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Dopo Salomone

La prospettiva di 1-2 Re è senz'altro più teologica che storica: come unico esempio si pensi al breve spazio dedicato a re politicamente importanti, come Omri di Israele, di cui 1 Re 16,23-28 parla in soli cinque versetti.

giudiceSalomone giudice -S. del Piombo

Al contrario, ad un re come Giosia, morto giovane in seguito a una sconsiderata campagna contro l'Egitto, 2 Re 22,1 -23,30 dedica ben cinquanta versetti; ma Giosia fu autore di un'importante riforma religiosa che al redattore biblico interessava più delle grandi imprese di Omri.

Il testo di 1 Re 12 si occupa del periodo immediatamente successivo alla morte di Salomone, caratterizzate da forti tensioni interne, in particolare il contrasto tra Nord e Sud, che si sommano all'incapacità politica di Roboamo, figlio del re defunto. Quando Roboamo rifiuta di allentare la pressione fiscale sulle tribù del Nord, queste ultime, guidate da Geroboamo, personaggio che già in precedenza si era scontrato con Salomone (1 Re 11, 26-43), si separano dalla tribù di Giuda, dando così vita al regno del Nord, il regno di Israele.

I due regni fino alla caduta di Samaria
La divisione del regno (931 a.C.)

Il racconto di 1 Re 12 2 Re 25 costituisce la principale fonte per la storia della monarchia israelita dopo Salomone. A questi capitoli si possono aggiungere le molte notizie contenute nei testi profetici (in particolare Isaia, Geremia, Ezechiele) e il testo parallelo ma tardivo di 2 Cr 10-36.

Regno di Israele e Regno di Giuda
ephraim Monte di Efraim

Il regno del Nord appare molto diverso dal regno di Giuda. Territorialmente più vasto, si estende sulla Samaria, la Galilea e parte della Transgiordania ed è collocato sulle principali vie di comunicazione internazionali, tra le quali la «via del mare», arteria di collegamento tra l'Egitto e la Siria.

Il regno di Giuda è invece molto più piccolo, limitato alla regione montuosa della Giudea, isolato internazionalmente, meno popolato ed economicamente meno florido.

Tuttavia la popolazione è più omogenea, mentre al Nord il permanere di nuclei cananei e l'influsso dei popoli confinanti si fa sentire. Ciò spiega anche perché Geroboamo si preoccupi di istituire un culto parallelo a quello di Gerusalemme (1 Re 12,26-33) notevolmente influenzate dai culti cananaici di Baal. Questo è il motivo per cui il redattore biblico giudicherà sempre molto severamente il regno del Nord, mentre il Cronista non se ne occupa mai direttamente.

Il primo quarantennio di vita dei due regni è piuttosto caotico, caratterizzato da un continuo scontro tra i due stati. I primi quattro re di Israele (Geroboamo, Nadab, Baasa ed Eia, tra il 931 e l'885 a.C. ca.) mostrano uno dei caratteri principali del Nord, la sua cronica instabilità politica. Geroboamo e Baasa divengono re in seguito a due diversi colpi di stato mentre i loro rispettivi figli, Nadab ed Eia, vengono assassinati dopo neppure due anni di regno. L'instabilità viene aggravata, nei primi anni di Geroboamo, dall'invasione del faraone Sheshonq (BC = Sisach), ricordataci da una stele trovata a Karnak, in Egitto (cfr. 1 Re 14,25-27). La Giudea non subì gravi danni (probabilmente Roboamo pagò un tributo di vassallaggio), mentre al nord il faraone si spinse oltre la pianura di Izreèl, sino in Transgiordania.

Le lotte tra i due regni continuarono tra alterne vicende, anche se con un certo predominio del Nord, finché durante la guerra tra Baasa e Asa re di Giuda, quest'ultimo si allea con il re Ben-Adad di Damasco, costringendo il regno del Nord a ritornare su posizioni più pacifiche (1 Re 15,16-21), ma iniziando una politica di alleanze di comodo che avrà poi conseguenze tragiche. Il regno del Nord fino a Geroboamo II (885-743 a.C. ca.) Con il re Omri (885-874 a.C), salito al trono dopo l'assassinio di Eia, abbiamo al Nord il primo concreto tentativo di fondare una dinastia: cinquant'anni dopo la "casa di Omri" sarà ancora ricordata negli annali del re di Assiria. Omri appare in 1 Re 16,23-28 come un capo militare il cui primo atto è la fondazione di una nuova capitale, la città di Samaria, al posto della precedente Tirza.

Per controbilanciare l'alleanza di Giuda con Damasco si allea a sua volta con i Fenici di Tiro, alleanza che suo figlio Acab sigillerà sposando la figlia del re di Tiro, Gezabele. Omri raggiunse una potenza ragguardevole anche in campo militare, almeno in paragone alla scarsa rilevanza di Israele sul piano internazionale. Omri assediò una città filistea e annesse gran parte del territorio moabita, in Transgiordania. Questo fatto ci è testimoniato da un importantissimo documento, la stele di Mesa, re di Moab, contemporaneo di Omri e Acab, stele scoperta casualmente in Giordania nel 1868. Si tratta, tra l'altro, del primo documento extrabiblico nel quale appare il nome di JHWH, Dio di Israele.

Il successore di Omri, il figlio Acab (874-853 a.C), si trovò a combattere contro un nemico ben più forte, la crescente potenza assira, il cui re Salmanassar III (858-824 a.C.) aveva inaugurato un'aggressiva politica di espansione. Coalizzatosi con i regni circostanti, Acab, pur sconfitto nella battaglia di Qarqar (853 a.C.) riuscì almeno in parte a contenere gli Assiri. Un monolito datato del regno di Salmanassar III e scoperto nel 1845 attribuisce ad Acab la forza militare di 2.000 carri e 10.000 cavalli, il contingente più potente di tutta la coalizione antiassira. Verso la fine del regno di Acab anche Moab, in parte sottomesso da Omri, riguadagna la sua indipendenza, come la stele di Mesa ci testimonia. Il testo biblico di 2 Re 3 narra invece, in modo oscuro e imbarazzato, la sconfitta patita da Ioram, figlio di Acab.

Divisione dei territori verso l'830 a.C.

Sotto la dinastia di Omri la stabilità politica porta, insieme alle vittorie militari, anche un miglioramento delle condizioni economiche. Nascono tuttavia contrasti e disparità sociali, soprusi della classe dirigente, che, col passar del tempo, si faranno sempre più acuti. L'episodio dell'assassinio di Nabot da parte di Acab (1 Re 2l) ne è un buon esempio; si veda il giudizio fortemente negativo dato su Acab da 1 Re 16,30.32-33. Questo è anche il contesto storico in cui agiscono i primi due grandi profeti, Elia (1 Re 17 2 Re 2) ed Eliseo (2 Re 3 -13). Pur se ci è difficile dire quanto le tradizioni su Elia ed Eliseo siano state rilette e reinterpretate in seguito, è certo tuttavia che testimoniano di uno scontro violento tra il culto di Baal e quello di JHWH (1 Re 18,20-40), segno del sincretismo religioso che caratterizzava il regno del Nord. Nello stesso periodo il regno del Sud appare eclissato dalla potenza del Nord e la situazione di costante anarchia politica non ne migliora le condizioni.

Di re come Giosafat e Ioram sappiamo ben poco; dopo l'uccisione di Acazia, dopo appena un anno di regno, anche la regina madre Atalia, che aveva assunto la reggenza (841-835 a.C.) viene a sua volta uccisa in seguito a un colpo di stato che porta al potere il giovane Ioas. Anche al Nord un ulteriore, sanguinoso colpo di stato, pone improvvisamente fine alla dinastia degli Omridi. Con l'appoggio dei circoli profetici (2 Re 8,7-15), un capo militare di nome leu stermina tutta la famiglia di Omri e Acab e restaura con la forza il culto di JHWH, ordinando un massacro di tutti i sacerdoti di Baal (2 Re 10,18-28). La potenza di Israele inizia tuttavia a declinare: l'obelisco nero, altra iscrizione assira del tempo di Salmanassar III, ricorda il tributo pagato da leu al re assiro, tra l'845 e l'841 a.C. Pochi decenni più tardi, tra l'800 ed il 785 a.C, il re di Israele Ioas appare ormai come vassallo dell'Assiria, come ci testimonia la stele assira di Rinah (797 a.C).

Con il successore di Ioas Israele gode del suo ultimo periodo di splendore: l'ascesa del re Geroboamo II (783-743 a.C), il primo re israelita di cui esista un sicuro reperto archeologico, un sigillo con il suo nome ritrovato a Meghiddo, è favorita dal crollo degli Aramei di Damasco, distrutti dagli Assiri. Gli scavi di Samaria fanno pensare a un periodo di prosperità e sicurezza.

Bibbia Piemme

Storicità

Una ricostruzione «a posteriori»
[Ebraismo-a cura di G. Filoramo-Bari1999]  
Il periodo monarchico e i due successivi corrispondono a reali momenti storici nella vicenda d'Israele, e trovano qualche conferma, per alcune delle vicende narrate dai libri sacri, in fonti diverse dalla Bibbia...

Il modello narrativo :...a momenti di infedeltà grave di Israele nei confronti di Yahweh seguono castighi, rappresentati da calamità varie ma soprattutto dal prevalere dei nemici, siano essi abitanti di Canaan o di regioni circonvicine; ai castighi seguono ripensamenti, pentimenti e il desiderio di riallacciare i rapporti con la divinità nazionale, di cui si invoca il perdono e l'aiuto; a questi ripensamenti d'Israele seguono gli interventi salvifici della divinità, con l'istaurarsi di brevi periodi di pace e di prosperità; dopo di che interviene un nuovo peccato del popolo (o del re), una nuova punizione, e così via. I peccati del popolo o del monarca consistono fondamentalmente nell'abbandono del culto rivolto al solo Yahweh, e nella ricerca di altre divinità spesso delle divinità dei popoli vicini, Cananei o altri; in altri casi più semplicemente di errori nelle forme del culto, che possono coesistere con il riconoscimento della divinità nazionale ma lo inficiano e causano comunque sventure.

In particolare, a questo modello narrativo sono improntati, nell'opera dello storico «deuteronomista», i racconti relativi ai re del regno unito (Saul, Davide, Salomone) e poi ai re dei due regni d'Israele e di Giuda (libri di Samuele e dei Re). E qui si dovrà sottolineare il peculiare atteggiamento di quell'opera, e in generale della Bibbia, nei confronti non solo dei singoli monarchi (della maggioranza dei quali si narrano i peccati e le infedeltà nei confronti non solo di Yahweh, ma anche dello stesso popolo, a volte vessato e depredato), ma in genere di quell'istituzione cardine dell'ordine vicino-orientale antico che fu la monarchia (ma per alcuni aspetti sacrali della monarchia nella Bibbia si veda Bernhardt, 1961).  ...

Anche se quello della storicità di figure e di eventi del racconto biblico è problema assai complesso, è lecito considerare propriamente storici (come si è affermato più sopra) i nomi e, in linea di massima, i fatti attribuiti nel testo biblico ai re di Giuda e d'Israele. Ed è dunque possibile recuperare alla storia quale noi la intendiamo quanto i libri dei Re e delle Cronache narrano dei brevi momenti nei quali, nel corso della storia dei due regni, il culto di Yahweh avrebbe goduto del favore dei monarchi, e addirittura si sarebbero avuti tentativi di «riforma» in senso yahwista o più nettamente yahwista per iniziativa del palazzo reale, anche se sempre per stimolo di altre figure, in particolare di profeti.

I più significativi episodi di questo genere sono attribuiti dal racconto biblico a tre re di regni e di età diversi. Sullo yahwismo di Iehu re di Israele (842-815 a.C. ca.) abbiamo notizie dal racconto del secondo libro dei Re (9-10) che ne narra il colpo di stato ai danni di Iehoram (849-842 a.C. ca.) e ne connette l'azione con quella dell'intransigente profeta Elia e del discepolo di questi, Eliseo. Il racconto di II Re presenta addirittura un Iehu unto, per volontà di Yahweh, da Eliseo, come di Saul e poi di Davide si raccontava nei libri di Samuele che erano stati unti, per comando divino, da Samuele. Su questa interpretazione yahwista del colpo di stato di Iehu ci s'interroga oggi (Soggin, 1984; Astour, 1971); e non mancano proposte di lettura assai diverse.

Maggior consenso esiste tuttora sul secondo episodio, attribuito a Ezechia re di Giuda (715-686 a.C. ca., cfr. IIRelSe II Cron. 29-31), e sul terzo che è quello della «riforma» attribuita a Giosia, re di Giuda (640-609 a.C. ca.), e datata al diciottesimo anno di quel regno (622 a.C), solo trentasei anni prima della definitiva caduta del regno di Giuda, conquistato dai Babilonesi nel 586 a.C. Il racconto di II Re 22-23 connette gli eventi che oggi s'intendono dai più come riforma in senso yahwistico con il rinvenimento di un «libro della legge» nel tempio di Gerusalemme, mentre il racconto di II Cron. 34-35 non opera alcuna connessione fra i due eventi. In entrambi i racconti, quello che oggi si considera «riforma» altro non è che un'opera di bonifica, consistente nella distruzione radicale di ogni culto e di ogni oggetto di culto non yahwista.

Si parla oggi di «riforma» in base a una serie di ipotesi, usate troppo spesso come dati certi. La prima ipotesi è quella, sopra citata, dell'identità fra il «libro della torah» rinvenuto nel tempio di Gerusalemme secondo il racconto biblico e il Deuteronomio; la seconda ipotesi consiste nell'interpretare alcune formulazioni del Deuteronomio, relative al luogo ove il culto dovrà svolgersi (in particolare, l'espressione «il luogo che [Yahweh] avrà scelto») come riferentisi al tempio di Gerusalemme. Questa serie di congetture ha portato gli studiosi a parlare di accentramento del culto nel solo tempio di Gerusalemme, il che sarebbe stato davvero atto rivoluzionario, più che una riforma.

Ma, anche se si dovesse accettare che un tale tentativo fosse stato compiuto sotto Giosia (il che appare a chi scrive tutt'altro che dimostrabile) resta che ci si trova ormai vicini a quel periodo che Malamat (citato in Soggin, 1984, p. 371) chiamava «il tramonto di Giuda», e che comunque, come si è detto, solo tre decenni e mezzo separano la data dell'ipotetica riforma dalla fine dello stato autonomo di Giuda. Anche se fosse stata intrapresa, la presunta riforma non avrebbe avuto il tempo necessario per esser completata e per sortire gli effetti desiderati.

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