Corso di Religione

LA RIVELAZIONE



PROFETI VEGGENTI E VISIONARI
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I Profeti Il fenomeno profetico è attestato fin dall'antichità . Storicamente compare in Medio Oriente all'inizio del 2000 a.C. al servizio del re e del santuario o della comunità.

Il profetismo mesopotamico parla di estatici, il profetismo ebraico parla della discesa su di loro di uno spirito divino che li rende profeti . Si tratta delle tipologie classiche di estasi.

Letteralmente profeta è colui che parla a nome di Dio sempre per chiamata e missione divina, mai di propria iniziativa.
La chiamata divina comporta una trasformazione della persona, non solo del rapporto con la divinità, ma anche con la comunità, per la quale egli diviene intermediario.

Il profeta subisce uno sdoppiamento di personalità  e porta un messaggio di cui non è responsabile ma di cui subisce le conseguenze.
Il profeta viene suscitato dalla divinità:
- riceve lo spirito divino nell’anima,
- che produce nella sua coscienza una Visione
- che egli decodifica ed esprime in parole umane e ed   immagini significative: l’Oracolo del dio
- lo spirito ( eventualmente ) gli comunica il sacro per fare miracoli e    prodigi.

A volte la visione profetica non può essere decodificata:  

Is 29,11 Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere dicendogli: «Leggilo», ma quegli risponde: «Non posso, perché è sigillato».

Così viene descritta nella Bibbia l'esperienza profetica:

Giobbe 33,15 Dio parla nel sogno, in una visione notturna, quando il torpore [tardemah = trance ] piomba sugli uomini, addormentati nel loro giaciglio.
Gn 2,21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
Gn 15,12 Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì.13 Allora il Signore disse ad Abram...
1 Sam 26,12 tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
Isaiah 28:7  sacerdoti e profeti barcollano per la bevanda inebriante, sono storditi dal vino, vacillano per la bevanda inebriante, barcollano come avessero visioni, si intoppano pronunciando il verdetto.

Ci sono veri e falsi profeti :

Dt18, 18 io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò.19 Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.20 Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire.21 Se tu pensi: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta?  22 Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l'ha detta il Signore; l'ha detta il profeta per presunzione; di lui non devi aver paura.
Mat 24,24 Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.


I visionari "illuminati" ( cf.: Induismo , buddismo , Giainismo)

In Oriente sono tramandate diverse pratiche psicofisiche che portano allo svuotamento della coscienza ordinaria : in questa condizione possono avvenire fenomeni di trance estatica di rivelazione.


In India è attesto il prodigio ( considerato grazia divina)  della “unione dell’Io umano al divino” (yoga) in cui si acquisisce una supercoscienza ( Moksha ) che coincide con la coscienza divina universale (o Parabrahman) .

In questa condizione la persona è libera dai legami con il mondo ( è un jivan mukta ) , è rivestita di sacro , può compiere prodigi ed acquisisce una superconoscenza dell’universo e delle sue leggi ( o dharma).

Antichi indù ( Jain) hanno raggiunto una supercoscienza di onniscienza (o Keval Gnan ).

IL PRINCIPE SIDDHARTA RICEVE L'ILLUMINAZIONE E DIVIENE IL BUDDA SANKYAMUNI

Sempre in India è attestata la condizione di supercoscienza Nirvana  in cui l’illuminato (o Buddha) sperimenta la coscienza pura”dello spirito che risiede in ogni individualità vivente ( o ChiaraLuce ); un Buddha può essere rivestito di sacro e compiere prodigi.

I fenomeni di " illuminazione" della coscienza rivelano un aspetto della persona umana : essa può sperimentare  trances estatiche in cui l’anima viene invasa da "luci spirituali" con stati di benessere straordinari e permanenti (Moksha, Nirvana, Keval Gnan etc. ) .

Gli immortali
( cf. taoismo , confucianesimo )

Laozi

Nelle antiche tradizioni cinesi sono attestati fenomeni di trasformazione della persona umana in esseri immortali ( Xian).

Questa trasformazione avviene con l’unione della persona al principio universale dell’Armonia, il Principio universale della esistenza , Tao.

La persona unita al Tao entra nella Vita perfetta, la vita degli spiriti del Cielo che sono immortali. Gli immortali sono un fenomeno connesso con l’azione di spiriti.

Ling è quella facoltà attraverso cui lo Spirito immateriale ( Shen) può agire sul mondo materiale e al tempo stesso rappresenta la sublimazione della materia , la sua quintessenza, che può arrivare a costituire un 'corpo di pura luce spirituale' (ling guang) l’essere immortale. Questi fenomeni indicherebbero -in modo alquanto oscuro- che il corpo umano, la materia , puo’ sublimarsi , “spiritualizzarsi” fino al punto da diventare pura luce spirituale , immortale.

I Santi cristiani

Nel cristianesimo , attraverso l’iniziazione cristiana (battesimo, cresima , comunione) la persona partecipa della natura divina di Gesù .

La persona che accoglie questa natura/Spirito di Gesù viene trasformata , santificata , si compie secondo il progetto di Dio .



I veggenti cristiani " L'antropologia teologica distingue in questo ambito tre forme di percezione o « visione »:
- ( visio sensibilis ) la visione con i sensi, quindi la percezione esterna corporea,
- ( visio imaginativa ) la percezione interiore
- e ( visio intellectualis) la visione spirituale

Le rivelazioni private - Nel cristianesimo, Gesù risorto continua a rivelarsi nella storia con innumerevoli prodigi e miracoli, ma tutte queste rivelazioni, pur in presenza di intermediari ( oggi chiamati comunemente veggenti ) sono considerate rivelazioni private e non sono considerate normative per la fede cristiana dalle autorità della Chiesa.

È chiaro che nelle visioni di Lourdes, Fatima, ecc. non si tratta della normale percezione esterna dei sensi: le immagini e le figure, che vengono vedute, non si trovano esteriormente nello spazio, come vi si trovano ad esempio un albero o una casa.

Ciò è del tutto evidente, ad esempio, per quanto riguarda la visione dell'inferno (descritta nella prima parte del « segreto » di Fatima) o anche la visione descritta nella terza parte del « segreto », ma si può dimostrare molto facilmente anche per le altre visioni, soprattutto perché non tutti i presenti le vedevano, ma di fatto solo i « veggenti ».

Così pure è evidente che non si tratta di una « visione » intellettuale senza immagini, come essa si trova negli alti gradi della mistica. Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione interiore, che certamente ha per il veggente una forza di presenza, che per lui equivale alla manifestazione esterna sensibile. 

Vedere interiormente non significa che si tratta di fantasia, che sarebbe solo un'espressione dell'immaginazione soggettiva. Piuttosto significa che l'anima viene sfiorata dal tocco di qualcosa di reale anche se sovrasensibile e viene resa capace di vedere il non sensibile, il non visibile ai sensi — una visione con i « sensi interni ».

Si tratta di veri « oggetti », che toccano l'anima, sebbene essi non appartengano al nostro abituale mondo sensibile. Per questo si esige una vigilanza interiore del cuore, che per lo più non c'è a motivo della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e pensieri che riempiono l'anima.


La persona viene condotta al di là della pura esteriorità e dimensioni più profonde della realtà la toccano, le si rendono visibili.

Forse si può così comprendere perché proprio i bambini siano i destinatari preferiti di tali apparizioni: l'anima è ancora poco alterata, la sua capacità interiore di percezione è ancora poco deteriorata. « Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai ricevuto lode », risponde Gesù con una frase del Salmo 8 (v. 3) alla critica dei Sommi Sacerdoti e degli anziani, che trovavano inopportuno il grido di osanna dei bambini (Mt 21, 16). 

La « visione interiore » non è fantasia, ma una vera e propria maniera di verificare, abbiamo detto. Ma comporta anche limitazioni. Già nella visione esteriore è sempre coinvolto anche il fattore soggettivo: non vediamo l'oggetto puro, ma esso giunge a noi attraverso il filtro dei nostri sensi, che devono compiere un processo di traduzione.

Ciò è ancora più evidente nella visione interiore, soprattutto allorché si tratta di realtà, che oltrepassano in se stesse il nostro orizzonte. Il soggetto, il veggente, è coinvolto in modo ancora più forte. Egli vede con le sue possibilità concrete, con le modalità a lui accessibili di rappresentazione e di conoscenza.

Nella visione interiore si tratta in modo ancora più ampio che in quella esteriore di un processo di traduzione, così che il soggetto è essenzialmente compartecipe del formarsi, come immagine, di ciò che appare.

L'immagine può arrivare solo secondo le sue misure e le sue possibilità. Tali visioni pertanto non sono mai semplici « fotografie » dell'aldilà, ma portano in sé anche le possibilità ed i limiti del soggetto che percepisce. 

Ciò lo si può mostrare in tutte le grandi visioni dei santi; naturalmente vale anche per le visioni dei bambini di Fatima. Le immagini da essi delineate non sono affatto semplice espressione della loro fantasia, ma frutto di una reale percezione di origine superiore ed interiore, ma non sono neppure da immaginare come se per un attimo il velo dell'aldilà venisse tolto ed il cielo nella sua pura essenzialità apparisse, così come un giorno noi speriamo di vederlo nella definitiva unione con Dio.

Le immagini sono piuttosto, per così dire, una sintesi dell'impulso proveniente dall'Alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di queste visioni è un linguaggio simbolico.

Il Cardinal Sodano dice al riguardo: « ... non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate ».

Questo addensamento di tempi e spazi in un'unica immagine è tipica per tali visioni, che per lo più possono essere decifrate solo a posteriori.

Non ogni elemento visivo deve, al riguardo, avere un concreto senso storico. Conta la visione come insieme, e a partire dall'insieme delle immagini devono essere compresi i particolari.

Quale sia il centro di un'immagine, si svela ultimamente a partire da ciò che è il centro della « profezia » cristiana in assoluto: il centro è là dove la visione diviene appello e guida verso la volontà di Dio. "


(Come il cattolicesimo vede i fenomeni di " rivelazione privata" o "veggenza". Joseph Card. Ratzinger in " Commento teologico al 3° segreto di Fatima ")

altri mondiGli intermediari delle rivelazioni raccontano di " altri mondi " che si manifestano nella loro coscienza non-ordinaria.


Si può dire in generale che gli " altri mondi appartengono a due dimensioni principali dello spirito e degli spiriti ( gli dèi) :

- il Cielo o Sopraterra ovvero il dominio degli spiriti favorevoli all'uomo ( in realtà si parla di diversi " cieli" e di un supercielo o " cieli dei cieli" in cui abita uno Spirito Supremo )

-gli Inferi (= che stanno sotto ) o Sottoterra ovvero il dominio degli spiriti-mostri sfavorevoli all'uomo, alcuni "trattabili" altri comunque oppositivi e malvagi.

Racconti di visione di " altri mondi".

Viaggio astrale in un antico racconto cinese. [ di Lieh -tzu ]

" Al tempo dell'imperatore Mu dei Ceù, arrivò alla corte un Mago di un paese sito nell'Estremo Occidente. Costui si immergeva impunemente nell'acqua e nel fuoco, attraversava i metalli e le pietre, faceva risalire l'acqua dei torrenti verso le sorgenti, spostava [senza toccarle] le mura delle città, si librava nell'arIa senza precipitare, penetrava nel solidi senza trovar reSistenza, assumeva a piacere tutte le fattezze [che voleva], conservava la sua intelligenza d'uomo sotto la forma di oggetti inaniMati, e così via.

L'imperatore Mu lo trattò come un essere fatato, lo servi come se fosse il suo maestro, gli diede il meglio dei suoi averi in quanto ad alloggio, cibo e donne. E ciò nonostante il mago trovò il palazzo imperiale inabitabile, la cucina imperiale immangiabile, le donne dell'harem indegne del suo affetto. L'imperatore gli fece allora costruire un palazzo solo per lui. I materiali e la mano d'opera, tutto fu sceltissimo.

I costi di questo palazzo esaurirono il tesoro imperiale. Una volta finito, il palazzo si elevava ad un'altezza vertiginosa. Quando l'Imperatore gli diede un nome, lo chiamò «La torre che tocca il cielo». Lo riempì di giovani scelti, fatti venire dai principati di Cerig e di Uci. Vi installò dei bagni e un harem. Accumulò in esso oggetti preziosi, tessuti raffinati, belletti, profumi, ninnoli.

Vi fece eseguire le musiche più celebri. Tutti i mesi offriva una provvista di vesti superbe, tutti i giorni una profusione di cibi squisitì... Non valse a niente. li mago non trovò nulla di suo gusto; abitò la sua nuova dimora senza prenderne piacere, e sì assentò sovente e a lungo. Un giorno che, nel corso di un festino, l'imperatore si meravigliava del suo comportamento, «Venite con me» gli disse...


L'Imperatore afferrò la manica del mago che all'improvviso lo sollevò nello spazio, fino al palazzo degli uomini trascendenti, situato in mezzo al cielo. Era un palazzo fatto d'oro e d'argento, tempestato di perle e di giade, sito più in alto della regione delle nubi di pioggia e apparentemente, senza fondamenta, galleggiava nello spazio quale una nuvola. In questo mondo sovraterrestre, vedute, armonie, profumi, sapori, niente era simile a quel che si trova nel mondo degli uomini.

L'Imperatore capì che era nella città del Sovrano celeste. Guardato da lassù il suo palazzo terrestre gli sembrò un monticello di zolle e detriti. Sarebbe rimasto là per anni senza neppure ricordarsi dei suo impero; ma il mago lo invitò a seguirlo più in al to... Questa volta lo innalzò, oltre il sole e la luna, fuori della vista della terra e dei mari, In una luce accecante, in un'armonia assordante.

Preso dal terrore e dalla vertigine, l' imperatore chiese di discendere. La discesa si effettuò con la rapidità di una stella cadente che precipiti nel vuoto.
Quando tornò in sé, l'imperatore si ritrovò seduto sulla sua sedia, circondato dal cortigiani, col bicchiere mezzo pieno, la pietanza mezza mangiata.

«Cosa mi è accaduto?» chiese al suo seguito.
«Avete avuto l'aria di raccogliervi per un istante» dissero quelli del seguito.
L'imperatore aveva avuto l'impressione di essere stato via almeno tre mesi.
«Questo cos'è?» chiese al mago.
«Oh! Niente di più semplice» rispose questi. «Vi ho rapito lo spirito. Il vostro corpo non si e mosso. 0 meglio, non è che abbia neppure spostato il vostro spirito.»

Qualsiasi distinzione, di luogo, di tempo. è illusoria. La rappresentazione mentale di tutti i possibili avviene senza movimento e fa astrazione dal tempo " .


Viaggio sciamanico - cultura Uralo-altaica (Trattato di storia delle Religioni-M.Eliade)

" Arrampicandosi leggero sugli intacchi dell'albero cerimoniale, egli penetra successivamente nei nove cieli e descrive agli astanti, con infiniti particolari, tutto quel che vede e quel che avviene in ciascun cielo. Nel sesto cielo venera la Luna, nel settimo il Sole. Finalmente, nel nono, si prostra dinanzi a Bai ùlgen e gli offre l'anima del cavallo sacrificato. "

Questo episodio segna il punto culminante dell'ascensione estatica dello sciamano..
Le incisioni o scalini praticati nella betulla simboleggiano le sfere planetarie.

Come nel rituale dell'iniziazione mithriaca, e come i muri della città di Ecbatana, di colori diversi che simboleggiano i cieli planetari, la Luna si trova nel sesto cielo e il Sole nel settimo. Il numero 9 ha sostituito il numero più antico di sette gradini; infatti, per gli Uralo-altaici, la «colonna del mondo ha sette incisioni e l'albero mistico dai sette rami simboleggia le regioni celesti.

L'ascensione della betulla cerimoniale equivale all'ascensione dell'albero mitico che sta al centro del mondo. Il foro in cima alla tenda viene identificato con l'orificio che sta di fronte alla Stella Polare e attraverso il quale si può passare da un livello cosmico all'altro. Il cerimoniale si compie quindi in un «centro»  . La stessa ascensione avviene in occasione dell'iniziazione sciamanica nei Buriati. " 


Nella Bibbia

Gn 28, 10 Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. 11 Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. 12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. 

Il giudeo-cristianesimo, specialmente siriano, sotto l’influsso iranobabilonese concepisce una scala di sette cieli, dimora dei giusti, degli angeli e dei demoni e luogo del trono di Dio.

In questi cieli si celebra un culto spirituale che deve essere imitato dalla terra.  Secondoil testo ebraico l’Ascensione di Isaia e il Testamento di Levi tutti i cieli sono occupati da angeli e da Dio; gli angeli apostati e i demoni abitano nel firmamento e nell’aria (opinione questa ammessa anche da S. Paolo in Ef. 2,1; 6,12).

Secondo invece il testo   Enoc II, nel primo cielo ci sono le acque inferiori, le riserve della neve e delle piogge, con gli Angeli degli Elementi; ci sono inoltre le stelle con gli angeli che ne regolano l’andamento.

Nel secondo cielo ci sono gli angeli decaduti dal quinto. Nel terzo cielo ci sono il paradiso dei giusti e lo She’òl dei cattivi. Nel quarto cielo c’è il sole e la luna, con gli angeli preposti al loro corso. Nel quinto cielo ci sono gli Angeli Vigilanti. Nel sesto cielo gli Angeli superiori: i 7 Arcangeli e i 7 Cherubini e le 7 Fenici.  Nel settimo cielo c’è il trono di Dio.

Questa scala cosmica di sette cieli, eminentemente giudeo-cristiana, viene contaminata, durante il secondo secolo, con le dottrine gnosticoellenistiche delle sette sfere planetarie o dei Kosmokràtores cattivi ed in seguito dalla dottrina dei dieci cieli.

Ma i cieli, per queste correnti gnostiche, sono diventati Eoni, Angeli o Virtù. Secondo Ireneo, per esempio, i Valentiniani “enumerano in tale maniera le dieci Virtù: sette corpi sferici che chiamano cieli, poi un cerchio che li contiene che chiamano ottavo cielo, poi il sole e la luna. Dato che questi elementi sono dieci, essi affermano che sono l’immagine della Decade invisibile” . 

Nell'Islam

Nella tradizione musulmana è molto diffuso il racconto del viaggio ultraterreno del profeta Muhammed riassunto dalle parole Isra’ e Mi’raj. Con questi due termini ci si riferisce al viaggio notturno “Isra’” compiuto dal profeta dalla Mecca alla Spianata del tempio di Gerusalemme e seguito dalla sua ascensione nei sette cieli fino all'arrivo al cospetto di Allah, “Mi’raj”. Mohammed fu accostato di notte dall’angelo Gabriele e fu fatto salire in groppa ad un quadrupede di nome Buraq, che significa il bagliore del lampo.

Con esso giunse fino a Gerusalemme, da dove iniziò l’ascesa verso i cieli. In ogni cielo incontra uno dei profeti che lo hanno preceduto: Adamo, Giovanni, Gesù, Giuseppe, Enoch, Aronne, Mosè e infine Abramo. Durante il suo viaggio Mohammed sorvola anche l’inferno, assistendo alle fiamme e alle pene dei dannati, pene che sono funzione dei peccati commessi nella vita terrena.

L’ultima parte del viaggio porta Mohammed nella Sidrat al-Muntah, il Loto del Termine, che è l'albero paradisiaco che, secondo la tradizione, si trova nel settimo cielo alla destra del Trono divino. Esso rappresenta il limite estremo insuperabile dall'uomo nel suo avvicinamento al suo Signore "presso il quale c’è il Giardino di al-Ma’wa" ossia il giardino paradisiaco.

Dante

Dante Alighieri nella Divina Commedia ascende nei cieli fino al Paradiso ispirandosi alla cosmologia del "Somnium Scipionis” di Cicerone, commentato da Macrobio nel V° sec. e copiato nel medioevo e forse anche dalla tradizione islamica.




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