- POVERI ( fortunati perchè per la loro FEDE sono nel Regno )
-
MITI // NONVIOLENTI // COME DISEREDATI (
fortunati perché nel Regno hanno tutto in eredità da
DIO)
- HANNO FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA ( fortunati perchè
nel Regno vengono saziati da DIO )
- SONO MISERICORDIOSI ( fortunati perchè nel Regno trovano
misericordiada DIO )
- SONO PURI NELLA COSCIENZA ( fortunati perchè nel Regno
entrati vedonoDIO )
- SONO OPERATORI DI VITA PIENA ( fortunati perchè
evangelizzano
il mondo e DIO compie in pienezza il loro Nuovo Essere )
- SONO PERSEGUITATI ( fortunati perchè per la loro
persevranza nella FEDE sono nel
Regno )
BEATI, FORTUNATI, AVVANTAGGIATI
coloro che sono nel Regno.NOTA
La condivsione dei BENI MATERIALI non è una esclusiva dei cristiani,
i discepoli di Gesù : è alla portata della coscienza di tutti gli
uomini e donne del mondo, indipendentemente dalle loro credenze religose. I
vangeli , annunciando Gesù, Regno di DIO, non annunciano banalmente
- come precetto evangelico - la solidarietà umana che si trova qua
e là in tutta la storia umana .
L'UMANITA' NUOVA dei discepoli e delle discepole
di Gesù è materiale SPIRITUALE e si esprime socialmente come Socialità
Nuova , materialeSPIRITUALE.
La CONDIVISIONE DEI BENI è LEGGE DELLO SPIRITO, LEGGE DELLA CARITA'
dell' UOMO NUOVO rinato dallo Spirito e significa che questi
è chiamato dalla sua NUOVA NATURA - materialeSPIRITUALE -
a VIVERE la sua Nuova Socialità, che è materialeSPIRITUALE,
in comunone - materialeSPIRITUALE - con
i fratelli e le sorelle. I Vangeli annunciano il NUOVO, il Vangelo
di Gesù ma non stabiliscono le modalità storiche
di realizzazione.
Queste vanno realizzate in ogni contesto storico-geografico nella " comunione
di Spirito con Gesù " e non ci sono paradigmi pre-stabiliti ma
solo l'Ispirazione , lo Spirito della Carità. E
lo Spirito che i Vangeli trasmettono è quello di una VITA personale
e sociale che non è materialeE SPIRITUALE,
non è centrata sui beni materialiE sui
beni spirituali ma è UMANITA' NUOVA - "materialeSPIRITUALE" -
in tutte le sue espressioni storiche.
poveri
in spirito.Faustina
Kowalska intende la povertà in spirito come povertà
di spiriti dell' "io ": spiriti di presunzione,
arroganza, superbia, etc. Si tratta della consapevolezza della
propia nullità e del totale bisogno di DIO
e della SUA misericordia :
"
Dobbiamo mantenerci in uno spirito di pentimento, pensando
che il Signore è morto per noi. Un'anima pentita può diventare,
per amore misericordioso, di un candore abbagliante, allora
essa ha già fatto il suo Purgatorio. Gesù vuole solo la povertà,
poi Egli ci dona il regno dei Cieli. Anime che sulla terra
altro non hanno amato che Gesù e le sue leggi, possono volare
direttamente fra le braccia di Dio nel Cielo." La povertà è il fondamento di tutte le grazie, di tutta
la nostra VITA eterna. Quando manca questa scienza,
ogni altra scienza e santità è un nulla, e crolla in rovina
al primo soffio di vento. Dove è povertà, là è
il regno dell'amore misericordioso. Dove è debolezza,
là è la forza di Dio. E dove è pentimento là è la fedeltà di
Dio."
cf.: [Faustina Kowalska- 30 agosto 1931- Nihil
obstat - E. Go rev. Del. Romae dic. 23-VII-1950- IMPRIMATUR E. Vicariatu
Urbis, die 8-VIII-1950 ALOYSIUS TRAGLIA Arch. Cassarien Vicesgerens]Ai poveri è
annunciata la Buona Notizia.La
Buona Notizia : Beati i poveri
Lc 1,46
( Lungo la storia Dio ) ha rovesciato i potenti dai troni, ha
innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato
i ricchi a mani vuote. (cf. 1 Sam2,10ss)
.Beati i poveri per lo spirito,
perché di questi è il regno dei cieli. " La
comprensione di chi siano questi "poveri" dipende dal
significato che si dà alla formulazione "di spirito",
che può essere interpretata come: - deficienza dell'individuo
(poveri di spirito); - atteggiamento spirituale (poveri in/nello
spirito); - scelta esistenziale (poveri per lo spirito)... E
Gesù non esalta come condizione invidiabile ("beati")
le deficenze della persona. Sarà piuttosto compito dei
credenti accogliere e supplire ai limiti di questi individui
1 Ts 5, 14 Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati,
confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con
tutti.
L'interpretazione che più ha avuto successo, e se ne comprende
bene il perché, è quella dei poveri nello spirito,
dove l'accento viene posto su un atteggiamento "spirituale" verso
la povertà, proprio di quanti non sono attaccati ai loro beni:
i "distaccati".
La povertà, viene intesa come l' atteggiamento interiore di
chi, pur restando saldamente in possesso dei propri beni, ne è "spiritualmente" distaccato:
la povertà di spirito si trasforma in spirito
di povertà. Dal contesto di tutto il vangelo si vede
che Gesù non si accontenta di chiedere un distacco "spirituale" dai
propri beni, ma un abbandono effettivo, radicale e immediato: "va',
vendi quello che hai e dallo ai poveri..." (Mt 19,21)...
Proclamando "beati" i poveri, Gesù non tenta di
idealizzare o sublimare la loro condizione, ma chiede ai suoi discepoli
di entrare volontariamente nella condizione di poveri per eliminare
le cause che provocano la povertà.Gesù
non intende gratificare i miserabili di questo mondo, promuovendoli
nella spirituale categoria di "beati", ma assicurarli che
la loro indigenza è finalmente terminata perché altri hanno scelto
di condividere con loro tutto quel che hanno e che sono.
Infatti scegliere di farsi povero non significa andarsi ad aggiungere
ai già troppi miserabili di questo mondo, ma mettersi dalla parte
degli ultimi della società. Ci si fa ultimi
al fine di donare dignità agli ultimi, scelta che non solo
non diminuisce la dignità della persona, ma l'innalza alla
stessa qualità dell'agire di Dio che afferma "Io,
il Signore, sono il primo e io stesso sono con gli ultimi" (Is
41,4; cf Gv 13,12-14).
Quelli che la società ha reso poveri vengono da Gesù proclamati "beati" perché ci
sarà chi si prenderà cura di loro. E quelli che decidono
volontariamente di vivere da poveri ( a favore dei poveri), vengono
dichiarati beati perché il Padre si prende cura di essi.
A chi diventa responsabile della felicità del proprio fratello,
Gesù garantisce che il Padre stesso si farà carico
della loro felicità .
(cf Mt
6, 24Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà
l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non
potete servire Dio e la ricchezza. 25Perciò io vi dico: non preoccupatevi
per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il
vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più
del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo:
non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre
vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di
voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria
vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono
i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico
che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di
loro. 30Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani
si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca
fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che
cosa berremo? Che cosa indosseremo?». 32Di tutte queste cose vanno
in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete
bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia,
e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non preoccupatevi
dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso.
A ciascun giorno basta la sua pena. cf.: Mt 25,34-40)L'uso
del plurale (" i poveri" ... " di
essi"), indica che Gesù non chiama
a una povertà individuale, ascetica, che favorisca la santificazione
del singolo individuo, ma lancia a tutti i suoi seguaci
una proposta che se accolta può trasformare radicalmente la società.Gesù
invita i credenti a farsi volontariamente tutti poveri perché nessuno
più sia povero, come lui che: "da ricco che era,
si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo
della sua povertà" (2 Cor 8,9). Effetto dell'accoglienza
di questa scelta è la beatitudine del regno dei Cieli. "...
Gesù proclama “beati i poveri per lo spirito perché di questi è il
regno dei cieli”. E’ al primo posto perché è la condizione perché
esistano tutte le altre beatitudini. E’ l’unica con il tempo del
verbo al presente: “di essi è il regno”, le altre hanno tutte il
verbo al futuro, esse sono infatti l’effetto dell’accoglienza di
questa beatitudine.
La prima beatitudine è quella che è stata più fraintesa ed è quella
che ha fatto credere che Gesù avesse proclamato beati i poveri. No,
mai Gesù nei vangeli proclama beati i poveri; i poveri sono disgraziati
ed è compito della comunità cristiana togliere dalla loro condizione
di povertà. Questo il disegno di Dio sull’umanità, un disegno che
era già espresso nell’antica alleanza: “nel mio popolo nessuno sia
bisognoso”.
A quell’epoca non si credeva nell’esistenza di un dio unico ma ogni
nazione aveva la sua divinità, si trattava di vedere qual’ era la
più importante, la più gloriosa. Ebbene, se tra di voi non ci sarà
alcun povero, quella sarà la prova della presenza di Dio e la prova
che questo Dio è grande.
Questa sarà anche la prova della presenza del Cristo secondo gli
atti degli apostoli: “testimoniavano con gran forza la risurrezione
di Gesù” e questo come? Con grandi cerimonie? Con grandi preghiere?
No, “testimoniavano la risurrezione di Cristo perché nessuno tra
di loro era bisognoso”.
La prova della presenza del Signore nella comunità è dove non
ci sono bisognosi. Quindi mai Gesù ha proclamato beati
i poveri. Ma Gesù proclama “beati i poveri di spirito”...
La povertà di spirito si era trasformata in “spirito
di povertà”… Gesù quando incontra il ricco,
non gli chiede un distacco spirituale. Non gli dice “tieni
pure i tuoi beni, l’importante è che tu ne sia distaccato
spiritualmente”.
No, il distacco che Gesù chiede è reale, immediato
e concreto... Ed è questo quello che Gesù ci chiede.
Gesù proclama immensamente beati, felici, quelli che volontariamente,
liberamente e per amore decidono di entrare nella condizione di povertà.
Che significa? Non certo andare ad aggiungerci ai tanti altri poveri.
Gesù non ci chiede
di spogliarci noi ma chiede di vestire gli altri. Credo
che tutti noi possiamo vestire qualcuno senza bisogno
di doverci spogliare. Gesù chiede di abbassare
un po’ il nostro livello di vita per permettere
a quelli che lo hanno troppo basso di innalzarlo un po’.
Gesù chiede non l’elemosina ma la condivisione.
Mentre l’elemosina presuppone un benefattore e un
beneficato, per cui rimane sempre una differenza, la condivisione
che Gesù propone, crea dei fratelli. Allora
Gesù dice: “quelli che liberamente , volontariamente
e per Amore, si sentono responsabili della felicità e del benessere
degli altri , sono felici, immensamente felici, beati, perché proprio
per quelli come loro è donato il regno dei cieli”.
E qui siamo da capo perché il regno è stato interpretato
in passato come un regno “nei” cieli. Nulla di tutto
questo. Sappiamo che Matteo scrive a una comunità di giudei
ed è attento a non urtare la suscettibilità dei suoi
interlocutori. Sa infatti che, nel mondo giudaico, il nome di Dio
non si pronuncia né tanto meno si scrive. Allora tutte le
volte che l’evangelista ne ha la possibilità sostituisce
il termine Dio con termini che lo raffigurano.
Uno di questi è “ cielo”. Lo facciamo anche noi
nella lingua italiana. Quante volte, nel parlare comune, diciamo: “grazie
al cielo” e sicuramente non ringraziamo l’atmosfera,
ma Dio. Oppure, in un italiano un po’ più antico, diciamo: “il
ciel non voglia” intendendo dire “Dio non voglia”. “Regno
dei cieli” quindi, nel Vangelo di Matteo è il “regno
di Dio”. Ma cosa significa questo?
Israele, dopo l’esperienza della monarchia –che era stata
un totale fallimento- aveva proiettato in Dio l’immagine ideale
del re e, secondo la Bibbia, re ideale è colui che si prende
cura del povero, dell’orfano, della vedova, cioè delle
persone che non hanno nessuno che pensi a loro. Ora possiamo capire
che la beatitudine non è una promessa per il futuro ma è una
proposta per l’immediato. Lo abbiamo visto nell’uso del
verbo “è”, non “sarà”. Gesù si
rivolge a una comunità : il messaggio è per individui
ma individui che formano una comunità.
Gesù non è venuto
a formare dei santi ma a dare
un messaggio che cambi le strutture
stesse della società.
Le società si basano su tre verbi che portano rivalità e
inimicizia. Questi verbi sono: AVERE, SALIRE, COMANDARE. Possedere
sempre di più per salire al di sopra degli altri e poterli
comandare. Ebbene il Regno che propone Gesù è una società
- dove al posto dell’ ACCUMULO dei beni c’è la
gioia della CONDIVISIONE;
- dove alla bramosia di SALIRE sopra gli altri c’è la
gioia di SCENDERE (che significa non considerare nessuno
inferiore a se stessi)
- e dove al desiderio diCOMANDARE c’è l’esperienza
gioiosa del SERVIRE gli altri.
Questo è il Regno di Dio. Un
cambio radicale nei valori che reggono
la società.
"... Felici perché? Perché di questi Dio si
prende cura. E’ un cambio meraviglioso! Se noi ci occupiamo
degli altri, permettiamo a Dio di prendersi cura di noi. Allora cambia
completamente il rapporto con il Signore. Lo si sente presente nella
propria esistenza. L’unica nostra preoccupazione è prenderci
cura degli altri. Ai nostri bisogni, alle nostre necessità ci
pensa Dio stesso: ecco la beatitudine!
E’ una proposta tutta a vantaggio degli uomini perché Gesù non
si lascia vincere in generosità. Ogni volta che trasformiamo
l’amore ricevuto da Dio in amore comunicato agli altri attiriamo
da parte di Dio una risposta ancora più grande e questo è il
fattore di crescita delle persone.
La prima beatitudine è dunque la scelta di essere responsabili
della felicità delle persone. Chi fa questo , sperimenta un
cambio straordinario nella sua esistenza, si rende conto che Dio
si prende cura come un padre della sua persona, del suo benessere.
Se c’è questa scelta da parte di una comunità,
ecco che Gesù presenta le possibili conseguenze positive nell’umanità. "
A. Maggi in Consolare afflitti, affliggere consolati studubibici.it
-trascrizione di conferenze non riviste dall'autore [legg anche
i : A. Maggi Padre dei poveri
. Assisi 2010 ]
CUCC 1728 Le beatitudini ci mettono di fronte a scelte
decisive riguardo ai beni terreni; ... Gesù non
solo proclama che il tempo messianico è arrivato,
ma proclama che il Regno è arrivato per tutti, che di fronte
all’Amore di Dio che viene tutti sono i chiamati. Nello
spirito del giubileo permanente di
Gesù, la comunità cristiana accoglie e solleva la condizione
dei poveri mettendo liberamente a loro disposizione
i suoi beni , come ha fatto Dio nella storia e come ha fatto
Gesù.Nella comunità
della Carità i poveri sono beati perchè
godono del Giubileo permanente di Gesù che compie
la promessa divina per cui nessuno nel popolo doveva essere
bisognoso, nè di beni materiali nè di beni spirituali
, ma tutti dovevano avere il necessario.cf.: Mt6,3 «Beati
i poveri in spirito, perché di essi è il regno
dei cieli.... [ Lc 6,20 «Beati voi poveri, perché vostro è il
regno di Dio.]Mt e Lc , con " poveri " designano
la classe povera che costituiva la grande maggioranza della
popolazione del mondo ellenistico. “povero
in spirito” -in quell'epoca- poneva l’accento
più che sulla mancanza di ricchezze sulla condizione
di umiltà opposta all’arroganza tipica
delle persone ricche .
“povero in spirito” era
la condizione di umiltà dei servi cioè il rispetto
servile imposto dalla loro posizione sociale. Nel
Vangelo di Mt i poveri in spirito sono i discepoli
che- anche se ricchi come Lazzaro di Betania
, Zaccheo esattore o Giuseppe di Arimatea - hanno
abbandonato ogni arroganza tipica delle persone ricche e
liberamente hanno agito con l' "umiltà dei servi":
hanno sciolto i loro averi dal potere
del denaro per investirli nel
Programma di Gesù, l'evangelizzazione del mondo , sottomettendoli così
al Regno di Dio. I discepoli di Gesù si
fanno poveri in virtù della ispirazione ( lo Spirito
) che hanno ricevuto da Gesù e
in questo sperimentano
la felicità della VITA eterna .
Mt 25,31 Quando il Figlio dell'UOMO verrà nella
sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della
sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli
uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le
pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Linguaggio apocalittico :
si tratta della venuta nel mondo di Gesù
risorto ad evangelizzare il mondo per mezzo della sua Chiesa .
L'evangelizzazione riguarderà tutti
i popoli e opererà un giudizio , cioè una separazione tra
chi accoglierà il Vangelo e chi lo rifiuterà. E' il giudizio
universale che avviene lungo tutta l'epoca di evangelizzazione.
Il Giudizio
Mt25,34Allora il re dirà a
quelli che saranno alla sua destra: «Venite,
benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il
regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo,
35 perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e
mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi
avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» .
37Allora i giusti gli risponderanno: «Signore,
quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare,
o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo
visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo
vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere
e siamo venuti a visitarti?». 40E il re risponderà loro: «In
verità io vi dico: tutto quello che avete fatto
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli (
i suoi discepoli) , l'avete fatto a me».
La
Legge
della condivisione
: (
dare grazia su grazia Gv 1 come Gesù )è la Legge della
Carità , il criterio con cui tutti si autogiudicano
davanti DIO e la prima condivisione o Carità è
l'evangelizzazione del mondo.
Luca , che scrive per un ebreo
illustre cioè una persona importante
dell'istituzione ebraica che ha aderito a Gesù, per
proclamare la Legge della Carità usa
il linguaggio dell'alleanza : benedizioni
e maledizioni .
Con l'avvento del Regno di DIO in Gesù e nel mondo , per i poveri
c'è il Giubileo di Gesù mentre per i ricchi - che la ricchezza se
la godono e se la ridono , sono guai! (
era il lamento funebre ) .
Il rifiuto di Gesù , dell'attuazione del
Suo Giubileo , non permette ai ricchi di rinascere
dallo Spirito e raggiungere la pienezza
UMANA immortale di Gesù : violando la Legge della
Carità si automaledicono. Mt
7,21«Non tutti quelli che dicono: “Signore, Signore!” entreranno
nel *regno di Dio. Vi entreranno soltanto quelli che fanno
la volontà del Padre mio che è in cielo.
La Volontà
del Padre è la
Legge della Carità o Legge dello
Spirito . Luca sottolinea l'ineluttabilità di confrontarsi
con questa opzione perchè dalla scelta a favore o meno
della condivisione della VITA eterna-l'evangelizzazione
del mondo- dipende il compimento dell'essere .
Mt 7,22 Quando verrà il giorno del giudizio, molti mi diranno: “Signore,
Signore! Tu sai che noi abbiamo parlato a tuo nome, e invocando il
tuo nome abbiamo scacciato demòni e abbiamo fatto molti miracoli”.
23«Ma allora io dirò: Non vi ho mai conosciuti.Andate
via da me, gente malvagia!». Il supplizio
eterno è " pianto e stridor
di denti " , la coscienza definitiva del proprio rifiuto della
VITA ( dello Spirito) cioè della
Carità verso tutti : è' la coscienza del fallimento irreversibile
del proprio essere . (
cf. Mc 9,48; Gd 7; Ap 20,10.) Mt 7, 42perché ho avuto fame
e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non
mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo
e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato».
44Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto
affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non
ti abbiamo servito?». 45Allora egli risponderà loro: «In verità io
vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più
piccoli ( miei discepoli) , non l'avete fatto a me». 46E se ne andranno:
questi al supplizio eterno, i giusti invece alla VITA eterna» L'
UOMO SPIRITUALE agisce
la Carità
cioè "DA' grazia su
grazia ( Gv 1) come Gesù " :
ai bisognosi la solidarietà umana e ai
bisognosi di salvezza, l'evangelizzazione
.
L'UOMO SPIRITUALE VIVE già la VITA eterna che ha ricevuto da Gesù
e giunge
a " maturità" cioè
al COMPIMENTO del suo essere, condividendo, DANDO , cioè
evangelizzando il mondo : passerà dalla morte e sorgerà UOMO Definitivo
. I
ricchi e il Regno messianicoMt
3,11 ( Giovanni il battista : ) Io vi battezzo nell'acqua per la
conversione; ma Colui che viene dopo di me ( Gesù) è più forte di
me e io non sono degno di portargli i sandali; egli
vi battezzerà in Spirito Santo e //Fuoco .La
VITA donata da Gesù è Spirito // il Fuoco divino che fonde
materia e Spirito, accende la coscienza e ispira alla
Carità. AVVERTENZA :
Mt
13,22 Quello seminato tra i rovi è la Parola evangelizzatrice seminata
nella coscienza occupata dalla ideologia della ricchezza
è colui che ascolta
la Parola, ma la preoccupazione del
mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola
ed essa non dà frutto. Il
Frutto è l'UOMO compiuto
Difficilmente un ricco condividerà le sue ricchezze
per aderire alla comunità messianica anche se capisce
il messaggio di Gesù. Difficile ma
non impossibile .. per lo
Spirito:
Giuseppe di Arimatea l'ha fatto,
in virtù del fuoco dello Spirito .
Mt 27,57 57Ormai era già sera, quando venne Giuseppe di Arimatèa. Era un uomo ricco, il quale era diventato pure lui discepolo di Gesù. 58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. E Pilato ordinò di lasciarglielo prendere. 59Allora Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60e lo mise nella sua tomba, quella che da poco si era fatto preparare per sé, scavata nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba e se ne andò.
Lo stesso aveva fatto Lazzaro quello morto e rianimato da
Gesù. Lazzaro e le sorelle Marta e Maria avevano messo a disposizione
la loro casa per Gesù ed i suoi discepoli .
Mc 11, 11Gesù entrò in Gerusalemme e andò nel Tempio. Si guardò attorno osservando ogni cosa e poi, siccome ormai era sera, tornò a Betània insieme con i dodici discepoli.
Gv 11, 17-18Betània era un villaggio distante circa tre chilometri da Gerusalemme
Gv 11, 1-2Lazzaro era il fratello di Maria, la donna che poi unse il Signore con olio profumato e gli asciugò i piedi con i suoi capelli. Essi abitavano a Betània insieme a Marta, loro sorella. Lazzaro si ammalò 3e le sorelle fecero avvisare Gesù: «Signore, il tuo amico è ammalato».
Gv 12, 9Una gran folla venne a sapere che Gesù era a Betània, e ci andò: non solo per lui, ma anche per vedere Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dai morti.
Ed anche l'esattore Zaccheo:
1Gesù entrò nella città di Gèrico e
la stava attraversando. 2Qui viveva un certo Zaccheo. Era un
capo degli agenti delle tasse ed era molto ricco. ... si arrampicò
sopra un albero in un punto dove Gesù doveva passare: sperava
così di poterlo vedere. 5Quando arrivò in quel punto, Gesù
guardò in alto e gli disse: «Zaccheo, scendi in fretta, perché
oggi devo fermarmi a casa tua!». 6 Zaccheo scese subito dall’albero
e con grande gioia accolse Gesù in casa sua.... stando davanti
al Signore, gli disse: Signore,
do ai poveri la metà dei miei beni e se ho rubato a qualcuno
gli restituisco quattro volte tanto. 9 Allora Gesù disse a
Zaccheo: Oggi la salvezza è entrata in questa casa.
"va', vendi quello che hai e dallo
ai poveri...e vieni, seguimi "
La
condivisione dei beni è obbligatoria ? La
promessa : Dt 15,4 Del resto non
vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi;
Il compimento:
At 4,34 Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché
quanti possedevano campi o case
li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato
venduto La comunità cristiana di Gerusalemme aveva pensato
di risolvere il problema dei bisognosi con la
condivisione obbligatoria dei beni.
At 2,
42Erano
perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello
spezzare il pane e nelle preghiere. 43Un senso di timore era in tutti,
e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44Tutti i credenti
stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; 45vendevano le loro proprietà
e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
46Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il
pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore,
47lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore
ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
La comunità di Antiochia invece praticava la
libera donazione dei beni ai bisognosi.
Quando venne una carestia sotto l'imperatore Claudio la Comunità
di Gerusalemme - dove c' era la condicisione obbligatoria dei
beni- pativa la fame ed era in grave difficoltà.
Atti 11, 28 ( nella Chiesa di Antiochia) Uno di loro, che si chiamava Agabo, si alzò a parlare e per impulso dello Spirito Santo annunziò che stava per arrivare una grande carestia su tutta la terra. Di fatto ciò avvenne sotto l’imperatore Claudio. 29I discepoli allora decisero di mandare soccorsi ai fratelli che abitavano in Giudea, ciascuno secondo le sue possibilità. 30Così fecero: per mezzo di Bàrnaba e Saulo mandarono i soccorsi ai responsabili di quella comunità.
Luca avverte: la comunità di Antiochia , non praticando la
condivisione obbligatoria dei beni ma la libera disposizione (
ciascuno secondo le sue possibilità) ha potuto salvare
se stessa ed i fratelli della Giudea.
Paolo :
Fil 4, 12So vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza;
sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame,
all'abbondanza e all'indigenza. 13Tutto posso in Colui che
mi dà la forza ( lo Spirito)...
18Ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri
doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un piacevole profumo,
un sacrificio gradito, che piace a Dio.19 Il
mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la
sua ricchezza con magnificenza, "in Cristo Gesù". Il
pane dal Cielo e il PANE del Cielo.
" voi date loro da mangiare"Giustizia e abbondanza erano
segni attesi dell'era messianica ( Is 65,17ss) : un banchetto abbondante preparato da Dio per tuttiGesù pone i discepoli di fronte al problema della sussitenza di coloro che lo seguono nel suo esodo dal Mondo Antico verso il Mondo Nuovo, il Regno messianico di Dio.
La sua comunità si impegna nella amministrazione dei beni
che riceve ( materiali e spirituali) per la beatitudine
di tutti : amministrare implica condividerli
con saggezza ma anche produrli. Lc
9, 11... la gente ... seguì Gesù. Egli li accolse volentieri,
parlava loro del regno di Dio e guariva quelli che avevano
bisogno di cure. 12Ormai era quasi sera, i Dodici si
avvicinarono a Gesù e gli dissero: — Lascia andare la gente,
in modo che possa trovare da mangiare e da dormire nei villaggi
e nelle campagne qui intorno: perché questo è un luogo isolato.
13Ma Gesù rispose: — Date
"voi" qualcosa da mangiare a questa gente!
I discepoli dissero: — Noi abbiamo soltanto cinque pani e due
pesci. A meno che non andiamo noi a comprare cibo per tutta
questa gente! 14Gli uomini presenti erano circa cinquemila.
Gesù disse ai suoi discepoli: — Fateli sedere a gruppi di cinquanta
circa! 15Così fecero e invitarono tutti a sedersi per terra.
16Poi Gesù prese i cinque pani
e i due pesci, alzò gli occhi al cielo e disse la preghiera
di benedizione. Poi
cominciò a spezzare i pani e a darli ai discepoli perché li
distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono e ne ebbero abbastanza.
Alla fine raccolsero i pezzi avanzati e ne riempirono dodici
ceste. Gesù proclama beati,
felici coloro che liberamente , in virtù della loro
comunione di Spirito con Dio
( l'accoglienza del suo progetto creativo ), fanno la scelta
di sentirsi
responsabili della felicità e del benessere di tutti. Il denaro Il
denaro viene emesso da un poterepolitico-economico che ne garantisce
il valore corrispettivo: funziona per la fiducia
( è vera fede) che le persone danno a chi lo garantisce.
Usare il denaro come corrispettivo di un bene reale significa dare fiducia ( fede ) ad un potere politico-economico che
da un momento all'altro può anche fallire lasciando i suoi " fedeli" a
mani vuote. La storia anche recente insegna.
Restituite
a Cesare quello che gli appartiene e a DIO il SUO popolo, che
GLI appartiene. Mt 21,15 Allora i farisei se ne andarono e tennero
consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi.
16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro,
sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità.
Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno.
17Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo
a Cesare?».
18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti,
perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo».
Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa
immagine e l'iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di
Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di
Cesare ( le monete) e a Dio quello che è di Dio ( il Suo popolo ) ». 22A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne
andarono.
" Gesù chiede una moneta dell'imperatore
(un denaro) che ne recava l'effige e su cui era scritto
il suo nome. Per comprendere la risposta di Gesù bisogna tener
presente la differenza fra il verbo utilizzato dagli
avversari: « pagare/dare
tributo al Cesare » e quello usato da Gesù: «rendere/restituire al Cesare ciò che è del Cesare ».
L'immagine
e l'iscrizione sulla moneta mostrano chi sia il suo proprietario.
La loro idea di tributo è quella di un furto; propongono
di non pagare il tributo, ma tenendosi il denaro del Cesare.
Gesù afferma
che non basta rifiutarsi di pagare il tributo, bisogna
uscire dalla dìpendenza economica rifiutando il denaro
del Cesare (« restituite »)
così non lo si riconoscerà come Signore né bisognerà pagargli
il tributo. Quando essi saranno
capaci di rinunciare a tale denaro e alla ricchezza che
procura loro, potranno essere fedeli a Dio, cui debbono
rendere il popolo che gli hanno rubato : restituite
a Dio ciò che è di Dio E'
l'ambizione dei dirigenti e il loro amore per il denaro
a dar luogo al dominio romano e a creare l'ingiustizia
in Israele. Rispetto al Cesare
perciò devono rinunciare al suo denaro, che li mantiene
soggetti a lui; rispetto a Dio, devono rinunciare al dominio
sul popolo che tengono assoggettato con lo sfruttamento
economico in nome di Dio. Gesù
ha messo in chiaro il loro atteggiamento interiore,
e ha indicato loro un cammino che essi non vogliono seguire."
Per entrare nella comunità di
Gesù , è indispensabile rinunciare al denaro come forma che assoggetta ad un
potere , una signoria diversa da quella di Dio. [
Matheos-Camacho-Il vangelo di Matteo-Cittadella-Assisi]
Gesù
e l'uso dei beni "Quando Gesù sta
andando verso Gerusalemme è seguito da una gran
massa di persone, perché? Per interesse.
Pensano che lui sia il Messia
che sta andando a Gerusalemme per fare un colpo di stato
e ad intronizzarsi al posto dei sommi sacerdoti e dei romani.
Quindi lo seguono sperando di spartirsi il bottino e condividere
il potere con lui.
Gesù fa tre tappe prima di
arrivare a Gerusalemme;
1. nella prima dice: a Gerusalemme io dovrò soffrire molto.
E tutta la gente: siamo pronti a soffrire con te!
2. Nella seconda tappa Gesù si ferma e dice: a Gerusalemme sarò messo
a morte. E chi lo segue: siamo pronti a morire con te!
3. Nell'ultima tappa, ormai in vista di Gerusalemme, Gesù dichiara: chi
non lascia tutto quello che ha non mi può seguire! E tutti: ciao
messia, va’ da solo a Gerusalemme, poi ci mandi una cartolina!
Erano pronti a soffrire con Gesù, erano pronti a morire con Gesù,
ma quando si è trattato di toccare il portafoglio.... E' la prova che
c'è qualcosa che non va.
Il termine "mammona", nella radice ebraica, ha lo
stesso significato di una parola conosciutissima che diciamo tante volte nelle
preghiere: "amen". Quando al termine di una preghiera noi pronunciamo
la parola "amen", nella lingua italiana significa "così sia",
cioè qualcosa che è sicuro, che è certo. Ebbene, il termine "mammona",
nella lingua aramaica ed ebraica, significa ciò che è certo,
ciò che da sicurezza, ciò su cui si può contare.
Quindi, "Mamon", "mammona",
definisce tutto quello su cui si può contare. E qual è quella cosa
sulla quale si può contare, che dà fiducia e certezza?L'accumulo
dei beni! Quindi il termine "mammona'' che troviamo nei vangeli significa
la ricchezza, l'accumulo dei beni. Questo termine nei vangeli appare
solo quattro volte, di cui ben tre nel vangelo di Luca.
1-L'elogio dell'imbroglione Tra tutte le parabole di Gesù una non ha mai smesso di sconcertare, di
scandalizzare e di mettere in crisi coloro che devono commentarla, perché in
questa parabola Gesù fa l'elogio di un imbroglione! Questa
parabola la troviamo al capitolo 16 del vangelo di Luca.
Narra di un uomo ricco
che aveva un amministratore, un fattore che fu accusato di sperperare i suoi
averi. Il padrone lo chiamò e gli disse: "Rendimi conto dell'amministrazione,
perché sei licenziato".
Allora il fattore pensò tra sé: "Adesso che il padrone mi
toglie l'amministrazione che faccio? Zappare non ho forza, mendicare mi vergogno,
ma so io quel che devo fare". Il brano continua spiegando che, chiamati
uno per uno i debitori del padrone, disse al primo: "Tu quanto devi al mio
padrone?". Gli rispose: "Cento barili d'olio".
Il fattore continuò: "Devi
cento barili? Scrivi subito con la tua mano nella tua ricevuta cinquanta". Cento barili d'olio erano un capitale, immaginate che corrispondevano a più di
tre anni di paga per un operaio. Ne chiama un altro e domanda: "Tu quanto
devi al padrone?". E questi: "Cento misure di grano". Il fattore: "Prendi
la tua ricevuta e scrivi ottanta'". Cento misure di grano erano circa 260-280
quintali.
Perché il fattore si comporta in questo modo? 4 Perché pensa che,
una volta licenziato, queste persone che lui aveva favorito senz'altro lo avrebbero
preso a lavorare da loro. Gli sarebbero stati riconoscenti per questo enorme
sconto. Quindi, all'imbroglio che aveva già fatto al padrone, aggiunge
pure quest'altro imbroglio! E' sorprendente il finale di questa parabola: "Il
padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito
con scaltrezza".
Quindi Gesù, in questa parabola, mette in bocca al padrone, che pur era
stato imbrogliato, un elogio per questo fattore, perché vedendosi perduto
aveva usato scaltrezza. Gesù conclude: "I figli di questo mondo,
infatti, verso i loro pari, sono più furbi dei figli della luce".
"Fatevi
furbi, guardate la gente come usa la furbizia per i propri interessi, ebbene
fatevi furbi pure voi. State bene? Siete nel benessere? Usate le vostre ricchezze
per fare del bene agli altri perché ne avrete un vantaggio". Quindi, Gesù non prende come modello un imbroglione, ma col criterio di una parabola,
loda la scaltrezza di questo uomo che adopera il denaro per farsi degli amici.
Questa parabola serve a Gesù per introdurre il tema che viene poi e questo è l'insegnamento
che rivolge ai suoi discepoli e quindi a noi credenti di tutti i tempi. "Ebbene io vi dico. procuratevi amici con l'iniqua mammona". Gesù non è contrario al benessere, mai Gesù ha parole
contro il benessere della gente. La volontà di Dio è che l'uomo
stia bene.
Quello che Gesù loda è la furbizia nell'uso dei beni. Vedremo tra poco, continuando l'esposizione, che Gesù vuol mettere in
pratica la volontà di Dio che fin dai primi tempi era stata espressa e.. La volontà di Dio era questa: "Che nel mio popolo nessuno sia
bisognoso".
Questa è la principale volontà di Dio e tutte
le leggi che questo Dio aveva emesso erano per far sì che nessuno nel
suo popolo fosse bisognoso.
Quindi il benessere non è malvisto, il benessere
non è negativo, ma fa parte della volontà di Dio: che
il popolo viva bene, che il popolo sia nel benessere non deve essere visto come
qualcosa da rifiutare, ma un qualcosa da cercare.
Questo è il problema : se il benessere è positivo
lo deve essere per tutti.
Il benessere diventa negativo quando appartiene soltanto
ad una piccola parte della popolazione, mentre la
stragrande maggioranza ne è priva. Allora Gesù, in questo
insegnamento, dice: "Procuratevi amici con
l'iniqua mammona". All'epoca di Gesù i
rabbini distinguevano il mammona (ora
non lo chiameremo più mammona, ma useremo il
termine "ricchezza" così ci
comprendiamo meglio e non facciamo confusione) tra ricchezza
onesta e ricchezza
disonesta. Ebbene in
bocca a Gesù la ricchezza è sempre
disonesta, o meglio, usando un termine
più fedele al testo greco, "ingiusta" (ἃδικος)Per
Gesù la ricchezza è sempre frutto di
ingiustizia, perché in
qualche maniera chi accumula, sottrae
agli altri.Questa
la conclusione della parabola : usare
i beni che si possiedono per farsi degli
amici.
Chi sono questi amici? Coloro
che non sono nel benessere. “Procuratevi
amici con i beni che avete”, quindi
i capitali che avete, le somme che
avete non trattenetele per voi, (vedremo
poi gli effetti nefasti di chi trattiene per sé) ma fatevi
degli amici.
Prosegue Gesù: "Perché quand'essa (la ricchezza) verrà a
mancare ( quando morirete) vi accolgano nelle dimore
eterne".
E' inevitabile
che prima o poi, per quanta ricchezza
si possa accumulare, la si dovrà lasciare. Sempre
nel vangelo di Luca (12,16-21), che
è l'evangelista che più degli altri
ha a cuore questo tema, si trova un
passo in cui Gesù parla di un uomo
che ha accumulato tanto nella propria
vita. Ad un certo momento questi si
mette a ragionare e pensa: "Cosa
farò di tutto questo accumulo? Ebbene,
demolirò i granai che possiedo e ne
costruirò di ancora più grandi".
Semplificando, a quest'uomo che crede di ragionare bene
per la propria vita, Dio stesso dice: "Ma quanto sei scemo! Credi di ragionare,
ma invece sei scemo, stanotte stessa creperai e tutto quello che hai accumulato,
frutto di non pochi sacrifici, frutto di chissà quali ingiustizie, a chi
lo lascerai?". Gesù ci ricorda che tutto quello che un uomo può accumulare
prima o poi verrà lasciato.2-Decidersi Queste sono tutte indicazioni utili per poi comprendere meglio la parabola di
Lazzaro e del ricco. Sono tutte anticipazione del tema. Quindi, Gesù non è contrario
al benessere, ma vuole che il benessere sia esteso a tutti. Continua Gesù: "Se
dunque non siete stati fedeli nell'ingiusta ricchezza, chi vi affiderà quella
vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la
vostra?". Soggiunge poi Gesù: "Nessun servo
può seguire due padroni, o odierà uno e amerà l'altro; oppure
si affezionerà ad uno e disprezzerà l'altro. Non
potete servire Dio e mammona, non potete seguire Dio e la ricchezza!".
Povero Gesù, ma quanto era illuso!
I farisei erano amici del denaro e, quando Gesù viene a dire "non
potere mettere la vostra fiducia in Dio e allo stesso tempo metterla nel denaro",
essi, che erano amici del denaro, "ascoltavano tutte queste cose e si beffavano
di lui!". I farisei scoppiano a ridere e si chiedono: "Ma questo Gesù dove
vive?Ma non sa che da sempre religione e denaro sono andati sotto braccio?Ma
Gesù non sa che da sempre la religione ha avuto bisogno del denaro e il
denaro si è fatto scudo e si è appoggiato alla religione? Questo
Gesù è veramente un illuso, perché dice che non si può seguire
Dio e il denaro? Certo che si può servire, si può servire benissimo!".
Sapete perché il tempio di Gerusalemme era la più grande banca
del medio oriente? Perché in quel posto i depositi erano sicuri. Grazie
alla superstizione che aveva la gente, infatti si credeva che all'interno del
tempio di Gerusalemme abitasse Dio stesso, e soprattutto per l'enorme ed ingente
quantitativo di guardie che servivano il tempio, non c'era mai stato un furto.
Per questo motivo i ricchi depositavano i loro averi nel tempio di Gerusalemme.
Quando i romani conquistarono Gerusalemme e distrussero
il tempio, il prezzo dell'oro in tutta la Siria scese di
oltre la metà. Quindi, vedete che
Dio e il denaro andavano a braccetto.
I farisei si beffano di Gesù "ma non sa
che la religione ha sempre avuto bisogno del denaro, ha
benedetto e giustificato il denaro, e il denaro si è fatto
sempre scudo dell'appoggio della religione?".
Forse Gesù non
sapeva che un giorno proprio per mezzo dei suoi credenti
lo Spirito Santo, che significa l'Amore gratuito di Dio,
sarebbe diventato il nome di una banca, "Banco
di Santo Spirito"…
A noi non scandalizza, siamo talmente abituati
a vedere nomi di Dio e di santi affibbiati a banche che non ci crea scandalo. Per portare un esempio all'estremo, provate invece ad immaginare il nome della
vergine Maria o di una santa associati ad un postribolo, chiamato con il termine
bordello o casino, cosa ne verrebbe fuori? Ne saremo subito scandalizzati, perché queste
due cose sarebbero nettamente in contrasto e stonerebbero ai nostri orecchi.
Invece, Banco di Santo Spirito per noi va bene e non notiamo nessun contrasto!
Ritornando ai farisei, abbiamo visto che si beffano di Gesù, si prendono
gioco di Lui, le persone religiose, le persone pie sono quelle più capaci
negli affari. Questo all'epoca di Gesù, e forse anche al tempo nostro. L'insegnamento di Gesù è chiaro: mettere la nostra fiducia
in Dio.
Mettere la fiducia in Dio ( invece che nel denaro) non significa impoverirsi, ma aver tanta fiducia
in Lui da capire che se io mi prendo cura dell'altro, avrò la certezza
che Dio si prenderà cura di me.
Gesù non ci chiede di spogliarci, ci chiede di vestire gli altri e io
credo che onestamente e sinceramente ognuno di noi potrebbe vestire qualcun altro
senza bisogno di spogliarsi. Continuando il brano vediamo che la reazione di
Gesù è di una violenza senza pari, infatti dice: "Voi vi ritenete
giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori!". Queste persone che erano molto riverite, queste persone che erano stimate e onorate
vengono messe a nudo da Gesù e fatte vedere nella loro giusta dimensione: "Sembrate
così di fronte agli uomini, ma Dio conosce il vostro cuore".
Il "cuore" nel
mondo ebraico non ha il significato che diamo noi che lo definiamo come la sede
degli affetti, ma significava la "testa", quindi Gesù sta dicendo "Dio
conosce la vostra mente". E continua: "Ciò che è esaltato
tra gli uomini (qui Gesù usa un termine molto forte, abominio) è abominio presso Dio".
Tutta la loro santità, tutta la loro pietà,
tutta la loro apparenza di grande spiritualità è un
abominio nei confronti di Dio, perché non si
può servire Dio e allo stesso tempo
servire il denaro. Non si può
avere fiducia in Dio e allo stesso tempo impinguare
il conto in banca.3-Il
ricco anonimo e il Lazzaro poveroGesù prosegue
con una parabola che è molto importante e sulla quale
ci soffermeremo ora in particolare. Va notato che questa
parabola Gesù la propone proprio per i farisei. La
parabola che sentiremo è rivolta a coloro che credono
che sia compatibile seguire Dio e il denaro. un uomo ricco :Quando
nei vangeli il personaggio non ha nome significa che
è un personaggio rappresentativo, che può cioè rappresentare
ognuno di noi.
Una parabola
che è veramente un capolavoro, anche dal punto
di vista letterario. L'evangelista scrive che c'è un
uomo ricco e questa persona non ha un nome.
Con
una rapida ed efficace descrizione Gesù traccia la
personalità di
quest'uomo che è ricco: "vestiva di porpora
e di bisso". Oggi
probabilmente Gesù avrebbe usato l'espressione "vestiva
firmato da capo a piedi" e poi vedremo il perché.
Tutti i giorni questo uomo banchettava lautamente. La descrizione
del ricco è tutta
qui.
E' importante questo fatto, perché già dagli altri incontri
abbiamo visto come bisogna leggere il vangelo e come bisogna star attenti ai
titoli che normalmente vengono messi ai brani evangelici.
Il più delle
volte questo brano e intitolato "la parabola del ricco cattivo e di Lazzaro",
ma il ricco non è cattivo, non c'è nessun accenno alla malvagità del
ricco! Se uno pensa che il ricco sia cattivo, si immaginerà che possa
comportarsi in maniera malvagia nei confronti del povero, che quando lo trova
seduto all'ingresso della sua casa lo prenda a calci nel sedere.
Sempre questo titolo potrebbe far intendere che questo ricco sia cattivo e che
normalmente gli altri ricchi siano buoni. Invece no! Non c'è nessuna descrizione
di cattiveria o di malvagità del ricco. Il ricco veste di porpora e di
bisso, cosa significa questa descrizione che dà l'evangelista? Anche oggi,
da un punto di vista della psicologia è molto efficace, perché quest'uomo
in realtà è nudo, quest'uomo è di una profonda miseria e
povertà interiore e ha il bisogno di manifestarsi al di fuori con segni
esteriori.
Questo è stato sempre vero ed è attuale più che mai! Più la
persona è misera dentro e più ha bisogno di apparire al di fuori.
Oggi forse si può vedere l'equivalente descrizione misurata con la cilindrata
delle macchine: più la persona è meschina e più ha bisogno
di possedere una macchina potente e di grossa cilindrata.
La quantità dei
cavalli della cilindrata è in proporzione con la povertà interiore
dell'individuo. Una persona che è povera dentro ha bisogno di apparire
ricca al di fuori e più accessori e più cose esibisce al di fuori
di sé, più queste sono una denuncia della profonda miseria e povertà che
ha dentro. Al contrario, più una persona è ricca dentro e più sarà sempre
semplice ed essenziale al di fuori. Quindi, vedete che l'evangelista Luca e Gesù,
2000 anni fa, erano già dei profondi conoscitori della psicologia delle
persone.
Questa miseria interiore si manifesta nel bisogno di banchettare lautamente tutti
i giorni. Questo ricco ha una grande fame dentro di sé, è quella
fame di pienezza che ogni uomo ha. Ognuno di noi nasce con un desiderio di pienezza,
con una profonda fame e questa fame va saziata; ebbene, il ricco pensa di saziare
questa fame ingurgitando cibi! Non capisce che la sua è una fame interiore
che risiede altrove.
Cambia la scena e ci viene presentato un mendicante, prima un ricco, ora un mendicante.
Ricordo ancora che questa parabola è rivolta ai farisei ed usa categorie
farisaiche; nel mondo ebraico, secondo la tradizione religiosa dove ancora non
era chiaro in concetto della resurrezione e dell'aldilà, si riteneva che
Dio premiasse o castigasse le persone già su questa terra.
Se una persona
si comportava bene Dio la premiava con una moglie feconda, tanti figli, ricchezza
e lunga vita. Queste sono le quattro caratteristiche di chi si comportava bene.
Quindi chi è ricco e ha una moglie che gli mette al mondo tanti figli
e vive a lungo è una persona buona, benedetta da Dio. Al contrario, se
la persona si comporta male Dio renderà sterile la moglie, quindi non
avrà figli, essa vivrà nella povertà e soprattutto morirà presto.
Perciò, una persona castigata da Dio è il povero con una moglie
sterile e la cui esistenza durerà pochi anni. Credendo che la ricchezza
sia una benedizione del Signore, sembra che Gesù ci abbia presentato in
questo ricco che veste splendidamente e banchetta lautamente, una persona benedetta
agli occhi di Dio! Gesù, poi, sembra presentarci un maledetto da Dio,
un castigato da Dio, Lazzaro, un mendicante. Questa persona agli occhi della
gente era veramente un castigato, perché non soltanto era povero, ma la
sua stessa esistenza dipendeva dalla generosità degli altri.
Mentre il ricco non ha nome, non ha identità, il povero la possiede. Lazzaro è un'espressione
ebraica che significa"Dio aiuta" e sarà il significato di tutto
l'insegnamento. Questo è importante, perché è l'unico
personaggio delle parabole di Gesù che ha un nome, non c'è altro
personaggio nei vangeli, protagonista di una parabola, che abbia il nome proprio.
Questo personaggio giaceva sulla porta del ricco "coperto di piaghe".
Ecco perché è povero, adesso lo sappiamo, è un peccatore!
La Bibbia dice che coloro che hanno il corpo coperto da piaghe sono stati castigati
da Dio per i loro peccati. Gesù quindi presenta due tipi di persone:
1. il ricco, benedetto da Dio
2. e l'altro non solo maledetto, ma maledetto in quanto è un peccatore.
Se l'è andata a cercare la propria condizione? Questo povero era bramoso
di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco, ma gli unici che gli
si avvicinano sono esseri ritenuti immondi, i cani.
Nel mondo orientale, ancora oggi, il cane è considerato un animale impuro.
Gli unici che si avvicinano a questo mendicante a questo maledetto da Dio, a
questo castigato dal Signore, sono i cani che vanno a leccargli le piaghe. Nessun
gesto di compassione dal personale della casa e, soprattutto, nessuna reazione
da parte del ricco, non perché fosse malvagio, ma perché il ricco
non se ne accorge! Vedremo che l'accusa che farà poi Gesù al ricco
non è di cattivo comportamento nei confronti del povero, ma di aver vissuto
ad un livello tale da non accorgersi dell'esistenza di questo mendicante.
I ricchi vivono in un loro mondo, vivono in un mondo nel quale raramente si imbattono
nella povertà, vivono nei loro quartieri, frequentano persone del loro
stesso livello, ristoranti esclusivi e non si imbattono mai nella miseria e nella
disperazione degli uomini. Il ricco non è uno che si comporta in maniera
malvagia nei confronti del povero, ma è uno chelo ignora, è il
vero cieco. Ritornando al brano, arriva la morte, infatti un giorno il povero
Lazzaro morì.
All'epoca di Gesù non si credeva nella resurrezione, ma si pensava che
tutti quanti, buoni e cattivi, dopo la morte finissero in una caverna sotterranea
che gli ebrei chiamavano "Sheol", da una radice che significa "quello
che inghiotte", mentre nel mondo greco veniva chiamata "ade",
dal nome di una divinità del mondo della morte .
A volte la traduzione
di questo termine ha portato tanta confusione nella nostra testa, infatti nella
lingua latina si chiamava "inferi" da non confondere assolutamente
con l'inferno! L'inferno non c'è nei vangeli, l'inferno lo hanno inventato
successivamente i cristiani in un eccesso di masochismo o di cattiveria.
Nei vangeli si parla di questa caverna sotterranea che nella lingua latina si
traduce con "inferi", che intende la parte inferiore della terra. Ricordate
il testo del credo dove si dice "morì, discese agli inferi..."?
Magari, più di una volta, ci siamo chiesti cosa sia andato a fare Gesù all'inferno….
Per la mentalità di allora gli inferi erano la dimora dei morti, quindi
tutti, buoni e cattivi, una volta morti scendevano in questa caverna sotterranea.
C'era però una differenza, ( secondo i giudei) nel luogo più profondo, nel luogo più tenebroso
si credeva scendessero i malvagi, mentre in cima, dove si immaginava ci fosse
come una montagna, il luogo più eccelso, più luminoso, andavano
i giusti. Questa ultima parte era chiamata "il seno di Abramo", cioè l'intimità con
Abramo.
Continuando la lettura della parabola vediamo che il povero muore e - cosa ci
dovremo aspettare? - egli è un peccatore, le piaghe lo provano, è stato
maledetto da Dio essendo povero e mendicante, si dovrebbe dedurre che fu sprofondato
nel profondo degli inferi. Invece, che sorpresa, si legge: "un giorno il
povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo".
L'uomo
al quale nessuno si avvicinava perché era un impuro, circondato soltanto
dai cani, esseri immondi come lui, viene adesso avvicinato da quelli che erano
ritenuti gli esseri più vicini a Dio, gli angeli! E dove fu portato? In
alto, nel seno di Abramo!
Qui c'è qualcosa che non quadra, ma le sorprese non sono finite perché morì anche
il ricco e Gesù lo liquida con una parola "e fu sepolto": il
termine greco fa capire che ha avuto delle grandi onoranze funebri
e una bellissima tomba. Se era ricco era benedetto da Dio, quindi dovrebbe essere
anche lui nel seno di Abramo! Invece no! "Stava negli inferi", cioè nel
posto più profondo di questa caverna sotterranea, tra i tormenti.
Vedete come Gesù ha rovesciato la mentalità ebraica! Non è vero
che il ricco è un benedetto da Dio, in realtà è un maledetto perché non ha usato la sua ricchezza per farsi degli amici che lo accogliessero
se fosse diventato povero Ora, stando nel profondo di questa caverna sotterranea tra i tormenti: "Il
ricco levò gli occhi e vide da lontano Abramo e accanto a lui Lazzaro.
Allora, gridando disse: Padre Abramo". Il fatto che ora il ricco chiami
Abramo con l'appellativo di padre, significa che lui e Lazzaro sono fratelli; finalmente il ricco scorge nel povero Lazzaro un fratello, anche se adesso di lui non
ha bisogno per il suo interesse.
Ma non si può cambiare all'ultimo momento,
una conversione all'ultimo momento non porta gli effetti voluti.
Il ricco è l'individuo che per la sua mentalità, per la sua abitudine,
per la vita che ha tenuto, pensa che tutto gli sia dovuto. Quindi, anche nell'aldilà,
stando tra i tormenti, cosa fa? Vedendo Lazzaro dice: "Padre Abramo,
mostrami pietà e comanda a Lazzaro!".
Parla all'imperativo,
non supplica, continua ancora a comandare, non capisce che ormai la sua esistenza è finita.
Continua: "Manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e
bagnarmi la lingua perché questa fiamma mi tortura". Quindi, comanda ancora di usare Lazzaro per i suoi scopi e per il suo interesse.
Pur in mezzo ai tormenti, pur stando nell'aldilà non ha capito assolutamente
niente. Abramo gli risponde che non è possibile, gli dice che tra il povero
Lazzaro e lui c'è un abisso invalicabile e incolmabile. Qual è questo
abisso? E' lo stesso che esisteva in terra. Sulla terra il ricco non aveva scorto
l'esistenza del mendicante pur stando a pochi metri di distanza, infatti, uno
banchettava nella sala da pranzo, mentre l'altro mendicava fuori dalla sua villa insieme con i cani.
Nonostante fossero solo pochi metri c'era una distanza abissale. Abramo fa notare
che la stessa lontananza di allora c'è anche adesso, per cui è impossibile
che si trovino. Non è facile, però, cambiare la mentalità del ricco, infatti
ora chiede di mandare Lazzaro ad avvertire..., chi? Ci aspetteremmo dicesse di
avvertire il popolo, affinché non commetta il suo stesso errore e capisca
che la ricchezza non va usata soltanto per sé, ma condivisa con gli altri,
ma niente da fare! Il ricco è tale perché in lui non c'è traccia
di generosità. Se i ricchi fossero generosi non sarebbero più ricchi. Il ricco è tale perché è egoista e anche dalla sua triste
posizione nell'aldilà comanda di mandare Lazzaro alla sua famiglia. Non
dice di mandarlo nel paese dove abitava ad avvisare tutto il popolo, ma continua
soltanto a pensare egoisticamente nei termini ristretti del proprio interesse.
Dice: "Ho cinque fratelli affinché li ammonisca". Abramo risponde: "Hanno
Mosè, hanno i profeti, se non hanno ascoltato loro non ascolteranno neanche
se uno resuscitasse dai morti".
Perché queste parole? Perché Mosè è colui
che ha trascritto la legge e nella legge era ben chiara la volontà di
Dio e cioè "che nessuno tra la mia gente sia bisognosa".
Quindi, Mosè ha già indicato loro quello che devono fare e anche
i profeti sono stati una continua denuncia contro l'accumulo dei beni e un continuo
richiamo a favore dei poveri. Ma non hanno ascoltato né Mosè né i
profeti e non capiranno neanche se uno resuscitasse dai morti.
Siamo nel vangelo di Luca dove ( il contesto) è possibile sperimentare Gesù resuscitato
soltanto al momento dello spezzare il pane. Lo spezzare il pane significa dire: "Guarda,
quello che possiedo non lo tengo soltanto per me, ma lo condivido con te!".
Soltanto in questo momento si sperimenta che Gesù è resuscitato! Gesù insegna che il
ricco - il ricco è figura dei farisei - non
sarà mai capace di sperimentare Gesù resuscitato, perché
mai sarà capace di condividere quello che
ha con chi è nel bisogno. Non solo in questa
parabola, ma tutto l'insegnamento di Gesù
è a favore della condivisione dei beni. Cancella
i nostri debiti"rimetti,
cioè cancella i nostri debiti, come noi li
cancelliamo ai nostri debitori".Nel
popolo di Israele si viveva una profonda
ingiustizia; poche persone detenevano una
grande quantità di terra e la maggioranza
ne era priva, allora si
sperava che con l'avvento del messia si sarebbe ristabilita
la giustizia.
E'
quello che Gesù tenta di fare. Nel vangelo di Luca, nella prima
predica che Gesù fa a Nazaret, dice: "Sono venuto
a proclamare l'anno di grazia del Signore".
(//Matteo 13,53-58; Marco 6,1-6) Lc 4,16Poi Gesù andò a Nàzaret, il villaggio nel quale era cresciuto. Era sabato, il giorno del riposo. Come al solito Gesù entrò nella sinagoga e si alzò per fare la lettura della Bibbia. 17Gli diedero il libro del profeta Isaia ed egli, aprendolo, trovò questa profezia: 18Il Signore ha mandato il suo Spirito su di me. Egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri. Mi ha mandato per proclamare la liberazione ai prigionieri e il dono della vista ai ciechi, per liberare gli oppressi, 19per annunziare il tempo nel quale il Signore sarà favorevole. 20Quando ebbe finito di leggere, Gesù chiuse il libro, lo restituì all’inserviente e si sedette. La gente che era nella sinagoga teneva gli occhi fissi su Gesù. 21Allora egli cominciò a dire: «Oggi per voi che mi ascoltate si realizza questa profezia». L'anno di grazia del Signore era un
giubileo
, che includeva la remissione dei debiti. Levitico 25:8-13... ,
la celebrazione di quest'anno comportava, tra l'altro, la
restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione
dei debiti, la liberazione di schiavi e prigionieri, il
riposo della terra, e la misericordia divina particolarmente
manifesta. Credete che lo abbiano applaudito? Lo hanno preso a calci nel sedere, lo hanno
buttato fuori dalla sinagoga e lo hanno condotto - dice l'evangelista - sul ciglio
del burrone, dove la loro città era situata, per gettarlo giù.
Perché questo atteggiamento? Perché Gesù, dopo aver detto
che era venuto a proclamare l'anno della grazia, cioè l'anno della remissione
dei debiti, dice: "Oggi si realizza questa profezia!". Fintanto che
la profezia era una speranza per un tempo abbastanza lontano andava bene, ma
che Gesù venisse a dire che oggi stesso i debiti dovevano essere cancellati era
troppo!
Caro Gesù, questi discorsi vai a farli da un'altra parte! E Gesù lo
farà nel Padrenostro. Nel
Padre nostro
una delle richieste, purtroppo malamente compresa, perché identificata
con il perdono dei peccati, in Luca è "rimetti, cioè cancella i nostri
debiti, come noi li cancelliamo ai nostri debitori".
In questa richiesta al Padre non si sta parlando di perdono dei
peccati ...( TILC Mt 6, 12Perdona
le nostre offese come anche noi perdoniamo a chi ci ha offeso.), ..
ma di debiti; quello che nella legislazione
di Mosè doveva accadere ogni sette anni , per Gesù deve essere la
pratica quotidiana che distingue la comunità dei credenti. Una
comunità alla quale Gesù ha proposto la prima
beatitudine.E' terribile vedere come le beatitudini di Gesù,
in particolare la prima, siano delle situazioni temute da
tutti. Non si trovano persone che pregano affinché poter
vivere la prima beatitudine: "Beati
i poveri perché di essi è il regno dei cieli".Questa
beatitudine non significa andarsi ad aggiungere ai tanti poveri
che la società ha creato! Gesù non vuole che noi diventiamo
poveri, ma vuole che noi eliminiamo la povertà!
Vuole che i "poveri per lo
Spirito" ( Mt 6) , cioè tali per una decisione volontaria, eliminino la radice
dell'ingiustizia e abbassino il proprio livello di vita per permettere ad altri
di innalzarlo; questi sono beati perché Dio si prende cura di loro.
Allora, alla comunità che ha fatto la scelta di sentirsi responsabile
della felicità degli altri, Gesù propone, in una preghiera, il
pegno della cancellazione immediata e quotidiana dei debiti.
La comunità cristiana
non può essere una comunità di debitori e di creditori! Anche
questo - voi lo capite - è un messaggio troppo forte
per cui è stato "spiritualizzato".
L'interpretazione che è stata data alla frase "rimetti
a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori" è stata
quella del perdono delle colpe. E' più facile perdonare
un'offesa, anche se è difficile perdonare, piuttosto che
cancellare un debito.
Ma perché Gesù ha così a cuore
questo fatto della ricchezza? Perché la ricchezza è l'inganno
che usa la società per rendere le persone sue schiave. 4-Un
tale ( nobile, giovane ) ricco Matteo
scrive il suo Vangelo per una comunità di
ebrei anche ricchi e potenti che erano divenuti cristiani
avendo accolto Gesù : per questo parla dell'uomo ricco
che vuole guadagnare la VITA eterna. (//Matteo
19,16-30; Marco 10,17-31)
Terminiamo con un episodio emblematico che è presente in tutti e tre i
vangeli sinottici: l'episodio del ricco. C'è un tale che si avvicina a
Gesù "pieno di angoscia" e poi capiremo il perché di
questa suo stato. Si mette in ginocchio davanti a Gesù e Gesù gli
domanda cosa volesse. Questo individuo è angosciato perché vuole
sapere cosa deve fare per essere sicuro di avere la VITA eterna.
E' strano, nei
vangeli si nota che le uniche persone preoccupate per la VITA eterna sono sempre
le persone che stanno molto bene in questo mondo. Esse, infatti, temono il rischio
di non poter star bene pure nell'aldilà a causa di qualche inavvertenza
o qualche inadempienza religiosa. Lc 18,18Uno dei capi domandò un giorno
a Gesù: — Maestro buono, che cosa
devo fare per ottenere la VITA eterna? 19Gesù gli
rispose: — Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne
Dio! 20 I comandamenti li conosci: Non
commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire
il falso contro nessuno, rispetta tuo padre e tua madre! 21Ma
quell’uomo disse: — Fin da giovane io
ho ubbidito a tutti questi comandamenti. 22Gesù lo
ascoltò, poi gli disse: — Ancora una cosa
ti manca: vendi tutto quel che possiedi e i soldi che ricavi
distribuiscili ai poveri. Allora avrai un tesoro in cielo.
Poi vieni e seguimi! 23Ma quell’uomo, udita la proposta
di Gesù, diventò molto triste. Era troppo ricco. 24Gesù notò
la sua tristezza e disse: «Com’è difficile per quelli che
sono ricchi entrare nel regno di Dio! 25Se è difficile
che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, è ancor
più difficile che un ricco possa entrare nel regno di Dio».
26Quelli che lo ascoltavano domandarono a Gesù: — Ma allora
chi potrà mai salvarsi? 27Gesù rispose: — Ciò che è impossibile
agli uomini è possibile a Dio. 28Allora Pietro gli disse:
— E noi? Noi abbiamo abbandonato tutto quel che avevamo per
venire con te. 29Gesù si volse ai discepoli e rispose: — Io
vi assicuro che se qualcuno ha abbandonato casa, moglie,
fratelli, genitori e figli… per il regno di Dio, 30costui
riceverà molto di più già in questa vita, e nel mondo futuro
riceverà la VITA eterna.
Il ricco chiede a Gesù: "Cosa
devo fare per avere la VITA eterna?". Gesù gli
domanda per quale motivo lo chieda proprio a lui, avendo
egli già Mosè: "Osserva i comandamenti!". Costui
continua domandando: "Quali?".
Sapete che i comandamenti erano rappresentati con due tavole: una
che rappresentava gli obblighi nei confronti di Dio, i primi tre
comandamenti, e l'altra gli obblighi nei confronti degli uomini,
gli altri sette comandamenti. Qui Gesù, con un'audacia che era un'autentica
bestemmia per la mentalità ebraica, elimina la prima tavola, cioè i
comandamenti nei confronti di Dio ed elenca gli altri. Per
aver la VITA eterna non importa come ci si sia comportati nei
confronti di Dio, ma è importante non causare le situazioni
di ingiustizia presenti nella seconda tavola. Tra
l'altro, nel vangelo di Marco, Gesù aggiunge
alla lista: "non imbrogliare", perché,
lo verremo a sapere tra poco, questo individuo è ricco
e chi è ricco in qualche maniera
ha imbrogliato, se non ha imbrogliato lui è stato il
padre, se non ha imbrogliato il padre sarà stato il nonno.
Alla base delle grandi ricchezze c'è sempre l'ingiustizia. L'individuo
si rasserena, sentendo questa risposta, perché risponde
a Gesù: "Io tutto questo lo ho praticato
da sempre". Allora, Gesù gli
disse: "Se
vuoi essere perfetto vendi tutto
quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel
cielo, poi vieni e seguimi!" Il termine "perfetto" significa "completo",
letteralmente "maturo". Il
soggetto, nel vangelo di Matteo, è rappresentato
come un giovanetto, che indica una persona di età compresa
tra i diciotto e vent'anni, dopo di questa età si
entrava nella maturità fino ai quarant'anni. Quindi...
c'è un individuo - e qui sta la denuncia che ci presenta
l'evangelista - che né la religione, né la ricchezza
avevano reso una persona
matura, era rimasto un immaturo .
( Il tale non ha nome proprio : rappresenta tutti coloro che sono molto religiosi e sono sempre preoccupati di essere a posto con Dio cioè
di aver osservato tutti i precetti religiosi ma sono
anche angosciati dal dubbio che ci sia ancora qualcosa " da fare" per
meritare la VITA eterna. N.d.r.) Allora Gesù gli dice:
se vuoi crescere, se vuoi diventare maturo, sbarazzati
di tutto quello che hai, vieni e seguimi
.Seguire Gesù
non significa andare a fare il morto di fame, andarsi ad
aggiungere ai poveri di questo mondo, ma significa essere
persone che hanno tanta fiducia in Dio da sentirsi responsabili
della felicità e del benessere economico degli
altri. Ebbene, se questa
persona prima era angosciata ora, termina la narrazione, è rattristata: "Se
ne andò via rattristato perché aveva molte
ricchezze".
Chi
rimane nella ricchezza rimane una persona immatura! Perché
questa immaturità?Per
Gesù, il criterio per misurare il valore di una
persona non sta nella
sua spiritualità, nella sua vita
religiosa o nelle pratiche di pietà,
ma nella sua generosità, perché quest'ultimo è un
atteggiamento che tutti possono avere. Quando
Gesù nel vangelo afferma: "se il tuo
occhio è limpido
tutto il tuo corpo, tutta la tua vita sarà nello
splendore, ma se il tuo occhio è cattivo tutta
la tua vita sarà nelle tenebre",
a cosa si riferisce? Nel
mondo ebraico per indicare generosità e avarizia,
si usava l'espressione "occhio limpido
e occhio cattivo".
L'occhio cattivo era sinonimo di avarizia.
Perché gli ebrei parlavano
di occhio cattivo? Perché l'avaro ha sempre
l'occhio sospettoso. Se
avete la possibilità di conoscere una persona
avara, guardatela negli occhi! Vi guarda sempre con
sospetto! Se voi le fate un sorriso e le dite "buon
giorno", non si rallegra, ma pensa: "Oh
Dio, quello mi ha sorriso, cosa vorrà da me?
E perché mi ha detto buongiorno?"...
se le chiedete come sta la fate prendere dal panico! "Perché mi
ha chiesto come sto? Forse aspetta che muoia per
avere i miei beni?".
Quindi, l'avaro è la
persona che vive continuamente sospettoso nei confronti degli altri e se gli
si usa una gentilezza è come se gli si facesse una cattiveria, perché vede
tutto come un attentato alla sua sicurezza! L'avaro è sempre sospettoso, da qui l'occhio cattivo, mentre la persona
generosa ha l'occhio luminoso, l'occhio splendente. Per Gesù se la persona è generosa,
lo diciamo anche noi nella nostra lingua italiana, è una persona splendida. Una persona è splendida quando si interessa degli altri, quando vive per
gli altri, è questo il criterio che Gesù applica per stimare il
valore delle persone!
°°°
E' un criterio che, modernamente, potremmo definire di grande democrazia, perché generosi
lo possiamo essere tutti! La generosità non dipende dal titolo di studio
che uno ha e neanche dalle possibilità o dalle capacità che possiede,
essere generosi è possibile a tutti, meno che ad una categoria, quella
del ricco. Il ricco non potrà mai essere generoso, perché se diventa
tale non potrà più essere ricco.
L'insegnamento di Gesù è molto
radicale, anche se si è cercato poi di attenuarlo,
dice: "E' più facile
che un cammello passi per la cruna di un ago che
un ricco entri nel regno di Dio". Cosa
vuol dire questo passo?
Il regno di Dio è il regno dove
tutti sono signori! Gesù è il Signore e
questa sua prerogativa viene da Lui comunicata a
tutti: ognuno di noi è chiamato ad essere signore!
Il regno di Dio è un regno di "signori",
ma non di ricchi. Qual è la
differenza tra il ricco e il signore?
Mentre il ricco è colui
che ha, il signore è colui
che DA'!
Gesù è il Signore perché tutto quello che
era e tutto quello che aveva ce lo ha dato e ognuno di noi può essere
un signore( ... DANDO) Anche
se una persona si trova in condizioni economiche di indigenza,
anche se una persona si trova in condizioni fisiche precarie
e di grande difficoltà può essere
un gran signore, perché può dare e può dare
in tante maniere. Nella comunità di
Gesù c'è posto per i signori, ma non
per i ricchi, il criterio di valutazione è la generosità!I
4 terreni Conoscete tutti la parabola dei quattro terreni,
col la quale terminiamo questa nostra esposizione. Ci sono
quattro terreni sui quali il seminatore semina, su tre fiasco
completo! Il primo perché si seminava per strada, il
terreno era troppo duro e vuol rappresentare le persone ambiziose
che sono refrattarie all'insegnamento di Gesù.
Nel secondo terreno c'erano le pietre e il sole,
che è fattore di vita per le piante, quando la pianticella nasce la secca
perché questa non ha messo radici; rappresenta gli incostanti, quelle
persone che solo per un po' di tempo si appassionano a Gesù.
La più tragica è la
terza categoria, perché il terreno qui è buono! Il seme una volta
caduto nel terreno ha trovato le condizioni ambientali favorevoli: buona terra,
umidità, comincia a spuntare e mette subito radici. Assieme alla pianta,
però, senza accorgersene, crescono le erbacce e le spine. Queste crescono
talmente fino ad arrivare a soffocare la pianta e questa pianta che poteva portare
frutto non ci riesce e muore.
E' Gesù stesso che ci dà la spiegazione di questo terzo terreno
e rappresenta in esso le persone in continua preoccupazione economica che vedono
nell'accumulo dei beni la soluzione della loro situazione, ma una volta raggiunta
la soluzione nascono nuovi desideri, nuove ambizioni che li fanno di nuovo tornare
in condizione di preoccupazione economica dove l'unica soluzione che intravedono
per risolvere i loro problemi è appunto quella dell'aumento continuo dei
loro beni. E' un circolo vizioso!
Cosa pensa questa categoria di persone?
"lo credo che se potessi avere un aumento di stipendio,
se potessi avere un colpo di fortuna in borsa o una vincita
alla lotteria, finalmente appagherei i miei desideri, tutti
quei desideri che non posso realizzare perché non
ho le possibilità economiche necessarie"
Quindi spera ardentemente
di poterli realizzare. Arriva l'aumento di stipendio, arriva il colpo all'enalotto
o in borsa e realizza questi desideri, è appagata questa categoria di
persone? No! Perché immediatamente nascono nuove ambizioni, nascono nuove
illusioni che fanno di nuovo tornare in una situazione di preoccupazione economica!
Questo lo possiamo toccare con mano nell'esperienza e nella
pratica quotidiana! Quante famiglie si trovano in condizioni
economiche precarie perché devono
pagare il mutuo della casa; quando finalmente hanno pagato
la casa, credete che stiano bene? No, perché ci
vorrebbe una casetta al mare per i bambini e per la suocera
e allora eccoli di nuovo con tante preoccupazioni economiche
per farsi la casa al mare. Fatta la casa al mare ci vuole
quella in montagna. Cosa
vuole insegnare Gesù? Che bisogna saper indicare un orizzonte (
di benessere oltre il quale c'è il superfluo) davanti a noi.
Coloro che non mettono un freno al loro tenore di vita, al proprio livello
di vita, (ripeto non che Gesù voglia dei miserabili, anzi ci vuole nel
benessere) si troveranno sempre in condizioni economiche precarie e più possederanno,
più spereranno di possedere. Una persona a cui manca sempre qualcosa per
essere contenta, come si può preoccupare della felicità degli altri? E' talmente presa dalla propria ricerca di benessere da non potersi mai occupare
e preoccupare degli altri! "Io farei tanto del bene, ma adesso ho questo
obiettivo da raggiungere e non posso, però quando lo avrò realizzato
ci penserò io!". Quando lo realizzerà, dopo qualche mese,
nasceranno nuove ambizioni! Allora, Gesù ci dice che il criterio
che fa crescere la persona è la generosità! (
il DARE) L'ultimo terreno, quello sgombro,
rappresenta la persona che, libera da ogni vincolo, cresce
e sviluppa frutto: il trenta, il sessanta, il cento per centoLa
generosità conduce le persone a una pienezza infinita perché Dio,
che è partecipe in questo gioco, in questa gara,
non si lascia vincere in generosità.
Quello che noi diamo agli altri ci viene prontamente restituito,
ma con un'aggiunta di pienezza di vita, perché Dio
regala vita a chi produce vita.C'è scritto
poi, nel vangelo di Giovanni, che Dio dona lo Spirito senza
misura, la misura la mettiamo sempre noi! Lo Spirito è la
capacità d'Amore che Dio DA'. Quindi, a chi produce
sarà dato,
e viene dato con un'abbondanza tale che ci permette
di poter produrre ancora di più, invece a chi non
produce verrà tolto, sottratto anche quello
che crede di avere ... a chi
produce Amore, viene data ancora più grande capacità
d'Amare, ma quelli che non producono Amore devono stare
attenti, perché, nel momento del bisogno, si troveranno
svuotati // e incapaci di
poterlo donare.
Ogni
volta che noi trasformiamo la nostra vita in aumentato
Amore, servizio e interesse verso gli altri, permettiamo
a Dio di comunicarcelo ancora di più.
Questa è la crescita dell'
UOMO
...."A.Maggi-studibiblici.it-
trascrizione di conferenze non verifiate dall'autore. Papa Francesco: «Se la ricchezza
non è condivisa genera corruzione»di
Alessandro De Carolis-Omelia messa S.Marta - 25/05/2015
10:19 http://it.radiovaticana.va/
" Il cammello e la cruna dell’ago, ovvero come l’“entusiasmo” per Cristo possa
trasformarsi in pochi istanti in “tristezza e chiusura in se stesso”. La
scena che Papa Francesco commenta all’omelia è tra le più famose del Vangelo.
Il giovane ricco incontra Gesù, chiede di seguirlo, gli assicura di vivere
da sempre i comandamenti, ma poi cambia del tutto umore e atteggiamento quando
il Maestro gli comunica l’ultimo passo da compiere, la “cosa sola” che manca:
vendere i beni, darli ai poveri e a quel punto mettersi alla sua sequela.
Di colpo, “la gioia e la speranza” in quel giovane ricco svaniscono, perché
lui, a quella sua ricchezza, non vuole rinunciare:
“L’attaccamento alle ricchezze è l’inizio di ogni genere di corruzione,
dappertutto: corruzione personale, corruzione negli affari, anche la piccola
corruzione commerciale, di quelli che tolgono 50 grammi al peso giusto, corruzione
politica, corruzione nell’educazione… Perché? Perché quelli che vivono attaccati
al proprio potere, alle proprie ricchezze, si credono nel paradiso. Sono
chiusi, non hanno orizzonte, non hanno speranza. Alla fine dovranno lasciare
tutto”.
“C’è un mistero nel possesso della ricchezze”, osserva Francesco.
“Le ricchezze hanno la capacità di sedurre, di portarci
a una seduzione e farci credere che noi stiamo in un paradiso terrestre”. Invece, afferma
il Papa, quel paradiso terrestre è un luogo senza “orizzonte”, simile a
quel quartiere che Francesco ricorda di aver visto negli anni Settanta,
abitato da gente benestante che ne aveva munito i confini per difendersi
dai ladri:
“E vivere senza orizzonte è una vita sterile, vivere senza speranza è una
vita triste. L’attaccamento alle ricchezze ci dà tristezza e ci fa sterili.
Dico ‘attaccamento’, non dico ‘amministrare bene le ricchezze’, perché le
ricchezze sono per il bene comune, per tutti. E se il Signore a una persona
gliene dà è perché li faccia per il bene di tutti, non per se stesso, non
perché le chiuda nel suo cuore, che poi con questo diventa corrotto e triste”.
Le ricchezze prive di generosità, insiste Papa Francesco,
“ci fanno credere che siamo potenti, come Dio. E alla fine ci tolgono il
meglio, la speranza”. Ma Gesù, conclude, indica nel Vangelo quale sia la giusta
modalità per vivere un’abbondanza di beni:
“La prima Beatitudine: ‘Beati i poveri in spirito’, cioè
spogliarsi di questo attaccamento e fare che le ricchezze che
il Signore gli ha dato a lui siano per il bene comune. L’unica
maniera. Aprire la mano, aprire il cuore, aprire l’orizzonte.
Ma se tu hai la mano chiusa, hai il cuore chiuso come quell’uomo
che faceva i banchetti e indossava vesti lussuose, non
hai orizzonti, non vedi gli altri che hanno bisogno e finirai
come quell’uomo: lontano da Dio”.Papa
Francesco : "Le ricchezze che contano sono quello riconosciute
dalla «borsa del cielo». Omelia messa s.marta
19-6-2015
"Le ricchezze che contano sono quello riconosciute dalla «borsa del cielo».
E non coincidono con le logiche avide degli uomini, destinate a esser preda
di «tarma e ruggine» ma anche a scatenare guerre.
Così il vero segreto è
comportarsi da amministratori autentici che mettono tutti i beni «al servizio
degli altri». «nella radice di questo atteggiamento c’è la voglia di sicurezza». Come
a dire «io voglio essere sicuro e, per questo, ho questo risparmio».
Però «le ricchezze non sono come una statua, non sono ferme:
le ricchezze hanno la tendenza a crescere, a muoversi, a prendere il posto
nella vita e nel cuore dell’uomo». E «così quell’uomo
che, per non diventare schiavo di una povertà, accumula ricchezze finisce
schiavo delle ricchezze».
Ecco, allora, il consiglio di Gesù: «Non accumulate
per voi tesori sulla terra». Del resto, ha aggiunto il Papa, «le ricchezze invadono anche il cuore,
s’impadroniscono del cuore e corrompono il cuore. E quell’uomo finisce corrotto
per questo atteggiamento di accumulare ricchezze».
Francesco ha quindi ricordato che «Gesù, in un’altra
catechesi sullo stesso tema, sullo stesso argomento, parlava di quell’uomo
che aveva avuto un buon raccolto di grano e pensava: ma cosa farò adesso?
Distruggerò i miei magazzini e ne farò altri più grandi». Ma il Signore dice:
«Stolto, morirai questa notte». E «questo — ha spiegato il Papa — è un secondo tratto
di questa abitudine: l’uomo che accumula ricchezze non si accorge che dovrà
lasciarle».
Nel passo evangelico odierno, «Gesù parla delle tarme e della
ruggine: ma quali sono? C’è la distruzione del cuore, la corruzione del cuore
e anche la distruzione delle famiglie».«È vero, se noi sentiamo le persone che sono in questo atteggiamento
di accumulare ricchezze, loro “accantoneranno” tante scuse per giustificarsi,
tante!».
Però «alla fine queste ricchezze non danno la sicurezza
per sempre. Anzi, ti portano giù nella tua dignità». E questo vale anche «in
famiglia»: tante famiglie si dividono proprio per le ricchezze.
Di più: «Anche nella radice delle guerre c’è quest’ambizione
che distrugge, corrompe» ha fatto presente il Papa.
Difatti «in questo mondo,
in questo momento, ci si sono tante guerre per avidità di potere, di ricchezze».
Ma «si può pensare alla guerra nel nostro cuore: “Tenetevi lontano da ogni
cupidigia!” dice il Signore».
Perché «la cupidigia va avanti, va avanti,
va avanti: è uno scalino, apre la porta, poi viene la vanità — credersi importanti,
credersi potenti — e, alla fine, l’orgoglio». E «da lì tutti i vizi, tutti:
sono scalini, ma il primo è la cupidigia, la voglia di accumulare ricchezze».
Francesco ha quindi ricordato «un detto molto bello: il diavolo
entra per i portafogli» oppure «entra per le tasche, è lo stesso: questa
è l’entrata del diavolo e da lì a tutti i vizi, a queste sicurezze non sicure».
E «questa — ha spiegato il Papa — è proprio la corruzione, è la tarma e la
ruggine che ci porta avanti». Del resto «accumulare è proprio una qualità
dell’uomo: fare le cose e dominare il mondo è anche una missione».
Ma «cosa
devo accumulare io?». La risposta di Gesù, nel Vangelo di oggi,
è chiara: «Accumulate invece per voi tesori in cielo, dove
non ci sono i ladri, dove non si ruba, dove non c’è tarma e
ruggine». Proprio «questa è la lotta
di ogni giorno: come gestire bene le ricchezze della terra
perché siano orientate al cielo e diventino ricchezze del cielo».
«Quando il Signore benedice una persona con le ricchezze —
ha affermato Francesco — lo fa amministratore di quelle ricchezze
per il bene comune e per il bene di tutto» e «non per il proprio
bene». Ma «non è facile
diventare un onesto amministratore, perché c’è sempre la
tentazione della cupidigia, del diventare importante: il mondo
t’insegna questo e ci porta per questa strada».
Si deve invece «pensare agli altri, pensare che quello che
io ho è al servizio degli altri e che nessuna cosa che ho la
potrò portare con me». E «se io uso quello
che il Signore mi ha dato per il bene comune, come amministratore,
questo mi santifica, mi farà santo». Però «non è facile»
ha riconosciuto ancora il Papa. Così «tutti i giorni dobbiamo
essere nel nostro cuore per domandarci: dov’è il tuo tesoro?
Nelle ricchezze o in questa amministrazione, in questo servizio
per il bene comune?». Perciò «quando un ricco vede che il suo tesoro è amministrato
per il bene comune, e lui nel suo cuore e nella sua vita vive semplicemente,
come se fosse povero: quell’uomo è santo, quell’uomo va sulla strada della
santità, perché le sue ricchezze sono per tutti». Ma «è difficile, è come
giocare col fuoco» ha aggiunto il Pontefice. Per questo motivo «tanti tranquillizzano
la propria coscienza con l’elemosina e danno quello che avanza loro».
Però
«quello non è l’amministratore: l’amministratore prende per sé per quello
che avanza e dà agli altri, in servizio, tutto». Infatti «amministrare la
ricchezza è uno spogliarsi continuamente del proprio interesse e non pensare
che queste ricchezze ci daranno salvezza». Dunque «accumulare sì va bene,
tesori sì va bene, ma quelli che hanno prezzo — diciamo così — nella “borsa
del cielo”: lì, accumulare lì!».
Del resto, ha spiegato il Papa, «il Signore nella sua vita ha
vissuto come un povero, ma quanta ricchezza!». Paolo stesso, ha proseguito
Francesco riferendosi al prima lettura (2 Corinzi 11.18, 21-30), «ha vissuto
come un povero e di che cosa si vantava? Della propria debolezza».
«... nella celebrazione dell’Eucaristia il Signore che è tanto ricco — tanto
ricco! — si è fatto povero per arricchirci». Proprio «con la sua povertà
ci insegni questa strada del non accumulare ricchezza sulla terra, perché
corrompono». E, «quando le abbiamo, a usarle, come amministratore, al servizio
degli altri». top
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