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La Profezia biblica

L'oggetto di ogni profezia , nella Bibbia, è il Progetto salvifico di Dio.

Il profeta è una sentinella della storia : in virtù di un carisma (= dono dello Spirito divino che lo investe) il profeta conosce il Progetto che è il senso della storia stessa e attraverso l'oracolo o la sua sapienza carismatica, egli giudica le azioni umane separando quelle favorevoli al Progetto da quelle contrarie.

Il Profeta non è un indovino ( sebbene la Bibbia stessa attesti pratiche di divinazione molto diffuse in Israele prima del profetismo) ; piuttosto è colui che, conoscendo il Progetto, torna nel passato -come per prendere la rincorsa -e si proietta nel futuro, aprendo squarci di luce sulla storia. In questo modo , attraverso le sue " proiezioni" carismatiche può dire se la politica del Re piuttosto che un culto o una legge sono adeguati al Progetto divino .

Il messaggio profetico dunque concerne il presente e i suoi problemi : le soluzioni vengono valutate attraverso la loro proiezione nel futuro .Non mancano anche oracoli di puro annuncio di fufturi interventi divini nella storia ; a volte questi annunci riguardano anche i popoli vicini e non sempre sono pienamente comprensibili per noi oggi.

I profeti scrittori e il " Giorno di Jhwh"

-Michelangelo: cappella sistina

Verso l' VIII° secolo inizia un'epoca di profeti scrittori : Amos, Osea, Isaia, Michea.
Quest'epoca profetica segna una svolta nel profetismo biblico perchè

- introduce la parola profetica non più soltanto come oracolo divino ma anche come riflessione storico-teologica del profeta   stesso ;

- introduce la profezia di catastrofe-conversione : Israele è radicalmente peccatore e una catastrofe icombe su di esso, il " Giorno di Jhwh"

La catastrofe può essere evitata attraverso un cammino di penitenza e conversione al Progetto da parte di tutto il popolo, a cominciare dalle autorità politiche e religiose.

Al tempo di Naum si parla però di una persecuzione dei profeti da parte delle autorità. Geremia profetizza sulla catastrofe in questo modo :

Ger 2, 19 La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono.
Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva e amara l'avere abbandonato il Signore tuo Dio e il non avere più timore di me. Oracolo del Signore degli eserciti.

Con Geremia ed Ezechiele ( sec. VII°-VI° ) si ha la costatazione che il popolo non vuole convertirsi e si prospetta una catastrofe " minore" dell'annientamento di Israele : la sua sottomissione a Babilonia. Il popolo, a cominciare da Re non ascolta il profeta e si ribella ai Babilonesi confidando nell' aiuto dell' Egitto e finisce per aprire la storia alla catastrofe totale : Gerusalemme viene assedita e poi distrutta e il popolo deportato in massa a Babilonia.

Ezechiele, Geremia ed Isaia I e II guidano il popolo in esilio ad un cammino di pentimento e conversione, fino ad annunciare una speranza di liberazione ed infina la restaurazione del Regno di Israele. Dio sarà di nuovo alleato del suo popolo e attraverso di esso di tutta l'umanità, ma secondo una Alleanza Nuova : Dio cambierà l'uomo, ricreandolo nel " cuore" (= l'Io) in modo da renderlo capace di vivere in sintonia con Dio.

Durante il periodo di restaurazione i Profeti Aggeo, Zaccaria e Malachia insistono sulla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e sulla speranza di un Re davidico messianico.
Con Isaia III l'attenzione sfuma sempre più sul presente per annunciare una speranza escatoligica : Dio creerà tutto di nuovo, secondo l'espressione polare : " Cieli Nuovi e Terra Nuova ".
Nel V° secolo Malachia torna sul presente mentre Zaccaria ed Isaia III aprono la storia futura all'avvento di un grande profeta sul modello di Mosè o di Elìa.

I Profeti
[Bibbia Piemme ]

Sotto il regno di Geroboamo II si colloca la predicazione di Amos e Osea, che condanna l'Ingiustizia sociale esistente, causata dall'oppressione della classe dominante, ricca e privilegiata, che Amos denunzia senza mezzi termini (Am 6,1-7). In particolare i due profeti denunziano la miseria delle classi più povere, dei contadini e dei salariati (cfr. Am 2,6-7) rovinati anche dalle ripetute guerre e da calamità naturali (terremoti, carestie, pestilenze, invasioni di cavallette).

Durante il regno di Geroboamo II il Sud è ancora oscurato dall'influsso del Nord, ma, alla sua ombra, gode di una relativa prosperità. Nell'anno della morte del re Ozia (o Uzzia, 781-740 a.C.) Isaia colloca la sua prima visione profetica (Is 6,1). La situazione descritta in Is 2,6-7 rispecchia la prosperità e allo stesso tempo l'ingiustizia sociale propria di questo periodo, il momento migliore dei due regni, che prelude soltanto a un rapido declino. Il crollo del regno del Nord (743-722 a.C.)

Alla morte di Geroboamo II il regno del Nord piomba ben presto in un nuovo periodo di anarchia: due re vengono assassinati l'uno dopo l'altro (743 a.C), mentre alle frontiere appare, sempre più forte, la minaccia degli Assiri. Il nuovo re assiro, Tiglat-Pilezer III, asceso al trono nel 745 a.C, intraprende una politica espansionistica su vasta scala. In breve tempo la potenza degli Assiri si estenderà da Babilonia sino all'Asia Minore, dalla Siria al Sinai, giungendo a minacciare l'Egitto.

La forza dell'Assiria, i cui guerrieri feroci e crudeli sono dipinti a tinte fosche in Is 5,27-30, sta nel potentissimo esercito che, per la prima volta, utilizza la cavalleria come forza d'assalto, accanto all'uso, ormai diffuso, dei carri da guerra. Alcuni regni, specie i più piccoli, si sottomisero spontaneamente, divenendo così vassalli; altri furono costretti a cedere territori e pagare pesanti tributi. Al minimo cenno di ribellione l'Assiria interveniva militarmente, annettendo la regione, insediando al potere propri funzionari e deportando la classe dirigente del paese, così da scongiurare ogni altro tentativo di rivolta.

Il regno del Nord, alleatosi con il re di Damasco, Rezin, tentò un ultimo colpo per frenare la potenza assira, una coalizione, cui venne chiesto di far parte anche al re di Giuda: siamo attorno al 734-733 a.C. Il re Acaz rifiutò di intervenire, così che Rezin di Damasco e Pekach re di Israele tentarono di deporlo con la forza. Si tratta di quella che è comunemente detta "guerra siro-efraimita", il sottofondo storico del celebre oracolo di Is 7.

Acaz, rifiutando i consigli di Isaia, chiede aiuto proprio a Tiglat-Pilezer, offrendogli spontaneamente un tributo (2 Re 16,7; fatto ricordato anche negli annali assiri) e accogliendo usi religiosi assiri nel tempio di Gerusalemme ( 2 Re 16,10). Tiglat-Pilezer non si lasciò sfuggire l'occasione e, dopo aver conquistato Damasco, ridusse Israele a uno stato vassallo, insediandovi un re di suo gradimento, un certo Osea. Egli regnò per circa nove anni, finché, per motivi a noi ignoti, si ribellò a Salmanassar V, nuovo re assiro, tentando un'alleanza con l'Egitto.

722-Caduta del Regno del Nord. Perdita della "terra" e 1° esilio in Assiria.

L'Assiria rispose con durezza e, sotto Sargon II, successore di Salmanassar, Samaria fu catturata, nel 722 a.C, dopo due anni di assedio e gran parte delle persone (27.290, secondo una iscrizione di Salmanassar) deportate in Assiria.

2 Re 17,5 Il re d'Assiria invase tutto il paese, andò in Samaria e l'assediò per tre anni. 6 Nell'anno nono di Osea il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli Israeliti in Assiria, destinandoli a Chelach, alla zona intorno a Cabor, fiume del Gozan, e alle città della Media.

 l testo di 2 Re 17,6-23 è una lunga riflessione teologica sulle cause del crollo del regno di Samaria .

2 Re 17,7 Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal potere del faraone re d'Egitto; essi avevano temuto altri dèi. 8 Avevano seguito le pratiche delle popolazioni distrutte dal Signore all'arrivo degli Israeliti e quelle introdotte dai re di Israele. 9 Gli Israeliti avevano proferito contro il Signore loro Dio cose non giuste e si erano costruiti alture in tutte le loro città, dai più piccoli villaggi alle fortezze. 10 Avevano eretto stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde. 11 Ivi avevano bruciato incenso, come le popolazioni che il Signore aveva disperso alla loro venuta; avevano compiuto azioni cattive, irritando il Signore. 12 Avevano servito gli idoli, dei quali il Signore aveva detto: «Non farete una cosa simile!».

13 Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: «Convertitevi dalle vostre vie malvage e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge, che io ho imposta ai vostri padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi, i profeti». 14 Ma essi non ascoltarono, anzi indurirono la nuca rendendola simile a quella dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore loro Dio. 15 Rigettarono i suoi decreti e le alleanze che aveva concluse con i loro padri, e le testimonianze che aveva loro date; seguirono le vanità e diventarono anch'essi fatui, a imitazione dei popoli loro vicini, dei quali il Signore aveva comandato di non imitare i costumi. 16 Abbandonarono tutti i comandi del Signore loro Dio; si eressero i due vitelli in metallo fuso, si prepararono un palo sacro, si prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e venerarono Baal. 17 Fecero passare i loro figli e le loro figlie per il fuoco; praticarono la divinazione e gli incantesimi; si vendettero per compiere ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno. 18 Per questo il Signore si adirò molto contro Israele e lo allontanò dalla sua presenza e non rimase se non la sola tribù di Giuda. 19 Ma neppure quelli di Giuda osservarono i comandi del Signore loro Dio, ma piuttosto seguirono le usanze fissate da Israele.

20 Il Signore, perciò, rigettò tutta la discendenza di Israele; li umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li scacciò dalla sua presenza. 21 Difatti, quando Israele fu strappato dalla casa di Davide, e proclamò re Geroboamo, figlio di Nebàt, questi allontanò Israele dal seguire il Signore e gli fece commettere un grande peccato. 22 Gli Israeliti imitarono in tutto il peccato commesso da Geroboamo; non se ne allontanarono, 23 finché il Signore allontanò Israele dalla sua presenza, come aveva preannunziato per mezzo di tutti i suoi servi, i profeti; fece deportare Israele dal suo paese in Assiria, dove è fino ad oggi. 24 Il re d'Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Amat e da Sefarvàim e la sistemò nelle città della Samaria invece degli Israeliti. E quelli presero possesso della Samaria e si stabilirono nelle sue città.

 Il Nord diviene così una provincia assira, con nuovi abitanti, non israeliti, con nuovi costumi e usi religiosi, ponendo le basi del successivo scisma samaritano.

25 All'inizio del loro insediamento non temevano il Signore ed Egli inviò contro di loro dei leoni, che ne fecero strage. 26 Allora dissero al re d'Assiria: «Le genti che tu hai trasferite e insediate nelle città della Samaria non conoscono la religione del Dio del paese ed Egli ha mandato contro di loro dei leoni, i quali ne fanno strage, perché quelle non conoscono la religione del Dio del paese». 27 Il re d'Assiria ordinò: «Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese». 28 Venne uno dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a Betel e insegnò loro come temere il Signore.

29 Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dèi e li mise nei templi delle alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove dimorava. 30 Gli uomini di Babilonia si fabbricarono Succot-Benòt; gli uomini di Cuta si fabbricarono Nergal; gli uomini di Amat si fabbricarono Asima. 31 Quelli di Avva si fabbricarono Nibcaz e Tartach; quelli di Sefarvàim bruciavano nel fuoco i propri figli in onore di Adram-Mèlech e di Anam-Mèlech, dèi di Sefarvàim. 32 Venerarono anche il Signore; si scelsero i sacerdoti delle alture, presi qua e là, e li collocavano nei templi delle alture. 33 Temevano il Signore e servivano i loro dèi secondo gli usi delle popolazioni, dalle quali provenivano i deportati. 34 Fino ad oggi essi seguono questi usi antichi: non venerano il Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il comando che il Signore ha dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele.

35 Il Signore aveva concluso con loro un'alleanza e aveva loro ordinato: «Non venerate altri dèi, non prostratevi davanti a loro, non serviteli e non sacrificate a loro, 36 ma temete il Signore, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto con grande potenza e con braccio teso: davanti a lui solo prostratevi e a lui offrite sacrifici. 37 Osserverete gli statuti, i decreti, la legge e il comando che egli vi ha prescritti, mettendoli in pratica sempre; non venererete divinità straniere. 38 Non vi dimenticherete dell'alleanza conclusa con voi e non venererete divinità straniere, 39 ma venererete soltanto il Signore vostro Dio, che vi libererà dal potere di tutti i vostri nemici». 40 Essi però non ascoltarono: agirono sempre secondo i loro antichi costumi. 41 Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri.

Il Regno di Giuda , declino e caduta.

Ezechia (716-687 a.C.) -

Michelangelo: cappella sistina

Dopo il crollo del Nord, Giuda è ridotto a un piccolissimo e insignificante stato, uno dei pochi rimasti indipendenti dall'Assiria, di cui è comunque vassallo. Unico erede delle tradizioni religiose israelite, il regno del Sud diviene il centro di elaborazione di testi biblici come quelli della scuola deuteronomista e del primo grande profeta scrittore (Isaia). Vi convergono anche le tradizioni precedenti, come quella jahvista, oltre a quelle provenienti dal Nord distrutto, come quella elohista (peraltro oggi sempre più discussa).

I capitoli 18 20 di 2 Re (oltre ad Is 36 39 e 2 Cr 29 32) si occupano di Ezechia, figlio di Acaz, con accenti estremamente positivi (2 Re 18,5-7): egli ci viene presentato come l'autore di una riforma religiosa tesa a restaurare il culto di JHWH, contro il perdurante influsso della religione cananaica. Sul piano politico, Ezechia, dopo aver sconfitto i Filistei, riesce a rientrare in possesso di territori precedentemente perduti, alleandosi poi con l'Egitto (705 a.C). L'archeologia è testimone delle opere di fortificazione fatte costruire da Ezechia a Gerusalemme e in altre città per resistere a un'eventuale invasione assira. Ancor oggi è visibile il tunnel di Siloam (Siloe), una conduttura d'acqua usata per rifornire la città dall'esterno, in caso d'assedio. Si tratta di una notevole opera di ingegneria, ancor oggi percorribile, ricordata da un'iscrizione in ebraico, scoperta nel 1880, che ne segnava l'ingresso.

L'invasione di Sennacherib

Il tentativo di Ezechia sembra destinato subito al fallimento: Isaia si oppone con decisione a un'alleanza con l'Egitto, vista strategicamente inutile (Is 30,1-3) e considera l'azione di Ezechia come un tradimento della fiducia nel Signore (18,1-7; 20,1-6). Gli annali assiri, il testo biblico e l'archeologia ci permettono di ricostruire l'invasione di Sennacherib (701 a.C): tra le città conquistate va ricordata Lachis, la cui presa è immortalata su uno splendido bassorilievo del palazzo di Ninive, oggi al British Museum.

Negli annali assiri Sennacherib si vanta di aver rinchiuso Ezechia a Gerusalemme "come un uccello in gabbia". Ma poco dopo il suo arrivo egli tolse inspiegabilmente l'assedio, facendo ritorno a Ninive, ove sarà ucciso da due suoi figli nel corso di una congiura. I testi di 2 Re e Isaia interpreteranno l'avvenimento come un diretto intervento di JHWH; si tratta di un'ulteriore testimonianza del tipo di storia "interpretata" che gli autori biblici intendono narrare.

Manasse e Amon (687-640 a.C.)

Con Manasse (687-642 a.C. secondo le fonti bibliche) siamo di fronte al regno più lungo di tutta la storia di Israele. E regno coincide con l'apogeo degli Assiri, che nel 671 conquistano anche l'Egitto (cfr. Na 3,810). Manasse compare tra i tanti re vassalli dell'Assiria; un'iscrizione ce lo mostra a Ninive in atto di pagare il tributo annuale al re Assurbanipal. E testo di 2 Re 21,1-18 è ulteriore testimone dell'interesse primario del redattore biblico: del lunghissimo regno di Manasse si ricorda solo l'aspetto religioso e la deviazione dal culto di jhwh che fa di Manasse un re empio. L'interesse teologico è ancor più forte in 2 Cr 33,11-17, che cerca di spiegare come un re così malvagio abbia potuto regnare tanto a lungo e attribuisce a Manasse una "conversione" che egli avrebbe avuto in vecchiaia.

Alla morte di Manasse gli succede al trono il figlio Amon, di soli 22 anni, che, dopo appena due anni di regno, viene assassinato in circostanze oscure; gli succederà il figlio Giosia.

Giosia (640-609 a.C.)

Nel corso di questi anni la situazione internazionale è radicalmente mutata: l'Assiria inizia un lento ma inesorabile declino, minacciata dalla crescente potenza di Babilonia e dalle incursioni dei popoli seminomadi confinanti con l'ormai troppo vasto impero. Nel 612 a.C. i Babilonesi conquistano Ninive, capitale dell'Assiria, fatto ricordato nel libro del profeta Naum. Nel 609 il faraone Necao, nel tentativo di contrastare i Babilonesi, viene duramente sconfitto a Carchemis, nell'alto Eufrate. Giuda si trova così vassallo di un altro padrone. In questo contesto si colloca il regno di Giosia, salito al trono a soli otto anni, il che fa pensare a un lungo periodo di reggenza; è anche l'epoca di Sofonia e Geremia (che colloca nel 627 a.C. l'inizio della sua attività) e, verso la fine del regno, anche di Ezechiele.

Il testo di 2 Re 22-23 ricorda di Giosia due eventi entrambi a carattere religioso. E primo è il racconto della "scoperta", nel tempio, del libro della legge, che in passato molti hanno voluto identificare con l'attuale Deuteronomio. Quale sia stato in realtà questo libro e se si può parlare di vera scoperta, è questione ancor oggi discussa. Oggi si preferisce pensare a Dt 12-26, sezione che, composta forse al tempo di Ezechia e dimenticata sotto Manasse, fu appunto "riscoperta" da Giosia e da lui usata come base per la sua riforma religiosa, il secondo evento ricordato da 2 Re.

Giosia si dedica a un'eliminazione sistematica dei culti non israeliti: fa bruciare statue e altari, distrugge santuari e accentua il carattere di centralità del tempio di Gerusalemme (cfr. il testo di Dt 12). La riforma incontrò notevoli resistenze, segno del permanere dell'influsso cananaico sullo jahvismo. Il regno ebbe una fine improvvisa: nel 609 a.C. Giosia tentò di contrastare la marcia verso il nord del faraone Necao, forse nel tentativo di sfruttare il contrasto Egitto-Babilonia per riacquistare un minimo di indipendenza. Necao tuttavia fece uccidere Giosia a Meghiddo in circostanze oscure, una fine tragica e un duro colpo per i pii israeliti che vedevano in lui il re che «fece ciò che è retto agli occhi del Signore" (2 Re 22,2).

I libri delle Cronache, composti dopo l'esilio, ne rileggono la storia giudicando i vari re in base al fatto che essi hanno o non hanno "cercato il Signore". La maggior parte di loro, eccetto Davide, Ezechia, Giosia e, in parte, Salomone, sono visti come la principale causa della rovina di Israele. Un testo come Gdc 8,22-23 ci ricorda poi il possibile contrasto avvertito tra la regalità attribuita a jhwh (cfr. Is 6,5; 44,6; 52,7) e una monarchia in cui si notava troppo l'influsso dell'ideologia regale dei popoli confinanti. ...

La fine della Monarchia
[Bibbia Piemme ]

La fine del regno di Giuda

Gli ultimi anni del regno di Giuda si caratterizzano come un periodo di grande crisi. Nello stesso anno della morte di Giosia il figlio Ioacaz, erede al trono, viene subito esiliato in Egitto dal faraone che lo sostituisce con un re di suo gradimento, un altro figlio di Giosia, cui cambiò il nome in Ioiakim. Si tratta di un personaggio debole e tirannico descrittoci da Geremia (Ger 36, 27-31) ora come fedele vassallo dell'Egitto, ora invece, approfittando di una sconfitta egiziana, alleato di Nabucodònosor, nuovo re di Babilonia. Geremia denunzia questa politica di compromesso e invita alla sottomissione a Babilonia, cui Ioiakim si ribella nuovamente.

Nabucodònosor, in risposta, marcia (598 a.C.) su Gerusalemme e l'assedia. Ioiakim muore durante l'assedio e il figlio Ioiachin si arrende subito ai Babilonesi che lo esiliano a Babilonia, dove comunque verrà trattato più da ospite forzato che da prigioniero. Insieme a Ioiachin vengono esiliate altre 8.000/ 10.000 persone, in gran parte membri della classe dirigente e sacerdotale, tra i quali anche il profeta Ezechiele. Nabucodònosor nomina a sua volta un re di suo gradimento, ancora un figlio di Giosia, Sedecia, che sarà l'ultimo re di Giuda.

La caduta di Gerusalemme ed il 2° esilio a Babilonia

Tutti questi fatti ci sono testimoniati, oltre che dal testo biblico, dagli annali babilonesi. La politica vacillante e compromissoria di Sedecia è narrata in Ger 32 38 : Giuda si trova in una situazione disperata e Geremia denunzia l'irresponsabilità di coloro che vorrebbero allearsi ora con l'Egitto ora con Babilonia. Sedecia però, forse spinto dall'Egitto che con il faraone Psammetico II cercava una rivincita contro Babilonia, si ribella in due occasioni a Nabucodònosor.

Egli nel 587 a.C. assedia nuovamente Gerusalemme; le lettere ritrovate nei resti bruciati di Lachis, una delle ultime piazzeforti a cadere, illustrano in modo drammatico questi eventi. Dopo due anni di assedio, Gerusalemme viene presa per fame; il fuggitivo Sedecia viene catturato e Nabucodònosor gli riserba la sorte dei vassalli ribelli, massacrandone la famiglia, facendolo accecare e conducendolo in catene a Babilonia (Ger 39,1-10; 2 Re 25,1-7).

-Michelangelo: cappella sistina

La città viene saccheggiata, il tempio distrutto e gran parte della popolazione esiliata:

«Giuda va in esilio, è deportata, soffre per la sua schiavitù e la sua miseria» (Lam 1,3).

L'epoca persiana La Giudea durante l'esilio Il libro delle Lamentazioni descrive in modo drammatico l'atmosfera della Giudea dopo la presa di Gerusalemme e la deportazione a Babilonia.

Gran parte della popolazione è morta o è stata deportata; restano nel paese solo le classi più povere; l'economia è crollata, ridotta a pura economia di sussistenza.

L'archeologia dimostra come molte città furono interamente distrutte (sono particolarmente noti i casi di Lachis e Arad). Al contrario degli Assiri però, i Babilonesi non deportarono che una percentuale relativamente modesta della popolazione e soprattutto non insediarono nella regione nuovi abitanti, come era avvenuto nel caso di Samaria. Nabucodònosor creò una sorta di viceré, un nobile israelita di nome Godolia, nel tentativo di ricostruire una parvenza di autorità, ovviamente filobabilonese.

Il profeta Geremia prese parte attiva a questo processo di "normalizzazione", invitando a più riprese gli abitanti di Giuda a sottomettersi a Babilonia, riconoscendo l'autorità di Godolia (Ger 40,10-12). Il tentativo di Godolia fu tuttavia frustrato dalla rivolta di Ismaele, un ufficiale israelita, di discendenza regale, comandante di qualche contingente sbandato. Egli fece assassinare Godolia, ma la situazione era ormai troppo compromessa per questo estremo tentativo di restaurare la monarchia. Le misure repressive prese da Babilonia (Ger 52,30 sembra parlare di una terza deportazione di 745 persone) costrinsero i ribelli a fuggire in Egitto, trascinandovi anche Geremia, che si era rifiutato di seguirli (Ger 42-43). Con la morte di Godolia la Giudea diventa una semplice provincia dell'impero babilonese.

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