti del XVII sec.), L'Isola degli Immortali, all'ambizioso signor Wang capita di incontrare un Immortale taoista che dapprima lo porta con sé nelle alte regioni celesti, ma poi, accortosi che il suo discepolo non è ancora pronto per la vita delle alte sfere, lo fa precipitare nell'Isola degli Immortali, che è molto lontana dal mondo terreno ed è abitata da maghi terrestri. Dopo un periodo di soggiorno in quest'isola e dopo aver preso moglie, Wang chiede di tornare a casa e con la magia della sposa ecco che un rotolo di seta bianca si trasforma in un ponte infinito permettendo ai due coniugi di giungere sulla terra. Ma dopo aver trascorso qualche anno, in cui Wang matura e si accorge delle futilità delle cose umane, entrambi fanno ritorno nella meravigliosa "Isola degli Immortali".

La leggenda cinese descrive quest'isola come abitata da fate che si nutrono di gemme sparse lungo le rive, e bevono dell'acqua della vita che scaturisce da una fontana di giada e si nutrono del fungo sacro che rende immortali.Certo è comunque che nessuno raggiunse mai le meravigliose Isole, non perlomeno in questo nostro mondo: parallela alla dimensione reale appare infatti in ogni civiltà un'altra dimensione: quella irreale dei sogni e delle leggende.

Le illusioni dei sogni aiutano a vivere. E non solo, i sogni per gli antichi erano anche "un'utile visione dell'avvenire, un mezzo di contatto con l'universo soprannaturale degli déi" (P. Xella, Sogno e profezia nel vicino Oriente Antico, in "Abstracta", n. 39, pagg. 34-35). Nel fantastico mondo onirico tutto è possibile: ed ecco che in Cina accadde un giorno al mitico re Huang-di (il famoso Imperatore Giallo) di addormentarsi e di cominciare a sognare. Sognò di viaggiare e di andare nel mitico regno di Hua-xu:

... Il regno di Hua-xu si trova ad occidente di Yenzhow e a settentrione di Taizhow, non so a quante migliaia o decine di migliaia di li dall'Impero del Mezzo. Non vi si arriva né con barca, né con carro, né a piedi, ma solo per viaggio sovrannaturale. Lo stato non ha né capi né anziani, ma soltanto spontaneità; il popolo non ha né cupidigie né passioni, ma soltanto spontaneità. Non sanno gioire per la vita né dolersi per la morte, perciò non hanno sventure né morti precoci; non sanno essere amanti di sé né incuranti degli altri, perciò non hanno amore né odio; non sanno contrastare né favorire, perciò non hanno vantaggi né danni. Nulla amano e odiano, nulla temono e paventano. Entrano nell'acqua senza affogare, entrano nel fuoco senza bruciarsi, a trafiggerli e a flagellarli non restano feriti o piagati, a vellicarli e a grattarli non provano fastidio o solletico. S'innalzano nello spazio come se camminassero sul solido, si coricano nel vuoto come se stessero nel loro letto. Nubi e nebbie non ostacolano la loro vista, tuoni e boati non turbano il loro udito, bellezza e bruttezza non confondono il loro cuore, monti e valli non intralciano il loro passo poiché si muovono solo sovrannaturalmente. ... (Lie-zi, Libro II, cap. 15, pag. 18)

Mirabile potenza dei sogni! Fu così che, durante un banchetto, al re Mu dei Zhou (1001-974) accadde, avendo ospitato un mago potentissimo, di essere invitato a fare un viaggio: e il re, senza farselo ripetere, aggrappatosi alla manica del mago, volò in alto, sempre più in alto, finché giunse nel palazzo del suo ospite-guida, fatto di oro e di perle preziose e sospeso nell'aria su un'immensa nuvola. Insieme poi volarono ancora più in alto, in un posto da dove non si vedevano né il sole né la luna, e lo splendore era abbagliante. Allora il re Mu chiese al mago di farlo tornare indietro: il mago lo lasciò, e al re parve di precipitare nel vuoto. Quando si risvegliò il posto in cui si trovava era lo stesso di quando aveva cominciato il viaggio, e c'erano gli stessi servi, le stesse bevande, gli stessi cibi. Non capendo come ciò fosse possibile il re chiese ai servi cosa era avvenuto, ed essi risposero che egli era stato un momento assorto. Il mago allora spiegò che avevano intrapreso un viaggio soprannaturale (Lie-zi, Libro III, cap. 15, pagg. 17-18).

Infine in Cina ogni luogo dell'universo aveva una vita parallela a quella terrestre: si credeva quindi che vi fossero vari regni accessibili tramite viaggi soprannaturali che permettessero l'entrata in queste dimensioni vitali diverse da quelle della terra. Ecco dunque apparire i vari regni: quello celeste, quelli dei mari (che si pensava fossero governati da quattro Re Draghi corrispondenti ai quattro punti cardinali), quelli dei laghi, dei fiumi, dei monti, dei venti, etc. Gli strani eppur stupendi abitatori di questi luoghi partecipavano dell'essenza divina e pertanto erano immortali.

L'unione con essi dava l'immortalità anche ai fortunati uomini a cui questi esseri si concedevano.    Rifacendoci alla celebre raccolta di Pu Song-ling, I Racconti Fantastici di Liao, possiamo facilmente immergerci nelle acque dei profondi abissi per incontrare, oltre ai Re Draghi, il Ministro Tartaruga, il Generale Granchio o il Generale Anguilla: e non è che nella vita normale non li si possa incontrare, noi li vediamo quotidianamente nelle forme che loro assumono per venire sulla terra, nella nostra dimensione reale, e cioè rispettivamente di Tartaruga, Granchio e Anguilla.  

E ancora nel racconto La Regina del Lago di Dong-Ting, al signor Qian Bi Jiao viene concesso, in ricompensa della sua pietà verso una foca e dei pesci - trasformazioni preferite della Regina del Lago e delle sue damigelle - di sposare la bellissima principessa figlia della Regina stessa e di pervenire, come abbiamo già visto, all'immortalità.   Chiaramente per i cinesi questi strani luoghi e personaggi erano reali, tanto che lo stesso Pu Song-ling li narra in forma di cronaca, quasi riportasse i rendiconti di viaggi intrapresi da famosi esploratori dell'epoca.   Non potevo quindi omettere la descrizione di queste altre "Isole degli Immortali" che, pur non avendone gli attributi, lo sono tuttavia di diritto nella fantasia del popolo sinico che può accedervi con più facilità ".








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